Rivista Anarchica Online
Congresso C.N.T. - Interviste
a cura della Redazione
Dopo quarant'anni di silenzio
Enrique Marcos, segretario uscente, termina il suo discorso di saluto iniziale gridando "Viva la C.N.T.". Mille
voci
si uniscono alla sua, "Viva la C.N.T ." risuona in tutta la grande sala. Momento demagogico, certo, di facile presa,
indubbiamente, però un fremito mi percorre la nuca e scatto in piedi, rapito da quest'immagine tumultuosa.
Duemila persone tra delegati sindacali, delegazioni straniere e osservatori gremiscono il grande salone dei
Congressi della "Casa de Campo" a Madrid. Li aspetta una settimana densa di lavori, deve essere discusso un
ordine del giorno ampio e articolato, che prende in considerazione aspetti organizzativi, strategici e teorici.
Quarant'anni di silenzio, di clandestinità pesano su questo congresso, molti sono ancora impreparati a un
dibattito
di così ampia portata, mentre gli anziani compagni, quelli che hanno vissuto la rivoluzione, sembrano
disorientati:
ma l'entusiasmo è un ottimo catalizzatore. "questo congresso è forse più importante
di quello del 1936, perché
dimostra la validità dell'anarcosindacalismo spagnolo che risorge dopo quarant'anni di repressione"
dichiara
con voce ferma nonostante i suoi 78 anni un militante del sindacato "Jubilados y Pensionista" di Puerto Segundo,
da 60 anni iscritto alla C.N.T.. "i giovani presenti a questo congresso - gli fa eco Pedro Martinez di
Alicante,
dal 1928 nella C.N.T. - sono i portatori di quegli stessi ideali che si animava non nel '36, quando abbiamo
fatto la rivoluzione". Grande entusiasmo, quindi, che viene rafforzato dalla perfetta organizzazione
tecnica: servizio mensa, stands
regionali, un quotidiano appositamente redatto seguirà tutti gli avvenimenti di questa settimana congressuale.
"In
dieci giorni e cinquanta compagni hanno preparato tutte le infrastrutture dell'edificio: banchi, tavoli,
impianto elettrico e fonico, ecc. - mi spiega Angel del comitato organizzatore di Madrid - ogni giorno
serviamo
dai mille ai duemila pasti ". Ben presto l'entusiasmo lascia il posto a lunghe discussioni sugli aspetti
procedurali: il controllo delle credenziali
dei delegati, il sistema di votazione, ecc. Ma dietro a queste questioni tecniche già si agita la
contrapposizione
che, di fatto, impedirà il normale svolgimento del congresso, tanto che solo pochi punti all'ordine del giorno
saranno discussi e approvati. "Ci sono due correnti strutturate che si stanno fronteggiando per conseguire il
potere nella C.N.T." è la spiegazione di Laura della "Construccion" di Barcellona. "E' normale
che ci sia uno
scontro all'interno del congresso - ribadisce Ines, giovane compagna del "Commercio" di Madrid -
perché tutti
sanno che molti compagni aderiscono alla F.A.I. (Federation Anarquista Iberica), altri alla F.I.G.A.
(federation Iberica Grupos Anarquistas), e altri ancora sono sindacalisti".
