Rivista Anarchica Online
a Danzica, intanto
a cura della Redazione
Mentre questo numero va in stampa, si susseguono tumultuose le notizie dai cantieri e dalle
fabbriche polacche. L'agitazione operaia, che dura ormai da settimane, si sta allargando a
macchia d'olio, interessando un'area sempre più vasta. Si precisano le informazioni sulle
piattaforme di lotta, che non si limitano a pur significativi aumenti salariali, ma coinvolgono
l'intera struttura di potere in Polonia. Ancora una volta in Polonia, come nel '56, come nel '70, è
proprio la classe operaia (quella che dovrebbe "essere al potere") ad ergersi a protagonista di una
lotta che, per il contesto dittatoriale nel quale si sviluppa, dimostra la profondità delle sue radici e
la tenacia dei suoi protagonisti. Certamente avremo occasione di riparlarne sui prossimi numeri. Qualche spunto
significativo di riflessione ci viene offerto intanto dalle reazioni e dalle
dichiarazioni sugli avvenimenti polacchi da parte delle forze politiche e sindacali italiane. A
parte i comunisti, come sempre in queste occasioni impegnatissimi ad arrampicarsi sugli specchi
per prender le distanze... ma non troppo, tutti naturalmente hanno sfruttato le vicende polacche a
proprio vantaggio. Eppure ciò che più colpisce è la moderazione con la quale i politici e i
sindacalisti nostrani hanno affrontato la "questione polacca". Solidarietà con i lavoratori polacchi e un
po' di anticomunismo certo non guastano, ma
soprattutto dalle loro dichiarazioni traspare la preoccupazione per il valore esemplare delle lotte
di Danzica, Stettino, ecc.. Ad esaltare troppo l'intraprendenza della classe operaia polacca si
rischia di stimolare quella dei nostri lavoratori: un rischio, questo, che i padroni ed i burocrati
sanno di non poter correre, soprattutto in tempi di crisi e di tensioni sociali come i nostri. Ecco
perché anche i sindacati confederali, di fronte ad una lotta che esce dagli schemi istituzionali e
che sembra privilegiare il momento assembleare, hanno esitato per molti giorni prima di
esprimere una solidarietà tutto sommato formale.
|