Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 13 nr. 108
marzo 1983


Rivista Anarchica Online

Il nuovo pacifismo
di Dimitri Roussopoulos

Sta sorgendo di nuovo, come negli anni '60, un forte movimento sociale, al quale gli anarchici devono prendere parte attivamente, perché il loro contributo è essenziale al fine di evitare una terza guerra mondiale. Si tratta del movimento sociale che dall'inizio degli anni '60 ha contribuito a dar vita, nei paesi industriali avanzati, a una serie di movimenti radical i quali, per la prima volta dopo gli anni '30, hanno scosso profondamente la classe dominante. Una nuova fase di questo ciclo ha avuto inizio negli anni '80.
Dopo la seconda guerra mondiale si è avvertita una diffusa esigenza di pace, che tuttavia non ha portato alla nascita di una forza politica indipendente di qualche rilievo. All'epoca della guerra fredda tra est e ovest, questa esigenza di pace, e le organizzazioni che ne erano l'espressione, come il World Peace Council (WPC), divennero l'eco della politica estera sovietica. In un articolo di recente pubblicazione, due ungheresi residenti a Budapest, Ferenc Koszegi e Istvan Szent-Ivanyi, hanno spiegato come le attività del WPC fossero giudicate negativamente anche nei paesi dell'Europa orientale.
Nei paesi a democrazia popolare dell'Europa orientale, il movimento della pace ha perduto definitivamente credito tra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '50. A quell'epoca si sostituì all'espressione "movimento per la pace" l'espressione "lotta per la pace", cercando di contrabbandare sotto questa formula i preparativi, neppure troppo nascosti, nell'eventualità di una terza guerra mondiale. A poco a poco, lo slogan "lotta per la pace" perse il suo carattere militante e divenne un semplice eufemismo per la corsa agli armamenti e le politiche di intimidazione. In seguito il termine fu ancora più svuotato di significato, e fu usato per indicare qualsiasi cosa. Ovunque lo si utilizzava in modo da distorcerne completamente il significato originario - come ben dimostra la filastrocca: "Raccogli i rifiuti, dona il tuo ferro: anche così difendi la pace" (New Society, 21/28 ottobre 1982). Nel medesimo articolo, i due autori parlano di un nuovo movimento per la pace emergente in Ungheria, in contrapposizione con il movimento ufficiale affiliato al WPC.
Nel corso degli anni '50, molti paesi del Terzo Mondo che si erano liberati da poco dalla dominazione coloniale, iniziarono a cercare una via indipendente dall'URSS e dagli USA nei rapporti internazionali. Per delineare queste nuove forme di approccio fu organizzata una serie di conferenze internazionali, a cominciare da quelle di Bandung e di Belgrado dell'aprile 1955, proseguendo poi con quella di Tunisi nel gennaio 1960, con quella del Cairo nel marzo 1961, con quella di Addis Abeba nel 1962. Leaders politici quali Nehru, Sukarno, U Nu, Nkrumah, Mboya, Lumumba, Kaunda, Holden Roberto, Nkomo, che avevano guidato le lotte anticolonialiste nei rispettivi paesi, proposero la formazione di un terzo blocco incentrato sulla politica cosiddetta di «non allineamento».
Nel 1956 si verificarono alcuni avvenimenti che diedero risonanza a questa «terza via» in tutti i paesi industrializzati. L'azione militare franco-britannica per il controllo del canale di Suez; il discorso segreto con il quale il segretario del partito comunista sovietico Nikita Kruscev denunciò dinanzi al XX congresso del partito i crimini di Stalin; la crescente opposizione alla sperimentazione di ordigni nucleari nell'atmosfera terrestre da parte di USA, URSS, Gran Bretagna e Francia; tutti questi eventi contribuirono a far emergere un movimento per il disarmo orientato verso la nuova sinistra. Dalla Gran Bretagna, le campagne (movimenti) per il disarmo nucleare si propagarono rapidamente agli altri paesi industrializzati. Ciascuno dei movimenti nazionali cercava, in maggiore o minor misura, di denunciare unilateralmente la corsa agli armamenti nucleari intrapresa dai rispettivi governi, ed auspicava l'adozione di una politica di non allineamento nei confronti degli USA e dell'URSS, in attesa di realizzare una collaborazione attiva universale con i paesi non allineati del Terzo Mondo. Il perseguimento di questi obiettivi a livello mondiale avrebbe portato, o almeno così si credeva, a un'iniziativa comune, che avrebbe posto fine alla guerra fredda tra est e ovest e avrebbe costretto le potenze al disarmo, con grande vantaggio per tutti. Questi movimenti per il disarmo e per il non allineamento si riunirono in una federazione internazionale con sede a Londra, la International Confederation for Disarmament and Peace, il cui compito era quello di coordinare le attività dei singoli movimenti, di porsi come alternativa al WPC e di instaurare rapporti con le nazioni appartenenti al blocco dei non allineati.

