Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 140
ottobre 1986


Rivista Anarchica Online

Questo monumento non s'ha da fare
di Patrizio Biagi

Contro l'iniziativa di un gruppo di cittadini di Carrara di erigere a proprie spese un monumento a Gaetano Bresci sono intervenuti anche Craxi, Scalfaro e Cossiga. La stanno facendo così grossa che anche noi, che pure del monumento potremmo benissimo fare a meno...

Non vorrei che quanto scrivo suonasse come una critica nei confronti di quei compagni che si trovano oggi impegnati nella battaglia per erigere il monumento a Bresci. È giusto infatti che ognuno s'impegni in ciò che ritiene più valido.
È solo che i monumenti, sia quelli dedicati agli anarchici che quelli dedicati ad altre persone indistintamente, mi procurano un senso di fastidio e di rigetto ed è per questo che l'idea del monumento mi ha trovato finora abbastanza scettico, se non addirittura contrario.
Scettico e contrario per almeno tre ragioni:
1) Perché da sempre lo stato, il potere, l'autorità civile, l'autorità militare, l'autorità ecclesiastica confezionano, ad immagine e somiglianza del loro modo di pensare, rivestendoli dei propri valori (che a volte contrastano con quelli di cui erano portatori i "ricordati"), martiri, patrioti, santi ed eroi e li immortalano dedicando alla loro memoria vie, monumenti, lapidi, ecc. ecc., e penso sia già questo di per se stesso un buon motivo per cui non si dovrebbe ricorrere agli "stessi" vuoti, freddi e retorici simboli, usati dal potere, per ricordare avvenimenti, vittime e uomini del passato.
2) Perché in quanto anarchici siamo (o dovremmo essere) contro ogni tipo di simbologia retorica così come dovremmo essere contro la confezione di martiri e di eroi e non dovremmo di conseguenza essere tra i fautori dell'erezione di un monumento che, in quanto monumento, fa di Bresci un'eroe e un martire posto su di un piedistallo che ne sottolinea comunque la "migliore" tempra rispetto alla comune mediocrità.
Bresci fu un combattente che assassinò un uomo responsabile del massacro di centinaia di proletari, e in questo compì un'opera di giustizia,ma resta tuttavia un semplice combattente tra combattenti, senza meriti speciali, rispetto agli altri suoi compagni di lotta, che richiedano di onorarlo o ricordarlo in modo diverso da loro. Noi non abbiamo nessun eroe, martire o santo da immortalare con monumenti, abbiamo solo i nostri caduti, caduti nella lunga lotta per l'emancipazione, da ricordare e l'unico modo con cui possiamo farlo è quello di portare avanti quella che fu la loro lotta, e che oggi deve continuare ad essere la nostra, per una società più libera e più giusta.
3) Perché il gesto di Bresci e le vittime, per vendicare le quali egli armò la propria mano, meglio sarebbero ricordati eliminando dalle strade e dalle piazze di questa Repubblica, democratica e sedicente antifascista, ogni simbolo e ogni ricordo del coronato boia sabaudo.
Ma... c'è un ma! Se la questione si fosse esaurita solo nell'erigere il monumento riterrei ancora valide in toto le ragioni di cui sopra, visto però che, dalle "frenetiche attività" di un ministro (e sembra anche del presidente del Consiglio) e di alcuni magistrati nonché dalla capziosa e squallida polemica messa in piedi da costoro, da tutto un ventaglio di laidi personaggi intrisi del più bieco perbenismo conformista, da quegli anacronistici rimasugli del passato che sono i seguaci dell'assassino Vittorio Emanuele o del potenziale dinamitardo Amedeo d'Aosta e da coloro i quali vorrebbero dare a questa Repubblica un carattere diciamo più "sociale" (!) magari spostando la capitale dalle parti di Salò, mi sembra di capire che la posa del monumento dia parecchio fastidio a qualcuno, se non a molti, mi trovo inevitabilmente costretto a dover modificare leggermente la mia posizione. Se l'erezione di un monumento può turbare i tranquilli sonni dei destri e dei perbenisti democratici, se può far loro venire qualche travaso di bile, qualche emicrania, qualche ulcera perforante, se può far loro saltar le coronarie ogni volta che ci pensano o che lo vedono, se può rappresentare una spina nel fianco del loro "ordinato" sistema, una voce discorde e stonata nel loro univoco e intonato coro, allora ben vengano non uno solo ma dieci, venti, trenta monumenti a Bresci, a Passanante e anche, perché no, ad Acciarito!
