Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 1 nr. 7
ottobre 1971


Rivista Anarchica Online

La rivoluzione sessuale
di R. Foni

Ma insomma, sessualmente, questa nostra epoca cos'è? Un abisso di immonde perversioni, come vorrebbero alcuni, o l'anticamera della rivoluzione sessuale, come dicono altri?
Le due posizioni (ugualmente diffuse, seppur con una certa prevalenza della seconda, che è più di moda) sembrano antitetiche, ma in realtà portano acqua al medesimo mulino: si basano cioè, entrambe, sull'idea che i costumi sessuali dell'uomo moderno stiano modificandosi sostanzialmente, verso una liberazione sempre più completa da remore morali e quindi verso una maggiore libertà e spontaneità. Nonostante il fenomeno sia valutato in modo diverso, in entrambi i casi è dato per scontato. A torto o a ragione? Prima di decidere (per chi lo voglia) se scandalizzarsi o compiacersi, questo è il punto principale da chiarire.
Certo il sesso è ormai un argomento di interesse dilagante. Mai come ora se ne fa tanto parlare, vedere e ascoltare, a tutti i livelli, seri e meno seri. I giornali, gli spettacoli, i libri, sono zeppi di tette, peni, cosce e sederi, con relative pratiche al riguardo, descritti, fotografati, immaginati e analizzati, per il quotidiano solleticamento di adulti e adolescenti, e, perché no, di vecchi e bambini. D'altra parte, esistono anche scrittori, pittori, artisti di pregio, che incentrano la loro opera su questioni sessuali, e contemporaneamente intervengono illustri medici, psicoanalisti e sociologhi, a dire la loro sul medesimo argomento. Se qua e là omosessuali maschi e femmine insorgono a chiedere maggiore comprensione e rispetto, subito grossi personaggi della cultura e della scienza si pongono ad ascoltarli, ne prendono le parti e ne difendono la dignità. E si discute in alto loco, con molto sussiego, se la pornografia possa essere dannosa, innocua o benefica.
Ma la vita sessuale degli individui oggi non è più libera e più facile.
Scontenteremo i bacchettoni benpensanti, da una parte, e i trionfalisti entusiasti dall'altra, ma non è sufficiente che il sesso sia un argomento di grande interesse, perché la vita sessuale cambi. Al contrario, la sessuossessione dei nostri giorni dimostra chiaramente l'insoddisfazione di fondo che sta alla sua origine, perché è chi ha fame che parla sempre di cibo. E ancor più lo dimostra (su questo dovrebbero meditare coloro che vedono nella pornografia una conquista civile) il fatto che, oltre ad un argomento di grande interesse, e forse prima ancora di esserlo, il sesso è oggi un'impresa commerciale di vastissime proporzioni, che ingrassa abbondantemente gente che con le conquiste civili e la rivoluzione sessuale non ha nulla a che fare. Non si pensi subito ai piccoli pornografi clandestini, e ai moderni industrialotti scandinavi. Ce n'è di ben più grossi: le società editoriali di tutto il mondo, le case di produzione cinematografiche, le società pubblicitarie e tutta l'industria che ne fa uso tanto per fare qualche esempio. Gente che ha tutto l'interesse a coltivarsi un pubblico di frustrati e insoddisfatti, affamati prodighi consumatori di tutto il sesso di carta e di immagini che viene loro ammannito, per compensare tutto il sesso di carne e sangue palpitante che manca nei loro letti.
Intendiamoci, non saremo noi a scandalizzarci per "le immagini spinte del film del giorno" o a meditare di mandare a fuoco i nudi che tappezzano le edicole nelle piazze. Non saremo noi a lamentarci per "l'immondo spettacolo" delle prostitute per strada. Non saremo noi a sognare una società rivoluzionaria austera e casta, di uomini che hanno in mente solo il lavoro e la fedeltà ai sacri principi. Soprattutto, non saremo noi a pretendere di togliere oggi, a chi non ha altro, anche le magre soddisfazioni che il sistema concede. Il rimedio rischierebbe di essere peggiore del male: visto che non fate l'amore, fatevi almeno le seghe, purché non facciate la guerra. Ma la gagliarda lussuria dei peccatori di cui si legge, dov'è? Che cos'è, al suo confronto, questa nostra sessualità pasticciata e frettolosa, questa continua necessità di stimoli esterni, di sollecitazione a pagamento, di ripieghi meccanici o psicologici, per un orgasmo appena un può soddisfacente?