Perché il fallimento degli anni '60
Molti fattori concorsero al fallimento di queste speranze. Le nuove nazioni del Terzo Mondo si rivelarono affette da tutte le contraddizioni del potere nazionale e statale nell'ambito di un'economia mondiale dominata dagli USA. Incominciarono ad acquistare armi, e ciò portò a un incremento del mercato degli armamenti senza precedenti nella storia. Senza tener conto degli acquisti anteriori al 1974, si calcola che fino al 1981 i paesi del Terzo Mondo abbiano acquistato: 18.211 carri armati e semoventi; 22.686 pezzi di artiglieria; 813 navi da guerra; 6.041 aeroplani da guerra e 29.795 missili terra-aria. Inevitabilmente, la diffusione dei reattori nucleari portò anche alla diffusione delle armi atomiche. Infine, un altro fattore fu la scarsa coordinazione dei movimenti per la pace a livello internazionale.
Alla fine, i movimenti per il disarmo degli anni '60 ripiegarono sulla speranza che qualche paese, ad esempio la Gran Bretagna, il Canada o la Francia, rinunciassero unilateralmente agli armamenti nucleari, e che questa iniziativa rompesse l'impasse della guerra fredda. Per raggiungere questo obiettivo i movimenti per il disarmo nucleare cercarono di modificare le politiche dei singoli governi, o di ottenere un mutamento di governo all'interno dei singoli paesi. Nel complesso, l'obiettivo doveva essere raggiunto tramite il sistema politico vigente. Soltanto più tardi, verso la fine degli anni '60, il movimento giovanile soprattutto espresse la convinzione che l'obiettivo della pace potesse essere raggiunto, come qualsiasi altro obiettivo radicale, al di fuori del sistema politico, mediante una opposizione extra-parlamentare.
Insomma, il movimento per il disarmo nucleare non ebbe un carattere sufficientemente radical, e fallì perché non si rese conto che non si possono mutare la politica estera e la politica di difesa di un paese, se prima non si trasforma radicalmente la società. Quando le superpotenze firmarono il trattato per la cessazione degli esperimenti sugli ordigni nucleari nell'atmosfera (per poi continuarli sottoterra), e la minaccia immediata di una guerra atomica fu ridotta, il movimento si esaurì.
Ma la guerra in Vietnam ne fece nascere un altro. A quell'epoca il movimento giovanile si era avviato nella direzione radicale della trasformazione sociale: il movimento ecologico, la controcultura, il movimento per la liberazione della donna, i movimenti per la liberazione degli omosessuali e per la liberazione urbana furono alcune espressioni di questa nuova tendenza. Il nuovo movimento contro la guerra dimostrò che in determinate circostanze poteva aver ragione delle tendenze imperialiste. Il movimento per la trasformazione sociale dimostrò invece che una critica complessiva, incentrata su vari problemi, della società neo-capitalista e autoritaria poteva toccare e risvegliare molti di coloro che si sentivano al tempo stesso sfruttati e dominati dalla «società del benessere». A mano a mano che acquistavano un carattere sempre più radicale, i due movimenti si incrociavano sempre più spesso. Quando terminò la guerra in Vietnam, il problema da porsi era: questo atteggiamento critico, che alla fine degli anni '70 non veniva più espresso pubblicamente con manifestazioni di piazza, avrebbe potuto dare origine a un nuovo movimento militante di massa in grado di contrastare la nuova prospettiva di una guerra nucleare negli anni '80?

