Rivista Anarchica Online
Venezia 1984
di Paolo Finzi
Un grande incontro internazionale del popolo anarchico. Oltre tremila persone convenute a Venezia
dai cinque continenti per una settimana densa di incontri, dibattiti, riunioni, filmati, seminari
teatrali, concerti, videotape, ecc .. Anarcosindacalismo, ecologia, psicanalisi, lotte urbane,
pedagogia tra gli argomenti più dibattuti nelle molte sessioni del convegno di studi ad Architettura.
Centinaia di relazioni, comunicazioni ed interventi hanno cercato di mettere a fuoco analisi, idee,
proposte per il presente ed il futuro dell'anarchismo. «Storia e geografia dell'anarchismo» e «Arte e
anarchia» i temi delle due mostre sotto il tendone in Campo San Polo, intorno alle quali sono
ruotati dibattiti e proiezioni. Il vero cuore dell'incontro è stato Campo Santa Margherita, con la
cucina (che ha retto all'eccezionale afflusso - il doppio del previsto - e alle «provocazioni»
burocratiche delle autorità), la libreria/rivisteria (oltre 15 milioni d'incasso), la mensa e gli altri
spazi conviviali. Una babele di lingue, una grande varietà di esperienze/aspettative/comportamenti, l'immagine
immediata di un movimento non certo «di massa», ma pur sempre presente in molti paesi, attivo su
molti terreni, vivo. Un movimento pluralista e orgoglioso di esserlo. Il nostro movimento.
Passata la festa
Quanti? Tanti... Complessivamente, oltre 3.000 persone hanno partecipato all'incontro. - I
compagni del Centro studi libertari «G. Pinelli» di Milano sono decisamente soddisfatti. - Nei
momenti di massima affluenza (venerdì e sabato) c'erano contemporaneamente presenti oltre 2.000
persone. Bisogna infatti tener presente che molti sono rimasti a Venezia solo qualche giorno (a
volte, uno solo). Numerosi stranieri hanno iniziato il viaggio di ritorno già il venerdì. Molti italiani
sono venuti solo nel weekend. Dopo quelle pubblicate sui numeri di aprile e settembre, questa intervista al Centro studi ha un
sapore tutto diverso. Dopo i progetti, le previsioni, i chiarimenti, le preoccupazioni, è ora il
momento di iniziare a tirare le somme. E come sempre si incomincia dai numeri. Quello dei
partecipanti, innanzittutto. Tanta gente, dunque: il triplo rispetto alle stime iniziali degli
organizzatori, il doppio rispetto alle previsioni fatte in agosto. Tanta gente, proveniente da 35 paesi,
dai 5 continenti. E soprattutto gente di tutti i tipi, a marcare anche visivamente l'estrema
eterogeneità dell'anarchismo: l'anziano militante sidnacalista portoghese, il giovane punk di Lione,
gli squatters di Berlino, gli esuli latinoamericani sparsi un po' in tutta Europa, i professori
universitari degli USA e del Canada, l'ex guardia rossa cinese, ecc .. Tanta gente ha partecipato all'incontro. E numerosi sono stati quelli che hanno lavorato. Tra cucina,
bar, libreria, spettacoli, tendone in Campo S. Polo, convegno di studi, ecc., almeno 50 persone
impegnate contemporaneamente, per un totale di 150/200 compagni/e che si sono succeduti. C'è
stata un'armonia, una coesione davvero entusiasmante tra gente che in gran parte non si era mai
conosciuta prima. Ogni settore ha funzionato bene, dando una prova concreta e significativa di
autogestione. E' grazie a questo clima, e all'impegno di tanti compagni, che si è riusciti anche nei
momenti di massima affluenza a far funzionare la baracca, «tarata» per un massimo di 1.000
persone. E pensare che eravamo sotto organico... Lo spazio-libreria si è rivelato nettamente insufficiente rispetto alla quantità di libri, opuscoli,
giornali, riviste, ecc. portati, spesso all'ultimo momento, dai compagni da ogni parte del mondo; e
anche rispetto alla quantità di «clienti» costantemente presenti. Si è venduto per oltre 15 milioni di