L'"affaire" Bresci , tra l'altro, ha portato in luce un ben "strano" modo di pensare, modo di pensare che ha i suoi "campioni", tanto per non far nomi, nel ministro degli interni O. L. Scalfaro, in tutta una serie di personaggi "grandi" e "piccoli" e in un paio di magistrati che hanno, nell'adempimento del loro dovere s'intende (chissà perché la magistratura sempre così ligia e repentina nel bloccare iniziative dove c'entrano gli anarchici diventa poi goffa e impacciata in altre occasioni?! Inspiegabile!), spedito mandati di comparizione l'uno e comunicazioni giudiziarie per apologia di reato l'altro (non conosco molto bene le strane leggi che regolano questo paese ma mi parrebbe, e in questo so di apparire molto ingenuo, che anche il mantenere, in questa Repubblica democratica nata da un referendum e bla, bla, bla..., lapidi, vie e monumenti dedicati al massacratore Umberto dovrebbe essere considerato e perseguito come apologia di reato, o meglio apologia di strage se non di genocidio! Ma tant'è!) a tutti quei consiglieri comunali di Carrara che hanno approvato la cessione di una piccola area sulla quale possa venire eretto il monumento a Bresci.
Il modo "strano" di pensare di cui parlavo sopra è che mentre la normale prassi stabilisce che ogni fatto successo dovrebbe venire vagliato e interpretato, senza fare raffronti azzardati e basati sul nulla, analizzando il periodo storico, il quadro politico e i fermenti sociali in cui il fatto è maturato e avvenuto, nel caso Bresci si è proceduto a "ruota libera" estrapolando completamente il fatto dal suo contesto storico e soprattutto lo si è scollegato dalle motivazioni ideali che hanno spinto il suo autore a compierlo, banalizzandolo come gesto terroristico tout-court, condannandolo moralmente come tale, accostandolo e assimilandolo a ideologie e a pratiche con le quali Bresci, e con lui tutti gli anarchici, non ha mai avuto nulla a che spartire.
Leggendo le demenzialità con cui i sinceri democratici, quelli per intenderci che hanno in orrore il sangue (quello dei potenti) e la violenza (quella delle classi subalterne), hanno riempito i giornali, una domanda si affaccia nella mente, una domanda alla quale, se posta, non giungerebbe nessuna risposta o se giungesse sarebbe talmente intrisa di bassa retorica patriottarda da disgustare chiunque l'ascoltasse e fors'anche coloro i quali si fossero assunti la briga di rispondere: se, stravolgendo a proprio piacimento la storia e adattandola alle proprie tesi e posizioni propagandistiche di parte, Bresci deve essere assimilato al terrorismo non sarebbe il caso di rivedere, alla luce di questo "strano" modo di pensare, anche le posizioni di un Oberdan e di un Orsini (tanto per fare due nomi a caso), attentatori (o meglio terroristi!) pure loro ma che, a differenza di Bresci, vengono celebrati dalla storia patria perché irredentista uno e repubblicano mazziniano l'altro e di conseguenza non anarchici? Per la cronaca Oberdan fu l'autore di un fallito attentato all'imperatore d'Austria (capo di Stato!) mentre l'attentato dell'Orsini ebbe un bilancio molto più tragico. Attentò a colpi di bombe alla vita dell'imperatore Napoleone III (altro capo di Stato!) ma per un qualche "disguido tecnico" finì con il fare strage di otto passanti ferendone diversi altri.
E cosa dire della fallita insurrezione tentata a Sapri da Carlo Pisacane, o di quella tentata in Calabria dai fratelli Bandiera? Tentativi insurrezionali contro uno stato legittimamente e legalmente costituito e riconosciuto, quindi colpevoli i suoi autori, secondo i parametri attualmente in voga, di reati di terrorismo, insurrezione contro i poteri dello stato, associazione sovversiva, costituzione di banda armata, porto abusivo d'armi, procurata evasione (Pisacane), ecc. ecc., reati punibili con il massimo della pena, oggi l'ergastolo ieri la pena di morte! Quindi non patrioti e martiri, come erroneamente ci è sempre stato fatto credere, ma terroristi e banditi che hanno avuto ciò che si meritavano!
Alla luce dello "strano" modo di pensare che sembra prendere molto piede tra i democratici di punta, si dovrebbe riscrivere daccapo la storia patria, perché, sinceramente, costoro, per essere coerenti, non possono usare due pesi e due misure! Qualora si decida di giudicare solo i nudi fatti mondandoli delle loro motivazioni morali e ideali non si possono certo celebrare gli Orsini, gli Oberdan, i Bandiera, i Pisacane, ecc., come eroi, martiri e patrioti immortalandoli nei marmi, nelle lapidi, nelle strade, bensì si deve condannarli duramente ed esecrarli moralmente, non potendo più intentare azioni giuridiche nei loro confronti, come volgari terroristi.
E allora: Pisacane, Orsini , Mazzini (creatore di gruppi clandestini, ispiratore di moti insurrezionali e teorico e propugnatore della rivoluzione e dell'abbattimento del legittimo istituto monarchico), i fratelli Bandiera, Oberdan, Garibaldi (persino lui! Con un corpo di volontari, in maggior parte "stranieri", andò a suscitare un'insurrezione vittoriosa nel legittimo Stato borbonico), Bresci... tutti, tutti quanti terroristi!