Rivista Anarchica Online
29 luglio 1900
di E. B.
Bresci Gaetano, di Gaspero e di Godi Maddalena, nato l'11 novembre
1869 in località Coiano di Prato;
questo per l'anagrafe di Prato. Per la polizia, anarchico e regicida. Nella realtà: di famiglia
contadina benestante cadute in miseria, è costretto undicenne, ad entrare in
filanda; frequentando alla domenica la scuola "d'Arti e Mestieri", diventa decoratore di seta e, a quindici
anni è già operaio qualificato oltre che anarchico militante, attivamente impegnato nel
gruppo di Prato.
A venti, piacevole d'aspetto, donnaiolo impenitente, sempre anarchico, rompe col fratello Angiolo,
tenente di cavalleria e si guadagna la sua prima denuncia "per oltraggio e rifiuto di obbedienza alla forza
pubblica", per essere intervenuto, con altri compagni, a cercare di impedire una multa che i poliziotti
volevano elevare ad un garzone di macellaio. Risultato 15 giorni di carcere, 20 lire di multa e la
schedatura come "anarchico pericoloso", che gli varrà dopo la emissione delle famigerate leggi
speciali
di Crispi, il confino a Lampedusa fino al 1896, quando verrà concessa una amnistia ai confinati
politici,
in seguito al disastro di Adua. Ritorna a Prato; al "Fabbricone" non gli ridanno il posto, è
disoccupato,
ora approfondisce le sue letture, nel novembre del medesimo anno, si trasferisce a lavorare a Ponte
all'Ania, in frazione di Barga, presso il lanificio 'Michele Tisi & C.'. Fornito di una certa cultura
autodidatta, sempre elegante, sempre allegro, si fa presto notare come un "compagnone": ha ventisette
anni; all'inizio del '97 ha un figlio da una certa Maria, non è dato di sapere di più, anche
se sembra che
la paternità non gli risultò particolarmente gradita. Alla fine del medesimo anno parte,
pare su invito di
conoscenti, per l'America. Il 29 gennaio '98 sbarca a New York, quindi si reca a Patterson dove si
impiega, come operaio tessile, presso la 'Mahil and Booth Co'. Milita attivamente nel movimento
anarchico, in quel periodo molto forte negli States. Conosce Malatesta e lo ammira profondamente,
anche
se le sue simpatie vanno a Giuseppe Ciancabilla, ex redattore-capo dell'Avanti, quindi anarchico
individualista. Nell'aprile dello stesso anno, conosce Sophie Knieland, non anarchica e di origine
irlandese, nel giugno si uniscono senza sposarsi, coerentemente con le sue idee di anarchico, e nell'agosto
si trasferiscono a West Hoboken (ora Union City) una cittadina di 20.000 anime poco distante da
Patterson, dove continua a lavorare. Nel '99 diventa padre di una bambina che prenderà il
nome della nonna paterna, Maddalena. Facciamo
intanto un passo indietro e torniamo in Italia. Nel 1898 la crisi economica, conseguenza della avventura
colonialista voluta da Crispi, getta l'Italia nella miseria; il malcontento popolare si fa via via più
forte:
manifestazioni, cortei, agitazioni, scioperi si susseguono quotidianamente; la polizia reprime a sinistra in
modo inusitatamente feroce, la borghesia chiede ormai apertamente un governo forte; Umberto I° medita
di uscire dalla "carreggiata dello statuto". Il 5 maggio '98 a Milano, si svolgono i funerali del radicale
Cavallotti, una folla immensa segue il corteo, la tensione è forte; giunge la notizia che a Pavia
uno
studente socialista è stato ammazzato, nascono disordini con la polizia; il giorno dopo è
proclamato lo
sciopero generale, si svolgono cortei in piazza; si sparge, probabilmente ad arte, la voce che colonne di
socialisti e anarchici, marciano dalla vicina Svizzera e dal Nord Italia su Milano; i proprietari terrorizzati,
fanno la serrata; il generale Bava Beccaris proclama lo stato di assedio; i militari hanno l'ordine di sparare
a vista, e sparano; coi cannoni in Piazza Duomo e in corso Monforte. Bilancio 80 morti e 450 feriti; da
