Rivista Anarchica Online
LETTURE
a cura di Nanni Boniolo
Da pochi mesi è uscita una seconda edizione del libro di Paul K. Feyerabend "Contro il
Metodo,
abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza" (la prima risale al 1963) e l'articolo che segue
più che esserne una recensione in senso stretto vorrebbe essere sia una dimostrazione che le
"affascinanti" tesi di Feyerabend non hanno nulla da spartire con l'anarchismo (a parte una
parola usata ambiguamente come solo i non-anarchici sanno fare), sia uno spunto per
cominciare a discutere del problema scienza con specificità. I filosofi della scienza (o
epistemologi) che hanno preceduto questo Feyerabend tentarono, chi in
un modo chi in un altro, di dare o scoprire degli standard nello sviluppo della scienza, cioè
ritenevano che il progresso scientifico avvenisse con delle leggi ben precise, che essi cercavano
di formulare; oltre a questo pensavano che esso fosse cumulativo, vale a dire che ogni teoria
fosse migliore della precedente e la inglobasse come caso particolare. L'uscita del libro di
Feyerabend ha sconvolto questa formulazione razionale della scienza;
infatti in esso prova che non esiste norma epistemologica che non sia stata violata e che la
scienza procede grazie a persone che hanno sentito il bisogno di deviare dagli standard del
razionalismo. Oltretutto, a suo avviso, le teorie sono incommensurabili, cioè non comparabili,
dal punto di vista logico-strutturale e sono paragonabili a dei miti, tant'è vero che quando ci
sono nuovi eventi, nuove teorie o nuovi fatti sperimentali, che sfidano le linee che esse hanno
prestabilito c'è come una "reazione di tabù" da parte degli adepti. Un altro punto importante
è
che le teorie sono imbevute di ideologia e l'immagine che di esse ha la gente, cioè di cose pure
da ogni contaminazione ideologica, è dovuta solo al tipo di insegnamento mistificante attuato
nelle scuole. Benché abbia intitolato il libro Contro il metodo, Feyerabend
non è contro il metodo in genere
ma contro l'uso indiscriminato del metodo razionale. Infatti suggerisce un metodo irrazionale di
agire: la controinduzione, cioè il creare norme che siano contrarie ad ipotesi o fatti accertati.
Però il suo "intento" non è quello di sostituire un insieme di norme generali con un altro insieme
di norme, bensì piuttosto quello di convincere il lettore che tutte le metodologie, anche le più
ovvie, hanno dei limiti. L'unica norma metodologica che lui propone è "Qualsiasi cosa
va bene", cioè qualsiasi ipotesi
per quanto assurda sia, per quanto portata da concezioni metafisiche o da credenze magiche,
può essere usata per creare la nostra conoscenza, che così diventa un oceano sempre
crescente
di alternative reciprocamente incompatibili. In questo "tutto va bene" sta il succo del suo
anarchismo epistemologico. Parlo di anarchismo
epistemologico perché il "compagno" Feyerabend ritiene che esistono tre tipi di
anarchismo: 1) quello politico che si riconosce per la sua opposizione all'ordine delle cose
costituite: allo
Stato, alle istituzioni, alle ideologie che sostengono e glorificano tali istituzioni. L'ordine
costituito deve essere distrutto, così che la spontaneità possa esercitare il suo diritto di iniziare
liberamente quel che meglio crede. Feyerabend ci assicura anche che un anarchico politico usa
la violenza perché questi pensa sia benefica per l'individuo, in quanto libera le sue esigenze e gli
consente di rendersi conto delle forze di cui dispone. Oltre a questo un anarchico politico crede
nella ragione naturale ed ha rispetto per la scienza. (Più volte cita Kropotkin e la sua
concezione della scienza e si chiede come mai un anarchico, che vuole liberarsi da ogni gioco
per conquistare la libertà, non si libera dalla scienza; domanda che secondo me non è poi tanto
stupida). 2) Vi è poi l'anarchismo religioso che è una specie di stadio avanzato
dell'anarchismo politico,
cioè un anarchico politico diventa religioso quando trascende il mondo reale che gli sembra
effimero, corrotto e di nessuna importanza, ed oltre a negare le istituzioni nega tutte le leggi sia
fisiche che morali e considera un modo di esistere non più legato al corpo (scusate se non mi
sono spiegato bene, ma a dire la verità più volte mi sono chiesto che cosa Feyerabend volesse