Altri compagni non sono dello stesso avviso, Damaso Alvarez dell'Enseñanza di Madrid ritiene che
"Nonostante
i contrattempi di questi primi giorni non stiamo perdendo tempo, ci sono tanti problemi sul tappeto e la
confusione iniziale, può sembrare paradossale, serve a fare emergere i più importanti". Anche
una giovane
compagna del sindacato "Enseñanza" di Madrid esprime un'opinione analoga: "Questo congresso
finalmente ci
ha permesso di conoscere la posizione degli altri sindacati. Ho la possibilità di esprimermi e di far valere
le mie opinioni non solo come lavoratrice ma anche come donna". Alcuni sono dell'avviso che il
congresso è stato fatto prematuramente, Josè Salgado della "Construcción" di
Barcellona "Non si doveva fare il congresso, ma visto che ormai siamo qui l'importante è che vengano
riaffermati i principi rivoluzionari che sempre hanno caratterizzato la C.N.T.". Della stessa opinione
è il compagno Quimet della F.A.I. e segretario della Federazione Locale di Catalogna:
"Credo che questo convegno riaffermerà lo spirito rivoluzionario del 1936, uno spirito sempre valido
anche
nella Spagna degli anni ottanta. Questo vuole dire che non dobbiamo rinunciare a nessun principio
anarchico, ma che dobbiamo riaffermarli con maggior vigore". Altri, più che sui principi
preferiscono puntare l'accento sui problemi immediati. Ines: "Credo che il compito
prioritario sia l'impostazione di una strategia nel mondo del lavoro. Perché anche se ritengo di subire una
forte discriminazione in quanto donna, prima di tutto sono una lavoratrice ". Damaso Alvarez amplia questa
posizione precisando che "I problemi più importanti da definire sono: l'atteggiamento della C.N.T.
rispetto
ai contratti collettivi, rispetto alle elezioni sindacali, la valutazione critica della storia della C.N.T., e anche
lo sfruttamento e l'oppressione non direttamente legati al mondo del lavoro". Molti però
lamentano che i problemi di oppressione sociale vengano completamente ignorati nel dibattito
congressuale, Angelines di Madrid è molto esplicita: "Non mi sento rappresentata in questo
congresso... c'è
molta confusione e poco anarchismo. Il problema della donna viene completamente ignorato. Il maschilismo
è presente nella C.N.T. così come nelle altre organizzazioni politiche". "Non
è vero - sostiene Manolo della "Costruccion" di Valenza - anzi ritengo che con la inclusione
di altri
campi di lotta (quartieri, femminismo, ecologia, ecc.) nella strategia della C.N.T., acquisteremo maggiore
forza. Comunque rimango convinto dell'importanza fondamentale del lavoro di fabbrica per poter cambiare
la società". Ci sono anche problemi di carattere regionale che diversi delegati vorrebbero
discutere. "Lo sfruttamento e
l'oppressione nel paese basco assumono un aspetto particolare - spiega Gerardo Redondo del "Metal" di
Baracaldo - perché questi si assommano all'oppressione politica esercitata dalla classe dominante di
Madrid.
Il problema non si risolve con il nazionalismo dei movimenti separatisti, per noi anarchici questi movimenti
non rappresentano i reali interessi dei lavoratori. Questo non è stato capito dai redattori della rivista
libertaria Askatasuma che sono entrati in una logica errata sostenendo il partito Herri Batasuna alle
ultime
elezioni e che si sono autoesclusi dalla C.N.T.. Bisogna rendersi conto che la borghesia e l'oligarchia basca
sono nemici dei lavoratori, così come lo sono la borghesia e l'oligarchia di Madrid". Lo scontro
nel Congresso si fa sempre più acceso, la segreteria uscente viene messa sotto accusa da molti
sindacati, ma più che su questioni politiche l'attacco verte sulla relazione della Commissione per la revisione
dei
conti: alcune spese fatte dalla segreteria non avrebbero giustificazione. Si tratta evidentemente di un pretesto, Luis
Andres Edo della "Construccion" di Barcellona ce lo spiega: "Lo scontro in atto nel congresso sulla relazione
della segreteria uscente, nasce da una critica che molti sindacati fanno alla gestione di questa segreteria.
Perché avviene questo? Le ragioni sono molte. Ce n'è una, in particolare, che ha suscitato molto
risentimento:
uno dei membri della segreteria, Jesus Garcia, ha condotto in questi mesi una campagna di auto-candidatura
come segretario nazionale. Ora, dato che molti sindacati non sono d'accordo con la gestione dell'uscente
segreteria, e anche con l'operato di Jesus Garcia, segretario delle relazioni internazionali, questi sindacati
hanno deciso di disapprovare l'operato della segreteria per impedire a Garcia di venire eletto segretario."