parte dell'esercito 2 morti. Il giorno 7, Bava Beccaris, telefona a Umberto I che Milano è
'pacificata'; è
l'occasione buona che permette, tra l'altro, al Di Rudinì capo del governo, di sopprimere oltre
cento
giornali di sinistra; di far chiudere le Camere del Lavoro e le "Società di Mutuo Soccorso", oltre
che le
università di Roma, Napoli, Bologna e Padova. Lo sdegno suscitato nel mondo operaio
internazionale
è grande, e da più parti si chiede la vita del re assassino. Il re, da parte sua, concede a
Bava Beccaris "per
i preziosi servigi resi alle istruzioni e alla civiltà", la croce dell'ordine militare di Savoia; è
questa
pericolosa bravata che gli costerà probabilmente la vita. Torniamo ora in America, a Gaetano
Bresci. Nel febbraio del 1900 annuncia alla compagna che vuole
tornare in Italia. Il 27 dello stesso mese acquista una pistola e comincia ad allenarsi al tiro, raggiungendo
una considerevole abilità. Il 7 maggio si licenzia dalla filanda e il 10 fa acquistare un biglietto,
per il
viaggio fino in Europa, da due compagni. Parte, una breve sosta dopo lo sbarco a Parigi, per visitare
l'Esposizione Mondiale, poi a Genova, quindi al paese a trovare il fratello poi a Castel San Pietro,
Bologna, Piacenza. Di questo periodo, i testimoni ricordano particolarmente la sua tranquilla
serenità. A Bologna viene a conoscenza del fatto che il 29 luglio il re presiederà
un saggio ginnico a Monza. Vi
si reca. Tre colpi di pistola. Il re "buono" è giustiziato. Bresci a stento viene sottratto alla bestiale
ottusità
dei presenti che intendono linciarlo. A chi gli rinfaccerà di aver ucciso Umberto I° risponde: -
Non ho
ucciso Umberto, ho giustiziato un re. - La stampa borghese esplode indignata, la polizia si lancia: la
caccia
all'anarchico è aperta. Un mese dopo l'attentato, Bresci è condannato all'ergastolo; viene
inviato al
penitenziario di Santo Stefano. È in isolamento, sorvegliato continuamente da sei carcerieri che
si danno
il turno a due a due. L'isola è presidiata da una compagnia di militari, perché si temono
tentativi da parte
degli anarchici di liberare il compagno in carcere. A Crispi pervengono, tramite "informatori", piani
fantomatici per la liberazione di Bresci, addirittura ve ne sono che prevedono l'alleanza di Malatesta, in
questa impresa, con gli ultimi discendenti della casa dei Borboni. Tutto ciò potrebbe essere
ridicolo, se
non vi si inserisce tragicamente la strana morte di Bresci, avvenuta il 22 maggio 1910. Nonostante fosse
sorvegliato a vista e incatenato, mentre il sorvegliante si assenta alcuni minuti (e l'altro?) Bresci riesce ad
impiccarsi con un asciugamano, poi, quando si apprende che ai carcerati non era consentito tenere
asciugamani in cella, questo diventa un fazzoletto (certamente abbastanza grande per
impiccarsi). Quindi arriva il rappresentante del governo; sarebbe meglio dire ritorna, perché
dai documenti privati di
Crispi si apprenderà che lo stesso rappresentante il giorno 18 maggio era già sull'isola.
Altro particolare
curioso del "suicidio" è che i medici che il giorno 24 maggio eseguirono gli esami d'occasione,
trovarono
il corpo in avanzato stato di decomposizione; e se la cosa risulterebbe strana se Bresci si fosse "suicidato"
il giorno 22, sarebbe del tutto logico se "si fosse ucciso" alcuni giorni prima, ad esempio il 18. Ultimo
particolare strano, ma non nuovo, nel senso che è accaduto prima e accadrà poi per altri
"casi", è che tutte
le cartelle di documenti e le pagine di registri che riguardavano la morte di Bresci sono scomparsi
letteralmente. Altra cosa, piuttosto disgustosa, è che nei pochi posti dove esistono note
anagrafiche sul Bresci, (eccetto
che a Prato) la data di nascita, che corrispondeva a quella del futuro re Vittorio Emanuele, è stata
posticipata.
E. B.
|