Le nuove condizioni negli anni '80
«Avendo preso parte direttamente alla pianificazione degli armamenti nucleari negli USA, posso dire che il mio paese ha elaborato i piani e possiede i mezzi per combattere una guerra nucleare. La guerra nucleare è parte integrante dei piani militari americani, e gli Stati Uniti sono pronti a ricorrervi in qualunque parte del mondo. Credo che l'Unione Sovietica abbia un orientamento del tutto simile. I militari di entrambi i paesi considerano le armi nucleari un mezzo di importanza fondamentale ai fini della potenza bellica, e sono pronti a farne uso fin da ora in diverse circostanze... » (Contrammiraglio Gene R. LaRocque, Direttore del Centro di Informazione della Difesa, in: The Defence Monitor, luglio 1978).
Dal presidente Truman a Nixon, gli Stati Uniti hanno minacciato più volte di ricorrere alle armi nucleari, o perlomeno questo è quanto risulta da dichiarazioni pubbliche, dalle memorie dei presidenti e dei loro collaboratori, da studi basati su documenti ufficiali. Inoltre, si può a buon diritto ritenere che vi siano state altre circostanze analoghe, delle quali l'opinione pubblica non è al corrente. Nel 1946 Truman minacciò segretamente di usare le armi nucleari in Iran; nel 1950 minacciò pubblicamente di fare altrettanto in Corea, e lo stesso fece - ma questa volta segretamente - nel 1953 il presidente Eisenhower. Lo stesso Eisenhower, nel 1954, offri delle bombe atomiche ai francesi a Oien Bien Phu; nel 1958 diede segretamente ordine di prepararsi ad usare le armi nucleari nel conflitto tra Iraq e Kuwait e poi di nuovo nello Stretto di Formosa. Nel 1961 Kennedy fu esortato a usare le armi nucleari nel Laos, e nel 1961-62 minacciò pubblicamente di ricorrervi per risolvere le crisi di Berlino e di Cuba. Nel 1968 il generale Westmoreland parlò di una eventuale utilizzazione di ordigni atomici a Khe Sanh, in Vitenam, e analoghe minacce furono espresse più volte dal presidente Nixon, sempre con riferimento al Vietnam, negli anni 1969-72.
Questo per quanto riguarda la scelta consapevole di ricorrere alle armi nucleari, da parte degli ambienti politici e militari statunitensi e sovietici. Ma esiste un rischio non meno grave: quello degli incidenti. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno circa 30.000 ordigni nucleari piazzati in tutte le parti del mondo, sulla terra e sotto il mare, in numerosi paesi europei e asiatici. Il Dipartimento della Difesa americano ha ammesso che si sono vrificati almeno undici incidenti nucleari di una certa importanza. La Commissione americana per l'energia atomica ne ha registrati almeno altri quattro, ma vi sono prove che indicano una frequenza assai maggiore di incidenti nucleari, non dichiarati e non confermati, dalla seconda guerra mondiale a oggi. Molti studiosi seri di questo problema hanno stimato che dal 1946 ad oggi, limitatamente agli ordigni nucleari americani, si sia verificato mediamente un incidente all'anno. Altri parlano addirittura di trenta incidenti nucleari di entità rilevante e di 250 incidenti «minori» nello stesso periodo (per un elenco completo dei 33 incidenti nucleari noti, causati dagli armamenti americani, cfr. World Armaments and Disarmament SIPRI Yearbook, 1977, MIT Press, Cambridge, Mass.). Come se la situazione non fosse già abbastanza grave, recentemente alcuni nuovi fattori sono intervenuti a renderla ancora più pericolosa, contribuendo ad avvicinare sempre più lo spettro di un terzo conflitto mondiale. Negli anni '70, sia gli USA che l'URSS sembravano essersi attestati su una politica che è stata definita Mutual Assured Destruction (MAD), cioè della reciproca distruzione garantita. In altre parole, se una delle due potenze avesse attaccato l'altra, questa avrebbe sempre avuto la possibilità di garantire che le conseguenze sarebbero state ugualmente funeste per entrambe.