Allucinante, ma purtroppo la contrapposizione si va accentuando e si utilizzano tutti mezzi per prevalere, molti
sono scoraggiati dall'andamento del congresso: "la lotta in corso non serve allo sviluppo della C.N.T.-
lamenta
con aria stanca Juan Luis Maso di Bilbao - tutto quanto sta accadendo influirà negativamente sul
futuro della
confederazione". Ribatte Miguel del Metal di Baracaldo "diciamolo francamente, la F.A.I. sta
assumendo una
posizione preminente nel congresso e porta avanti lo scontro per conquistare le cariche nella segreteria
nazionale". Occhi cerchiate dalla stanchezza, i nervi a fior di pelle, aggressività e apatia, accuse
e contro accuse, richiamo ai
principi, velleitarismo, cresce frattanto una diffusa sfiducia, riflesso anche di una crisi che in questo ultimo anno
ha investito la C.N.T.. Fernando Montero del sindacato "Transportes" di Madrid è però ottimista:
"La cosiddetta
crisi della militanza all'interno della C.N.T. è più apparente che reale. Certo molti se ne sono andati,
ma si
trattava di gente che aveva una visione irreale o distorta della C.N.T., mentre molti altri si sono avvicinati
e portano avanti un intervento più adeguato alle necessità di un sindacato". Le grosse,
e mai risolte, contraddizioni della C.N.T.: sindacato o movimento rivoluzionario, struttura con
organismi dirigenti e che nel contempo nega potere ai dirigenti, rivendicazioni immediate e progetto
rivoluzionario, questi e altri ancora sono i nodi su cui si avviluppa, implicitamente, il confronto. E se molti sono
convinti che la conquista della segreteria nazionale sia elemento fondamentale per poter determinare le linee
strategiche della C.N.T., vi è anche chi, come Luis Andres Edo, ritiene che "la migliore struttura
organizzativa
che la C.N.T. possa avere, è una struttura che non funzioni. Solo così non potrà soffocare
l'iniziativa dei suoi
militanti". Un dibattito così acceso non lascia certo spazio a riflessioni meditate, tutta la
problematica posta dalla nuova
dinamica sociale ed economica viene ignorata, ma un fatto così grave non sembra impensierire i congressisti.
Quimet è esplicito a questo riguardo: "Certo la C.N.T. non ha ancora approntato una analisi della
realtà
socioeconomica della Spagna di oggi, ma questa verrà fatta dopo il convegno, cioè quando le
posizioni della
C.N.T. saranno state definite con precisione". Juan Gomez Casas, segretario nazionale e della C.N.T.
durante il periodo della ricostituzione, vorrebbe operare
una sintesi tra le due diverse concezioni che si fronteggiano (anarcosindacato e organizzazione globale):
"Anche
se il congresso ha riaffermato la continuità con il passato, la C.N.T. deve arricchirsi comprendendo la nuova
realtà attuale. La C.N.T. resta innanzitutto un sindacato, e deve occupare il posto che le compete
perché la
sua missione è quella di sviluppare l'anarchismo nel mondo del lavoro. Questo sta a significare che la C.N.T.
è un "aspetto specializzato" dell'anarchismo, ma nel contempo non può ignorare ciò che
succede fuori dal suo
ambito, perché come anarcosindacalisti il nostro lavoro non si esaurisce nella fabbrica, ma dobbiamo farci
carico anche dei problemi ecologici, delle lotte nei quartieri, delle lotte degli emarginati. Però non dobbiamo
nemmeno trasformare la C.N.T. in una organizzazione globale, perché ritengo che tutto il ventaglio delle
lotte
possibili debba essere assunto dal movimento libertario, di cui la C.N.T., torno a ripeterlo, è un "aspetto
specializzato". Dobbiamo fare in modo che le diverse lotte siano complementari le une alle altre e quindi
creare un coordinamento tra gruppi specifici (antimilitaristi, ecologici, femministi, culturali, ecc.) e la
C.N.T.. Solo in questo modo l'azione sarà più incisiva e organica". Ma la
possibilità di sintesi tra le diverse correnti, risulterà impossibile, al punto che molti sindacati
abbandoneranno i lavori del congresso, ricusando lo stesso congresso e non accettandone i deliberati. Cosa
succederà nella C.N.T.? Potremo dirlo solo tra qualche mese. Già fin d'ora, però, si
prevedono tempi difficili e
questo congresso è servito a chiarire ben poco, mentre ha reso evidenti grossi contrasti. Staremo a
vedere.
