Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 97
dicembre 1981 - gennaio 1982


Rivista Anarchica Online

Ributtiamoci nella mischia
di Franco Melandri

Le cronache di fine ottobre ci hanno parlato di una inaspettata rinascita del movimento pacifista in tutta Europa; una rinascita probabilmente favorita anche dalle incaute (ma quanto rivelatorie!) dichiarazioni di Reagan circa una possibile guerra nucleare limitata all'Europa.
Preso dunque atto del positivo risorgere delle istanze di pace non bisogna tuttavia sopravvalutarne la portata, innanzitutto perché occorrerà vedere come si svilupperanno le cose nei prossimi mesi (soprattutto dopo gli incontri fra Schmidt e Breznev e fra Haig e Gromiko) mentre, in secondo luogo, è necessario valutare quali effetti può avere la presenza, all'interno del movimento, di organizzazioni e correnti fra loro tanto diverse. Occorre infatti sottolineare che la forza, ma anche la debolezza, dell'attuale movimento pacifista sta proprio nella grande eterogeneità delle posizioni presenti al suo interno. Nelle succitate manifestazioni abbiamo infatti visto marciare fianco a fianco radicali e comunisti, anarchici e militanti della Pax Christi, socialisti pentiti o dissidenti e militanti della Lega per il Disarmo Unilaterale; non sono neppure mancate le facce di bronzo (basti pensare al DC Granelli; a Manca, dirigente socialista e ministro nel governo Spadolini; a Lama che a suo tempo approvò il pestaggio sindacale dei radicali che, davanti alla "Beretta", manifestavano contro le fabbriche di armi) tutti uniti, come appunto nella Perugia-Assisi, nel tentativo di mostrare come anche le istituzioni "democratiche" abbiano una coscienza pacifista. Detto questo viene naturalmente da chiedersi se il movimento per la pace sia realmente autonomo dai giochi politici ("senza partito" come qualcuno si è affrettato a dire) o se invece non si presti, più o meno consciamente, a questi stessi giochi, come potrebbe far pensare, ad esempio, la riunione tenuta a Roma il 12 novembre da PdUP, DP, Lega dei Socialisti al fine di "coordinare" le iniziative del movimento. Credo che tutte e due le ipotesi siano vere.
Se è infatti vero che nei mesi scorsi il movimento pacifista è cresciuto silenziosamente sotto la spinta quasi esclusiva di gruppi autogestiti ed al di fuori della logica dei partiti è altrettanto vero che non appena il movimento ha cominciato ad allargarsi si sono visti i partiti che a suo tempo votarono contro l'istallazione dei Pershing II e dei Cruise (senza che poi nulla di pratico seguisse questa decisione) precipitarsi sul movimento con tutto il loro peso organizzativo e politico. Fatto questo che se da un lato ha contribuito non poco a rendere di massa le manifestazioni ha però anche contribuito a rendere meno chiare e "leggibili" le istanze su cui buona parte del movimento si muove.
Il "movimentone" pacifista si regge quindi sulla contraddittorietà; credo infatti che ben pochi si illudano sulla consistenza del pacifismo della dirigenza comunista, sempre disposta a svendere le istanze di pace in cambio di una partecipazione più o meno diretta al governo; così com'è chiaro che buona parte dei militanti comunisti sono soprattutto contro gli euromissili targati USA mentre sono ben disposti verso quelli targati URSS.
Davanti a tutto questo anarchici e libertari si sono trovati quasi "spiazzati" ed hanno spesso agito in maniera contraddittoria. Da un lato alcuni compagni si sono, di fatto, accodati al "movimentone" gridando "pace" ma lasciando che altri prendessero le iniziative e tralasciando (o quasi) di qualificare la loro presenza, sottolineando come non basti dirsi contro ai missili mentre è necessario lottare a fondo per la scomparsa di qualsiasi struttura militare e militarista. D'altra parte altri militanti anarchici si sono tirati in disparte guardando, con aria di superiorità, alla confusione presente nel movimento, forti della chiarezza e della "inconciliabilità" delle nostre idee. Personalmente rifiuto ambedue queste posizioni, pur comprendendo le motivazioni di ambedue le scelte.
Credo sia giusto, necessario e doveroso essere presenti ed attivi laddove qualcuno si muove, anche confusamente, per un obiettivo anche nostro (la pace, intesa anche nel senso notevolmente restrittivo di non belligeranza fra i blocchi) ma reputo sia anche irrinunciabile chiarire sempre come per noi sia confuso e limitativo schierarsi solo contro i missili o le atomiche non combattendo contemporaneamente sia contro le strutture militari che contro la matrice delle strutture militari stesse: lo stato, di qualsiasi forma e colore si amanti. Credo sia sciocco isolarsi - in nome di una "purezza" mal interpretata - rinunciando a far sentire la nostra voce laddove essa potrebbe essere meglio ascoltata e, forse, anche ben accolta: soprattutto ora che gli spazi sociali a noi favorevoli sono sempre più scarsi. Penso sia quindi giunto di nuovo il momento di "buttarsi nella mischia". Buttarcisi non certo per creare "fronti unici" o alleanze utili a nient'altro che a creare confusione all'esterno del nascente movimento ed attriti settari all'interno.
Credo invece sia nostro compito agire nel movimento per far sì che esso si ponga sempre più decisamente e chiaramente su di un terreno antimilitarista conseguente e che quindi oltre agli euromissili combatta tutti i blocchi militari e tutti gli eserciti, grandi o piccoli, "democratici" o no che siano. È necessario operare dall'interno del movimento al fine di distruggere ogni residua fiducia nelle istituzioni, nelle forze che ad esse fanno riferimento e nelle trattative di vertice che ad altro non servono, nella migliore delle ipotesi, a rendere un po' meno instabile "l'equilibrio del terrore" mentre continuamente rafforzano il controllo delle superpotenze sul mondo.
Dobbiamo anche noi operare per far sì che le centinaia di migliaia di persone scese in piazza negli ultimi mesi siano solo l'inizio di una mobilitazione ancor più vasta; una mobilitazione che si caratterizzi, oltre che negli obiettivi, sempre più per l'uso di metodi di lotta extraistituzionali, operando contemporaneamente perché figuri alla Manca o alla Granelli trovino pane per i loro denti, se ancora avessero la velleità di ripresentarsi ad una manifestazione per la pace.
Tutto questo, però, rispettando la pluralità di visioni presenti nel movimento; confrontandosi anzi con esse non con spirito settario ma operando - quando e fin dove si può - con i settori più aperti, rafforzando però la polemica contro tutti gli assertori (più o meno in buona fede) di eserciti "più democratici" e del "disarmo bilanciato", e cioè contro PCI, PdUP & Co.
Avremo la capacità e la maturità di fare tutto questo? Non lo so, so però che sarebbe sciocco e suicida non provarci.