Rivista Anarchica Online
Il dito nella piaga
Salve, ho terminato ora di leggere l'articolo "oggi mi aggrego, domani chissà..."
firmato da Gabriele
R. ("A" 76) ed ho deciso di scrivervi, perché sono rimasta molto colpita. Forse è più giusto
dire
interessata visto che ha ha messo il dito nella piaga. Molte, troppe parole sono state spese per
inquadrare quella che ora è la situazione ma, a quanto
pare, ancora troppo poche per riuscire a cambiare qualcosa, non che con i discorsi si arrivi a
qualcosa di concreto, ma dopo aver tanto discusso, analizzato, studiato si dovrebbe passare
all'azione. Siamo come una macchina, un ingranaggio arrugginito che fa fatica a partire, ma più
sta fermo e più diventa inutile ogni sforzo per metterlo in moto. Eppure sono convinta (partendo
anche da un piano personale) che dentro tutti si abbia una voglia matta di fare qualcosa, forse ci
mancano i momenti di aggregazione, obiettivi più precisi (ora brancoliamo nel buio) e forse solo
una spinta! Giustissimo quello che ha scritto Gabriele riguardo al fatto che molti vivano
un'esistenza schizofrenica, si sdoppino a seconda dell'ambiente in cui vengono a trovarsi. Io per
lungo tempo ho avuto solo dei rapporti formali con persone che poi ho scoperto essere compagni
anarchici. Questo perché non si è più portati ad una grande fede nel proprio credo, nella
pratica
del propro ideale, lo si tiene nascosto per farlo rivivere nei pochi ambiti sicuri, nascosti, (mai ad
esempio a scuola, sul lavoro ecc.). Ci siamo ghettizzati. Ogni tanto ci raduniamo, ci contiamo,
tiriamo le conclusioni del nostro niente e poi basta,
ognuno per conto suo e nulla più, un arrivederci al prossimo censimento e si continua a vegetare
sperando (o no) che prima o poi qualcosa accada! La mia paura è che spunti dal nulla
qualcuno, qualcosa con mille iniziative, magari assurde, e si
tiri dietro le migliaia di persone, giovani soprattutto insoddisfatte, facendogli vedere nuovi
orizzonti: sarà infondata ma esiste. Certo il fascismo ci ha insegnato a non restare sempre
passivi ma ora potrebbe succedere qualcosa di ben più grave senza che noi ce ne accorgiamo
per tempo. Potremmo venire falciati nell'arco di un minuto. Dovremmo darci da fare seriamente,
per sprecare goffi tentativi verso qualcosa, "volando come
vola il tacchino"! Però già io non saprei dove cominciare e in fondo scrivendo a voi queste cose
è come se vi delegassi il compito. Sarebbe bello se tutti (quelli come me) riuscissimo a trovarci
per arrivare a qualcosa. Se con un articolo voi siete riusciti a smuovere dentro di me qualcosa, è
possibile attraverso nuove iniziative creare o meglio costruire finalmente la via del nostro
futuro. (Frase fatta, vero?). Non dovrà essere un costruire su macerie per mantenerci, sentirci
vivi. Mi accorgo di essere un po' assurda a credere in certe cose, ma mai sentirsi vinti di fronte alle
situazioni che si vengono a creare non per il nostro volere, e poi onestamente sono stufa di
sentirmi un orso in letargo ed aspettare fantasticando la mia primavera standomene nell'apatia
più completa in una grotta che non mi va! Mi rendo conto che non è solo con
questo (ciò che ho scritto) che si affronta una situazione.
Prendetele come due righe scritte di getto (e si vede) vi ringrazio se avete avuto la pazienza di
leggere fino alla fine. Spero di esservi riuscita abbastanza chiara!
Elisabetta B. (Milano)
P.S. Sono contenta di aver finalmente trovato "A" anche nell'edicola di casa mia, la credevo
un'utopia! Bene, ora non dovrò più dare la caccia qua e là per leggerla.... Ciao e auguri per
quello che state facendo nella nostra stampa!
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