Rivista Anarchica Online
La scienza inutile
Sul tema dell'attualità dei voli spaziali oggetto dell'articolo "I Faraoni vanno sulla Luna" (A 2),
scrive un
lettore e risponde il compagno Brosio
Gentile signor Brosio, Dopo aver letto il suo
articolo "I Faraoni vanno sulla Luna" pubblicato nel secondo numero di "A",
non ho resistito alla tentazione di scriverle questa lettera. Sono un giovane studente di Fisica, amo la
materia che studio e quindi mi sento un po' chiamato in causa dal suo articolo. Io
approvo a grandi linee le idee anarchiche, e in un certo senso ammiro le persone che come lei e i
suoi colleghi hanno il coraggio di propugnarle di fronte a tutti, ma noto che in quasi tutti coloro che
si occupano di politica, soprattutto in quelli che seguono una linea intransigente, si origina, a mio
parere, una notevole ristrettezza di orizzonte intellettuale e culturale. Nel suo articolo ho notato con
soddisfazione alcuni punti interessanti e degni di nota: "le due imprese lunari degli Stati
Uniti hanno coinciso, stranamente, con due nuove aggressioni nel
sud-est asiatico..." "La ricerca scientifica organizzata è qualcosa di
relativamente recente, legata strettamente al sorgere
dell'industria..." Ben sappiamo infatti che l'esplorazione spaziale e in particolar modo
della Luna, per come è stata
condotta sembra più una gara sportiva che un'impresa scientifica, per non parlare poi di interessi
militari, industriali e di prestigio. Fin qui, signor Brosio, sono d'accordo con lei. Ma è da questo
momento che il suo articolo comincia a fare acqua da tutte le parti e la sua indagine perde di
lucidità. Lei parla di Scienza legata alla produzione, cerchiamo quindi di
valutare in denaro tutto ciò che la
ricerca spaziale ci porta. Da come si scaglia contro gli Americani che vanno sulla Luna, sembra che
gli scienziati della NASA in quattordici anni di attività non abbiano fatto nulla fuorché
defraudare il
genere umano di miliardi di dollari. Evidentemente dimentica (infatti non ne fa cenno) che sulla nostra
testa girano decine di satelliti per le comunicazioni, per la previsione del tempo, per studi di biologia,
per l'osservazione astronomica, ecc., e certamente non sa che tra pochissimi anni ci saranno anche
satelliti per la ricerca dallo spazio delle risorse nascoste del nostro pianeta e per tenere d'occhio lo
sviluppo e la salute delle coltivazioni agricole di tutto il mondo. Evidentemente non sa o forse non
ricorda che a dare l'avvio alla miniaturizzazione dei circuiti elettronici e stata proprio la ricerca
spaziale, e che grazie a ciò ora siamo in possesso di computers di enormi possibilità,
basso costo e
ridotte dimensioni. Forse non sa che lo spettro di applicazione del computer copre la quasi
totalità
delle attività umane, più che mai di quelle tese direttamente al benessere
dell'Uomo. Potrei continuare con questa lista molto a lungo, ma preferisco cercare di
illustrarle qual è, a mio
parere, ciò che veramente spinge l'Uomo nello spazio. Non è, signor Brosio, il sogno
folle del
tecnocrate e dello scienziato pazzo che gode alla vista della macchina mostruosa che funziona, né
tanto
meno il monumento funebre del nuovo Faraone. L'Uomo nello spazio sta cercando qualcosa di molto
importante, sta cercando la vita. Non è fantascienza questa, nella nostra Galassia ci sono cento
miliardi di stelle e molti milioni sono come il nostro sole; parecchi scienziati di chiara fama credono
