Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 139
estate 1986


Rivista Anarchica Online

Alta sul pennone
di Carlo Oliva

Con un decreto magistralmente quanto involontariamente umoristico Craxi ha regolamentato l'uso della bandiera italiana. Si tratta di una perla del decisionismo. Leggere per credere.

Forse non a tutti i nostri lettori è noto che l'ottimo Bettino Craxi, poco prima d'essere costretto, da proditorio agguato parlamentare, a dare le dimissioni, ha affrontato da par suo un grave problema, inspiegabilmente trascurato dai predecessori. Di fatto, sul numero 128 della Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana, è apparso il testo del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 giugno ultimo scorso, recante "disposizioni per l'uso della bandiera della Repubblica da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici".
Di disposizioni del genere si sentiva davvero la mancanza. Si prescrive, infatti, che "l'esposizione della bandiera all'esterno degli edifici pubblici ha luogo nei casi previsti dalla legge e, previa espressa disposizione od autorizzazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione di avvenimenti che rivestano particolare importanza e solennità" (era ora: basta con tutti questi sbandieramenti non autorizzati, o peggio per avvenimenti né importanti né solenni); si assicura che "l'esposizione... ha luogo dalle ore 8 al tramonto" e che, se esposta dopo il tramonto essa "deve essere adeguatamente illuminata" (ed ecco vanificate le losche trame di chi s'ostinava a esporre il tricolore al buio!); si precisa che "la bandiera non può essere usata per alcun tipo di drappo o festone" (evviva!), anche se, per drappeggiare palchi e simili, "possono utilizzarsi nastri verdi, bianchi e rossi... collocati l'uno a fianco dell'altro a partire dal verde"; si fa notare che "la bandiera non dev'essere esposta in cattivo stato d'uso", checché ne dicano i proverbi sulle bandiere rotte e l'onore dei capitani, e via prescrivendo. Norme minuziose regolano il sistema di precedenza tra più bandiere, i tempi e i modi d'innalzamento e ammainamento, l'uso degli stendardi per esprimere lutto ("devono", percettivamente, "essere tenuti a mezz'asta" e vi si possono, facoltativamente, adattare "all'estremità superiore dell'inferitura due strisce di velo nero", che sono peraltro obbligatorie "nelle pubbliche cerimonie funebri").
Tutti sappiamo che la logica del decisionismo è quella di rendere obbligatorio ciò che non è espressamente vietato, e non ci preoccupiamo più di tanto di questo strano documento. Qualcuno potrebbe chiedersi se il Presidente del consiglio non avesse, all'epoca, altro da fare, ma sarebbe una domanda capziosa: siamo in fase di recupero del patriottismo, il tricolore "tira" e, oltretutto, erano in pieno svolgimento i campionati mondiali di calcio, e bisognava fare in modo che prefetti, questori e sindaci imprevidenti non s'abbandonassero, in caso di vittoria degli azzurri, a inconsulti sbandieramenti. La vittoria non c'è stata, ma Craxi non poteva saperlo.
Più preoccupante è l'articolo 2 del decreto. Al comma 2 avverte perentoriamente che la bandiera "viene altresì esposta" all'esterno dei seggi elettorali durante le consultazioni; all'esterno della sede del Governo allorché il Consiglio dei Ministri è riunito; all'esterno delle sedi dei consigli regionali, provinciali e comunali durante le riunioni, all'esterno degli edifici giudiziari nel giorno d'inaugurazione dell'anno giudiziario e persino "all'esterno degli edifici scolastici durante le ore di lezione, in occasione dell'inizio e della fine dell'anno scolastico e accademico".
Se si pensa a quanti sono i seggi elettorali, i palazzi comunali, provinciali e regionali, gli edifici giudiziari e quelli scolastici, non è difficile prevedere un'inondazione di drappi tricolori, con non poco giovamento di quanti alla produzione di tali manufatti si dedicano. In effetti, verrebbe spontaneo di raccomandare ai risparmiatori di non cedere al fascino della borsa in rialzo o a quello dei fondi comuni, ma d'investire seduta stante i sudati risparmi in una fabbrica di bandiere. Calcolando un costo medio di Lit. 140.000 a stendardo (riferendoci all'articolo solitamente fornito agli enti pubblici: ci siamo informati), più spese d'imballo e spedizione e l'IVA, il giro d'affari indotto dal decreto del 3 giugno dev'essere piuttosto imponente. Ma non saremo certo così volgari da supporre che a questo giro d'affari siano interessanti i nostri governanti o che essi abbiano voluto in qualche modo promuoverlo.
Il fatto è che la bandiera è un simbolo. Un simbolo che può anche essere simpatico e a cui è lecito essere affezionati (il tricolore italiano ha un'origine democratica e "rivoluzionaria" sulla quale è bene meditare ogni tanto), ma che può avere tante valenze. Esposto in sedi di dibattito e discussione politica può essere accettabile richiamo al principio dell'interesse comune (sempre ammesso che l'interesse comune sia "un principio", o non piuttosto "un'ideologia") o può essere visto o sentito come un richiamo alle direttive di chi tale interesse momentaneamente incarna. La bandiera, non per niente, ha un ampio uso in ambito militare, e che qualcuno possa lasciarsi tentare dall'idea di trasferire nelle istituzioni civili questa valenza specifica non è ipotesi particolarmente peregrina. Lungi, naturalmente, ogni intenzione d'insinuare che sia questa la logica del decreto in questione, ma il futuro è sulle ginocchia degli dei, nevvero?
Oggi certe polemiche, un tempo tanto aspre, non hanno più corso. Il tricolore può convivere, nell'immaginario di tutti, con altri simboli, con cui fu un tempo in feroce contrasto: può affiancarsi (idealmente, che se no si violerebbe il decreto) alla bandiera rossa e persino a quella rossa e nera. Del resto, proprio perché di natura essenzialmente simbolica, ogni bandiera ha il valore che gli deriva dalla sua storia e - soprattutto - dalle circostanze in cui è impiegata. Ma che queste circostanze siano regolate per Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri... ecco, non ci sembra il migliore degli auspici.