Rivista Anarchica Online
Contro il militarismo
a cura della Redazione
Domenica 13 febbraio, a Pesaro, alla caserma «Pavia», si è presentato Mauro Zanoni, 20 anni, di
Asola (Mantova), anarchico. Avrebbe dovuto presentarsi il 7 ottobre scorso per prestarvi servizio
militare. Ma Zanoni aveva già deciso, quando gli arrivò la cartolina-precetto, di rispondere
«signornò!» alla chiamata delle forze armate per «servire la patria». E lo aveva comunicato
pubblicamente il 26 settembre, a Milano, al termine del Convegno di studi su Errico Malatesta, una
decina di giorni prima della data segnata sulla cartolina-precetto. Zanoni, come tutti i giovani chiamati alle armi, avrebbe potuto tentare un'altra strada, sancita dalla legge, per evitare la naja. Avrebbe potuto cioè chiedere all'apposita commissione del ministero
della difesa di essere esentato dal servizio militare per trascorrere un periodo (di qualche mese più
lungo della naja) in «servizio civile». Avrebbe così forse potuto «imboscarsi» in qualche ente più o
meno pubblico, più o meno assistenziale o culturale, evitando così i rigori della naja e l'allucinante
ambiente di caserma. Ma Zanoni - come già altri giovani libertari negli ultimi anni (prima del '72, quando non c'era la
legge sul servizio civile, chi rifiutava la naja finiva dritto in galera) - ha rifiutato di servirsi
dell'espediente fornito dalla legge e ha esteso il suo «signornò!» anche al servizio civile. Il perché
di questa sua scelta lo ha chiarito efficacemente nella sua prima dichiarazione di rifiuto dell'esercito
(pubblicata su «A» 104, ottobre '82), in una sua intervista a Radio Popolare di Milano («A» 106,
dicembre '82/gennaio '83), nei numerosi interventi pubblici da lui fatti in varie occsioni negli ultimi
mesi. L'ultimo di questi interventi (che pubblichiamo qui di seguito) è stato pronunciato a Milano,
al cinema Cristallo, sabato 12 febbraio - il giorno prima, cioè, che Zanoni ponesse volontariamente
fine al suo periodo di «latitanza». Nel corso di un affollato meeting antimilitarista, promosso dal
Collettivo Studenti Anarchici, dal Circolo «Ponte della Ghisolfa» e dal collettivo Anarres, Zanoni
ha letto questo breve testo, stracciando al termine pubblicamente - applauditissimo - la cartolina-precetto. Ora Zanoni si trova nel carcere giudiziario militare di Forte Boccea, 00167 Roma, in
attesa del processo, che si terrà al tribunale militare della Spezia, pare tra circa due mesi. La
condanna prevista si aggirerà sull'anno. Segue la pubblicazione dell'intervento che, nel corso dello stesso meeting milanese del 12 febbraio,
ha letto il compagno Sergio Cattaneo (di Lecco) anche a nome di un altro compagno, Franco Pasello (di Cinisello Balsamo). Entrambi hanno pagato con la galera la stessa scelta per cui oggi sta
pagando Mauro Zanoni. Pasello, che all'inizio rifiutò il servizio militare per puro istinto di
ribellione (solo in carcere conobbe l'anarchismo e si riconobbe anarchico), restò in carcere per 19
mesi e 5 giorni, dal settembre '76 all'aprile '78 - unico caso di giovane costretto a pagare la sua
scelta di rifiuto dell'esercito, oltre che con il «consueto» anno di carcere militare, anche con
ulteriori mesi di carcere «civile» (ironia dei termini!). Cattaneo, arrestato il 16 aprile '81 nella sua
abitazione a Lecco (avrebbe dovuto presentarsi in caserma un anno e mezzo prima), ha scontato -
grazie ad un'amnistia - otto dei dodici mesi cui era stato condannato. Nel loro intervento, Pasello e
