Rivista Anarchica Online
Porto Azzurro
di Gianfranco Bertoli
Sempre più
frequenti si fanno le trasmissioni televisive dall'interno delle
carceri. Se ciò servisse solo a ridurre la distanza tra il "dentro"
e il "fuori", si tratterebbe di un fenomeno positivo. Ma non c'è
solo questo. Questo rinnovato
interesse per il mondo dietro le sbarre si inserisce in una più
generale operazione di "maquillage" tendente ad accreditare
la tesi di una profonda "umanizzazione" del sistema
carcerario. Venerdì 17 ottobre
una troupe di Canale 5 ha varcato la soglia della fortezza spagnola
dov'è insediato il carcere di Porto Azzurro, sull'isola d'Elba. Da
alcuni anni vi è detenuto anche Gianfranco Bertoli. In una lettera
scritta ad un nostro redattore, spiega perché non ha accettato
l'invito a comparire nella trasmissione.
Sai, venerdì è
stata qui una troupe di "Canale 5" con il famoso Costanzo, che
ha fatto delle interviste ad alcuni carcerati e mi aveva fatto
chiedere se ero disposto a farmi intervistare. Ho risposto
negativamente. Un po' perché cominciano a darmi fastidio questi
programmi televisivi dove qualche carcerato viene presentato a
recitare la sua particina (tutti volonterosi di mostrare come sono...
cambiati) ed esibito come una curiosità o un "cane ammaestrato"
(...). Eppure, vedi,
nonostante tutto, sono certo che un anno fa non avrei rinunciato a
buttarmi sull'occasione per poter parlare agli altri, ora no, l'idea
di dover ricominciare a spiegare, chiarire, smentire... in una
parola... a "difendermi" dalle solite calunnie mi disgustava. È
tutto troppo stupido e contro la stupidita non c'è niente da fare. E
poi, cosa dire? Cercare di esporre cosa io pensi oggi del mio gesto
di allora ha avuto un senso quando l'ho fatto su "A" rivolgendomi
a dei compagni. Adesso rischierei di confondermi col mucchio dei
"pentiti" e "ravveduti" che piagnucolano e invocano la
comprensione della... "società". Né, d'altra
parte, potrei onestamente rivendicare e ribadire la liceità etica di
certi gesti quando non la ritengo più tale. Come potrei proclamare
i "sacrosanti diritti" alla "rivolta assoluta" o rifarmi a
certe apocalittiche emancipazioni (tipo: "il n'y a pas
d'innocents") quando io stesso, vedendo, per esempio, le immagini
televisive del massacro di Istanbul o di altri avvenuti nelle vie di
Parigi, ho sentito un moto di orrore e mi è venuto da piangere
pensando che avevo provocato anch'io una strage. Beh, io ero
convinto di avere le mie "buone ragioni", ma anche quelli che
mettono una bomba su un aereo si giustificano dicendo a se stessi di
avere delle... "buone ragioni". No, non hanno delle "buone
ragioni" ma neppure le mie lo erano, avrei il dovere di dirlo
ma a chi? Posso riconoscerlo con te, dirlo a coloro che considero
compagni, ma parlarne al sig. Costanzo o al suo pubblico... cosa
capirebbero?! Qualche anno fa,
dire che il "lottarmatismo" era una sciagura e un grosso errore
(e dirlo da un carcere dove le B.R. facevano il bello e il cattivo
tempo) poteva significare qualcosa. Ma adesso...? Troppo "di
moda", non fanno che dirlo loro stessi. È
un loro diritto, non glielo voglio togliere, ma credo di avere il mio
a non volermi far confondere né con loro, né con i... "giapponesi"
dell'irriducibilismo insensato.
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