Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 128
maggio 1985


Rivista Anarchica Online

Attenzione alla mistica della comunità

Cari compagne/i,
in riferimento all'ampio documento della "Comunidad del Sur", intitolato "Vivere è scegliere in ogni momento" (pubblicato sullo scorso numero) e all'annunciato dossier su alcune delle più interessanti esperienze comunitarie italiane (vedi "A" 126 nella rubrica "Ai lettori"), vorrei sottoporre alla vostra attenzione e a quella dei lettori alcune brevi considerazioni su questo tema. Mi preme non essere fraintesa in un atteggiamento di critica fine a se stessa. Sottolineo, anzi, lo spirito provocatorio (nel senso che riterrei utile provocare confronti più aperti e serrati) che anima le mie intenzioni.
È senza dubbio un contributo positivo mettere in pratica modi di vita alternativi e valori diversi da quelli dominanti. Al di là del successo e dell'insuccesso (termini peraltro molto riduttivi se considerati in chiave antitetica), la portata della concretezza consente la verifica del "perché", piuttosto che la logica del "forse". Sotto questo riguardo proporre la lettura di bilanci comunitari, dieci anni dopo, rende omaggio alla testimonianza, ma aggiunge poco o niente alla domanda di prospettiva globale del dibattito in corso. La forma dialogica e dubitativa attenua questa carenza. Tuttavia limiti oggettivi, inerenti a simili esperienze, non sfuggono all'analisi.
La mistica della comunità aleggia un po' ovunque: l'aspetto formale e non sostanziale dei ruoli ed eventi tradizionali è messo in discussione. Benché rovesciati e alternati, sono pur sempre questi a determinare l'identità dei singoli membri. Il rapporto funzione-soggetto stenta a trovare sintesi ulteriori. In concreto viene confermato che il fine-mezzo è ciò che dà valore alla vita. In un'ottica di assoluta libertà, invece, è la vita che dovrebbe essere stimolata all'autovalorizzazione attraverso la varietà delle esperienze. Porre attenzione ai ruoli significa, nel migliore dei casi, limitare il contesto dove la persona si realizza; e, nel peggiore, mitizzarli, perdendo conseguentemente di vista l'individuo nelle sue infinite possibilità e specificità. Questa sottile, ma non speciosa, distinzione resta sottaciuta e, a volte, perfino negata anche nelle più libertarie metodologie educazioniste. Valga per tutti il rapido richiamo all'esperienza dei kibbutz. Proprio fra questi giovani lì cresciuti si registrò il più alto numero di vittime durante la guerra del Kippur (vedasi B. Bettelheim: "I figli del sogno"). Evidentemente si trattava di individui più fragili ed impreparati alle risposte solitarie ed immediate.
La scissione tra "interno" ed "esterno", che i componenti della comunità hanno cercato di colmare con sforzo volontaristico fa respirare un'aria da esperimento: "isola felice", ma anche paesaggio sotto una campana di vetro. Ne deriva un evidente appiattimento dello spessore individuale della soggettività che, garantita dal gruppo, tende ad affidargli, diluendole, la crescita ed il rinforzo delle proprie capacità di scelta autonoma. Se da una parte la complessità di un ambiente richiede un alto impiego di energie durante il processo di socializzazione, dall'altra la sua vivacità stimola l'apporto di ricchezza nella persona.
Non è un caso che gli adolescenti delle comunità confermino un bisogno di separatezza dal mondo dei genitori per le loro esperienze tra coetanei. La discoteca, il cinema, o comunque la curiosità agli aspetti sconosciuti dell'ambiente extracomunitario non sono vissuti come banale accettazione di valori in sé. Questo è un modo di vedere le cose con l'occhio dell'adulto, reso parzialmente cieco dalla fissità ideologica.
Sono altri e più profondi i significati del meccanismo evolutivo. La necessità di favorire la crescita non può essere risolta con realtà predisposte e/o semplificate. Sarebbe come abbassare il cielo e credere di volare. Di fatto l'esistenza (l'etimologia della parola viene dal latino: exsistere = star fuori, uscire da) sottende un processo di distacco dall'eredità fisiologica ed ambientale.
Che la sua materiale valenza libertaria offra solida base all'incessante richiesta di liberazione, più che una speranza, dovrebbe essere considerata un punto di partenza.

Monica Giorgi (Livorno)