Gli apaches della C.N.T.
Pep Castells, del Sindacato della Construccion di Barcellona e redattore di Solidaridad Obrera. Gli appartenenti al tuo sindacato vengono chiamati "gli Apaches". Perché questo strano nome?
Non c'è una ragione precisa. Il nome apparve la prima volta sul quotidiano "El
Pais" in relazione alla nostra
concezione del sindacato visto come una organizzazione che non si occupa solo di problemi del mondo del
lavoro, ma che vuole appoggiare anche le lotte degli emarginati.
Quali sono le tue impressioni su questo congresso?
Le lunghe discussioni di carattere procedurale sono un tentativo per ritardare le discussioni di carattere
ideologico, visto che ci sono posizioni molto diverse e che manca una volontà di sintesi.
Puoi descrivere le "correnti" che si stanno affrontando nel Congresso?
Alcuni sindacati sostengono una linea che può essere definita "sindacalista rivoluzionaria". Questa si
contrappone
ad un'altra, molto più numerosa, che vuole riaffermare la validità dell'anarcosindacalismo. La
divisione non è
comunque chiara, perché nel filone "sindacalista rivoluzionario" troviamo sia sindacati che nella pratica si
comportano secondo modelli di sindacalismo europeo (e cioè riformista) sia sindacati che si muovono con
una
logica da partito politico. Così pure nel filone anarcosindacalista abbiamo sindacati che si rifanno ad una
concezione anarcosindacalista "classica" e sindacati che vorrebbero inglobare nella loro tematica anche problemi
non strettamente legati al mondo del lavoro.
Puoi spiegare un po' più ampiamente queste due ultime concezioni della C.N.T.:
anarcosindacalismo classico
e sindacato come organizzazione globale?
Purtroppo queste due concezioni molto spesso sono viste come occasione di scontro, più che di dibattito
teorico.
Comunque credo che una concezione puramente sindacale interessata unicamente alle relazioni di produzione,
nella società attuale non abbia molto senso, soprattutto se consideriamo le modificazioni intervenute nella
struttura di classe. La concezione "globalista" non rifugge da una struttura organizzativa, anzi a mio parere meglio
si adatta alla dinamica attuale che non vede nelle relazioni di produzione la forma principale di sfruttamento. Ci
sono altre forme di sfruttamento importantissime al di fuori del mondo del lavoro: i padroni hanno cambiato
aspetto. Non si può non tener conto dell'intervento dello stato in tutti gli aspetti della vita sociale e del
controllo
tecnocratico che viene esercitato. Tutto questo richiede un altro tipo di organizzazione e l'anarcosindacalismo
classico è insufficiente per fronteggiare questa nuova situazione.
Perché mi hanno attaccato
Enrique Marcos, segretario uscente della C.N.T.
Come spieghi le critiche, a volte molto violente, che numerosi delegati hanno fatto la tua attività
di segretario
nazionale della C.N.T. e anche a tutta la segreteria nel suo complesso?
Io credo che coloro che mi hanno attaccato sono soprattutto coloro che vogliono una C.N.T. immobile, o peggio,
ripiegata sul suo passato. Un passato glorioso senza dubbio, ma gli anni ottanta sono molto diversi da quelli della
rivoluzione. Oggi noi dobbiamo avere una strategia adeguata alla nuova dinamica imposta dal capitalismo
avanzato e dal capitalismo di stato. La C.N.T. non può oscillare tra passato e presente, ma deve collocarsi
decisamente nel presente e, soprattutto, guardare al futuro. Molti mi hanno attaccato perché credevano che
avrei
cercato di farmi rieleggere. È completamente falso. Ma bisogna ricordare che nella segreteria dimissionaria
c'è
qualche compagno giovane che poteva essere il portavoce della nuova C.N.T.; gli "immobilisti", con accuse false
e non provate, hanno voluto screditare l'intera segreteria per non permettere l'elezione a segretario di questo
giovane compagno. In questa operazione la C.N.T. dell'esilio ha giocato un ruolo importante. I compagni
dell'esilio (a cui va il merito di aver tenuto vivo l'anarcosindacalismo durante questi ultimi quarant'anni), proprio
per le condizioni oggettive dell'esilio e cioè l'essere al di fuori delle lotte in Spagna, si sono trasformati nella
retroguardia di un cosiddetto filone "ortodosso" della C.N.T., che in realtà null'altro è che puro e
semplice
immobilismo.
