Rivista Anarchica Online
Ma non tutte/i si vendono
di E. I. (Reggio Calabria)
Ad un'analisi superficiale la società odierna - con l'ovvia distinzione fra aree economicamente
sviluppate e zone arretrate - sembra aver raggiunto una maggiore libertà per ciò che concerne il
sesso ed i problemi ad esso connessi; è la cosiddetta "desublimazione iper-repressiva" che
l'analisi marcusiana ha lucidamente denunciato, ancora più pericolosa perché appunto
nasconde la repressione sotto una parvenza di quasi totale libertà di cui l'individuo godrebbe.
La "rivoluzione sessuale" consiste in una pura e semplice mercificazione dei corpi, maschili e
femminili, ma soprattutto femminili: letteratura, cinema, televisione trasmettono immagini dove
la scena di amore fisico è fine a se stessa; triste pornografia, che niente avvicina all'erotismo
liberatorio. L'incontro di due corpi dovrebbe trasformarsi in un gioco gioioso perché ritengo il
gioco la maggiore manifestazione della creatività umana, in quanto la più pura, priva di
qualunque scopo che non sia quello di "cercare", di inventare per il gusto di inventare. Il
rapporto sessuale - sia esso omo o eterosessuale - anche quando avviene in assenza dell'amore
ha una funzione importantissima dal punto di vista dell'equilibrio psico-fisico, come la scienza
ha dimostrato, grazie anche all'opera di Reich; ma è solo espletamento di un bisogno fisico,
semplice soddisfazione di una pulsione istintuale, la libido. Solo quando esiste l'amore il
rapporto fisico diventa "comunicazione totale"; ma oggi si ha paura di parlare di amore (non è
rivoluzionario!); si teme di essere ridicoli, è pur sempre una faccenda da romanzetti!
Questo timore è anche delle donne ed in maggior misura di quelle che stanno faticosamente
ricercando una nuova identità ed è un timore - questo - legittimo, se si pensa che in nome
dell'amore la donna è sempre stata presa per i fondelli - avendo dovuto sacrificargli tutto -.
I compagni del Collettivo di liberazione sessuale di Milano affermano categoricamente che
"ogni donna si vende per il suo aspetto fisico" ecc., ma non accennano affatto al movimento
femminista, che pur tra contraddizioni e crisi varie (il femminismo resta pur sempre il
movimento più rivoluzionario di quest'ultimo decennio) lotta anche per una nuova sessualità.
Forse i compagni condividono il luogo comune (che nasconde la paura del maschio di perdere
privilegi secolari che la società fallocratica ha loro riservato) secondo cui la femminista ha
inconsci "desideri di castrazione"? Mi pare che la falsità della teoria freudiana dell'"invidia del
pene" sia stata ormai dimostrata (Simone De Beauvoir, Kate Millet, Germaine Greer, per citare
solo alcune teoriche del femminismo). Quella che mi appare esatta è la considerazione che
nessuno sfugge alla repressione, né l'omosessuale né l'eterosessuale, donna o uomo che sia,
anche se è scontato che per l'omosessuale e la donna la repressione è molto maggiore.
È vero - e faccio riferimento al personale - è difficilissimo liberarsi dei "misfatti psicologici" che
l'educazione repressiva scatena, anche per una persona che ha già svolto certe analisi e che
quindi e pervenuta a certe verità, basti pensare al meccanismo che si scatena persino nelle
donne quando - ad esempio - si legge di uno stupro e pensiamo - e non abbiamo neanche il
coraggio di confessarcelo ma per un momento il dubbio ci assale - "forse se l'è voluta" -, col suo
comportamento ha suscitato le voglie del maschio predatore. È molto triste, ma in momenti
come questi tutto il rigore analitico viene inghiottito dai pregiudizi, gli stessi che trasformano
moltissimi "compagni" da rivoluzionari in pubblico a reazionari nel privato.
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