Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
Marini
L'11 ottobre, se non ci saranno rinvii, Giovanni Marini sarà processato a Roma, insieme a
Livio Zanetti (direttore
responsabile de l'Espresso), per "oltraggio e calunnia", su denuncia della Procura della
Repubblica relativa ad
una intervista dell'anarchico salernitano pubblicata sul settimanale. Per lo stesso giorno era stato
fissato (ed è stato rinviato per ovvi motivi) un altro processo a Marini per "oltraggio"
(ad uno sbirro del carcere di Matera). Altre otto imputazioni, per oltraggi alla Corte (tribunali di Salerno
e di
Vallo della Lucania) e per partecipazione a rivolte carcerarie. Si rivela più che mai necessario
un appoggio del movimento anarchico al coraggioso militante. Frattanto sono state rese note le
motivazioni della sentenza con cui Marini è stato condannato a 12 anni di galera.
Secondo il signor Fienga, presidente della Corte che ha condannato Marini ed estensore materiale della
sentenza
il Marini voleva uccidere ed uccise; uccise in stato d'ira pervaso allora dal cosiddetto "raptus
emotivo a
valanga". Il fatto che Marini abbia proclamato la sua innocenza viene spiegato con il fatto che
egli era, schiavo
come è dei gruppi politici ai quali apparteneva ed ai comitati che in suo favore si sono costituiti,
non esprime
la sua vera personalità, ma invece una personalità alterata quasi al limite tra la
sanità e l'insanità mentale.
Gli squadristi fascisti Falvella (l'ormai fu Falvella) ed Alfinito, d'altro canto, sono leggiadramente descritti
come
giovani soddisfatti della loro vita, dei loro studi compresi ed ammirati nell'ambito familiare ed in
quello più
vasto del loro ambiente sociale, pieni di speranze per l'avvenire che si profilava per loro
radioso. Qualora non ce l'avesse ancora, ci sembra doveroso segnalare il signor Fienga al
fucilatore Almirante per una
tessera Honoris Causa al M.S.I.. Ma, francamente, ci sembra proprio starno che non ce
l'abbia ancora. Heil Fienga!
Cile
Nel primo anniversario del golpe militare cileno, fiumi di lacrime (d'inchiostro) ipocrite
sono stati versati, nelle
rotative di tutto il mondo sedicente "democratico", sull'efferatezza del regime militare. Di fatto,
però, l'Italia è
rimasta l'unico Paese occidentale che non ha riallacciato i rapporti diplomatici con i sanguinari golpisti
(nonostante le continue pressioni di migliaia di borghesi e piccolo-borghesi italo-cileni fascistizzanti). Una
volta
tanto meritevolmente in coda. La Repubblica Popolare Cinese, invece, non li ha mai interrotti i
rapporti diplomatici con il Cile. Misteri orientali
dell'internazionalismo leninista. E, a proposito di rapporti con il Cile, un altro paese della sedicente
"area socialista" viene alla ribalta: la Romania
che ha recentemente offerto ai militari un prestito di 100 milioni di dollari ("solo" 70 miliardi di lire, ma
è il
pensiero che conta). Misteri balcanici dell'internazionalismo di sinistra.
Esperantisti a congresso
Si è riunito a Bergamo, ai primi di agosto, il congresso della Sennacieca Asocio
Tutmunda (S.A.T.), una delle
organizzazioni internazionali esperantiste, la cui denominazione significa "Associazione Mondiale
Anazionale".
Non si tratta di una semplice associazione di individui dediti allo studio ed all'uso dell'esperanto. Obiettivo
dichiarato dalla S.A.T. è infatti quello di "utilizzare praticamente l'idioma internazionale
Esperanto e porlo al
servizio del proletariato mondiale; facilitare le relazioni fra i suoi membri e creare fra di loro un
sentimento di
vera solidarietà umana, informare ed educare i suoi aderenti affinché essi divengano i
più capaci e i più perfetti
fra coloro che si definiscono internazionalisti". La S.A.T., come appare evidente, rifiuta il cosiddetto
"neutralismo", cioè la concezione che vede l'esperanto come un semplice idioma, slegato da una
qualsiasi visione
della società ed esigenza di lotta. La S.A.T., infatti, è nata in occasione del 10° congresso
esperantista di Parigi
(1914) per opera degli esperantisti rivoluzionari, decisi appunto a fare dell'esperanto uno dei momenti
(per loro
di primaria importanza) della lotta di emancipazione delle classi sfruttate. Nel 1931 la S.A.T., a sua volta,
conobbe una scissione: gli esperantisti marxisti-leninisti, guidati dagli stalinisti, abbandonarono
l'organizzazione
e fondarono l'I.P.E. (Internazionale dei proletari esperantisti) che ebbero però breve
vita. Ancora oggi la S.A.T. ha un orientamento rivoluzionario libertario e razionalista, come
dimostrano i titoli dei
volumi dei quali ha curato la traduzione in esperanto e la ripubblicazione (L'etica di
Kropotkin, Ai giovani di
Kropotkin, La società libertaria di Bastien, Cristianesimo e
patriottismo di Tolstoy, Faust di Goethe, ecc.).
Umanità Nova torna a Milano
Alla fine dello scorso mese di settembre la redazione di Umanità Nova
è passata da Roma a Milano. Ciò è
avvenuto in ottemperanza ad un preciso deliberato dell'undicesimo congresso della Federazione
Anarchica
Italiana (F.A.I.) tenutosi a Carrara nel dicembre 1973, che decise di affidare al gruppo "Lotta anarchica"
di
Milano l'incarico redazionale del settimanale. Tale decisione è stata perfezionata nei suoi
particolari pratici da
un apposito convegno della F.A.I., tenutosi a Carrara a metà
settembre. Contemporaneamente al trasferimento della redazione sono state annunciate
novità tipografiche e grafiche.
Innanzitutto Umanità Nova comincerà ad essere stampato dalla cooperativa
"Il Seme", recentemente costituitasi
a Carrara per iniziativa di due giovani anarchici. Il giornale sarà anche rinnovato nella sua veste
grafica, in modo
da presentarsi più vivace e moderno. Il prezzo per una copia è stato aumentato, a
parità di formato e di pagine,
da 100 a 150 lire. Va infine rilevato che, dopo cinquantatre anni, la redazione di
Umanità Nova torna a Milano, dove il giornale
fu fondato (quotidiano) il 26 febbraio 1920. Il 23 marzo dell'anno successivo, subito dopo l'attentato del
Diana,
la redazione fu devastata dalle squadracce fasciste e pertanto fu trasferita a Roma, dove riprese le
pubblicazioni
due mesi dopo per poi interromperle definitivamente nel dicembre del 1922, in seguito a ripetuti attacchi
armati
delle camice nere. Durante la Resistenza Umanità Nova riprese ad uscire
(clandestinamente) a Firenze ed a Roma:
le pubblicazioni regolari ripresero solo all'indomani della "Liberazione", a Roma, prima come organo
della
Federazione Comunista Libertaria laziale, poi come settimanale della F.A.I.. Da allora non ha mai
interrotto le
pubblicazioni. Alla nuova redazione di Umanità Nova i nostri migliori auguri
di proficuo lavoro e l'auspicio di una fraterna
collaborazione.
|