Rivista Anarchica Online
La rivoluzione sessuale
di R. Foni
Ma insomma, sessualmente, questa nostra epoca cos'è? Un abisso
di immonde perversioni, come
vorrebbero alcuni, o l'anticamera della rivoluzione sessuale, come dicono altri? Le due posizioni
(ugualmente diffuse, seppur con una certa prevalenza della seconda, che è più di moda)
sembrano antitetiche, ma in realtà portano acqua al medesimo mulino: si basano cioè,
entrambe, sull'idea
che i costumi sessuali dell'uomo moderno stiano modificandosi sostanzialmente, verso una liberazione
sempre più completa da remore morali e quindi verso una maggiore libertà e
spontaneità. Nonostante il
fenomeno sia valutato in modo diverso, in entrambi i casi è dato per scontato. A torto o a
ragione? Prima
di decidere (per chi lo voglia) se scandalizzarsi o compiacersi, questo è il punto principale da
chiarire. Certo il sesso è ormai un argomento di interesse dilagante. Mai come ora se ne fa
tanto parlare, vedere
e ascoltare, a tutti i livelli, seri e meno seri. I giornali, gli spettacoli, i libri, sono zeppi di tette, peni, cosce
e sederi, con relative pratiche al riguardo, descritti, fotografati, immaginati e analizzati, per il quotidiano
solleticamento di adulti e adolescenti, e, perché no, di vecchi e bambini. D'altra parte, esistono
anche
scrittori, pittori, artisti di pregio, che incentrano la loro opera su questioni sessuali, e
contemporaneamente
intervengono illustri medici, psicoanalisti e sociologhi, a dire la loro sul medesimo argomento. Se qua
e
là omosessuali maschi e femmine insorgono a chiedere maggiore comprensione e rispetto, subito
grossi
personaggi della cultura e della scienza si pongono ad ascoltarli, ne prendono le parti e ne difendono la
dignità. E si discute in alto loco, con molto sussiego, se la pornografia possa essere dannosa,
innocua o
benefica. Ma la vita sessuale degli individui oggi non è più libera e più
facile. Scontenteremo i bacchettoni benpensanti, da una parte, e i trionfalisti entusiasti dall'altra, ma
non è
sufficiente che il sesso sia un argomento di grande interesse, perché la vita sessuale cambi. Al
contrario,
la sessuossessione dei nostri giorni dimostra chiaramente l'insoddisfazione di fondo che sta alla sua
origine, perché è chi ha fame che parla sempre di cibo. E ancor più lo dimostra
(su questo dovrebbero
meditare coloro che vedono nella pornografia una conquista civile) il fatto che, oltre ad un argomento
di grande interesse, e forse prima ancora di esserlo, il sesso è oggi un'impresa commerciale di
vastissime
proporzioni, che ingrassa abbondantemente gente che con le conquiste civili e la rivoluzione sessuale non
ha nulla a che fare. Non si pensi subito ai piccoli pornografi clandestini, e ai moderni industrialotti
scandinavi. Ce n'è di ben più grossi: le società editoriali di tutto il mondo, le case
di produzione
cinematografiche, le società pubblicitarie e tutta l'industria che ne fa uso tanto per fare qualche
esempio.
Gente che ha tutto l'interesse a coltivarsi un pubblico di frustrati e insoddisfatti, affamati prodighi
consumatori di tutto il sesso di carta e di immagini che viene loro ammannito, per compensare tutto il
sesso di carne e sangue palpitante che manca nei loro letti. Intendiamoci, non saremo noi a
scandalizzarci per "le immagini spinte del film del giorno" o a meditare
di mandare a fuoco i nudi che tappezzano le edicole nelle piazze. Non saremo noi a lamentarci per
"l'immondo spettacolo" delle prostitute per strada. Non saremo noi a sognare una società
rivoluzionaria
austera e casta, di uomini che hanno in mente solo il lavoro e la fedeltà ai sacri principi.
Soprattutto, non
saremo noi a pretendere di togliere oggi, a chi non ha altro, anche le magre soddisfazioni che il sistema
concede. Il rimedio rischierebbe di essere peggiore del male: visto che non fate l'amore, fatevi almeno
le
seghe, purché non facciate la guerra. Ma la gagliarda lussuria dei peccatori di cui si legge,
dov'è? Che
cos'è, al suo confronto, questa nostra sessualità pasticciata e frettolosa, questa continua
necessità di stimoli
esterni, di sollecitazione a pagamento, di ripieghi meccanici o psicologici, per un orgasmo appena un
può
soddisfacente? Il fatto è che, in materia di sesso, viviamo oggi un equivoco colossale.
