Rivista Anarchica Online
Homo televisivus
di Franco La Cecla
Pare che prendere
sul serio il presente sia una virtù di pochi; un libro prezioso di
recente tradotto e pubblicato dalla Longanesi (pagg. 168, lire
20.000) ce lo ricorda. "Divertirsi da
morire" di Neil Postman, professore di Scienza delle Comunicazioni
alla New York University, è uno di quei libri che possono servire da
caffè nella atmosfera culturale italiana sonnacchiosa e amante delle
mode. La tesi di Postman è che viviamo in un'epoca in cui "Il
Mondo Nuovo" di Aldous Huxley sembra una profezia realizzata. Non
il "1984" di Orwell con il suo Grande Fratello ed il suo
monolinguaggio "Newspeak", ma un mondo dominato da un eccesso
onnipresente di comunicazioni insignificanti e tutte aventi lo stesso
contenuto di "intrattenimento". La società
dell'"Ecco a voi" per eccellenza è la società statunitense, ma
in genere tutta l'Europa e l'Occidente seguono una comune via. Se Est
e paesi socialisti possono avere regimi tipo "Grande Fratello" è
vero però che lo status quo occidentale è assicurato dal continuo
flusso di "ecco a voi" e dal corrispondente "homo televisivus". Neil Postman
riprende dalle origini la rivoluzione delle comunicazioni che,
iniziata dal telegrafo, porta alla telematica; rammenta ai lettori la
grande differenza tra una società tipografica in cui il discorso
sociale è articolato e dettagliato da un riferimento alla scrittura
e alla discussione, ed una società in cui i messaggi sono "spot"
concisi, omogenei, di rapida fruizione e di ancor più rapida
obsolescenza. Passa poi in rassegna il processo per cui dagli anni
'50 in poi la società americana ha trasformato in spazi televisivi
campi sempre più ampi, dalla politica alla religione, alla
educazione. Analogamente al suo maestro, Marshall Mc Luhan, Postman
afferma che la televisione fa diventare televisione tutto ciò che
media. Così il risultato del programma educativo "Apriti Sesamo"
non è stato un incremento delle capacità di apprendimento dei
bambini che l'hanno seguito. Da test dettagliati risulta che
l'effetto maggiore è stato l'"entertainement", quella continua
distrazione del teleutente su cui si basa la sua fruizione. La televisione
richiede e dà una relativizzazione della attenzione, un livellamento
e una banalizzazione di ogni "presa sul serio". Ogni messaggio è
inserito in un flusso di messaggi che richiedono che non ci si fermi
a ricordare né a prendere sul serio ogni singolo elemento. Le
facoltà penalizzate sono la memoria e la capacità di sintesi.
Provate, dice Postman, a fare la sintesi di sei, sette ore di TV
viste e vi renderete conto che l'unica cosa che vi rimane è
l'effetto compagnia che vi ha fatto "passare" il tempo per sei
sette ore. Per questo ogni
trasmissione seria dal dibattito sul "The day after" alla
vista di scene di guerra è banalizzata, provoca come effetto solo un
abbassamento del senso di realtà. Il teleutente tipo è concepito e
formato dall'industria del divertimento come qualcuno facilmente
annoiabile, con minime capacità di attenzione, sempre capace di
cambiare canale e che deve essere quindi continuamente blandito sulla
soglia minima di "panem et circenses". Insomma è il divertimento
l'unico media e l'unico criterio; dalla politica spettacolo (un
politico capace è un politico capace di intrattenere e di avere
immagine) ai valori del discorso sociale più ampio: non importa che
una cosa sia vera o no, importa che faccia spettacolo. Un'estetica sociale
nuova condanna tutto ciò che richiede più di un tanto per essere
afferrato e tutto ciò che non è "divertente" (un tramonto ad
esempio non lo è). Per certi versi il discorso sociale (ma anche
quello telematico con i suoi criteri di riduttività e rapidità)
seppellisce il discorso tipografico con un preteso nuovo senso
pratico: "basta con i libri, con la carta stampata, con gli
intellettuali", ma in realtà sostituisce il clownismo ad ogni
espressione articolata che si appelli alle capacità di discernimento
e di compassione dei lettori. Postman dice che la
rivoluzione è avvenuta e non rendersene conto è la maggiore colpa:
l'homo televisivus e automobilisticus è il soggetto (più succube
che attivo) del discorso sociale di oggi. Si può fermare il
discorso televisivo o telematico? Postman sostiene di no. Si può
fermare la sua invadenza e negargli spazi che non siano quelli di un
effettivo divertimento. Postman dice che la tv è più pericolosa nei
programmi seri che in quelli stupidi. La cosa che rimane
da fare (e Postman ci invita a non essere molto ottimisti) è di
ampliare il discorso sociale su televisione, telematica ed
automobile. Dare cioè a tutti termini sempre più ampi di
riferimento per capire cosa è e come agisce il discorso televisivo;
parlarne e distinguerlo da altri discorsi con cui tenta di
confondersi. Questo richiede un salto di presa sul serio del presente
che non è poco. È dello
strumento che la società deve fare dibattito, più che dei
contenuti. E deve liberarsi dal mito per cui "comunicazione" è
in sé già un valore; come dice Thoreau, molto amato da Postman, o
proposito del telegrafo: "Adesso Vermont ed Oregon sono collegati
in tempo reale via telegrafo; ma che avranno da dirsi? Probabilmente
la prima notizia che si scambieranno avrà a che fare con la tosse
asinina della regina d'Inghilterra".
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