Rivista Anarchica Online
Antifascismo anarchico
La Redazione
Dagli articoli pubblicati nelle pagine 5 - 12 di questo numero della rivista
si può avere una idea di come
gli anarchici abbiano inteso e condotto la lotta contro il fascismo, dal suo nascere alla sua caduta. Dalle
vicende dei giovani anarchici Marini di Salerno (cf., sempre su questo numero, gli articoli di pag.3 e 4)
e Gaviglio di Vercelli, si può vedere che la combattività degli anarchici nei confronti
delle carogne
squadriste non è solo ricordo d'altri tempi. Il primo ha mandato un teppista di Almirante al
cimitero, il
secondo ne ha mandato un altro all'ospedale. Quello che è necessariamente mutato rispetto
a cinquant'anni fa è l'importanza attribuita al fascismo e
dunque alla lotta contro di esso. Allora, giustamente, gli anarchici si opposero al fascismo con tutte le
loro forze e con tutto il loro coraggio, perché vedevano in esso il principale nemico tattico,
perché
avevano compreso la sua funzione controrivoluzionaria. L'avevano addirittura prevista, questa funzione.
Malatesta, nel '20, esortando gli operai a non disarmare e a non lasciare le fabbriche occupate li
ammoniva che avrebbero pagato molto cara la paura fatta alla borghesia. Il fascismo infatti negli anni
'20 espresse in modo ferocemente efficiente la risposta impaurita dei padroni alla rivoluzione mancata
del primo dopoguerra (mancata per il tradimento vergognoso di socialisti e della C.G.L.). La paura era
stata grande e grande doveva essere il giro di vite restauratore dell'"ordine": il fascismo
appunto. Oggi la cosiddetta "svolta reazionaria" risponde ad una piccola paura dei padroni,
all'exploit
extraparlamentare degli studenti ed al risveglio extra-sindacale di alcuni settori operai ed infatti sono
bastati un Andreotti ed un centro destra. Né è prevedibile un ulteriore spostamento a
destra dell'asse
politico; anzi, appena l'economia nazionale accennerà ad uscire decisamente dalla crisi,
probabilmente
si avrà di nuovo uno spostamento "a sinistra". Il neofascismo non è e non può
essere una prospettiva
politica perseguita altro che da gruppi economici minori e circoscritti geograficamente. I padroni che
contano (nell'industria privata ed in quella pubblica e mista) vedono i loro interessi validamente
rappresentati dai cosiddetti partiti dell'arco costituzionale. Oggi dunque il fascismo in Italia non
costituisce un reale pericolo, ma solo un fastidio. I mazzieri del
M.S.I. ed i dinamitardi della destra ultrà svolgono un ruolo para-poliziesco ausiliario ed
occasionale in
funzione di provocazione e di terrorismo spicciolo. Essi sono strumenti non tanto di un rinascente
fascismo quanto della pseudo democrazia dominante. Il M.S.I. - Destra Nazionale è dunque un
falso
obiettivo, attaccando il quale si disperdono forze preziose e si fa il gioco del sistema che per l'appunto
ha interesse a deviare su falsi obiettivi le tensioni sociali e la combattività delle minoranze ribelli,
che ha
interesse a reinventare un "estremismo di destra" per contrapporlo all'"estremismo di sinistra"
annullandoli algebricamente. Solo l'affannosa ricerca di temi pubblicitari demagogici può
spiegare il "boom" della tematica anti-missina nella sinistra extraparlamentare che scimmiotta
l'antifascismo parlamentare di maniera. Gli
anarchici non cercano fasulle adesioni "di massa" sollecitate agitando fantasmi di sicura presa
sentimentale (giustamente e fortunatamente i proletari italiani non hanno dimenticato l'odio per il
fascismo). Nel trentennale della Resistenza gli anarchici si rifiutano di unirsi al coro delle trombe
antifasciste che
con il loro clamore retorico "democraticista" coprono le dissonanze dello sfruttamento e
dell'oppressione
reale di oggi. Allo stesso modo, per quanto riguarda i miserabili
picchiatori e provocatori neofascisti, gli anarchici non
hanno tempo ed energie da perdere per dare la caccia ai topi di fogna, purché però non
li molestino
direttamente. Altrimenti, Salerno e Vercelli insegnano.
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