Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 141
novembre 1986


Rivista Anarchica Online

Il dilemma istituzionale
di Franco Melandri

Pubblichiamo in queste pagine i resoconti critici, forzatamente sintetici, di tre forum svoltisi a Pescara. Il primo di questi resoconti è dedicato al dibattito sul tema "Fare politica o che farne?". Avrebbe dovuto sancire, nella speranza di molti leader politici delle liste verdi, il consenso generalizzato alla linea istituzionale da loro proposta. Ma si sono sentite numerose voci discordi, in vario grado e per diverse ragioni contrarie a quella linea. A conferma del fatto che l'arcipelago verde è appunto un arcipelago.

È indubbio che il "polso politico" del convegno Internazionale dei verdi sia stato il forum "Fare politica o che farne?". Il perché è semplice, ed è da ricercare nel fatto che il Coordinamento Italiano delle Liste verdi, organizzatore del convegno, si sta trasformando - soprattutto in vista delle elezioni politiche - in Federazione delle Liste verdi, cioè in qualcosa di più accorpato e definito di quanto sia stato - o potesse essere - il coordinamento. Tale operazione abbisognava tanto di una verifica "di base" quanto di un trampolino di lancio e tale appunto è stato - in buona parte - il convegno e soprattutto il succitato forum (il più numeroso e di più lunga durata). Ciò che da esso è emerso non è stato tuttavia univoco.
Molti partecipanti (fra cui ampia era la presenza di consiglieri comunali e regionali verdi) hanno dato per scontato tanto che la nascente Federazione fosse il "braccio politico" dell'intero movimento ecologista quanto che la "scelta istituzionale" fosse "un passaggio obbligato per l'intero movimento verde", come ha detto un rappresentante della Lista verde Ligure. Un passaggio che, nella sua visione, reca con sé anche la necessità di porsi nell'ottica di "in qualche modo governare". Come si diceva, sono stati parecchi gli interventi su questa stessa lunghezza d'onda e molti già ora si preoccupano delle alchimie necessarie per fare le liste dei futuri deputati.
Un gran desiderio di "fare politica" nel senso peggiore del termine insomma, tant'è che c'è pure stato chi ha proposto che la Federazione nomini subito un paio di responsabili che, per un anno più o meno, ne gestiscano l'intera attività perché "se non c'è chi decide non c'è possibilità di confronto". Nonostante tutto questo, molti sono anche stati coloro che hanno espresso, su tali proposte, dubbi più o meno profondi o chiari dissensi.
È stato il caso di un rappresentante della Lista verde di Marghera che ha sostenuto come non bisogna dare per scontato che si debba "fare politica" mettendo inoltre in guardia i verdi a non cadere "nella logica del fine che giustifica i mezzi" e sottolineando come la Federazione stia nascendo in un "clima politico interno non chiaro" che non favorisce la presenza e la partecipazione paritaria alla stessa di tutte le Liste verdi. Più a fondo è andato Giannozzo Pucci di Firenze (uno dei "padri" italiani dell'ala "fondamentalista") il quale ha sostenuto che "l'ecologista profondo non crede nello stato" e deve battersi per "comunità di villaggi", mentre la Federazione ancora in fasce gli pare "già troppo accentratrice". Qualcuno poi - come un "cane sciolto ecologista" romano - si è dichiarato assolutamente contrario ad una presenza elettorale verde perché "anche gli eletti verdi inseriti nel palazzo diventeranno più interessati alla poltrona che occupano, ed a farsi ad ogni costo rieleggere, che al movimento che li ha sostenuti e di cui dovrebbero essere solo delegati".
Non sono nemmeno mancati gli interventi tesi a sottolineare come le Liste Verdi non rappresentino, e non possano rappresentare, tutto il movimento ecologista, ma siano solo una sua componente al pari di altre. Non devono quindi avere la pretesa di esserne la sola espressione politica reputando invece fondamentale che il movimento verde rimanga diversificato e vario tanto nelle matrici culturali quanto nelle iniziative pratiche, nelle proposte politiche, nei metodi di lavoro ed azione.
In sostanza dal forum "politico" non è venuto quel plauso generalizzato alla logica istituzionale che molti dei leader della neo Federazione si aspettavano ed anche se non è emersa una loro (impossibile) sconfessione è a tutti apparso chiaro come - Federazione o no -, il movimento ecologista sia ancora un arcipelago in cui non è detto sarà facile, per i capitani di "lungo corso" alla Boato e alla Langer (che già ipotizza concordanze col "Movimento Popolare" in nome della "difesa della vita"), navigare come meglio credono.
In conclusione due parole sulla presenza degli anarchici al convegno; o meglio sulla loro assenza, visto che nelle tre giornate di compagni se ne sono visti ben pochi (forse un po' anche a causa del concomitante convegno di Milano per il cinquantenario della rivoluzione spagnola) e con un unico, meritorio, stand (quello di "A"). Ma è stata soprattutto nei vari forum che una presenza dichiaratamente antiautoritaria è mancata, col risultato che - in un convegno che doveva avere fra i relatori d'apertura Bookchin - un'"ecologia sociale" di stampo libertario non ha avuto non dico gli "onori della cronaca" ma nemmeno la possibilità di essere posta a confronto con le altre teorizzazioni ecologiste.
Un vero peccato, credo, perché in questo Convegno esisteva lo spazio per intervenire e la disponibilità a discutere. Tanto più che l'approccio libertario, inserendo la tematica ecologica in un più globale quadro socio-economico, può fornire stimoli ed idee alle numerose domande che ripetutamente i Verdi, in questi giorni, si sono posti. Non mi pare cosa da poco.