Cattaneo ripercorrono sinteticamente l'ultimo decennio di rifiuto dell'esercito, di processi, di lotte
nelle carceri militari. Nel nostro rifiuto del militarismo e di tutto quanto di negativo esso rappresenta c'è innanzitutto una
scelta etica, una scelta di vita e di libertà. Di questa scelta i compagni che rifiutano nella pratica il
militarismo e pagano con la galera la loro coerenza con le nostre idee sono, per così dire, la punta
di diamante. E se oggi ci sono Mauro Zanoni, Pippo Scarso, Orazio Valastro, ieri altri ce ne sono
stati e domani altri ce ne saranno. Nessun «culto della personalità» (che sarebbe poi un alibi per
scaricarci noi delle nostre responsabilità di lotta), ma solidarietà e volontà di continuare comunque
la più generale battaglia libertaria: questo il senso dell'articolo di Agostino Manni, scritto «a caldo» subito dopo il meeting in cui Zanoni ha stracciato la cartolina-precetto. «Il nuovo pacifismo» è il titolo dell'intervento fattoci pervenire dal compagno Dimitri
Roussopoulos, canadese, editore della rivista Our Generation, dei libri Black Rose Books nonché
segretario (e promotore) dell'Anarchos Institute, che è un coordinamento tra gli studiosi libertari
nordamericani. Roussopoulos è una delle figure più note del movimento pacifista canadese: la
scorsa estate è stato al centro di un mini-caso diplomatico, dal momento che alla frontiera le
autorità statunitensi gli hanno negato l'entrata. Avrebbe dovuto recarsi a New York per la storica
manifestazione pacifista del 12 giugno scorso (un milione di persone in piazza, dopo tanti anni di
assenza), insieme ad alcune migliaia di pacifisti della sua città, Montreal. Ma a lui ed a pochissimi
altri i funzionari della dogana hanno sbarrato la strada. Motivazione: «anarchico». Ne parlarono
tutti i mass-media canadesi, protestando per il divieto. Ed anche il ministro degli esteri canadese gli
telefonò a casa il suo «rammarico». Chissà se al prossimo seminario organizzato dall'Istituto
Anarchos, fissato a Boston il prossimo ottobre, lo lasceranno passare: tantopiù che il tema sarà
«Anarchismo e disarmo». Alla tanto strombazzata, ed alla fin fine equivoca, tematica del «disarmo» è dedicato l'articolo di
Mario Balocco. Fra tante fumoserie messe in giro dai potenti e costantemente riprese dai mass-media, un fatto almeno è certo: gli stati non disarmeranno mai, vuoi per le «leggi» dell'equilibrio
del terrore vuoi per la loro intrinseca natura violenta. Solo una generale presa di coscienza anti-autoritaria, con un radicale cambiamento di valori e dell'assetto sociale, potrà ridare al termine
«disarmo» il suo originario significato. Una sintetica ma efficace analisi del «movimento per la pace» in Italia, visto dal di dentro da uno
che se ne considera parte attiva, è quella che ci offre Mauro Suttora, militante della Lega per il
Disarmo Unilaterale (LDU) - Suttora al recente 4° congresso della LDU è stato nominato, insieme
ad altri due, segretario nazionale - fondata da Carlo Cassola qualche anno fa. Rispetto alla LDU,
ma ancor più rispetto a numerose prese di posizione del suo presidente onorario (Cassola, appunto)
abbiamo già avuto modo di esprimere le nostre critiche. Giuseppe Gessa sottolinea la necessità imprescindibile per il movimento pacifista di non
«dimenticare» l'URSS, puntando l'attenzione solo sull'imperialismo americano. Quello russo,
infatti, non è da meno. E poi non va trascurato il fatto che nei paesi comunisti non è ammessa
alcuna manifestazione pubblica di dissenso, nemmeno pacifista.
