Rivista Anarchica Online
C'è battere e battere
di Un compagno del FUORI (Milano)
Accetto l'invito dei compagni della redazione di "A" e intervengo nel dibattito su "Omosessualità
e liberazione sessuale" aperto dal C.L.S. (Collettivo di Liberazione Sessuale) di Milano con
l'articolo sul battere (1) apparso sul numero di agosto-settembre 1978.
Ho letto e riletto, 3 volte, lo scritto del C.L.S., e sinceramente ho capito ben poco (per scusarmi
dirò che sono una frocia operaia in possesso solo del diploma di terza media, le condizioni
economiche della mia famiglia non potevano offrirmi di più), mi salva forse il fatto che conosco
l'autore/gli autori dello scritto e quindi so, a grandi linee, il loro pensiero sull'argomento.
Io credo che discutere a livello puramente teorico sul battere, non serve assolutamente a niente,
non serve a noi omosessuali e quindi alla nostra lotta di liberazione, né tanto meno agli
eterosessuali (2) e alle donne.
Se è vero, com'è vero, che tutti battono, omosessuali, più o meno checche, più o meno travestiti,
donne, più o meno oggetto, eterosessuali, più o meno maschi, lo è perché tutto ciò che facciamo
è finalizzato ad essere ripagato da piacere fisico, quindi sessuale, ma tra il battere eterosessuale
e quello omosessuale vi è un distacco nettissimo e per ora, purtroppo, invalicabile.
Gli eterosessuali (maschi e femmine) battono ovunque, in tutte le loro situazioni quotidiane, dal
mezzo di trasporto, al posto di lavoro, al bar, nella sede di partito, in tutte le realtà sociali e
immaginabili, per l'omosessuale invece no, questo, per ora, non gli è permesso (eccetto rarissimi
casi), l'omosessuale quindi batte solo in determinati luoghi e in determinate ore, e qui nasce il
ghetto omosessuale, nascono "i luoghi da noi conosciuti", i parchi con cespugli bui e nascosti, i
cinema e i locali frequentati esclusivamente da omosessuali, una serie di situazioni che tutti
sanno che esistono, ma di cui però non si deve e non si può parlare per non turbare le coscienze
dei benpensanti (di destra o di sinistra, in questo caso ha poca importanza), o se invece se ne
parla, specie i mass-media, lo si fa in termini di cronaca nera, di equazione omosessualità =
criminalità (omicidi, droga, mafia, ecc.).
E soprattutto la differenza, tra i due battere, è che nessun eterosessuale è stato picchiato,
derubato, licenziato, curato o addirittura fermato e arrestato perché batteva, cosa che invece
capita frequentemente agli omosessuali.
Quindi non generalizzerei il "tutti battono" bisogna distinguere i due tipi di battere, o meglio e
soprattutto perché alcuni hanno il diritto di battere ovunque e altri no, e qui esce tutta la
tematica della repressione sessuale, della castrazione, delle paure, delle auto-censure che 2.000
anni di cultura clericale, fascista e non ultima stalinista ha perpetrato ai danni e sulla pelle di
chi usciva dalla logica di produzione-riproduzione.
Il battere, per gli omosessuali, indubbiamente è un problema, ma non dobbiamo fossilizzare la
nostra attenzione solo su questo, bisogna che il movimento di liberazione omosessuale, o gay (è
più carino, no?) allarghi il discorso su obiettivi precisi, quali possono essere i mezzi di
comunicazione, i mass-media, per abbattere quel muro di omertà, e di non conoscenza degli
omosessuali, creare un fronte di lotta gay internazionale (l'internazionalismo frocio), per
l'abrogazione delle leggi e delle norme antiomosessuali, impedire le cure degli "psico-nazisti"
sulla nostra pelle (come a Cuba e in Cina, i paesi "socialisti", e dove le ricadute superano il 50
per cento, riusciranno a capire che l'omosessualità non è una malattia?) o arrestati (5 anni di
carcere in URSS, art.121 del cod. penale russo) e impedire che nuove leggi discriminatorie
vengano varate (a novembre, il parlamento greco, discuterà e probabilmente approverà una
legge che infligge un anno di carcere agli omosessuali maschi, le lesbiche non le cita).
L'International Gay Association (I.G.A.) a cui credo che in Italia solo il FUORI! abbia aderito,
ha già annunciato due scadenze, una era il 30 settembre u.s. davanti alle ambasciate e consolati
della Grecia di oltre 10 paesi europei ed extra-europei, l'altra sarà il 25 novembre davanti ai
consolati e ambasciate russe contro l'art.121.
Credo che è attraverso queste piccole cose, facendoci vedere, facendoci sentire, gridando la
nostra gioia di essere froci (non è retorica) che si può lottare per la liberazione sessuale (che
deve comprendere quella omosessuale ed eterosessuale, per forza!; non ci possono essere altre
vie) e che quindi riusciranno anche a far sì che il battere non sia un problema, ma la meta è
ancora lontana, troppo lontana.
Sarebbe interessante che i compagni della redazione di "A" rendessero pubblico il loro parere in
proposito.
1) Uso "il termine battere nel senso gay di andare a cercare (o darsi da fare per trovare, o mettersi
'in mostra' aspettando) qualcuno con cui fare all'amore. Se nel linguaggio dei prostituti e delle
prostitute battere significa cercare clienti, per noi omosessuali invece battere non vuol dire
prostituirsi, bensì semplicemente, cercare altre persone 'che ci stanno'". (M. Mieli "Elementi di
critica omosessuale" pag. 6, Einaudi, Torino 1977).
2) Col termine eterosessuale penso principalmente al maschio.
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