Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 139
estate 1986


Rivista Anarchica Online

Se ti ribelli sei matto
di Paolo Finzi

La magistratura ha intimato all'anarchico Franco Leggio, noto militante ed editore, attivissimo nelle lotte contro la base USA di Comiso, di presentarsi da uno psichiatra. Ma Leggio non c'è andato. E non ci andrà.

Vi ricordate il caso Sabattini? Ci riferiamo alla vicenda politico-giudiziaria di cui fu protagonista (o meglio, vittima) Carlo Sabattini, molto noto a Modena e provincia per il suo impegno civile, per le sue numerose e circostanziate denunce dello scempio del territorio e, in generale, delle malefatte dei pubblici amministratori e delle industrie inquinanti. Per ridurre al silenzio la sua voce stonata il potere ricorse, l'anno scorso, alla "scienza psichiatrica": sottoposto a perizia psichiatrica, venne giudicato affetto da "altruismo morboso, autodidattismo, proselitismo e manie rivendicazioniste" e rinchiuso nel manicomio giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova). Da qui poté uscire solo il 9 luglio '85, dopo tre mesi di detenzione, grazie anche alla mobilitazione ed alla campagna di controinformazione promossa da varie forze - tra cui gli anarchici di Modena, Vignola ed altre località della zona, con i quali tante battaglie di libertà (non ultima quella contro il giuramento obbligatorio per i pubblici dipendenti) Sabattini si era ritrovato a sostenere.
Il caso Sabattini era gravissimo: l'utilizzo della psichiatria per combattere un oppositore rappresentava un salto di qualità che andava denunciato immediatamente, con il massimo vigore. Va invece osservato che, nelle fasi iniziali della campagna, i verdi, gli anarchici, i punk e le altre (poche) forze ad essersi subito mobilitate rimasero soli. I partiti di sinistra (a partire da quello comunista, che si identifica in gran parte con il potere locale) brillarono per la loro assenza.
Nella rossa Modena, comunque, lo scalpore per il ricovero di Sabattini fu notevole e finì con il travalicare i confini provinciali: il caso Sabattini - lui rinchiuso a Castiglione delle Stiviere - si rivelò un vero e proprio boomerang contro la magistratura modenese ed i politici che ne avallavano il grave comportamento repressivo. Per schivare quel boomerang, i comunisti - sindaco di Modena in testa - finirono con il saltare sul treno della solidarietà. Tutto è bene quel che finisce bene, recita un proverbio.

Ora però la storia si sta ripetendo. Dopo Modena, Ragusa. Dopo il caso Sabattini, il caso Leggio.
Vediamo un po' i fatti.
Innanzitutto, chi è Franco Leggio? Anarchico fin dalla gioventù, Leggio è molto noto nella sua città per il suo impegno civile, dalla rivolta di Ragusa del '45 alle recenti lotte a Comiso - ed in varie altre località siciliane - contro l'installazione dei missili a testata nucleare e, in generale, contro il militarismo ed i venti di guerra. All'epoca (purtroppo molto lunga) della dittatura franchista, Leggio partecipò attivamente alla solidarietà con militanti spagnoli impegnati su vari fronti contro il dittatore ed il suo sistema sanguinario. Insomma, Leggio, oggi sessantacinquenne, è un militante anarchico attivo e stimato. Da sempre impegnato in un'intensa attività editoriale (la sua stessa abitazione, in via S. Francesco 238 a Ragusa, non è che un magazzino saturo di opuscoli, libri, giornali), Leggio ha curato - tra l'altro - la pubblicazione di decine di scritti antireligiosi, anticlericali, ascrivibili a quell'area culturale del "libero pensiero" che nella nostra bell'Italia, così profondamente intrisa di clericalismo o comunque di complice acquiescenza ai voleri di santa madre chiesa (si pensi solo alla recente vicenda dell'insegnamento religioso nelle scuole), costituisce una vera e propria terra di nessuno, avventurarsi nella quale pare proprio pericoloso. Lo confermano le più recenti traversie giudiziarie di Leggio, che pure con la magistratura ha una storia di vecchia data e di molteplici, mai piacevoli, rapporti.
Per ben due volte, nello scorso mese di giugno, Franco Leggio è stato convocato da uno psichiatra, che su incarico della magistratura avrebbe dovuto verificarne lo stato di salute mentale. Leggio non si è presentato e non ha alcuna intenzione di ottemperare ad eventuali nuove convocazioni da parte dello psichiatra. Per comprendere come si sia giunti a questa gravissima situazione - che immediatamente richiama alla memoria quella di Carlo Sabattini - bisogna fare un grosso salto indietro. Di ben 13 anni.