I Crass contro la Thatcher
Proprio il giorno della parata per la «vittoria» nelle Falkland, il 16 ottobre scorso, il complesso
punk anarchico «Crass» ha fatto uscire un disco 45 giri dal titolo «Come ci si sente ad essere
la madre di mille morti?» evidentemente dedicato alla Thatcher. La prima settimana ne sono state
vendute 15.000 copie. Il quotidiano Daily Mirror ha definito il disco «il più rivoltante ed inutile
che abbia mai ascoltato». Alle proteste del governo i Crass hanno risposto: «Ci accusate di non
rispettare i morti, ma siete stati voi ad averli mandati al macello in nome dell'orgoglio
nazionale». (Notizia ripresa dal periodico pacifista inglese «Peace News» del 26.11.1982) |
4°congresso LDU
Sabato 19 e domenica 20 febbraio scorsi si è tenuto a Napoli il 4° congresso della Lega per il
Disarmo Unilaterale (LDU) sul tema «Centralità del disarmo unilaterale nella lotta
antimilitarista». Alla presenza di un'ottantina di militanti, si è sviluppato un dibattito a tratti
molto acceso. Tra le deliberazioni prese: la promozione di azioni dirette e nonviolente, la
prossima estate, a Comiso, in appoggio al Campo internazionale della pace; l'acquisto, sempre a
Comiso, di un terreno; l'appoggio alla pratica dell'obiezione fiscale, cioè del rifiuto di pagare
quella quota (5,50%) delle spese statali che viene destinata a fini militari; l'invito ai giovani in
servizio civile perché autoriducano il periodo di «ferma» a 12 mesi e perché soprattutto si autodistacchino presso enti antimilitaristi come il Campo della pace a Comiso; l'opposizione
all'aumento delle spese militari previsto nell'entità del 17% per l'anno in corso, opposizione che si
concretizzerà in dimostrazioni davanti al Parlamento in occasione del dibattito in aula sul
bilancio. Alla segreteria nazionale della LDU sono stati nominati Petriccione e Santi (di Roma) e
Suttora (di Milano).
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Una scelta di morte (nucleare)
Trino Vercellese o Saluggio in Piemonte; Viadana o San Benedetto Po in Lombardia; Carovigno
o Avetrana-Manduria in Puglia. Questi sono i siti dove si costruiranno tra breve 3 nuove centrali
nucleari da 2.000 megawatt l'una: ciascuna sarà composta da due unità da 1.000 megawatt,
costruite per la prima volta con il sistema unificato italiano «PWR» ad acqua pressurizzata. Lo ha
deliberato il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) nella sua
riunione del 22 febbraio. «Varato il piano nucleare» ha titolato a carattere cubitali il Corriere della Sera, che si è premurato
a descrivere - come hanno fatto un po' tutti i mass-media - i grandi vantaggi che alla collettività
verranno da questa delibera, grazie alla quale entro il 1990 le previste (e da tempo dibattute)
centrali nucleari entreranno in funzione. Da anni, d'altra parte, è in corso una massiccia campagna
di opinione pubblica (o meglio, di lavaggio del cervello), tutta tesa a nascondere gli aspetti
sicuramente negativi ed i rischi connessi con la scelta nucleare. Una scelta che peraltro il governo
italiano ha già compiuto da tempo e di cui le disavventure delle centrali nucleari finora realizzate
(valga per tutte l'esempio di quella di Caorso) danno il segno della pericolosità sociale. Ma tant'è. Il nucleare doveva passare ed è passato. Il fatto di esser rimasti in pochi a portare
avanti la battaglia anti-nucleare, lungi dallo spingere alla rassegnazione, deve costituire un
ulteriore elemento per intensificare la controinformazione scientifica e politica sulla realtà delle
centrali nucleari, sul significato della loro installazione (centralizzazione delle fonti energetiche,
militarizzazione del territorio, ecc.) e soprattutto sulla intrinseca criminalità del potere. Quel
potere che ancora una volta, in nome del «progresso» ha compiuto una scelta di morte. Come a
Comiso, con l'installazione dei missili Cruise. |
Assemblea antinucleare anarchica
Si è tenuta il 29-30 gennaio a Roma, nella sede del CDA (Centro di Documentazione Anarchica),
l'assemblea nazionale antinucleare convocata dalle assemblee del campeggio di Chiatona (agosto
'82, cfr. «A» 106) e dal 6° Convegno anarchico del CentroSud. Presenti alcune decine di
compagni, prevalentemente romani, campani e pugliesi, si è svolto un dibattito che ha messo in
luce - tra l'altro - la stretta connessione tra antinucleare, antimilitarismo e altre tematiche di lotta
libertaria. I compagni di Bari e di Alessandria cureranno l'allestimento di un manifesto. Il CDA
funzionerà come centro di raccolta e di diffusione del materiale prodotto dal movimento
(documenti, mostre, audiovisivi, ecc.) sui vari argomenti. Il 7° Convegno anarchico CentroSud si
terrà a Molfetta il 23-24 aprile sul tema «Ruoli e forme del controllo sociale». Chi intende
parteciparvi si metta in contatto con il gruppo comunista-anarchico, via Dante 6, 70056 Molfetta
(BA). |
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