A colloquio col nuovo segretario
Josè Bondia, nuovo segretario nazionale della C.N.T..
Qual è la tua opinione sullo scontro che si sta producendo nel Congresso?
Da una parte c'è l'anarcosindacalismo "classico", ma tuttora attuale, appoggiato dall'anarchismo,
anch'esso
classico, e dall'altra un conglomerato di tendenze che vanno dal sindacalismo riformista fino ad alcuni gruppi
anarchici specifici, attraverso una serie di posizioni variamente configurate. Lo scontro è prodotto dalla
volontà
di alcuni sindacati, che pretenderebbero di cambiare i postulati di base della C.N.T.. La precedente segreteria era
all'interno di questo conglomerato e ha commesso molti errori, di cui alcuni gravissimi. Un esempio: da organismo
rappresentativo della C.N.T. si voleva trasformare la segreteria in organismo esecutivo, cioè in un organismo
con
potere decisionale autonomo.
Qual è la tua opinione sulle due grosse tendenze presenti oggi nella C.N.T., che vanno sotto il
nome di
anarcosindacalismo classico e di organizzazione globale?
Io non sono partigiano di nessuna delle due concezioni. Penso che la C.N.T. non possa ridursi a svolgere un
lavoro puramente sindacale, ma ritengo che non debba trasformarsi in un "movimento". Ciò premesso ritengo
che
oggi prioritariamente dobbiamo radicarci nello scontro in atto tra lavoratori e padroni, successivamente, grazie
alla posizione di forza acquisita nel mondo del lavoro, potremmo intervenire proficuamente negli altri settori:
ecologia, antimilitarismo, ecc.
Nel Congresso sono stati approvati i principi, tattiche e finalità della C.N.T., prima che venisse
sviluppata
una analisi sulle tendenze della Spagna attuale, della sua dinamica sociale, delle nuove forme assunte dallo
sfruttamento. Non pensi che sarebbe stato necessario esaminare questi problemi prima di definire le modalità
di intervento?
Certo lo stato moderno è molto diverso da quello di quarant'anni fa, però ci sono delle cose che
non sono
cambiate: i lavoratori sono sfruttati, i padroni continuano a sfruttare, i lavoratori vengono licenziati,
subiscono
una situazione ingiusta... prima di saper fare delle grosse analisi sulla nuova società, dobbiamo essere capaci
di
far riassumere un lavoratore ingiustamente licenziato. Dopotutto la nostra azione è abbastanza semplice:
essere
in grado di contrastare l'azione dei padroni ed essere uno strumento in mano ai lavoratori. Certo bisogna
analizzare molte cose: bisogna studiare il problema delle multinazionali, l'infiltrazione dello stato nella
società
civile, negli stessi sindacati. Ma il nostro compito è soprattutto la difesa immediata dei lavoratori. Quando
ci
saremmo consolidati potremmo sviluppare anche queste analisi.
Ma non pensi che la comprensione della situazione attuale che possa influire anche sulla scelta dei mezzi
da
utilizzare?
Quello che dice è vero, però bisogna tenere presente che in questi ultimi tre anni abbiamo dovuto
riscoprire che
cos'è la C.N.T., il lavoro di analisi verrà fatto successivamente, perché riconosco che
è molto importante.
Cosa ti aspetti da questo congresso?
Se il congresso non si risolve in un disastro, cosa che è possibile, credo che la C.N.T. possa fare un gran
passo
avanti. Ci sono moltissimi lavoratori che aspettano la conclusione di questo congresso per iscriversi alla C.N.T..
Speriamo di uscire dal congresso con le idee chiare per le lotte di domani.
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