Rivista Anarchica Online
L'avvocato del diavolo
a cura di un compagno avvocato
Ho due distinti quesiti da porre:
- esistono armi non da fuoco di cui siano consentiti la detenzione e il porto? Spesso è utile avere
con sé coltelli, mazze, fionde, cappi di acciaio et similia, a scopo controffensivo. Pur non
essendo affatto incline alla violenza, troppe cattive esperienze mi hanno insegnato che un
minimo di potenzialità autodifensiva è indispensabile.
- in caso di perquisizioni personali o domiciliari, o di altri controlli da parte di sgherri, è
possibile la resistenza passiva? (non rispondere alle domande, rifiutarsi di seguirli motu
propriu, ecc.). Se la sbirraglia non è in divisa, è illecito non alzare le braccia per la
perquisizione? È lecito da parte loro scattare fotografie ai compagni, come recentemente ho
visto fare da agenti in borghese?
Spero vivamente in una (anzi, due) risposta.
C.C. (Venezia)
Il concetto di "arma" ha avuto in questi ultimi anni una evoluzione estensiva. Tutta una serie di
oggetti, non da punta o da taglio, come le chiavi inglesi, tubi di ferro, ecc. in base alla normativa
vigente fino all'aprile 1975 non potevano essere considerate "armi" ai fini della legge penale
(anche se da parte della magistratura c'era sempre stato il tentativo di catalogarle come tali).
Per ovviare a ciò è stata fatta la legge dell'aprile 1975 che, anche per evitare che la fantasia
creativa individui nuovi oggetti con funzioni di "arma", ha disposto che sono armi: "i bastoni con
puntale, gli strumenti da punta e da taglio atti ad offendere, le mazze, i tubi, le catene, le fionde, i
bulloni, le sfere metalliche nonché qualsiasi altro strumento non considerato espressamente come
arma chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e di luogo, per l'offesa della persona".
Pertanto qualsiasi oggetto (dall'ombrello al mazzo di chiavi) secondo questa normativa può essere
considerato "arma": la legge richiede, però, che sussistano delle circostanze obiettive per far sì che
un oggetto, altrimenti innocuo, diventi arma. Ma come è facile vedere i limiti posti dalla norma
sono così fumosi che tutto è rimesso all'arbitrio del poliziotto o del carabiniere che ferma una
persona in possesso di uno di questi oggetti: è facile, e l'esperienza di tutti è piena di tali episodi,
per un poliziotto sostenere ad esempio che durante una manifestazione un compagno portava un
ombrello con manico nodoso, chiaramente utilizzabile per l'offesa delle persone!!!
Quanto sopra dimostra che nell'attuale situazione normativa non è possibile portare alcun tipo di
oggetto che possa essere considerato "arma", lasciando così scoperta l'autodifesa dei compagni da
una serie di aggressioni che anche recentemente hanno avuto esito mortale.
Tutti gli oggetti di cui si è parlato, esclusi quindi le armi da fuoco e armi come pugnali, spade e
simili, possono, invece, essere tenuti in casa.
Prima di rispondere al secondo quesito bisogna innanzitutto chiarire e chiarirci quello che un
militante anarchico si aspetta dalla "giustizia". Domande come "è lecito che il poliziotto faccia
ecc." significano credere che se ciò che il poliziotto fa non è lecito, la "giustizia" può rimediare
punendo chi commette tale azione illecita. Questa è la vera "utopia"; credere, cioè, che il potere
punisca le azioni "illecite" dei suoi strumenti (polizia, carabinieri, ecc.).
Premesso questo e ribadito che solo con un rapporto di forza diverso è possibile servirsi delle
minime garanzie poste formalmente dallo stato a "tutela" dei cittadini, rispondo brevemente ai tre
quesiti.
1) È possibile, anzi talvolta è opportuno, non rispondere nel corso delle perquisizioni: al poliziotto
si è obbligati a dare solo le proprie generalità e nient'altro. È chiaro che in caso di mancata
"collaborazione" (tipo dire di chi sono eventuali documenti trovati nell'abitazione - anche
riconoscerli come propri -, oppure fare nomi di altre persone, o altre simili cose) la conseguenza è
un possibile "fermo"; spetta al compagno, volta per volta valutare il tipo di comportamento da
tenere.
Lo stesso discorso vale per eventuali domande fatte in questura o in caserma: chiunque può
rifiutarsi di rispondere su fatti che lo riguardano, facendo presente a chi interroga che, se c'è
qualche accusa, le risposte verranno date al magistrato.
2) In teoria senza un mandato di cattura, o fuori dal caso di arresto in flagranza o di fermo di
polizia (solo per una serie di reati ben precisi) non si sarebbe obbligati a seguire il poliziotto in
questura: la recente normativa ha però dato facoltà ai poliziotti di "fermare" per accertamenti sulla
identità personale: per cui basta che uno sostenga che i documenti di cui si è in possesso possono
essere falsi, per essere obbligati a seguire i poliziotti in questura.
3) Nessuna norma impone particolari comportamenti da tenere durante le perquisizioni, ma in
questo caso, in modo particolare, vale quanto detto nella premessa: se non vuoi alzare le braccia e
il poliziotto te le alza a forza, cosa pensi di fare?, pensi di denunciare il poliziotto? pensi di
reagire? in ogni caso non ottieni nulla dalla giustizia borghese, anzi spesso peggiori la tua
situazione.
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