che presto lassù troveremo qualcuno con cui parlare. E questo, signor Brosio, è qualcosa
di talmente
importante da interessare direttamente l'operaio siciliano, il selvaggio dell'Amazzonia, il compagno
Mao Tse Tung. Ora lei potrebbe dirmi: "Questo è un traguardo lontano e
opinabile che vantaggio porta ora
all'operaio sapere che, per esempio, esistono le radio-stelle?". Io le risponderei così: "Qualsiasi
conoscenza ci aiuti a comprendere la struttura dell'Universo è degna di attenzione e di sforzi da
parte
dell'Uomo". Sì, signor Brosio, la conoscenza dell'origine e dell'evoluzione della Specie, la
Conoscenza
in generale, non è cosa valutabile in denaro o in termini sociali, perché non ha
prezzo. Lo scopo dell'Uomo è, senza dubbio, il raggiungimento della
Felicità, e in essa vi sono la Giustizia e
la Libertà, ma non vi è posto per l'ignoranza. Io penso che l'Uomo arriverà alla
vera Anarchia solo
liberandosi della schiavitù del lavoro e della lotta per la sopravvivenza, ma per arrivare a
ciò gli
servirà la Scienza, e perché no, anche la Luna. Il programma Apollo e molti altri saranno
una
porcheria, in questo sono d'accordo, ed è proprio in questa direzione che a mio parere vanno
orientate
la lotta e la protesta. In conclusione, signor Brosio, il suo guaio è che,
scrivendo un articolo che avrebbe dovuto essere
serio, si è fatto prendere così tanto dalla sua vena politica da trattare l'argomento in
maniera
superficiale e banale, arrivando ad estremi veramente ridicoli (quale per esempio la nota a pagina
13). Augurandomi di poter leggere presto qualcosa di suo, sarei lieto di ricevere
risposta. Cordiali saluti Roberto Flaibani -
Venezia
Sig. Flaibani, la ringrazio per l'attenzione prestatami, tuttavia temo di non poter accettare le sue
critiche.
Lei mi presenta alcuni vantaggi derivati dalla ricerca spaziale, al presente, ed altri che, verosimilmente,
ne deriverebbero in futuro. Ammettiamo pure che la lista sia assai più lunga di quella che mi fa
(il che
è ancora da dimostrare), ma io le chiedo: è proprio convinto che tutto ciò
giustifichi pienamente lo sforzo
produttivo, le spese folli, i rischi e, soprattutto, le energie materiali e intellettuali sottratte alle normali
attività di un paese? È proprio sicuro che, mettendo sulla bilancia, da una parte quelli che
lei chiama
vantaggi, e dall'altra quelli che io chiamo costi, diretti e indiretti, di tali imprese, questi ultimi non
superino
i primi? Evidentemente no, se si sente costretto a chiamare in causa una specie di principio superiore,
il
progresso della "conoscenza in generale", come lei dice, "non valutabile in denaro o in termini sociali".
In tal caso stia bene attento alle parole che usa, perché, disgraziatamente, queste sono le stesse
adoperate
dalle classi dirigenti responsabili dei vari programmi spaziali, per giustificare appunto quelle spese che
a
me fanno tanta impressione. È chiaro che ciò che "non è valutabile" serve
a pareggiare qualunque bilancio e può servire a far digerire
tutto, il buono e il cattivo. Inoltre, cosa intende lei per "non valutabile in termini sociali"? Vuol dire che
non le interessa il modo in cui i vantaggi del progresso scientifico vengono ripartiti fra i vari partecipanti
alla società? Opinione rispettabilissima, condivisa, di fatto, dalla maggior parte degli onesti
benpensanti.