Il fatto è che, in materia di sesso, viviamo oggi un equivoco colossale. Perché non è andando a vedere le chiappe dell'attrice famosa, o ascoltando una conferenza sui diritti dei pederasti, che si conquista la libertà sessuale, che si costruisce la "nuova morale". È, piuttosto, facendo sacrosantamente l'amore, spesso e bene. E questo, ad onta della tanto decantata o avversata immoralità dilagante, ancora non avviene, o avviene troppo di rado.
Si obietterà che tutto ciò non è completamente vero, che pornografia e sesso-spettacolo, in genere, non sono l'unico fenomeno da prendere in considerazione, che qualcosa, specie tra i giovani, è cambiato davvero in tema di rapporti sessuali, che questi sono davvero più facili e più spontanei, meno condizionati dai tabù del matrimonio e della verginità che non una volta. Ma è un modo miope e parziale di vedere le cose. Gli esempi che in genere si portano, in questo tipo di discorsi, sono sempre tratti dal comportamento delle classi superiori, la cui cultura è dominante e pertanto più appariscente e visibile. Ed è vero che, ad esempio, tra gli studenti universitari e medi la sessualità sia più sincera di un tempo: è uno dei tanti privilegi che, come classe, possiedono. Ma tra i giovani operai, contadini, braccianti, sottoproletari e via dicendo, succede lo stesso? Per il turnista della Fiat o della Pirelli, per il pendolare che rincasa alle nove ed esce alle cinque? Per il neo-immigrato, trapiantato bruscamente in una città ostile? Per la donna di servizio con poche ore di libertà alla settimana? Per il bracciante siciliano, per il montanaro bergamasco o friulano? Per tutti i milioni di sfruttati che giornalmente si ammazzano di fatica, rischiando la pelle e la salute, per i quali tempo libero significa solo riposarsi, per costoro cosa vuol dire libertà sessuale, cosa cambia se i tabù vengono spazzati via, se la morale tradizionale non conta più? Ad onta dei "tempi moderni", la vita sessuale degli appartenenti alle classi inferiori è la stessa da cent'anni a questa parte. La puttana ogni tanto, per i maschi più giovani, quasi nulla per le femmine finché non si sposano. Dopo il matrimonio, rari e squallidi rapporti tra partners troppo stanchi, entrambi, troppo avviliti, per fare con vero piacere e gioia di vivere la "cosa più bella del mondo".
È qui che si coglie con esattezza il senso dell'equivoco di cui si parlava poc'anzi. Non ci potrà mai essere libertà sessuale per chi è troppo stanco, per chi non ha tempo, per chi non sa dove andare a fare l'amore. Il sesso che infarcisce quotidianamente la nostra vita è un inganno, non il sintomo di tempi nuovi. E il problema non è solo muscolare (fatica) o tecnico (tempo e luogo). Il ritmo innaturale del lavoro, le condizioni di esso, influenzano negativamente la psicologia degli individui, li rendono nevrotici e incapaci di un rapporto sessuale soddisfacente. I disturbi sessuali (impotenza, frigidità, eiaculazione precoce) e quelli nervosi in genere (ipocondria, esaurimenti, ecc.) sono diffusissimi tra chi fa i turni, tra chi lavora a cottimo o alle catene di montaggio, tra chi esegue lavori ripetitivi abbrutenti. Ne sanno qualcosa le mutue aziendali, anche se poi vanno a raccontare che gli ammalati sono fannulloni. E ne sanno qualcosa, soprattutto, gli sfruttati che provano sulla loro pelle le delizie del lavoro in fabbrica.