lire, a cui andrebbero aggiunti gli incassi dei vari banchetti gestiti da singoli compagni e gruppi (il
«Centro di Documentazione Anarchica» di Roma, «Senza Patria», «Sicilia Libertaria», i francesi di
«A vis de recherche», ecc.). E', questo della vendita libri, un dato estremamente positivo,
emblematico della voglia di conoscere del popolo anarchico. Nonostante i problemi posti dall'affiuenza nettamente superiore al previsto, nonostante l'assillante
(e quasi provocatoria) presenza quotidiana dei vigili (continue verifiche dei tesserini sanitari,
minuziosi controlli delle strutture e del cibo, ecc.), nonostante tutto ciò (e altri problemi ancora), la
cucina ha funzionato bene, fornendo migliaia di pasti al giorno. Allo stand delle informazioni c'è stato un incessante via-vai di compagni in un continuo intrecciarsi
di lingue. I maggiori problemi si sono avuti per trovare un posto da dormire a prezzi ragionevoli,
dopo la mancata concessione da parte delle autorità di uno spazio adatto, come spesso avviene in
simili occasioni. Nonostante le mille difficoltà frapposte dalle autorità locali (come la mancata concessione di una
sala per le esposizioni in programma) si è riusciti a realizzare tutti gli spazi che erano stati
progettati (anche se a caro prezzo!). In Campo S. Polo è stato montato un enorme tendone da circo
(il cui costo si è aggirato sui quattro milioni), dove sono state allestite la mostra «storia e geografia
dell'anarchismo» ed «arte ed anarchia» e dove avvenivano le proiezioni di film e video. Il tendone
ha inoltre ospitato numerose assemblee spontanee o, come nel caso del gruppo di discussione
«quale rivoluzione?», quei dibattiti iniziati in sede di Convegno di studi (alla facoltà di
Architettura) e lì forzatamente interrotti a causa dei tempi rigidi di chiusura dell'università. Ma
soprattutto centinaia di persone (in maggioranza passanti, turisti, non-anarchici) hanno visitato
quotidianamente le mostre. Accanto a San Polo e a Santa Margherita (il vero cuore dell'incontro: libreria, cucina, bar,
informazioni, spettacoli, centinaia di posti a sedere per mangiare/chiacchierare/ecc.), c'era appunto
la facoltà di Architettura, ai Tolentini. Qui si è svolto il Convegno di studi. Com'è andato? Bene. E' stato affollatissimo (fino a 1.200 persone e più, contemporaneamente presenti nelle varie
aule e nei corridoi, nei momenti di punta). Rispetto ai tre precedenti convegni di studio da noi
organizzati a Venezia (1976 Bakunin, 1978 Nuovi padroni, 1979 Autogestione), abbiamo
introdotto delle novità che ci pare abbiano funzionato: la contemporaneità delle sessioni (con la
traduzione in simultanea forzatamente riservata solo alle sessioni plenarie e alle tavole rotonde) e
la presenza di seminari. La carne al fuoco, indubbiamente, è stata molta. Troppa, per alcuni che si sono lamentati del fatto
che la contemporaneità di sessioni parimenti interessanti li abbia costretti a «perdersi» qualcosa.
Ma l'alternativa sarebbe stata o di prolungare il Convegno per nove giorni consecutivi (francamente
impensabile), o di eliminare tutta una serie di tematiche (e pensare che altri hanno rilevato
criticamente l'assenza di temi quali il nucleare, le carceri, ecc.!). Altri hanno lamentato l'indubbia
prolissità di alcuni interventi ed il conseguente «strozzamento» del dibattito. Se questo è in parte
vero, i compagni del Centro studi libertari ci tengono a precisare che molti sembrano non aver
compreso la differenza tra un Convegno di studi ed un'assemblea di movimento. Sono due cose ben diverse: un convegno di studi si basa soprattutto sull'apporto di chi si è
occupato per anni di quell'argomento e in sede di convegno porta elementi per una riflessione.