Peccato che coloro che di questo progresso ottengono solo le briciole (e spesso neppure quelle) siano
di
tutt'altro avviso, e non si sentano disposti, a quanto pare, a considerare meno squallida la propria
esistenza
per il fatto di avere un governo che manda qualcuno sulla luna. Era dell'opinione di questa gente che
intendevo farmi portavoce, e non di quella dei benpensanti di cui
sopra. Mi scusi se, a causa della ristrettezza di orizzonte dovuta alla mia intransigenza politica, non riesco
a pensare come i tecnocrati che programmano i voli lunari. Lei dice che non è fantascienza
credere che, un giorno, troveremo "qualcuno con cui parlare" su qualche
pianeta dell'universo. D'accordo. Ma è certamente fantascienza sperare che questa scoperta, in
un tempo
ragionevole e in una prospettiva concreta, possa influire sulla lotta per l'uguaglianza e l'emancipazione,
che di fatto, vena politica o no, l'unica cosa che interessa coloro che uguali ed emancipati non sono. Con
buona pace della propaganda scientista ufficiale e di quelli che da essa si lasciano gabbare, probabilmente
in buona fede. Ma non è tutto. Quand'anche si volessero prendere per buoni i "vantaggi" delle
imprese
lunari, resterebbe pur sempre da spiegare perché mai è necessario andare sulla luna per
ottenerli. Penso
che lei si sarà accorto che tutti i vantaggi cui accenna nella sua lettera sono, per così dire,
"indiretti", cioè
secondari, nulla aventi a che vedere con gli scopi dichiarati dei voli spaziali. Mi sa spiegare lei
perché mai
debba essere obbligatorio organizzare un progetto Apollo, ad esempio, per avere dei computers migliori,
per prevedere il tempo con maggiore esattezza, per scoprire come vigilare sulla salute dell'agricoltura?
Che "scienza", "conoscenza", "progresso" è mai questo che ha bisogno di porsi una meta
lontanissima
per poterne raggiungere altre vicine, e soprattutto diverse? O, viceversa, che è costretto a
giustificare
l'indirizzo generale con i risultati secondari? Per continuare con l'analogia faraonica, è un
po' come dire che le piramidi sono state utili in quanto hanno
costretto gli architetti egiziani ad ampliare le proprie conoscenze per risolvere i vari problemi tecnici che
la loro costruzione poneva. Ma basta questo per spiegare perché le piramidi sono
state costruite?
Certamente no. Bisogna tener conto della ideologia (religione) della classe dirigente dell'epoca, del tipo
di potere esercitato, delle sue conoscenze tecnico-scientifiche, dei rapporti con gli altri gruppi sociali, in
una parola dell'organizzazione sociale in cui queste opere sono state erette. Ogni libro di storia che si
rispetti guarda le cose da un punto di vista del genere. E perché mai non dovremmo farlo noi,
oggi, di
fronte a fenomeni che, per molti versi, rendono giustificata l'analogia? In conclusione, signor
Flaibani, il suo errore sta proprio qui, nel non voler guardare gli avvenimenti che
la circondano in una prospettiva un po' più allargata di quella che le versioni ufficiali, sedicenti
obiettive
e apolitiche, le forniscono. Nel dimenticare, per paura che una visione "politica" delle cose la porti
inevitabilmente all'errore, che tutto è funzione dell'ambiente sociale e pertanto, oggi, dei rapporti
tra le
classi dirigenti e subordinate e in particolare dal tipo di potere esercitato da chi sta in cima alla scala.
Anche la scienza, che non è, di per sé, neutrale e al di sopra delle parti, ma segue
anch'essa la logica dello
sfruttamento e della disuguaglianza, ed è al servizio di chi la possiede. Se a lei piace pensare che
possano
esistere altri voli lunari, che non siano il "sogno folle del tecnocrate", si accomodi. Ma oggi, che lo voglia
o no, gli unici voli esistenti sono quelli progettati e realizzati dai tecnocrati, perché sono questi,
appunto,
che possiedono la scienza per farli. Ed è ancora da dimostrare che ci sarebbero stati ugualmente,
anche
senza i tecnocrati, com'è da dimostrare che ci sarebbero state le piramidi senza i Faraoni. E allora
non
c'è scampo. O lei è convinto che le attuali tecnocrazie (quelle che mandano i marines nel
Vietnam e i carri
armati a Praga, per intenderci) vogliono solo il bene e il progresso dell'umanità. E allora non
abbiamo più
niente da dirci. Oppure non restano che le piramidi.
R. Brosio
|