Perché non è andando a vedere
le chiappe dell'attrice famosa, o ascoltando una conferenza sui diritti dei pederasti, che si conquista la
libertà sessuale, che si costruisce la "nuova morale". È, piuttosto, facendo
sacrosantamente l'amore,
spesso e bene. E questo, ad onta della tanto decantata o avversata immoralità dilagante, ancora
non
avviene, o avviene troppo di rado. Si obietterà che tutto ciò non è
completamente vero, che pornografia e sesso-spettacolo, in genere, non
sono l'unico fenomeno da prendere in considerazione, che qualcosa, specie tra i giovani, è
cambiato
davvero in tema di rapporti sessuali, che questi sono davvero più facili e più spontanei,
meno condizionati
dai tabù del matrimonio e della verginità che non una volta. Ma è un modo
miope e parziale di vedere
le cose. Gli esempi che in genere si portano, in questo tipo di discorsi, sono sempre tratti dal
comportamento delle classi superiori, la cui cultura è dominante e pertanto più
appariscente e visibile. Ed
è vero che, ad esempio, tra gli studenti universitari e medi la sessualità sia più
sincera di un tempo: è uno
dei tanti privilegi che, come classe, possiedono. Ma tra i giovani operai, contadini, braccianti,
sottoproletari e via dicendo, succede lo stesso? Per il turnista della Fiat o della Pirelli, per il pendolare
che
rincasa alle nove ed esce alle cinque? Per il neo-immigrato, trapiantato bruscamente in una città
ostile?
Per la donna di servizio con poche ore di libertà alla settimana? Per il bracciante siciliano, per
il
montanaro bergamasco o friulano? Per tutti i milioni di sfruttati che giornalmente si ammazzano di fatica,
rischiando la pelle e la salute, per i quali tempo libero significa solo riposarsi, per costoro
cosa vuol dire
libertà sessuale, cosa cambia se i tabù vengono spazzati via, se la morale tradizionale non
conta più? Ad
onta dei "tempi moderni", la vita sessuale degli appartenenti alle classi inferiori è la stessa da
cent'anni a
questa parte. La puttana ogni tanto, per i maschi più giovani, quasi nulla per le femmine
finché non si
sposano. Dopo il matrimonio, rari e squallidi rapporti tra partners troppo stanchi, entrambi, troppo
avviliti, per fare con vero piacere e gioia di vivere la "cosa più bella del mondo". È
qui che si coglie con esattezza il senso dell'equivoco di cui si parlava poc'anzi. Non ci potrà mai
essere
libertà sessuale per chi è troppo stanco, per chi non ha tempo, per chi non sa dove
andare a fare l'amore.
Il sesso che infarcisce quotidianamente la nostra vita è un inganno, non il sintomo di tempi nuovi.
