Rivista Anarchica Online
Signornò!
di Mauro Zanoni
Ancora una volta siamo qui a parlare d'antimilitarismo e a constatare l'acutizzarsi di una tendenza
militarista e repressiva. Mezzo mondo è dilaniato da guerre tra Stati «nemici» o da guerre interne
tra dittature e movimenti rivoluzionari, e dove non si combatte apertamente si lavora a preparare la
guerra con una frenetica corsa all'armamento e al potenziamento di strutture militari e si procede
alla repressione «democratica» del dissenso. E' quindi evidente che la questione militarista è un
problema di scottante attualità e che non è un problema a se stante ma che ha una precisa
collocazione ed una grande importanza nella situazione politico-economica a livello nazionale ed
internazionale. Basta ricordare la presenza di alti esponenti dell'esercito in organizzazioni politiche,
il peso dell'industria bellica sulla bilancia economica nazionale, il dispendio di ricchezze
economiche da parte di una scienza che sa costruire solo ordigni nucleari di distruzione, la politica
militarista ed imperialista del socialista Lagorio e la più generale politica repressiva e reazionaria
del governo. E questo mentre assistiamo al riaffiorare tra la gente di quello spirito patriottico e nazionalistico che
si credeva spazzato via da anni di propaganda antimilitarista, e che oggi viene ripresentato dalla
cultura dominante tra il consenso di alcuni e l'indifferenza di altri. Penso che basti questa breve e sintetica panoramica per illustrare la gravità della situazione e per
capire che è ormai necessario, di vitale importanza, scuotersi dall'indifferenza generale per
impegnarsi in una lotta antimilitarista ed antiautoritaria se non si vuole esser schiacciati dalla follia
guerrafondaia di pochi potenti che hanno nelle mani i destini dell'umanità e dalla tendenza
totalizzante di regimi cosiddetti democratici che vanno affinando sempre più i loro strumenti di
dominio. Quattro mesi fa avrei dovuto presentarmi in una delle tante caserme d'Italia per svolgere il servizio militare, sacro dovere di ogni buon giovane, ma non mi sono presentato preferendo affermare la
mia dignità di uomo libero. Col mio gesto non intendo rifiutare solo la divisa, la caserma, l'esercito
(con la sua logica di violenza, di abbruttimento, di spersonalizzazione), ma metto in discussione la
legittimità stessa del potere a gestire la mia esistenza. E su questo punto mi interessa insistere. Oggi più che mai è chiaro che l'esercito non è un corpo separato dal resto della società e che non è
semplicemente uno strumento necessario al potere per la sua autoconservazione. L'apparato militare
è parte integrante di questa società tecnocratica ed è esso stesso un centro di formazione del potere.
E' quindi pura demagogia parlare di antimilitarismo scindendolo da una più generale pratica
antiautoritaria. Per questi motivi ho rifiutato anche il servizio civile. Il servizio civile è solo un modo per evitare la caserma. Ma il suo carattere legalitario fa sì che non
venga intaccato il nocciolo del problema: il potere, lo Stato. Bisogna praticare la strada dell'azione
diretta e dell'insubordinazione individuale e collettiva al potere, sotto qualsiasi forma si presenti,
ricordando che l'avvento di un mondo nuovo non può esser preparato che attraverso il rifiuto
sempre più completo di qualsiasi cooperazione al funzionamento di quello vecchio. Bisogna
abbandonare il ricorso alla delega nelle scuole, nelle fabbriche, nella vita di tutti i giorni, per
cominciare ad autogestirsi, per cominciare a ribellarsi alle imposizioni che quotidianamente ci
fanno subire: a cominciare dal rifiuto del servizio militare che sarete chiamati a svolgere (A questo
punto Mauro Zanoni straccia la cartolina-precetto - n.d.r.). La libertà e la pace possono venire solo dalla coscienza dell'individuo di avere nelle mani il proprio
destino.
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