Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 137
maggio 1986


Rivista Anarchica Online

Meglio ai vermi

Mi sembra del tutto fuor di dubbio il fatto che la donazione presunta introdotta dal Disegno di Legge 3068 (Art. 2, comma 5: "In caso di mancata esibizione degli elementi documentativi di cui al comma 4, il sanitario può procedere al prelievo". Comma 6: "la mancata dichiarazione di volontà costituisce assenso alla donazione di organi o tessuti") sia un atto autoritario dello stato nei confronti del singolo, ed anche uno dei più vergognosi.
"Chi tace acconsente" dice molto sbrigativamente un proverbio, ma mi chiedo con quale coraggio, tanta superficiale imbecillità possa diventare legge... ma in fin dei conti... "non è una regola poi tanto cattiva" dice altrettanto frettolosamente F. Bizzozzero (a proposito del 3068), in quanto è una norma forgiata in nome dell'esigenza collettiva dei più sfortunati, dei condannati alla malattia...
Dubbio n. 1: e se il soggetto irreversibilmente silente, di cui si presume la volontà, non era affatto d'accordo? In fin dei conti, ognuno ha la sua filosofia, e fin che siamo vivi e ognuno può dire la sua, non ci sono problemi; quando uno è morto, a fronte del silenzio, ogni attribuzione di volontà è indebita (a maggior ragione se fatta dallo Stato, famiglia delle famiglie). Sarebbe più saggio, rispettoso e umanamente dignitoso lasciar stare se non si sa.
Dubbio n. 2: ma è solo questo il modo di risolvere il problema? Accondiscendere al 3068, sensibili ai problemi del bene collettivo, significa implicitamente dire che il fine giustifica i mezzi. Non sono d'accordo; tali mezzi legittimano, come sostiene Ida Magli "...la continua erosione dei diritti del singolo di cui non ci si accorge perché profondamente nascosta nell'ovvietà del "sacrificio"...".
Dubbio n. 3: prima di chiedersi come lo risolveremo nella società anarchica non è meglio chiedersi come possiamo risolverlo in modo diverso adesso? Pensare a come risolvere il problema, significa cercare di conoscere il problema.
Alcuni aspetti oggettivi: il D.L. 3068 ha un'unica finalità: recuperare il maggior numero possibile di giovani espiantandi: di fatto oltre alla donazione presunta prevede l'abbassamento del limite di età da 18 a 16 anni per manifestare liberamente il consenso o il dissenso; riduce a 6 ore l'osservazione del "silenzio elettrico cerebrale" e riduce a 20 minuti l'osservazione dell'arresto cardiaco; attribuisce a un qualsiasi medico capace di leggere un tracciato elettrocardiografico la facoltà di dichiarare la morte, non più ad un collegio come avviene ancora adesso.
Per salvare altre vite umane si dirà; enfaticamente lo hanno detto la televisione, i giornali e i cardiochirurghi recordmen nelle conferenze pubbliche in cui a malapena nascondono la loro ingordigia di pezzi di ricambio e di successo; lo dicono i presidenti provinciali dell'AlDO con stupefacente e criminale ottusità; lo dicono i teologi (quindi la chiesa ufficiale) con estremo candore, disinvoltamente accantonando problemi di uscita dell'anima dal corpo, miti di inviolabilità e sacralità della carcassa, svendendo i loro dogmi incancreniti a quelli più freschi della nuova chiesa nascente: la scienza medica.
D'accordo, siamo nell'epoca della mistificazione e del pragmatismo più spinti; il 1984 è lontano, ma la realtà ha superato la fantasia; l'atto di volontà, presupposto indispensabile del donare, non ha nessun significato; si chiama donatore un qualsiasi espiantato, volente o nolente che sia. La medicina mercantile trova nuovi sbocchi e combina nuovi business... banche di soldi, di sangue, di sperma... di organi? (in America i familiari che consentono all'espianto vengono monetariamente rimborsati). Nascono nuove organizzazioni: NIT = Nord Italia Transplant, la mercificazione trova nuovi terreni: parti di corpo umano; e come sempre calcolo di costi e benefici, beneficiati e benefattori (complice la miseria): offro un rene in cambio di un alloggio, offro un rene in cambio di un avvocato, offro un rene o anche un occhio in cambio di un lavoro per mio figlio...
Aspetti emotivamente fastidiosi, ma ancora marginali, non sufficienti a contestualizzare del tutto la questione.
Domanda legittima: quanto allo stato, alla chiesa, alla medicina, sta a cuore la salute della gente?
Domanda indispensabile: quanto la medicina di oggi, a partire dai suoi fondamenti epistemologici, è in grado di rispondere positivamente a questo problema?
Domanda inevitabile: i trapianti risolvono? Quanto risolvono? Che cosa? In che modo?...
E non solo questo, i trapianti e la relativa necessità del reperimento degli organi aprono un'altra serie di questioni - di carattere pratico/paradossale: quante sarebbero le occasioni di prelievo se non ci fossero gli incidenti stradali, fonte così copiosa di giovani espiantandi? - di carattere politico/filosofico: quando si è ancora vivi e non ancora morti? Oppure si è morti e non più vivi? Oppure ancora: che cos'è il corpo morto? Res nullius? Res publica? Res e basta?... E poi, di chi è? Può servire? a chi?...