Numerosi compagni (provenienti in gran parte dalla Germania e da altri paesi dell'Europa
Centro-Settentrionale) si aspettavano invece una serie di assemblee di movimento e sono rimasti
sconcertati di fronte al Convegno di studi. Oltre ai compagni, per così dire, del movimento anarchico specifico (che in gran parte fanno
riferimento a giornali, riviste, centri studi e iniziative varie), dalla Germania Federale sono venuti a
Venezia decine e decine di libertari (gli «autonome» di Berlino, per esempio), contribuendo a fare
della tribù di lingua tedesca la più numerosa tra quelle «straniere». Un fatto questo assolutamente
inaspettato, che ha colto di sorpresa gli stessi compagni austriaci e tedeschi con i quali eravamo in
contatto. Soprattutto quest'area ha espresso delle critiche all'impostazione del convegno, che si
immaginavano invece come un'assemblea più o meno permanente, lamentando inoltre la mancanza
del tedesco fra le lingue «ufficiali». La struttura stessa dell'incontro - precisano i compagni del Centro Studi - comunque, era tale, che
accanto ai momenti strutturalmente organizzati (il convegno di studi, innanzittutto) c'è sempre
stata la possibilità per chiunque di indire assemblee, utilizzando il tendone di Campo S. Polo
oppure gli spazi-mensa e le panche in Campo S. Margherita. Nel corso della settimana veneziana si sono infatti incontrati, in riunioni specifiche, i ferrovieri
anarchici italiani, i militanti della FAI, quelli dell'AlT («Associazione Internazionale dei
Lavoratori»), i punk, i compagni impegnati nelle redazioni dei periodici anarchici e libertari di tutto
il mondo, i responsabili di alcune case editrici libertarie, gli omosessuali, ecc.. Anche da questo
punto di vista, l'incontro ha messo in luce le molte facce e le molte anime dell'anarchismo
internazionale. Siamo convinti - afferma un compagno - che le differenze che esistono nel movimento anarchico
internazionale, e che sono state chiaramente visibili a Venezia, debbano rimanere. Come
organizzatori dell'incontro non avevamo l'intenzione di «uscire» da Venezia in maniera unitaria.
La nostra concezione dell'anarchismo è pluralista. Ma nello stesso tempo siamo più che convinti
che le varie tendenze, le varie tribù anarchiche debbano incontrarsi. E come gli indiani delle
praterie, in occasione di simili incontri pensiamo sia giusto e utile mettere da parte le
incomprensioni, i motivi d'attrito e di contrapposizione, e fumare insieme il calumet della pace. La quasi totalità dei partecipanti all'incontro ha compreso appienola sostanza e lo spirito
dell'incontro e l'ha vissuto, animato, «utilizzato» nel modo più proficuo: intrecciando relazioni,
scambiando esperienze, fraternizzando, divertendosi. Non sono però mancate le eccezioni. E' stato
il caso di alcuni militanti della (delle) CNT spagnola, che ben lungi dal fumare il calumet della pace
hanno dissotterrato la simbolica ascia di guerra e hanno proseguito a Venezia la polemica in corso
tra loro: una polemica per tanta parte incomprensibile a chi non vive dal di dentro la vita travagliata
dell'anarcosindacalismo spagnolo. I compagni del Centro studi libertari sottolineano che alla maggior parte dei partecipanti l'incontro
ha portato una vera e propria ventata di entusiasmo. Ne sono tenstimonianza i saluti calorosi, i
ringraziamenti (a volte biglietti anonimi lasciati da chi partiva) nonché la «ricomparsa» a Venezia
di tanti e tanti compagni che si erano in vario modo allontanati dall'attività militante, dal
movimento, dagli appuntamenti della tribù. In Campo S. Margherita sono ricomparsi
numerosissimi, hanno riscoperto il gusto di ritrovarsi assieme, il piacere di parlare leggere
discutere, in poche parole l'orgoglio di essere (e sentirsi) anarchici. Anche su questo terreno
l'incontro fornisce spunti di riflessione che, nell'ambito di un'analisi più distaccata e serena di
quella che è possibile tracciare oggi (ad una sola settimana dalla fine dell'incontro) dovranno essere
ripresi e ridiscussi collettivamente. Con la gente di Venezia, con quella di Campo S. Margherita in particolare, i rapporti sono stati in
genere buoni. Gli episodi sono tanti: il barcaiolo che alla fine dell'opera di smontaggio delle
strutture si complimenta con i compagni e dice: «So che è andata bene, che c'era tanta gente. Bravi
ragazzi. Non ho mai visto dei giovani lavorare così sodo e soprattutto con tanta allegria come voi».
