Rivista Anarchica Online
Cina: dissenso e repressione
di Camillo Levi
Uno dei terreni sul quale siamo maggiormente impegnati, è quello della
solidarietà con i militanti del
cosiddetto Movimento Democratico, molti dei quali sono stati arrestati a Pechino poco più di un anno
fa. A parlarmi dell'attività degli anarchici di Hong Kong è Mok, uno dei tre compagni che
vennero in
Italia già quattro anni fa per partecipare ai lavori del convegno internazionale di studi sui "nuovi
padroni" (Venezia, 25-27 marzo 1978). In quell'occasione parlammo a lungo della loro esperienza di
militanti anarchici a Hong Kong e soprattutto cercammo di saperne di più sulla situazione della
Repubblica Popolare Cinese: l'intervista apparve sul numero di maggio '78 ("A" 65). Ora Mok è
tornato in Europa, anche per contattare, oltre agli anarchici, quelle organizzazioni internazionali tipo
Amnesty International, che si occupano istituzionalmente dalla repressione statale, delle persone
scomparse, torturate, detenute solo per le loro idee. Di persone in queste condizioni - spiega Mok
- ce
ne sono moltissime oggi in Cina. In particolare, noi ci stiamo muovendo per alcune di loro. C'è per
esempio, il caso di Lau San Ching, un giovane (è nato nel 53) che conosco personalmente e stimo. Fin
dalla metà degli anni '70 ha preso parte alle varie campagne (per la smilitarizzazione nel '75, per gli
incidenti nella piazza Tien An Men nel '76, ecc.), promosse dall'opposizione. Nel febbraio dello scorso
anno, di ritorno da un giro di contatto con dissidenti a Pechino e Shangai, era stato fermato alla
frontiera, perquisito e interrogato. Poi, nell'aprile '81, la situazione interna in Cina si è fatta più
pesante:
arresti in massa di oppositori, tra i quali i delegati di numerose organizzazioni spontanee, non-ufficiali,
che si erano recati a Pechino per regolarizzare la loro posizione legale. Lo scorso dicembre Lau San
Ching si è recato ancora una volta da Hong Kong in Cina, per visitare i famigliari di alcuni dissidenti
arrestati. Avrebbe dovuto ritornare il 27 dicembre, ma da allora non l'abbiamo più visto. Per lungo
tempo non se ne seppe niente. Poi, finalmente, il padre, recatosi a Canton, riuscì a sapere dalla polizia
che suo figlio è detenuto a Canton. Ma non ha potuto incontrarlo, e questo è tutto quanto
sappiamo di
lui. In solidarietà con gli arrestati dell'aprile '81, le varie forze che ad Hong Kong si stanno
occupando
della repressione statale in Cina (anarchici, trotzkysti, altri gruppi marxisti) hanno promosso il 4 ed
il 5 aprile scorsi varie iniziative (tra le quali una manifestazione di fronte alla sede dell'agenzia Nuova
Cina). Sono le stesse forze che, riunite nel "Chinese Democratic Movement Resource Center" (Centro
di sostegno al movimento democratico in Cina), pubblicano un bollettino mensile, in inglese, di
informazione sulla repressione in Cina. Mok ci tiene a chiarire che su questo bollettino non compaiono
analisi politiche di alcun tipo, ma solo informazioni nude e crude, raccolte ove possibile. Analisi di
segno libertario e, più in generale, le loro posizioni, appaiono su "Undercurrent"(Sottocorrente) e su
altre pubblicazioni specificamente edite dagli anarchici di Hong Kong. Ha invece interrotto da tempo
le pubblicazioni quel "Minus"(che in inglese significa "meno") che ogni anno recava un numero
decrescente, perché "tarato" sul fatidico 1984: nel 1978 si chiamava "Minus 6", nel '79 "Minus 5", ecc.
Quella data di orwelliana memoria è rimasta però nel nome di un gruppo teatrale libertario,
sempre
promosso dai compagni di Hong Kong (anche Mok ne fa parte), che appunto si chiama "1984/1997":
quest'ultima è la data in cui scadrà il potere britannico su Hong Kong e si dovrà definire
lo status della
ex-colonia. Ci ispiriamo al Living Theatre, abbiamo già fatto quattro diversi spettacoli. E
accanto al gruppo teatrale
abbiamo messo su anche una rock-band, che - tra l'altro - propone una versione rock, con le parole
evidentemente modificate (in senso ironico), del classico "L'oriente è rosso". C'è poi un altro tema
che
in questo periodo ci vede impegnati: è quello del nuovo progetto di amministrazione decentrata,
proposto delle autorità di Hong Kong. Si tratta di una nuova mistificazione, tendente ad abbellire il
potere per meglio ingannare la gente. Da tempo, infine, siamo impegnati in iniziative di solidarietà con
i lavoratori polacchi. Qui torna il discorso sulla situazione interna cinese. Domando a Mok quale
risultato e quali effetti
abbiano avuto gli avvenimenti polacchi in Cina, per quanto almeno si è in grado di sapere e di capire
da Hong Kong. In un primo momento - risponde - il governo ha dato ampio risalto a
questi fatti, in evidente chiave anti-russa. La notevole informazione sulle lotte sindacali autonome dei lavoratori
di Danzica, però, non
potevano non stimolare il desiderio di emulazione dei settori più vivaci della società cinese. Il
potere
se n'è accorto e, da allora, è stato praticamente imposto un black-out sull'argomento. Nel
frattempo,
però, qualcosa si era già mosso e il processo di costituzione di piccoli sindacati liberi (non
inquadrati
nel partito, cioè illegali) aveva subito un'accelerazione. Dalla prima riunione a carattere nazionale di
questo giovane movimento sindacale erano partiti alla volta di Pechino quei delegati che poi, poco più
di un anno fa, sono stati arrestati. E la repressione che è seguita ha portato alla chiusura anche di quei
giornali spontanei, non-allineati con il potere, che erano sorti numerosi nelle principali città. La
situazione oggi in Cina è di nuovo cupa, completamente cupa. Mok chiarisce che nel
movimento democratico convivono diverse tendenze, una filo-occidentale,
un'altra dichiaratamente rivoluzionaria. E' in questa che si muovono quei militanti che più
sono vicini alla concezione anarchica. Anche se, per
quanto se ne sa finora, nessuno si definisce anarchico. Tematiche libertarie emergono dalle posizioni
di chi, pur continuando a professarsi marxista, critica il potere. D'altra parte, dirsi anarchico in Cina
significa scomparire dalla circolazione. Di questo sono sicuro al 100%:
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