Rivista Anarchica Online
Riabilitazione di stato per un delitto di stato
di Camillo Levi
Sacco e Vanzetti cinquant'anni dopo
Roma, 15 dicembre 2019. I quotidiani del mattino, riprendendo le indiscrezioni trapelate nei giorni
precedenti, annunciano che il consiglio dei ministri ha tra l'altro approvato un ordine del giorno tendente
a fare piena luce sulla "tragica vicenda" dell'anarchico Giuseppe Pinelli. Il presidente del consiglio, nel
corso di un'affollatissima conferenza stampa, afferma: "Noi democratici abbiamo la forza di riconoscere
quelle disfunzioni della nostra giustizia e dei nostri funzionari, a causa dei quali perdeva la vita in
tragiche circostanze mezzo secolo fà il ferroviere Pinelli. Grazie alla forza della democrazia piena
giustizia può essere fatta: la memoria di Pinelli deve essere riabilitata in pieno. Il consiglio dei ministri
ha deliberato di proclamare la data odierna "Giornata in memoria di Giuseppe Pinelli", il cui nome va
così ad iscriversi... (bla, bla, bla)".
Questa cronaca del 2019, cinquantenario dell'assassinio di Pinelli, è certo immaginaria ma non
inverosimile. Tant'è vero che può costituire un'utile premessa per commentare la tanto strombazzata
"riabilitazione" di Sacco e Vanzetti attuata nello scorso luglio negli Stati Uniti. I fatti sono noti: il
governatore del Massachusetts (nella cui capitale, Boston, si tenne il processo contro i nostri due
compagni) ha pubblicamente riconosciuto che quella causa fu "viziata" da pregiudizi ideologici e che la
sentenza di condanna a morte contro Sacco e Vanzetti non può più essere accettata.
Da questa dichiarazione è nata un'impressionante campagna propagandistica, che ha visto tutti i mass-media impegnati a salutare questa nuova grande lezione di giustizia che ci verrebbe dagli Stati Uniti.
Il tema centrale è sempre lo stesso: la forza della democrazia. La "riabilitazione", secondo questo coro
di voci del padrone, sarebbe appunto una dimostrazione che, in regime democratico, la verità prima o
poi riesce sempre a trionfare. Ma quale verità? Quale giustizia? Quale democrazia?
Il caso Sacco e Vanzetti è troppo conosciuto perché noi si debba qui ripercorrere l'intera vicenda, dal
primo arresto di Sacco fino alla loro barbara esecuzione sulla sedia elettrica. La loro innocenza, lampante
fin dal primo momento, fu gridata in tutte le maniere da milioni di persone in tutti i Paesi del mondo:
manifestazioni, comitati, opuscoli, scioperi, attentati di protesta, petizioni, appelli, tutte le vie legali (ed
anche alcuni illegali) furono tentate per strappare al boia i due anarchici italiani. Sacco e Vanzetti
divennero dopo il loro arresto due simboli, due testimonianze viventi che lo Stato americano volle
deliberatamente eliminare per dar prova della sua forza (quella della democrazia, tanto per cambiare).
Tre erano le colpe principali di Sacco e Vanzetti: essere lavoratori, quindi appartenenti a quelle classi
sfruttate ed oppresse dalle quali veniva la più grande minaccia alla pace sociale del capitalismo
americano; essere italiani, cioè appartenenti a quella massa enorme di emigrati che, per sfuggire alla
miseria delle loro terre, avevano portato negli States non solo le loro braccia ma anche le loro idee
sovversive e rivoluzionarie; essere anarchici, cioè militanti in quel movimento che più di ogni altro lotta
contro il sistema vigente (allora come oggi). Queste furono le colpe che i due nostri compagni dovettero
scontare con la morte. Sacco e Vanzetti simboleggiavano tanto per l'opinione pubblica quanto per il
potere la combattività politica e sindacale degli operai, degli sfruttati, degli emarginati, degli emigranti;
la loro volontà di non piegarsi di fronte ai quotidiani soprusi, alle angherie, alle discriminazioni; la loro
capacità di incidere nella dura lotta di classe.
Già negli anni immediatamente precedenti al loro arresto si era andata sviluppando negli Stati Uniti una
violenta "caccia alle streghe" contro tutti gli elementi sovversivi, soprattutto contro quelli di origine
straniera. Centinaia, migliaia di sovversivi erano stati espulsi e forzatamente rimpatriati: tra i più noti in
campo anarchico, ricordiamo Emma Goldman, Alexander Berkman, Luigi Galleani. Naturalmente questa
campagna anti-sovversiva era accompagnata da violente bordate xenofobe, tendenti a riversare sugli
immigrati l'intera responsabilità delle tensioni sociali: il che era sì in parte vero (la politicizzazione degli
immigrati era di gran lunga superiore a quella degli americani), ma non a tal punto da poter far credere
che una volta espulsi gli stranieri la pace sociale sarebbe miracolosamente tornata.
L'importante, come sempre in queste occasioni, era trovare dei capri espiatori ai quali attribuire tutti i
mali della società, occultando così le vere responsabilità derivanti dall'assetto sociale capitalista.
Poco interessò ai giudici di Boston accertare le vere responsabilità riguardo ai fatti imputati a Sacco e
Vanzetti: il potere giudiziario, formalmente indipendente, si dimostrò ancora una volta strutturalmente
legato a quello politico-economico. La sorte di Sacco e Vanzetti era segnata irrimediabilmente.