dire e non l'ho mai capito). 3) Vi è infine l'anarchismo epistemologico il quale non ha
nessuno scrupolo a difendere
l'asserzione più trita e mostruosa. Mentre l'anarchico politico (o religioso) vuole abbattere una
certa forma di vita l'anarchico epistemologico può desiderare di difenderla poiché egli non
ha
nessun sentimento eterno di fedeltà, o di avversione, nei confronti di alcuna istituzione o
ideologia (155), egli assomiglia al dadaista ed il suo unico programma è di essere contro i
programmi: "non esiste opinione per quanto assurda o irreale che egli rifiuti di prendere in
considerazione o in conformità alla quale si rifiuti di agire, nessun metodo è considerato
indispensabile. Detto questo Feyerabend si definisce un anarchico epistemologico, sebbene
preferirebbe essere etichettato come dadaista, anche perché un dadaista non farebbe male ad una
mosca e tanto meno ad un essere umano. Dopo questa sua asserzione viene spontaneo chiedersi come mai
in tutti gli articoli che lo
riguardano venga definito come l'epistemologico anarchico ed una possibile risposta può essere
che questi intellettuali di stato per evitare lo sfascio, a cui le idee di Feyerabend potrebbero
portare, della concezione della scienza come cosa oggettiva e razionale intendono bollare questo
individuo, che ha la sola colpa di aver usato ambiguamente una parola, come mostro
imponendogli un'etichetta così brutta come quella di anarchico, che già da sola dovrebbe creare
un pregiudizio dei benpensanti sul suo libro. Ma non si sono accorti che il tentativo di
Feyerabend è inscrivibile dentro il progetto epistemologico di sempre e cioè quello di
immunizzare la scienza. Infatti tutti gli epistemologi, da Mach a Lacatos, tentavano di
giustificare le scelte scientifiche come le più giuste e le più razionali ed anche Feyerabend
giustifica queste scelte: solo che ha scoperto che la scienza procede anche irrazionalmente e lui
suffraga proprio questa irrazionalità, sebbene come abbiamo visto non neghi la possibilità di
esistenza di elementi razionali al suo interno. Lui dice che la scienza, quale noi la conosciamo,
può esistere solo se lasciamo cadere questa richiesta (cioè quella del razionalismo critico di
Popper) e rivediamo la nostra metodologia. Quindi per Feyerabend l'importante non è cambiare
la scienza quanto rivedere una metodologia, penso invece che per un progetto rivoluzionario
veramente completo sia importante non tanto rivedere una metodologia critica, ma cambiare la
struttura e la definizione di scienza, cosa di cui, evidentemente, un anarchico epistemologico non
si occupa. Così Feyerabend non si preoccupa di questo impegnato com'è a fare esperimenti
gioiosi per andare contro gli standard, ma non si preoccupa nemmeno, come abbiamo notato,
della coerenza, tanto lui è un dada!, e non appena trova nella vita di ogni giorno qualche
difficoltà può ammettere di essere un pusillanime e di avere quindi paura di contravvenire
a certe
norme. Quindi, concludendo, di Feyerabend si può dire che è una specie di dada, e con questo
si
mette al sicuro da ogni possibile critica, mentre dal suo libro si può dire che non è altro che
un
esperimento gioioso forse un po' provocatorio, ma non pericoloso per la scienza
attuale. Infatti rompe solo una concezione vecchia del progresso scientifico con la scienza di oggi,
cioè
le tesi di Feyerabend si possono considerare come un tentativo di innovazione interno alla
scienza. Subiranno quindi il processo che ogni innovazione ha subito: saranno criticate
fortemente da tutti (come sta succedendo a quelle di Feyerabend) e se resistono a queste critiche,
o meglio se ci si accorge che sono funzionali al perpetuarsi del sistema scientifico come è inteso
oggi (e quelle di Feyerabend mi sembra di aver dimostrato che lo sono), saranno inglobate nella
scienza e diventeranno accademiche. Non è quindi una generica innovazione interna alla
scienza, quella che potrà rompere con la sua
struttura fortemente verticale, ma è solo, e questa è la mia proposta di discussione, la
distruzione della struttura scientifica e la sua eventuale ricostruzione, sottolineo eventuale, su
basi completamente diverse.
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