Cosa fa il sistema, allora, per ridare una parvenza di equilibrio e un'illusione di felicità a questa gente, quel tanto che basta per mantenere l'ordine e il rendimento sul lavoro? Non può, perché ne è strutturalmente incapace, dare sesso vero, umano e naturale, ai suoi sudditi: non dimentichiamo che è molto più facile controllare e comandare un gregge di repressi e di inibiti, che non uomini e donne sessualmente emancipati, con la coscienza della propria personalità e della propria importanza. Ed ecco il sesso al cinema, per "distendere i nervi" al sabato sera, invece di una bella scopata in serenità. Eccolo nei giornali e nelle riviste, sempre al posto della medesima cosa. Eccolo nelle pubblicazioni "scientifiche", per chi vuole un alibi più consistente: è più facile sapere delle nevrosi altrui che curare la propria. Eccetera. E dietro tutto ciò, a rendere più completo l'inganno, l'illusione, abilmente creata, che libertà sessuale significhi solo questo: più tette, peni, sederi, sui giornali, negli spettacoli, nelle letture. Non per nulla la maggioranza delle pubblicazioni del settore si danno, appena possono, una patina di cultura. Non per nulla tutte si vantano di lottare contro i tabù e le ipocrisie. Non per nulla spesso fanno proprie, senza pudore, le tesi più avanzate e più serie sull'argomento, come quelle di W. Reich, che meriterebbero certo propagandisti migliori dei giornaletti di donne nude. La pornografia, cacciata dalla porta come manifestazione secondaria, rientra dalla finestra, e con un'importanza che va molto al di là del semplice fenomeno di costume. Ben lungi dall'essere il sintomo di un cambiamento di vita, è oggi un fattore, controllato dall'alto, di stabilità sociale.
È possibile, certo, che questo tipo di propaganda sessuolibertaria, anche se falsa e ipocrita, dia, nonostante le sue origini, qualche risultato positivo, aiuti qualcuno ad aprire gli occhi, contribuisca ad abbandonare remore morali antiquate. Ma, ripetiamo, l'abolizione dei tabù sessuali fa ridere i polli, se non cambiano le situazioni materiali, se per la maggior parte degli uomini perdura una condizione di vita, lo sfruttamento, che non solo non permette una vita sessuale felice, ma anzi tende ad impedirla, più o meno consapevolmente. Non basta pensare che è bello far l'amore, bisogna farlo, come si diceva.
D'altronde, ragioniamo un momento. Prendiamo, ad esempio, tutta l'editoria pornografica (in senso lato) che ormai, anche in questa italietta bigotta e papalina, con meraviglia di molti ha assunto proporzioni notevolissime. A chi è diretta, nelle intenzioni di quelli che la producono e degli altri che la permettono, se non agli appartenenti alle classi inferiori, considerati come una massa di imbecilli senza pensiero, che deve essere nutrita solo con l'evasione e l'idiozia? Ieri, Grand Hotel e matrimoni di principi, per le ragazze, casini di Stato a buon prezzo per i ragazzi. Oggi, pornografia per tutti, ma la musica tutto sommato è sempre la stessa. E se a qualcuno l'interpretazione sembra azzardata, gioverà ricordare che la pornografia è sempre, quale che sia il margine lasciato dalle leggi alla "libertà di espressione", pornografia di stato. Appunto perché è lo Stato che, con le leggi e i provvedimenti in materia, decide la quantità e la qualità del materiale pornografico che i suoi cittadini possono consumare. È facile quindi usarla come valvola di sicurezza per la stabilità e la funzionalità, dal punto di vista emotivo, del sistema di sfruttamento. Ad esempio, dopo la liberalizzazione della stampa pornografica nei paesi scandinavi, è stata registrata, tra l'altro, una diminuzione dei reati sessuali e di quelli commessi in stato di ubriachezza. A questo punto ogni commento è superfluo.
In conclusione, anche la libertà sessuale, come tutto, è una conquista che può venire solo dal basso, con la distruzione della società divisa in classi e l'abolizione dello sfruttamento. Dall'alto, col beneplacito di quelli che ci stanno sul collo può venirci solo la sua caricatura. Non la rifiutiamo per moralismo, come fatto in sé.
Tutto sommato, se qualcuno vuol fotografare la sua donna mentre si concede ad altri, affare suo. Nessuno di noi gli dirà sporcaccione, sei come il Marchese Casati. L'importante è che non possieda migliaia di ettari in Brianza o altrove.

R. Foni