Nella società informata dalla legge del comando e dell'obbedienza, c'è chi come un certo Prof. Borra dell'ospedale di Bergamo imperativamente dice che: "il consenso non serve perché i morti devono aiutare i vivi"; obbedire anche da morti?
Comunque, a parte questo "aiutare i vivi", ma quali? Tutti indistintamente? C'è chi epidermicamente risponde che gli ripugna l'idea di finire nel corpo del suo datore di lavoro o del suo avversario politico... e poi, come la mettiamo con chi è convinto che la vita continui anche dopo la morte? (in Giappone i trapianti non riescono a decollare a causa di questa diffusa convinzione); retaggi religiosi si dirà, può darsi, ma è solo una risposta liquidatoria e anche delle più stupide se si limita a sostituire a ciò la disinvolta legislazione statale secondo cui una volta si moriva dopo 24 ore, poi dopo 12, ora dopo 6.
Avere una propria filosofia della morte è indispensabile a calmare l'angoscia di una vita inevitabilmente destinata a finire ed anche a dare significato alle proprie azioni. Si sa che la chiesa ha fondato parte del suo potere dando la sua interpretazione a questo evento a contenuto informativo nullo; le leggi dello stato hanno di volta in volta regolamentato il tutto a seconda degli interessi della chiesa e la medicina è diventata tanto più forte e potente quanto più si è collocata nella gestione della linea di confine tra la vita e la morte, sostituendo la morte meccanica al morire ed espropriandoci del diritto di morire in pace.
Sarebbe di pessimo auspicio che gli anarchici o comunque i libertari non si preoccupassero di sviluppare una "filosofia della morte" che non sia quella della chiesa o quella laico-statalista; ma sarebbe altrettanto deprecabile che incorressero in gravi cedimenti verso norme (come il 3068) omologate solo per paura che l'esplicita, coerente e dettagliata opposizione sviluppata (dall'AED FEMMINISMO) a tale Disegno di Legge sia inconsciamente condizionata da miti religiosi (...).
Oh, certo, si dirà che nonostante queste considerazioni, il problema rimane, certo, rimangono gli emodializzati e restano gli ammalati di cuore e di cancro, che, a differenza di altri, sanno quando devono morire. E allora, come la mettiamo?
La mettiamo che il D.L. 3068 è mostruoso, va respinto e basta. Così come vanno avversate le precedenti norme sul riscontro diagnostico, tutte lesive della libertà delle persone, di quelle vive e di quelle morte, perché anche i morti vanno rispettati, nella carne e nelle idee che hanno lasciato in eredità, e se queste non si conoscono, la maggior forma di rispetto è lasciar stare, e non c'è bene collettivo che tenga, né legge di stato o di chiesa... e quindi la mettiamo che i morti non sono di nessuno, se non di se stessi e che i loro pezzi saranno di qualcun altro o della scienza solo se da loro esplicitamente espresso in vita.
Questo porta ad una contrazione nel numero degli espiantandi, perché resterebbero solo i donatori convinti, ma a meno che non si voglia legittimare la campagna emotivamente e moralmente ricattatoria, capeggiata da AIDO, cardiochirurghi, teologi e compagnia bella, non si può non avviare in ogni dove e in ogni occasione, una discussione seriamente ponderata e critica sui trapianti. E quindi la mettiamo che se la medicina (la scienza) fosse capace di ragionare sulla sua epistemologia, di pensare a cosa sta facendo e guardare dove sta andando (perché come dice G. Ceronetti "la scienza non pensa", tuttalpiù sloganizza "trapianto è bello"), se avesse ancora un senso etico (che non è l'invenzione della bioetica, professione nuova per nuovi specialisti, per nuovi profitti, per nuovi successi), invece che medicalizzare la salute, tecnicizzare la morte (naturale conclusione? della vita), inquinare corpi, menti e ambienti, riuscirebbe a valutare le cause, selezionando quello che di buono (quanto?) ha messo a punto, eliminando l'inutile e con ciò il dannoso.
Penso che intervenire sulle cause, dopo le opportune valutazioni etiche, filosofiche, ecologiche, epistemologiche, autoriflessive, sia sostanzialmente un buon metodo; forse ci sarebbe gente che si ammala di meno e con ciò meno bisogno di trapianti... Ma questo implica un atto d'accusa alla società del dominio e la consapevolezza che siamo a un punto in cui se non vogliamo incorrere nella catastrofe, dobbiamo svoltare rifondando di sana pianta i principi guida... la medicina del potere non può fare questo, ma noi possiamo delegittimare la medicina del potere.
Il corpo a questa scienza? Meglio ai vermi, sono convinta che ne farebbero un uso molto più utile, oltre che per loro, anche per il resto dell'umanità.

Marinella Bragagnini (S. Giorgio di Rogano)