E il
problema non è solo muscolare (fatica) o tecnico (tempo e luogo). Il ritmo innaturale del lavoro,
le
condizioni di esso, influenzano negativamente la psicologia degli individui, li rendono nevrotici e incapaci
di un rapporto sessuale soddisfacente. I disturbi sessuali (impotenza, frigidità, eiaculazione
precoce) e
quelli nervosi in genere (ipocondria, esaurimenti, ecc.) sono diffusissimi tra chi fa i turni, tra chi lavora
a cottimo o alle catene di montaggio, tra chi esegue lavori ripetitivi abbrutenti. Ne sanno qualcosa le
mutue aziendali, anche se poi vanno a raccontare che gli ammalati sono fannulloni. E ne sanno qualcosa,
soprattutto, gli sfruttati che provano sulla loro pelle le delizie del lavoro in fabbrica. Cosa fa il
sistema, allora, per ridare una parvenza di equilibrio e un'illusione di felicità a questa gente, quel
tanto che basta per mantenere l'ordine e il rendimento sul lavoro? Non può, perché ne
è strutturalmente
incapace, dare sesso vero, umano e naturale, ai suoi sudditi: non dimentichiamo che è molto
più facile
controllare e comandare un gregge di repressi e di inibiti, che non uomini e donne sessualmente
emancipati, con la coscienza della propria personalità e della propria importanza. Ed ecco il sesso
al
cinema, per "distendere i nervi" al sabato sera, invece di una bella scopata in serenità. Eccolo nei
giornali
e nelle riviste, sempre al posto della medesima cosa. Eccolo nelle pubblicazioni "scientifiche", per chi
vuole un alibi più consistente: è più facile sapere delle nevrosi altrui che curare
la propria. Eccetera. E
dietro tutto ciò, a rendere più completo l'inganno, l'illusione, abilmente creata, che
libertà sessuale
significhi solo questo: più tette, peni, sederi, sui giornali, negli spettacoli, nelle letture. Non per
nulla la
maggioranza delle pubblicazioni del settore si danno, appena possono, una patina di cultura. Non per
nulla tutte si vantano di lottare contro i tabù e le ipocrisie. Non per nulla spesso fanno proprie,
senza
pudore, le tesi più avanzate e più serie sull'argomento, come quelle di W. Reich, che
meriterebbero certo
propagandisti migliori dei giornaletti di donne nude. La pornografia, cacciata dalla porta come
manifestazione secondaria, rientra dalla finestra, e con un'importanza che va molto al di là del
semplice
fenomeno di costume. Ben lungi dall'essere il sintomo di un cambiamento di vita, è oggi un
fattore,
controllato dall'alto, di stabilità sociale. È possibile, certo, che questo tipo di
propaganda sessuolibertaria, anche se falsa e ipocrita, dia, nonostante
le sue origini, qualche risultato positivo, aiuti qualcuno ad aprire gli occhi, contribuisca ad abbandonare
remore morali antiquate. Ma, ripetiamo, l'abolizione dei tabù sessuali fa ridere i polli, se non
cambiano
le situazioni materiali, se per la maggior parte degli uomini perdura una condizione di vita, lo
sfruttamento, che non solo non permette una vita sessuale felice, ma anzi tende ad impedirla, più
o meno
consapevolmente. Non basta pensare che è bello far l'amore, bisogna
farlo, come si diceva. D'altronde, ragioniamo un momento. Prendiamo, ad esempio, tutta
l'editoria pornografica (in senso lato)
che ormai, anche in questa italietta bigotta e papalina, con meraviglia di molti ha assunto proporzioni
notevolissime. A chi è diretta, nelle intenzioni di quelli che la producono e degli altri che la
permettono,
se non agli appartenenti alle classi inferiori, considerati come una massa di imbecilli senza pensiero, che
deve essere nutrita solo con l'evasione e l'idiozia? Ieri, Grand Hotel e matrimoni di principi, per le
ragazze, casini di Stato a buon prezzo per i ragazzi. Oggi, pornografia per tutti, ma la musica tutto
sommato è sempre la stessa. E se a qualcuno l'interpretazione sembra azzardata, gioverà
ricordare che
la pornografia è sempre, quale che sia il margine lasciato dalle leggi alla "libertà di
espressione",
pornografia di stato. Appunto perché è lo Stato che, con le leggi e i provvedimenti in
materia, decide la
quantità e la qualità del materiale pornografico che i suoi cittadini possono consumare.
È facile quindi
usarla come valvola di sicurezza per la stabilità e la funzionalità, dal punto di vista
emotivo, del sistema
di sfruttamento. Ad esempio, dopo la liberalizzazione della stampa pornografica nei paesi scandinavi,
è
stata registrata, tra l'altro, una diminuzione dei reati sessuali e di quelli commessi in stato di ubriachezza.
A questo punto ogni commento è superfluo. In conclusione, anche la libertà
sessuale, come tutto, è una conquista che può venire solo dal basso, con
la distruzione della società divisa in classi e l'abolizione dello sfruttamento. Dall'alto, col
beneplacito di
quelli che ci stanno sul collo può venirci solo la sua caricatura. Non la rifiutiamo per moralismo,
come
fatto in sé. Tutto sommato, se qualcuno vuol fotografare la sua donna mentre si concede ad
altri, affare suo.
Nessuno di noi gli dirà sporcaccione, sei come il Marchese Casati. L'importante è che
non possieda
migliaia di ettari in Brianza o altrove.
R. Foni
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