C'è poi la verduraia che aveva il banchetto vicino allo stand delle informazioni: tutti i giorni ci
regalava i fichi e l'uva, il sabato (ultimo giorno di mercato) ci ha voluto baciare e ci ha fatto
promettere di ripassare a trovarla, quando capiteremo a Venezia. Tutto sommato pochi problemi, anche se non sono mancati gli (a quanto pare) inevitabili
rompicoglioni. L'incontro era di dimensioni tali (e di una tale «delicatezza», incastonato com'era
nel cuore della città), che poteva bastare l'arrogante intemperanza di poche persone per creare
problemi tutt'altro che piccoli. Qualche problema l'abbiamo avuto con gli ubriachi - dice un compagno del Centro studi libertari -le prime sere abbiamo subito quasi uno schok, nello scoprire che dopo aver lavorato l'intera
giornata per le mille incombenze organizzative, la sera dovevamo restare li altre 2 o 3 ore per
convincere gli ubriachi a non saltare sui tavoli, a non fare casino, ecc .. Poi ci siamo dovuti
rendere conto che questo era uno dei «costi» da pagare all'organizzazione dell'incontro, come
quello di trasportare le strutture, montare il tendone, ecc .. Ciò che proprio non riesco a sopportare- salta su una compagna - è quell'atteggiamento di alcuni
per cui appena si è in tanti (e magari sotto l'influsso dell'alcool) ci si sente «forti» e quindi
legittimati a fare «di tutto», (anche paura alle vecchiette). Ma tutto sommato questi problemi sono stati una parte piccolissima dell'incontro. Anche la presenza, negli ultimi giorni, di alcune persone più o meno legate alla cosiddetta «area
dell'Autonomia», venute a Venezia con la chiara intenzione di inserirsi in un'iniziativa che non era
loro per cercare di fare un loro gioco, non è riuscita ad intaccare l'atmosfera dell'incontro. Una sera, poi, è stata notata la presenza nei dintorni del Campo di vari fascisti (ci avevano messo
sul chivalà alcuni comunisti della zona). Per noi organizzatori un ulteriore motivo di
preoccupazione (e di prevenzione). Ma il grosso dei compagni, come in altre situazioni di tensione,
non si è accorto di niente. A parte questi problemi, l'incontro è filato via liscio. L'assenza delle forze dell'ordine ha
sicuramente contribuito all'ordine stesso. I compagni del Centro studi libertari spiegano di essere
stati convocati in questura, e successivamente anche dalla Digos: ci hanno comunicato seccamente
che noi eravamo responsabili di tutto quanto sarebbe potuto accadere e che al primo incidente di qualsiasi tipo loro sarebbero intervenuti per spazzar via tutto. Una delle condizioni alle quali è stata concessa l'utilizzazione di Campo S. Margherita era quella
di «chiudere» musica, spettacoli ed ogni attività rumorosa entro le 11 di sera. Se siamo stati severi
nel cercare di applicare questa disposizione,era in parte per evitare che le autorità prendessero a
pretesto questo fatto per far saltare l'incontro. Ma era soprattutto per rispetto agli abitanti della
zona, il cui diritto al riposo (dopo una certa ora) andava rispettato. Non eravamo in un parco, ma
nel cuore di una città: ciò ha comportato dei limiti. Ma a nostro avviso è stato proprio questo uno
degli aspetti più belli della festa: l'esserci incontrati non (come spesso accade) ghettizzati in un
cinema o comunque in un «recinto», ma nel cuore della vita quotidiana della gente, con essa
parzialmente mescolati, Di questa gente ritenevamo e riteniamo giusto rispettare i diritti. Se non li