Salerno, 1973. È in corso il processo contro l'anarchico Giovanni Marini, accusato di aver accoltellato a morte uno dei fascisti (Carlo Falvella) che l'avevano prima provocato con insulti, e poi aggredito a mano armata sul corso di Salerno (i fatti risalgono al 7 luglio 1972). Il giorno prima c'è stata, nell'aula magna della facoltà di magistero, strapiena di gente, un'esaltante manifestazione di solidarietà promossa dal comitato di Difesa, con gli avvocati di Marini al completo: hanno preso la parola, tra gli altri, l'avv. Guido Calvi (difensore anche di Pietro Valpreda, allora ancora detenuto...) ed il senatore comunista Umberto Terracini, anche lui difensore dell'anarchico.
Molti compagni presenti all'assemblea a Magistero si ritrovano all'indomani nell'aula dove si svolge il processo. Marini chiede la parola e denuncia un fatto gravissimo: un detenuto nel carcere di Salerno è stato picchiato in maniera brutale, è in fin di vita... Il presidente gli toglie la parola, Marini cerca di continuare, i carabinieri gli si avventano contro con particolare brutalità, lo feriscono a sangue con le bandoliere. Il pubblico insorge, protesta, grida "nazisti! nazisti!". Il presidente ordina lo sgombero dell'aula, i presenti fanno resistenza passiva e continuano a gridare. La forza pubblica impiega più di un'ora per far sloggiare il pubblico.
Solo due dei presenti, anni dopo, sono raggiunti da una denuncia per vilipendio della Corte. Uno dei due è Franco Leggio. Il quale scrive una lettera al magistrato (di Bari, ché i giudici di Salerno lì avevano trasmesso gli atti per incompetenza a giudicare), rivendicando il suo comportamento in aula, dal momento che una Corte che autorizza un simile pestaggio contro un imputato (reo solo di voler portare a conoscenza dell'opinione pubblica un fatto grave... ed illegale) ben si è meritata l'appellativo di nazista, ed altri simili. Passano altri anni, viene celebrato il processo, Leggio non si presenta e viene condannato a 6 mesi di carcere senza la condizionale. Una condanna pesantissima, per un reato d'opinione, resa ancor più grave dalla non-concessione della condizionale, che in genere viene applicata a condanne ben più gravi (omicidio compreso). E Leggio, mentre a Comiso giunge al culmine la mobilitazione dell'estate '83 contro i missili nucleari nella base americana, si fa i suoi 6 mesi dentro.
Per una sua lettera analoga, inviata alla magistratura barese, Leggio si ritrova protagonista/vittima di un nuovo procedimento giudiziario. Viene sentito, per rogatoria, da un magistrato del tribunale di Ragusa. Poi riceve l'invito a presentarsi il 9 giugno presso lo studio di uno psichiatra. Non ci va. L'invito viene rinnovato per il 21 giugno. Non ci va.
E ora? A meno che, all'italiana, la magistratura non decida di lasciar cadere il tutto, aspettando l'amnistia o comunque tirandola per le lunghe, c'è il rischio quantomai concreto che l'anarchico Franco Leggio venga arrestato per la via (come già gli accadde tre anni fa, quando venne associato alle carceri ragusane per scontare i 6 mesi inflittigli per quelle grida in aula). A questo punto il parallelo con la vicenda di Carlo Sabattini sarebbe davvero completo.

Alla notizia dell'intimazione della magistratura a sottoporsi a perizia psichiatrica, per verificare se sia "pazzo" o no, notizia subito diffusasi a Ragusa e poi pubblicata sull'ultimo numero - prima della sospensione estiva - del settimanale anarchico Umanità Nuova, Franco Leggio ha ricevuto numerosi attestati di solidarietà: lettere, cartoline, telefonate no perché l'editore Leggio il telefono non se lo può permettere. Il dialogo, un foglio ragusano espressione di persone di vario orientamento progressista, ha subito sottolineato la gravità del provvedimento, che interessa non solo Leggio (con le cui idee si può certamente dissentire, ma rispetto alla cui integrità morale - psichica non se ne discute nemmeno - non può sussistere il minimo dubbio), ma tutte le persone impegnate in prima persona in un'attività pubblica di trasformazione sociale, di denuncia delle malefatte del potere, dei pericoli connessi con il militarismo, la mafia, ecc... Se Franco Leggio è pazzo, tutte queste persone - noi anarchici compresi - sono pazze.

Questo della "pazzia" è da sempre un cavallo di battaglia del potere. In seguito all'ondata libertaria del '68, che aveva messo in discussione la legittimità stessa della "scienza psichiatrica" e ne aveva comunque denunciato la pericolosità al servizio del potere, era iniziato anche in Italia un processo, certo lento e contraddittorio ma tutto sommato positivo, di de-psichiatrizzazione che si era concretizzato, tra l'altro, nella chiusura dei primi ospedali psichiatrici e, successivamente, nella famosa legge 180. Da vario tempo un'ondata restauratrice di eccezionale potenza sta attaccando ed in molti casi annullando quelle conquiste. I fantasmi di un passato che, almeno per certi versi, consideravamo morto e sepolto, sono ritornati in circolazione. Più che di fantasmi, si tratta di pesanti realtà con cui dobbiamo fare i conti. È in questo contesto che la psichiatria ha buon gioco a riproporsi come una "scienza" indispensabile per la regolazione e la regolamentazione del buon vivere individuale e sociale. Quel che è più grave, c'è un generale contesto "culturale" favorevole a questa ripresa di forza della psichiatria.
Non è certamente un caso che, sensibile come sempre alle esigenze del potere, proprio in questi tempi la magistratura inizi a fare ricorso alla psichiatria, quale novello braccio scientifico dell'emarginazione e della repressione del dissenso.
Sabattini, Leggio. Per ora siamo davanti a casi isolati, che poi isolati non sono nemmeno tanto, se letti nel più generale contesto della ri-psichiatrizzazione della vita sociale. Possono sembrare pochi, ma per chi ama la libertà ed è disposto a lottare per difenderla e allargarla sono già troppi.