Rivista Anarchica Online
Anarchismo
& futurismi
Cari
amici di "A", sorprende
vedere rilanciato da un periodico anarchico (cfr. Anarchismo &
futurismi, "A" 139) lo squallido tentativo di riabilitare
Marinetti e i futuristi allineandosi così con l'analoga operazione
condotta oggi, con sintomatica unità di intenti, da fascisti,
democristiani, e alcuni comunisti. È
inconcepibile tacciare di "sbrigativo accostamento tra futurismo
e fascismo" e ricordare fatti e circostanze che invece dimostrano
senza possibilità di equivoci la collusione con il fascismo di
Marinetti e di molti tra i principali pittori e poeti futuristi. Scrivere
poi che "dopo il colpo di stato i futuristi e lo stesso Marinetti
non faranno più dichiarazioni politiche o ideologiche dando per
scontato le loro divergenze" è a dir poco un controsenso. Mi
limito a ricordare due casi esemplari (evocarli tutti occuperebbe
parecchi numeri di "A"). Marinetti
fu volontario in Africa e in Russia, repubblichino seguì Mussolini a
Salò, ne esaltò l'opera in molti testi e scrisse persino un inno
alla decima Mas. Sironi non fu da meno e anche dopo il '45 non perse
occasione per riaffermare la sua adesione al fascismo. Se
si vuole analizzare con obiettività il rapporto tra futurismo e
fascismo è necessario distinguere la posizione di Marinetti, che fin
dall'inizio precorre l'ideologia fascista, da quello dei pittori
futuristi; e inoltre distinguere tra il contributo all'arte degli
artisti futuristi tra il 1910 e il 1915 e quello posteriore. Il
22 febbraio 1909 Marinetti pubblica a pagamento sul quotidiano di
destra "Le Figaro" il primo dei suoi manifesti che contiene già
in nuce la sua ideologia: "Noi vogliamo glorificare la
guerra - sola igiene del mondo -, il militarismo, il patriottismo". Prendendo
le distanze da queste farneticazioni Boccioni enuncia in tre
manifesti (dal 1910 al 1912) la posizione dei pittori futuristi,
molti dei quali, invece, erano influenzati dalle idee libertarie. A
queste due fasi segue il terzo momento, dal 1915 in poi, che vede
l'involuzione politica e artistica dei futuristi e il loro graduale
coinvolgimento con il fascismo. Conforta
constatare che il momento aureo della pittura futurista coincide con
il secondo periodo durante il quale Balla, Boccioni, Carrà, Russolo
e Severini sono influenzati dall'ideale anarchico e ne esprimono i
generosi aneliti, in alcune opere che sono tra i capolavori della
pittura del nostro secolo. Fraterni
saluti.
Arturo
Schwarz (Milano)
P.S.
Colgo l'occasione per fare un'altra precisazione. Sul numero 1/1986
di "Volontà" Enrico Baj afferma che Picabia non fu
collaborazionista e non si interessava di politica. Picabia dipinse
un ritratto apologetico di Hitler (ebbi occasione di esaminare
l'opera datata 1940 alla Gallerie des Quattre Mouvements a Parigi) e
durante l'occupazione denunciò dei vicini ebrei.
Rispondono
Marina Padovese e Fabio Santin, autori dell'articolo.
Ribadiamo
il concetto: il futurismo è "l'unico movimento artistico italiano
del '900 di levatura europea, con ripercussioni in tutto il mondo". A
nostro avviso l'accostamento tra futurismo e fascismo è tra le cause
che hanno impedito un'analisi obiettiva del "fenomeno
futurista". Noi
non abbiamo mai sostenuto che Marinetti, e con lui gli altri, furono
pacifici poeti, letterati o pittori che s'occupavano unicamente di
"fare dell'arte". Anzi: "alcune componenti del futurismo
diventeranno patrimonio, e saranno fra le caratteristiche, del
nascente fascismo". Ma,
ripetiamo, "futurismo e fascismo non sono la stessa cosa". Ci
fa d'altro canto piacere che Schwarz sottolinei che la pittura
futurista del primo periodo, cioè fino al 1915, sia stata
influenzata dall'ideale anarchico, cosa da noi riportata fin
dall'apertura dell'articolo.
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