rispettiamo noi anarchici, chi li rispetta? Un compagno sottolinea un altro aspetto positivo: in tutto il periodo dell'incontro (e nei giorni
immediatamente precedenti e successivi, quando decine di persone hanno lavorato per montare e
smontare le strutture) non si è mai vista nemmeno l'ombra di una siringa. Con l'aiuto di molti
compagni tutte le sere ripulivamo l'intera piazza, ed anche qualche volta i gabinetti dei bar
convenzionati: nemmeno una. In un periodo come questo, in cui si calcola che almeno l'1% dei
giovani si faccia d'eroina, in un incontro come il nostro aperto a chiunque e costituito in fortissima
maggioranza di giovani, è questo un altro dato positivo. E il prossimo appuntamento per quand'è? E dove? Molti se lo sono chiesto prima di lasciare
Venezia. E molti l'hanno chiesto agli organizzatori dell'incontro. Noi speriamo che ci sia un secondo, e poi un terzo incontro tipo questo. Ma non saremo noi ad
organizzarlo. In parte perché si tratta di un impegno pauroso (dietro Venezia ci sono migliaia di
lettere, telefonate, decine di riunioni, c'è tutto il lavoro collettivamente portato avanti con le
redazioni di «Volontà» e di «A», con le Edizioni Antistato, ecc.), che certo non ci sentiamo di
riprendere a tempi brevi. In parte per l'impegno finanziario eccezionale che comporta. Ma
soprattutto pensiamo che l'incontro di Venezia sia stato concepito, organizzato, realizzato in un
modo che è il nostro modo di concepire l'anarchismo in generale e simili iniziative in particolare.
Ci sono altri modi, altre concezioni, altre sensibilità: ed è giusto che anche queste si esprimano, si
misurino con i problemi che una simile iniziativa comporta, forniscano in definitiva altro materiale
ed altri spunti alla riflessione collettiva alle tribù anarchiche internazionali. In quest'ottica, il
prossimo incontro (non prima di due anni, a nostro avviso) dovrebbe tenersi in un altro paese.
Perché la geografìa dell'anarchismo non conosce frontiere. Sarà. Ma io sulla categoricità di questo «no» dei compagni del Centro studi libertari non ci giurerei.
E chissà che prima o poi non ci si ritrovi ancora a Venezia, magari proprio in Campo Santa
Margherita. Chissà se ritroveremo anche quelle due vecchiette che si interrogavano sulla natura di
quella multiforme curiosa presenza di tanta gente nel loro Campo. Dopo essersi informata, una
sussurrava all'orecchio dell'altra (ma la sordità, si sa, gioca brutti scherzi: e tutti abbiamo sentito):
Xè un raduno mondial dei anarchici.
C'era questo c'era quello
A Venezia, le tribù anarchiche erano presenti quasi tutte. Ecco l'elenco dei paesi da cui è venuta
gente (in corsivo sono indicati quelli presenti solo con compagni residenti all'estero, in esilio, ecc.):
Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cile, Corea del Sud, Danimarca, Egitto,
Finlandia, Francia, Germania Federale, Gran Bretagna, Grecia, Hong-Kong, Iran, Italia, Malesia,
Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Paraguay, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna,
Stati Uniti, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Uruguay, Venezuela, Yugoslavia. I partecipanti più giovani, forse, sono state le due ultime nate della Comumdad, venute da
Stoccolma con un altro centinaio di anarchici. Il più in là con gli anni era il romagnolo Domenico
Girelli, 92 anni, da una settantina residente m FrancIa. E' venuto da Parigi, con la sua solita carica
di buonumore.
