Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 140
ottobre 1986


Rivista Anarchica Online

Homo televisivus
di Franco La Cecla

Pare che prendere sul serio il presente sia una virtù di pochi; un libro prezioso di recente tradotto e pubblicato dalla Longanesi (pagg. 168, lire 20.000) ce lo ricorda.
"Divertirsi da morire" di Neil Postman, professore di Scienza delle Comunicazioni alla New York University, è uno di quei libri che possono servire da caffè nella atmosfera culturale italiana sonnacchiosa e amante delle mode. La tesi di Postman è che viviamo in un'epoca in cui "Il Mondo Nuovo" di Aldous Huxley sembra una profezia realizzata. Non il "1984" di Orwell con il suo Grande Fratello ed il suo monolinguaggio "Newspeak", ma un mondo dominato da un eccesso onnipresente di comunicazioni insignificanti e tutte aventi lo stesso contenuto di "intrattenimento".
La società dell'"Ecco a voi" per eccellenza è la società statunitense, ma in genere tutta l'Europa e l'Occidente seguono una comune via. Se Est e paesi socialisti possono avere regimi tipo "Grande Fratello" è vero però che lo status quo occidentale è assicurato dal continuo flusso di "ecco a voi" e dal corrispondente "homo televisivus".
Neil Postman riprende dalle origini la rivoluzione delle comunicazioni che, iniziata dal telegrafo, porta alla telematica; rammenta ai lettori la grande differenza tra una società tipografica in cui il discorso sociale è articolato e dettagliato da un riferimento alla scrittura e alla discussione, ed una società in cui i messaggi sono "spot" concisi, omogenei, di rapida fruizione e di ancor più rapida obsolescenza. Passa poi in rassegna il processo per cui dagli anni '50 in poi la società americana ha trasformato in spazi televisivi campi sempre più ampi, dalla politica alla religione, alla educazione. Analogamente al suo maestro, Marshall Mc Luhan, Postman afferma che la televisione fa diventare televisione tutto ciò che media. Così il risultato del programma educativo "Apriti Sesamo" non è stato un incremento delle capacità di apprendimento dei bambini che l'hanno seguito. Da test dettagliati risulta che l'effetto maggiore è stato l'"entertainement", quella continua distrazione del teleutente su cui si basa la sua fruizione.
La televisione richiede e dà una relativizzazione della attenzione, un livellamento e una banalizzazione di ogni "presa sul serio". Ogni messaggio è inserito in un flusso di messaggi che richiedono che non ci si fermi a ricordare né a prendere sul serio ogni singolo elemento. Le facoltà penalizzate sono la memoria e la capacità di sintesi. Provate, dice Postman, a fare la sintesi di sei, sette ore di TV viste e vi renderete conto che l'unica cosa che vi rimane è l'effetto compagnia che vi ha fatto "passare" il tempo per sei sette ore.
Per questo ogni trasmissione seria dal dibattito sul "The day after" alla vista di scene di guerra è banalizzata, provoca come effetto solo un abbassamento del senso di realtà. Il teleutente tipo è concepito e formato dall'industria del divertimento come qualcuno facilmente annoiabile, con minime capacità di attenzione, sempre capace di cambiare canale e che deve essere quindi continuamente blandito sulla soglia minima di "panem et circenses". Insomma è il divertimento l'unico media e l'unico criterio; dalla politica spettacolo (un politico capace è un politico capace di intrattenere e di avere immagine) ai valori del discorso sociale più ampio: non importa che una cosa sia vera o no, importa che faccia spettacolo.
Un'estetica sociale nuova condanna tutto ciò che richiede più di un tanto per essere afferrato e tutto ciò che non è "divertente" (un tramonto ad esempio non lo è). Per certi versi il discorso sociale (ma anche quello telematico con i suoi criteri di riduttività e rapidità) seppellisce il discorso tipografico con un preteso nuovo senso pratico: "basta con i libri, con la carta stampata, con gli intellettuali", ma in realtà sostituisce il clownismo ad ogni espressione articolata che si appelli alle capacità di discernimento e di compassione dei lettori.
Postman dice che la rivoluzione è avvenuta e non rendersene conto è la maggiore colpa: l'homo televisivus e automobilisticus è il soggetto (più succube che attivo) del discorso sociale di oggi.
Si può fermare il discorso televisivo o telematico? Postman sostiene di no. Si può fermare la sua invadenza e negargli spazi che non siano quelli di un effettivo divertimento. Postman dice che la tv è più pericolosa nei programmi seri che in quelli stupidi.
La cosa che rimane da fare (e Postman ci invita a non essere molto ottimisti) è di ampliare il discorso sociale su televisione, telematica ed automobile. Dare cioè a tutti termini sempre più ampi di riferimento per capire cosa è e come agisce il discorso televisivo; parlarne e distinguerlo da altri discorsi con cui tenta di confondersi. Questo richiede un salto di presa sul serio del presente che non è poco. È dello strumento che la società deve fare dibattito, più che dei contenuti. E deve liberarsi dal mito per cui "comunicazione" è in sé già un valore; come dice Thoreau, molto amato da Postman, o proposito del telegrafo: "Adesso Vermont ed Oregon sono collegati in tempo reale via telegrafo; ma che avranno da dirsi? Probabilmente la prima notizia che si scambieranno avrà a che fare con la tosse asinina della regina d'Inghilterra".