Ma il movimento è risorto
Che cosa ha prodotto un mutamento di tendenza? Perché è sorto improvvisamente il movimento per il disarmo europeo nucleare (END, European Nuclear Disarmament)? Perché si è diffuso così rapidamente, soprattutto nei paesi che prima non si erano impegnati nella lotta al nucleare?
Qui possiamo dare soltanto una risposta sintetica. Ciò che risulta chiaro è che, anche se può sembrare un movimento nuovo, l'END non è altro, di fatto, che la continuazione e lo sviluppo del movimento nato negli anni '60. Nel dicembre del 1979 la NATO decise di dotare le proprie basi europee di missili Cruise e Pershing. Queste armi non sono soltanto sofisticate, ma permettono di usufruire di un grande vantaggio: quello di sferrare il primo colpo. L'equilibrio, dunque, si alterò e la corsa agli armamenti si intensificò. Naturalmente l'Unione Sovietica si sentì minacciata, e passò anch'essa all'azione. Queste azioni combinate crearono notevoli apprensioni in Europa
circa la possibilità di una rivalità sempre crescente tra le due potenze, ciascuna delle quali voleva poter sferrare il «primo colpo». Ma il problema più importante era: perché la NATO aveva preso una simile decisione? E di conseguenza, perché l'Unione sovietica ha imposto ai suoi alleati la nuova tecnologia militare, visto che in Europa non era accaduto nulla che potesse giustificare una simile svolta? Una teoria che possiamo condividere afferma che i nuovi sviluppi furono determinati dalla stessa dinamica interna della corsa agli armamenti e dal sistema di potere della nazione-stato. Questa teoria è stata avanzata con forza dall'autorevole storico sociale inglese della nuova sinistra, E.P. Thompson (il quale si ispira al sociologo della nuova sinistra americana, C. Wright Mills che, da vivo e da morto, esercitò una notevole influenza negli anni '60). Thompson osserva che sono sempre i militari a elaborare nuovi sistemi di armamento. Il periodo di progettazione e di sperimentazione dura circa dieci anni. I nuovi missili erano in fase di progetto alla fine degli anni '60, e sono stati resi operativi all'inizio degli anni '80. Perché non sfruttare una conquista tecnologica così importante? Secondo E.P. Thompson, il sistema bellico internazionale è essenzialmente un sistema chiuso, che obbedisce a una sua logica. Egli osserva: «La guerra fredda ... si è liberata dai suoi legami storici ed ha acquisito una forza d'inerzia autonoma. Ma su che cosa si basa la guerra fredda? Su se stessa. Eccoci di fronte, nel senso più bieco del termine, alla "conseguenza delle conseguenze". La guerra fredda può essere vista come uno spettacolo organizzato da due commedianti rivali nel 1946 o nel 1947. Lo spettacolo si è via via ingigantito, e i protagonisti ne hanno perduto il controllo, così come esso ha buttato a gambe all'aria i suoi gestori, amministratori, produttori, e tutto il cast degli attori non protagonisti, i quali hanno tutti qualche interesse nella sua continuazione, nel suo ampliamento. Qualunque cosa accada, lo spettacolo deve continuare» (The Nation, 17 luglio 1982).
