Rivista Anarchica Online
Ben venga il computer
Cari compagni, sono a
disagio dopo aver letto l'articolo di Maria Teresa Romiti sull'ultimo numero di
"A". Questa paura dell'"informatica" (o della "telematica" o della "robotica" che sono la
stessa roba), espressa da M.T.R. mi spaventa! (e questo vale anche per l'articolo di
Fausta B. nel numero di dicembre/gennaio e per quello di Pietro Flecchia sull'ultimo). Per prima cosa, penso che la tecnica, di per sé, non è né buona
né cattiva. Anche se si
può dire che una tecnica come l'energia nucleare sia cattiva in tutti i casi, sia che venga
usata da una società capitalista che da una società comunista o libertaria, perché è
scientificamente una tecnica distruttiva. Diverso
è il caso dell'informatica, della telematica, della robotica. Come tipografo,
lavoro con una macchina di fotocomposizione computerizzata che mi permette di
produrre tre volte di più di quanto si produrrebbe con una macchina manuale. Il mio
sogno è che fossimo in tre addetti alla macchina per lavorare ognuno solo un terzo del
tempo normale. Purtroppo, siccome siamo una tipografia anarchica, sono l'unico addetto
alla composizione e faccio, senza troppo faticare, il lavoro di tre persone, con l'aiuto di
una macchina computerizzata. Dunque, lo scopo
più importante del movimento è, oggi, di prendere in mano la proprietà
dei mezzi di produzione per avere la possibilità di: 1) eliminare tutti i parassiti; 2)
produrre merce utile; 3) dare lavoro a tutti per tale produzione; 4) dare a tutti la
possibilità di vivere bene grazie a questo lavoro. Ma per tornare a quanto detto sopra, la paura di M.T.R. mi fa pensare alla paura del
fulmine da parte dell'uomo primitivo, vale a dire la paura dell'incognito. Ma "incognito",
per colpa di chi? M.T.R. dice: "dall'altra (parte) l'accesso ai dati nudi e crudi è coperto
da una cortina di silenzio!". Conosco almeno due riviste di informatica, in vendita in
edicole, che sono alla portata di chiunque abbia una cultura al livello della 3a media.
Dunque la scusa che "non è possibile sapere" è una falsa scusa. In secondo luogo, quando M.T.R. dice che il modo di comunicare col computer
"influenza il nostro modo di ragionare intorno ai problemi", sembra che usi queste
parole in un senso negativo. La comunicazione col computer, invece, cambia il nostro
modo di ragionare in un senso positivo. D'accordo, la nostra civilizzazione latina ci ha
dato il gusto della "filosofia", dunque dell'analisi (sinonimo del tagliare il capello in
quattro). La logica del computer ci insegna invece la logica matematica, dunque
l'analisi-sintesi. Il cervello umano ha una possibilità innata di sintesi ma viene
solitamente costretto ad imparare l'analisi. Il dialogo con il computer mi ha insegnato ad
usare di nuovo il mio potere di sintesi, perché il computer da sé non è capace di
sintetizzare. Non bisogna aver paura del computer.
Bisogna imparare a conoscerlo!
Gilbè (Carrara)
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