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21.000 porzioni, 3.000 litri
Venezia nascosta dalla fitta coltre di nebbia alle 7 di mattina di un giovedì di settembre troppo
simile alle scure giornate di un inverno che sembra precipitato inatteso a compromettere questa
iniziativa preparata da mesi. La nebbia si alza ma solo per rivelare una spessa coltre di nuvole
grigie che promettono pioggia. E va bene! Si comincia. Lunghe ore di fatica per trasportare in
laguna tonnellate di stands sotto la pioggia dispettosa che comunque non ci ferma. Le facce dei
compagni che non vedevo da anni, sempre le solite, sempre disponibili, ci si fa forza a vicenda, si
scherza confortati da un bicchiere di vino offerto dal camionista, non ci sono differenze, anche gli
universitari faticano. Al Tronchetto, porto di Venezia, ci sono anche compagni francesi, svizzeri, ,tedeschi, australiani,
che sono arrivati con qualche giorno di anticipo per dare una mano. Ci si comprende senza parole.
Non serve un «capo». Il lavoro che sembrava improbo si svolge velocemente e le montagne di
materiale che vengono scaricate dal camion passano sulla barca e poi a Campo S. Margherita senza
soluzione di continuità. Alle 10 di sera concludiamo l'ultimo viaggio. Si organzzzano i turni di
sorveglianza e organizziamo il lavoro per l'indomani. La prima giornata si conclude, fino a domenica il lavoro di allestimento procede senza intoppi, con
gli dei che, nemici da sempre, escogitano pioggia e acqua alta per tentare di fermare i nostri
entusiasmi ma che vedono fallire miseramente i loro espedienti. Giovani ed anziani lavorano,
consigliano, risolvono i problemi e domenica sera è quasi tutto pronto. Dopo il lavoro ci riuniamo per organizzare la cucina. Ognuno porta le proprie esperienze e la
propria visione, ci sono critiche per l'impostazione precedente, ma attraverso un confronto si trova
una prospettlva comune che permette di superare le differenze di valutazione e procedere alla
realizzazione di questa esperienza di autogestione reale. Ciascuno dà il suo contributo: non esistono
mansioni fisse ma l'intercambiabilità dei ruoli diventa metodo sottinteso di lavoro. Anche di fronte
alle inevitabili situazioni di emergenza, c'è sempre qualcuno che ha un'idea su come risolvere i
problemi: ci sono anche divergenze e qualche discussione ma attraverso il confronto e l'analisi dei
problemi le dispute si appianano. Alla fine le cifre: 21.000 porzioni distribuite, 3.000 litri di vino e 2.123 di altre bevande, 3.000
panini in sei giorni e soprattutto la certezza che 1'«Utopia» non è così lontana.
Giancarlo Tecchio
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Un grazie con dolo
La settimana veneziana ha costituito indubbiamente l'iniziativa anarchica più grossa, complessa e
«partecipata» mai realizzata dal movimento anarchico in Italia - ed una delle principali nella storia
dell'anarchismo internazionale. Dietro «le quinte» va segnalato l'impegno di decine e decine di
compagni, che nei giorni immediatamente precedenti l'incontro si sono fatti carico (spesso nel
senso brutalmente fisico del termine: caricare e scaricare il barcone, portare a braccia per le calli e
su e giù per i ponti tutte le strutture, ecc.) del trasporto di tutto il necessario, e poi nei giorni
successivi alla fine dell'incontro si sono fermati a Venezia per la stessa musica, ma all'incontrario:
smontare tutto. Per predisporre gli aspetti «grafici» (striscioni, indicazioni, mostre, ecc.) vari compagni -
prendendosi ferie/aspettative/ecc. - si sono piazzati a Venezia lavorando praticamente a tempo
pieno dalla prima metà di agosto. Un compagno di Milano, poi, ha vissuto a Venezia per i due mesi
antecedenti l'incontro solo per poter seguire da vicino (e a tempo pieno) tutte le pratiche
organizzative e burocratiche connesse con i mille aspetti dell'incontro: dalle autorizzazioni per l'uso
del suolo pubblico alle convenzioni con i locali pubblici per l'utilizzazione dei servizi igienici,
dall'approvvigionamento alimentare alla sistemazione nelle pensioni di decine, centinaia di
compagni provenienti da ogni parte del mondo. Vari compagni svizzeri (tra cui lo staff del CIRA di
Ginevra) si sono trasferiti a Venezia una ventina di giorni prima dell'incontro per dare il loro
contributo. Insomma, un grosso sforzo collettivo realizzatosi in un clima quanto mai positivo,
fraterno, simpatico. A tutti/e coloro che hanno lavorato (gratis, s'intende: così com'è stato per tutti gli organizzatori)
prima/durante/dopo l'incontro, il nostro grazie. Se ci è consentito un grazie «speciale», lo vogliamo
mandare ai compagni del Dolo: chi ha vissuto l'incontro dal di dentro dell'organizzazione, sa che
senza la loro disponibilità a farsi carico di tutti i lavori necessari l'incontro non sarebbe stato quel
che è stato. Hanno sgobbato sodo, ma soprattutto con allegria e simpatia. E qualcuno di loro,
mentre si era ancora sfiniti al termine dei lavori di smontaggio, ha avuto il coraggio di chiedere
quando si farà la prossima iniziativa tipo quest'incontro veneziano. Più matti di così...