Nemmeno la straordinaria mobilitazione internazionale, alla quale abbiamo fatto riferimento prima, potè
impedire la crudele esecuzione. La rabbia, l'amarezza, il senso di rivolta contro la bastarda democrazia
americana esplosero alla notizia dell'avvenuta esecuzione. Milioni di lavoratori si riversarono nelle strade
e nelle piazze per esprimere i loro sentimenti. Nelle metropoli come nei centri più piccoli i cortei furono
accompagnati da assalti alle sedi diplomatiche americane, da attentati, da violenti scontri con la forza
pubblica. Intere nazioni furono paralizzate, a volte per vari giorni consecutivi, dallo spontaneo insorgere
delle masse: furono giornate memorabili che confermarono, una volta di più, la convinzione popolare
dell'innocenza di Sacco e Vanzetti e soprattutto la certezza che solo ragioni di prestigio politico stavano
alla base di quel crimine.
Chi riabilita chi?
Se quando ancora erano in vita Sacco e Vanzetti già simboleggiavano per centinaia di milioni di proletari
e di uomini in genere la lotta contro le ingiustizie e lo sfruttamento, dopo la loro morte questa loro
tragica testimonianza di vita, di lotta e di morte non è più stata cancellata dalla memoria popolare. Ne
fanno fede le ricorrenti commemorazioni del loro assassinio, ovunque nel mondo, le numerose canzoni
e ballate a loro dedicate (ultime in ordine di tempo, quella splendidamente interpretata da Joan Baez),
il clamoroso successo del film dedicato alla loro vicenda, ecc. Sacco e Vanzetti non hanno mai avuto
bisogno di essere riabilitati nella coscienza dei popoli, perché sente il bisogno di riabilitare solo chi ha
osato condannare degli innocenti.
Quando però la riabilitazione proviene direttamente dal potere, noi anarchici non possiamo credere
nemmeno per un istante alla "buona fede" dei governanti. Noi sappiamo che i potenti riconoscono i loro
"errori" solo quando ciò sia funzionale alla loro strategia. In questo caso non si tratta certo di "lacrime
da coccodrillo" a testimonianza di una seppur tardiva resipiscenza. Per comprendere con lucidità le
ragioni della recente riabilitazione di Sacco e Vanzetti e soprattutto il perché della vastissima campagna
pubblicitaria "pro democrazia americana" che l'ha accompagnata, è necessario tener presente la politica
del presidente Carter, cioè il cosiddetto "nuovo corso" dello Stato americano.
L'operazione (o meglio la speculazione) Sacco e Vanzetti rientra nella più generale attenzione che Carter
vuol dimostrare di avere per i diritti umani e civili. A capo dello Stato che più di ogni altro si è macchiato
nell'ultimo trentennio dei più grossi crimini (basti pensare al tentato genocidio del popolo vietnamita),
Carter non ci pare certo la persona più adatta per dimostrarsi "sensibile" di fronte a certi problemi. Ma
tant'è, la politica ha le sue regole, delle quali l'ipocrisia è certo tra le principali. Ecco dunque il bigotto
e moralista Carter preoccuparsi (strumentalmente) della sorte dei dissidenti in URSS o della riabilitazione
di Sacco e Vanzetti, certo di raccogliere gli osanna di tutta la stampa "indipendente" e democratica
internazionale. La stessa stampa, d'altra parte, che lascia passare in seconda linea - tanto per fare un
esempio - il recente irrigidimento della politica carteriana nel corso delle trattative con l'URSS per la
riduzione dell'armamento nucleare. Mentre i mass-media sono impegnati a far credere all'opinione
pubblica che Carter non dorme alla notte perché preoccupato di raddrizzare tutte le storture provocate
dai suoi incauti predecessori, lo stesso presidente si adopera quanto mai per difendere e potenziare la
capacità bellica del suo Paese per poter meglio proseguire nella tradizionale politica americana di
repressione generalizzata su scala mondiale.
I governanti americani, colpevoli di aver assassinato la libertà e lo sviluppo di decine di popoli,
responsabili in gran parte delle molte guerre "locali" che si sono succedute nell'ultimo trentennio, capi
in testa - ogniqualvolta necessario - della reazione internazionale, non possono e non potranno mai
riabilitare Sacco e Vanzetti. Vi è una precisa continuità storica tra lo Stato che assassinò Sacco e
Vanzetti e quello che oggi vorrebbe riabilitarli: questa continuità storica della democrazia americana si
chiama Vietnam, Corea, Cile, Attica, Song My, CIA, Hiroshima, aiuti a Franco e a Salazar, sostegno
dei regimi dittatoriali, golpe in Grecia 1967, N.A.T.O., ecc. ecc.
Come nel 1927 l'assassinio di Sacco e Vanzetti servì a colpire i settori rivoluzionari e a dimostrare la
forza del regime democratico contro i suoi avversari, così oggi ci si serve di Sacco e Vanzetti per tentare
di rifarsi quella "verginità" senza la quale ogni regime democratico si mostra nella sua vera essenza di
regime comunque autoritario, di dittatura di classe. È un gioco fin troppo sporco, una squallida
strumentalizzazione che deve essere smascherata.
La vasta campagna pubblicitaria "pro democrazia americana" sviluppata dallo staff del presidente
Carter ha incluso tra i suoi programmi ad effetto la "riabilitazione ufficiale" di Sacco e Vanzetti. La
squallida strumentalizzazione è echeggiata anche in Italia, dove già da diversi mesi operava un
"Comitato per la riabilitazione di Sacco e Vanzetti" presieduto da Pietro Nenni. Il 23 agosto questo
Comitato ha organizzato un'ipocrita cerimonia patrocinata dal PCI. I gruppi Anarchici di Torino sono
intervenuti denunciando questa "riabilitazione di Stato" con slogans e lanci di volantini. Sono nati
degli scontri con il servizio d'ordine comunista che ha richiesto l'intervento della polizia;
fortunatamente nessuno dei compagni è stato arrestato. |
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