Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 10 nr. 82
aprile 1980


Rivista Anarchica Online

Risate Amare
di R. Brosio

Tempi magri, questi, per chi va cercando motivi di soddisfazione. Anche a guardarsi intorno con l'occhio più benevolo possibile, anche a decidere di volersi accontentare a tutti i costi, è difficile trovare qualcosa che possa rallegrarci: per poco che ti soffermi a meditare sugli avvenimenti, ti accorgi che c'è sempre più da piangere che da ridere. Prendi per esempio la raffica di detenzioni con cui il pasticcio dell'Italcasse è assurto agli onori delle cronache. All'inizio, quando abbiamo visto quei grossi personaggi finire in galera, non abbiamo potuto reprimere un brivido di piacere. D'accordo che a colpire una tal genia di fetentoni non è stato un colpo di livella rivoluzionaria, ma l'attività, di norma scarsamente egualitaria, di uno dei nostri beneamati corpi separati. D'accordo che è assai improbabile che i fetentoni in oggetto siano destinati a rimanere dentro a lungo. D'accordo, anche, che coloro i quali andassero al loro posto non potrebbero essere molto diversi dai predecessori: non è cambiando la merda che si può impedire che i cessi puzzino, ché, anzi, quella nuova e "fresca" (è noto) spesso puzza più di quella vecchia e rinsecchita. D'accordo. Ma, in fondo, perché non essere (sia pur blandamente) soddisfatti che anche qualcuno di "loro" abbia modo di provare le delizie della repressione? Fa male, eh? Adesso che è diretta contro di voi, la discrezionalità dei giudici vi va meno a genio, il loro potere di disporre della libertà altrui vi pare meno auspicabile. Eh? E non vi dispiacerebbe che in casi del genere (solo in casi del genere, beninteso), prima di additare integerrimi funzionari della pubblica esecrezione, fosse assicurata una maggiore cautela da parte degli inquirenti, un po' più di riguardo, un po' più di garantismo, insomma. Eh?
Ma sono gioie effimere. Basta pensarci sopra un momento, e ti accorgi che è impossibile che sia tutto così semplice, cioè che gli arresti dell'Italcasse siano fini a se stessi, originati soltanto dalle velleità moralizzatrici di qualche magistrato in cerca di gloria. Basta avere una minima esperienza "del mondo" per rendersi conto che tutto lo scandalo non sarebbe mai scoppiato se non avesse un suo significato "strumentale", se non dovesse servire, nel complesso, a qualche operazione di "alta politica", a qualche manovra tra i partiti di governo o aspiranti a diventarlo. E forse non è nemmeno tanto difficile da identificare, una tal manovra: un siluro contro Cossiga, probabilmente, una "spintina" per "invogliarlo" a togliersi dai piedi, condita con qualche regolamento di conti democristiano, dopo gli esiti del Congresso.
Ma quand'anche ciò fosse, quand'anche ci sbagliassimo in merito ai connotati particolari della faccenda, non per questo potremmo dubitare che la manovra esiste, quale che sia, ed è lì, con la sua presenza, anche solo col dubbio della sua presenza, ad avvelenare le nostre misere gioie da quattro soldi. Come ridere immaginando Dell'Amore (o chi per lui) sottoposto a ispezione anale al suo ingresso in carcere, quando forse un'ispezione anale ben più accurata viene preparata per noi, nei recessi del Palazzo, da chi ha dato l'avvio a tutta la storia dell'Italcasse, imbeccando i giudici, indirizzando le indagini, fornendo i nomi, e via dicendo? Siamo solo gli spettatori di uno spettacolo rappresentato in gran parte con il sipario abbassato. Come è possibile divertirsi, in queste condizioni? Chi ride davvero, che consapevolmente gongola di soddisfazione )almeno per ora), sta dall'altra parte del tendone, nascosto ai nostri occhi. E, forse, di tanto in tanto, ci spia, pronto a schernire i nostri rari, sciocchi momenti di ilarità. Guardali, guardali. Se la spassano con Evangelisti, che si è lasciato scappare l'ammissione di aver ciucciato quattrini poco puliti. Quasi lo compatiscono, poverino, e non si chiedono come mai l'accorto braccio destro dell'uomo più accorto d'Italia (così è stato definito) sia diventato improvvisamente così maldestro da incappare nell'infortunio dell'intervista eccetera eccetera.
Come per il calcio. Anche qui, all'inizio, qualcuno di noi ha creduto di poter rallegrarsi, quando è scoppiato il bubbone delle scommesse, delle partite truccate e tutto il resto. Cazzo, abbiamo detto, finalmente l'oppio dei popoli numero due (o numero uno?) Svela il suo vero volto. (Anche Lotta Continua ci ha confortato: "è caduta l'ultima fede", ha detto). Adesso che salta fuori che anche lo sport è solo una grande combine, un lurido imbroglio, adesso che il grande portiere si vede che è un fetentone anche lui, e il goleador un prostituto, e l'arbitro idem, adesso chi andrà più a perdere il suo tempo alle partite, chi continuerà a scaricare le sue tensioni personali sui risultati del campionato, chi accetterà l'aumento dei prezzi purché la squadra del cuore vinca? Chi? Tutti. La domenica dopo, gli stadi erano pieni, come al solito. E gli striscioni dicevano "viva qua, abbasso là". E nei bar, la gente continua a discutere se quello era un rigore e quell'altro un fuorigioco, e non se quella partita era truccata e quanto avrà fruttato e a chi. La gente è sana, ha commentato il solito giornalista sputasentenze, va allo stadio perché vuole vedere del bel gioco, e basta, senza morbose curiosità scandalistiche. Certo, certo. Pensate a come se la gode, chi ci spia da dietro il sipario, sul palcoscenico chiuso alla vista. Ma è poi vero che noi siamo gli spettatori? Non saremo per caso gli attori, i pagliacci inconsapevoli di questo gigantesco circo, che tengono allegri con la loro idiozia il piccolo pubblico dei nostri astuti impresari?