La sinistra storica risponde in modo differente alla medesima domanda. Essa parte dal presupposto che negli anni '70 gli Stati Uniti abbiano perduto il monopolio del potere militare; la minaccia degli armamenti nucleari ha perso credibilità, e ciò rende difficile agli americani tener fede agli impegni militari internazionali. Negli anni '70, dunque, la potenza militare degli USA è in declino - «perdono» le colonie africane del Portogallo; vengono sconfitti in Vietnam; assistono al rovesciamento del regime di Somoza in Nicaragua, che godeva del loro appoggio; vedono diffondersi le rivolte nell'America Centrale e trionfare il movimento di liberazione nazionale nello Zimbabwe; infine, nel 1979, assistono alla caduta dello shah dell'Iran. E' difficile valutare appieno quanto sia pesata a Washington la perdita dell'Iran, la più importante sconfitta subita dall'impero americano dopo il Vietnam. Secondo la teoria della sinistra storica, è in questi anni che viene presa la decisione di impiegare la nuova tecnologia per gli armamenti nucleari. La nuova fase fu inaugurata da Carter ed è stata sviluppata da Reagan, che continua a incrementarla con sempre nuovi stanziamenti di fondi. Questa analisi contiene tuttavia alcune ipotesi sulle società dell'Europa Occidentale e su quelle dell'Europa Orientale, le quali conducono a conclusioni per noi inaccettabili. E' un'analisi semplice e diretta, ma molto incompleta.

«Nessun potere a nessuno»
Il nuovo movimento per il disarmo è come un gigante che si sia svegliato dopo un lungo sonno. Nel 1981 si sono svolte in Europa (e poi in Canada e in USA, all'inizio del 1982) manifestazioni di massa che non hanno precedenti dopo gli anni '60. Il 12 giugno, intorno al palazzo dell'ONU, dove si teneva la Seconda sessione speciale sul disarmo (che poi fallì), un milione di persone inscenarono una manifestazione. Il 14 giugno circa 10.000 dimostranti commisero atti di disobbedienza civile e furono tratti in arresto. Anche un fatto del genere non ha precedenti. Contemporaneamente, 250.000 persone dimostravano a Londra, 400.000 a Bonn, 400.000 a Tokyo e, qualche settimana più tardi, 100.000 a Stoccolma e 70.000 a Vienna.
Questi dati si aggiungono a quelli, altrettanto cospicui, dell'autunno 1981 in Europa. Nel luglio del 1982 l'END tenne la sua prima conferenza europea a Bruxelles, che richiamò 1.000 attivisti da 25 paesi. Alle riunioni si ascoltarono i soliti dibattiti. Dobbiamo lavorare all'interno del Parlamento e le altre istituzioni, oppure dobbiamo costruire un movimento nuovo, che si fondi sull'azione diretta e sulla opposizione extra-parlamentare? Per un anarchico è comunque importante che vi sia un dibattito del genere, e che esso si ampli a mano a mano che il tempo passa.
Ma perché il nuovo movimento ha una consistenza così massiccia? Certamente non è scaturito dal nulla dopo la decisione della NATO, nel 1979. Contrariamente a quanto la stampa borghese ci ha fatto credere in tutti questi anni, la generazione degli anni '60 non ha abbandonato i suoi sogni, e non si è chiusa nell'apatia. Il nuovo radicalismo ha assunto nuove forme negli anni '70, e molti giovani radical presero strade diverse, affondando più profondamente le radici nello scontento sociale. In Europa il nuovo movimento per la pace ha ricevuto impeto dagli squatters di Amsterdam, dai combattenti per la libertà urbana di Copenhagen, dalla controcultura rivoluzionaria di Zurigo, dal movimento ecologico e antinucleare tedesco. La generazione degli anni '60 si è unita oggi ai giovani nuovi radical degli anni '70 e dei primi anni '80 per dare una dimostrazione degli scopi e delle dimensioni del movimento. E udiamo ancora risuonare lo slogan: «Nessun potere a nessuno, tutto il potere al popolo».
Ci sono almeno due differenze fondamentali tra il movimento per il disarmo degli anni '60 e l'attuale. La prima differenza consiste nell'atteggiamento e nell'approccio verso l'Europa Orientale. L'END, ad esempio, aspira a diventare un movimento di portata europea. Ad esempio, due membri del British Campaign for Nuclear Disarmament (il più grande movimento inglese), hanno scritto quel che segue sulla loro esperienza in Ungheria, in Polonia e nella Germania dell'est (Peace News, 15 ottobre 1982).