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I temi del convegno di studi
«Tendenze autoritarie e tensioni libertarie nelle società contemporanee» è il titolo del convegno
internazionale di studi che si è tenuto alla facoltà di Architettura dal 26 al 29 settembre. Ecco i titoli
delle tavole-rotonde/seminari/gruppi di discussione: 1984 e dintorni, Il proletariato militante,
Imperialismo culturale, Guerra e pace, Femminismo e anarchismo, Educazione e libertà,
L'eurosocialismo, La pratica dell'autogestione, Quale rivoluzione?, America latina, Il comunismo di
Stato, Psicanalisi e società, L'ecologia sociale, Lo Stato e l'anarchia, Vivere l'anarchia, Mass-media
e comunicazione libertaria, Città potere liberazione. Per evidenti ragioni economiche, la pubblicazione del centinaio di relazioni e comunicazioni
presentate in sede di convegno di studi è assolutamente impensabile. Quel che è certo, a tutt'oggi, è che saranno in buona parte pubblicate - nei prossimi mesi - sulla stampa anarchica e libertaria (non
solo in Italia). Come appunto sta già avvenendo sulla nostra rivista, su «Volontà», sulla francese
«IRL» (e su altre).
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Melbourne 1986
Il primo maggio '86 cadrà il primo centenario dell'anarchismo in Australia. Un gruppo di anarchici
australiani si prepara ad organizzare un convegno anarchico internazionale per celebrare questa
ricorrenza. Il convegno si terrà a Melbourne. Il gruppo organizzatore invita gli oratori anarchici interessati e disponibili a mettersi in contatto al
più presto, in modo da poter iniziare a preparare l'agenda dei lavori e da predisporre l'accoglienza
per i compagni provenienti dall'estero. Per ulteriori informazioni, suggerimenti, contatti, ecc., scrivere all'Australian Anarchist Centenary
Celebration Collective (A.A.C.C.C.), P.O. Box 20, Parkville, Vico 3052, Australia.
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Via telex
Numerose sono state le lettere, i telegrammi, le cassette con registrati indirizzi di saluto, ecc.,
pervenute da ogni parte del mondo. Ci limitiamo a pubblicare qui i testi di due telegrammi. «Un saluto fraterno a tutti i compagni presenti e anche a quelli assenti. Questo incontro e quelli in avvenire di tutti gli anarchici del mondo (di tutte le tendenze) diano
sempre proficui risultati per il trionfo del nostro sublime ideale. Ve lo dice con tutto il cuore un
anarchico di sempre di novantasette anni, il quale non ha mai ritenuto utopico il nostro ideale
umano. Buon lavoro dunque. Per la fratellanza universale. Per il benessere di tutti i popoli. Viva
l'anarchia. Augusto Micelli». «Pregovi portare adesione morale convegno internazionale cui anche anarchici detenuti guardano
con viva attenzione et augurio proficua elaborazione temi idee spunti per rinnovamento teoria et
azione anarchiche in società contemporanea. Un fraterno saluto libertario da Vito Messana Carcere
di Rebibbia al ventesimo giorno di sciopero della fame contro iniquità giudiziaria».
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