«Siamo tornati con un grande messaggio proveniente dalla gente che abbiamo incontrato, e con la quale abbiamo parlato: "Dite a molti di venire a trovarci, così impareranno qualcosa". A livello politico è anche importante per noi stampare l'appello dell'END in ciascuna delle lingue del Patto di Varsavia, e farlo distribuire dalla gente a piccoli pacchi. Per il momento la gente ci confonde ancora con il Comitato per la pace filo-sovietico, e finché la nostra posizione non sarà chiarita non avremo credibilità. Ma quando la gente capisce qual è la tua posizione, sia nei confronti del militarismo sovietico, sia nei confronti della NATO, allora generalmente è disposta a parlare e a discutere, anche se la sua preoccupazione principale resta sempre il controllo che i sovietici esercitano quotidianamente».
In Gran Bretagna l'END ha appena pubblicato il primo di una serie molto importante di pamphlets destinati alla diffusione di massa. Il titolo del primo pamphlet è The New Hungarian Peace Movement (Il nuovo movimento ungherese per la pace). II testo è di Ferenc Koszegi, con una introduzione di E.P. Thompson (alcuni articoli del quale sono stati tradotti in ungherese e fatti circolare clandestinamente). II documento rivela come sia nato il primo gruppo pacifista ungherese indipendente, dimostra come esso sia stato influenzato dai nuovi movimenti occidentali per il disarmo. E' già pronto un altro pamphlet su Comiso, e un terzo di imminente pubblicazione tratta di un gruppo pacifista indipendente fondato a Mosca in giugno, i cui membri sono stati per la maggior parte arrestati (ma alcuni sono stati rimessi in libertà). Un movimento analogo, di cui si è molto parlato, è stato fondato nella Germania Orientale (cfr. la rivista Mother Jones, settembre/ottobre 1982).

Azione diretta e disobbedienza civile
Questa più accentuata consapevolezza del sistema bellico internazionale, che stimola a un'analisi più approfondita delle relazioni tra est e ovest, contrasta vivamente con l'approccio bene intenzionato, ma più moralistico, degli anni '60.
L'altra differenza fondamentale risiede nella tendenza ad utilizzare le forme dell'azione diretta e della disobbedienza civile. Negli anni '60 il movimento per il disarmo si spaccò su questo problema. Uno dei movimenti più importanti, ad esempio, e cioè il Campaign for Nuclear Disarmament inglese, fu profondamente scosso quando Bertrand Russell (uno dei fondatori del movimento e uno dei maggiori filosofi di questo secolo), se ne distaccò per fondare il Comitato dei 100. Questo nuovo gruppo ricorse spesso all'azione diretta (con un massiccio contributo da parte degli anarchici inglesi) e i suoi componenti trascorsero un bel po' di tempo in galera. Oggi, la maggior parte dei nuovi movimenti non esita a ricorrere all'azione diretta accanto ad altri metodi di protesta e di resistenza.
A dire il vero, la politica ideologica e i programmi politici del nuovo movimento del disarmo non soddisfano gli anarchici. Tuttavia, nonostante le pretese dei socialisti di sinistra, dei socialdemocratici e persino degli eurocomunisti di influire sul suo futuro, il movimento è sufficientemente ampio e caratterizzato da una forte dinamica indipendente. A livello inconscio, questa dinamica è profondamente libertaria. Benché i riformisti tentino di utilizzarla per influenzare questo o quel partito politico, questo o quel governo socialista, la percezione di ciò che occorre fare - per quanto vaga e nebulosa - è piu radical alla base del movimento. Gli anarchici, perciò, hanno il dovere di portare alla luce ciò che è inconsciamente avvertito, facendo in modo che sia consapevolmente definito e sviluppato. Un contributo che stimoli una critica anti-autoritaria coerente e più penetrante e che avanzi proposte libertarie alternative è essenziale, se vogliamo evitare lo scoppio di un'altra guerra mondiale, l'ultima.
L'END sta organizzando la sua seconda convenzione, che si terrà a Berlino nel maggio 1983. Interverranno 3-4000 militanti e anche i delegati dei gruppi anarchici dovrebbero partecipare in gran numero. La convenzione è organizzata dalla Bertrand Russel Peace Foundation, Russel House, Camble Street, Nottingham, NG7 4ET.