Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 17 nr. 147
giugno 1987


Rivista Anarchica Online

Hiroshima per 1000
di Massimo Panizza

La bomba esplosa in Giappone nel '45 era di 12 chiloton, corrispondente cioè ad una potenza esplosiva di 12.000 tonnellate di tritolo. Le bombe di cui si parla oggi, tanto per intenderci, sono centinaia, migliaia di volte più potenti di quella di Hiroshima. In questo articolo passiamo in rassegna alcune delle armi di cui più spesso si sente parlare. E di cui, a parte gli specialisti, poco o niente si sa e si capisce. Eppure questa nostra curiosità dovrebbe diventare la curiosità di tutti. Per capire che cosa ci stanno preparando. E, soprattutto, che dobbiamo opporci a tutti i loro progetti di armi, di guerra, di sterminio. Prima che sia troppo tardi.

Ci vuole una buona dose di curiosità per aver voglia di sapere cosa contiene la bomba atomica o quella ad idrogeno, cos'è una guerra stellare o una arma laser. Eppure questa curiosità potrebbe salvare il mondo dalla catastrofe. Piccola cosa, forse, se rapportata all'universo e alle sue miriadi di mondi, ma di qualche interesse per noi, poco discreti abitanti di questo pianeta. Che c'entra la curiosità con un problema così gigantesco che si stenta a ritenerlo possibile, così complesso che ci si rifiuta di prenderlo in considerazione?
È fin troppo facile. La curiosità di milioni, di centinaia di milioni di persone sarebbe dirompente, sveglierebbe l'umanità dal sonno della ragione, finalmente ci verrebbe una gran voglia di scegliere, di decidere e le armi le rifiuteremmo tutte in blocco, diventeremmo quasi pacifisti, credo. Intanto, per me e per i lettori di "A" ho qui un po' di libri, di pubblicazioni e tanta curiosità quanto basta per sconfiggere la noia che sicuramente mi assalirà. Dunque, siamo pronti ad intraprendere questo viaggio, attraverso i più temibili, i più moderni, i più sofisticati armamenti? Cioè, quelle armi che dal '45 in poi sono state chiamate nucleari e distinte dalle precedenti (convenzionali) per l'effetto esplosivo assolutamente devastante, quelle altre, a laser, a energia cinetica, a particelle... e quelle che verranno; la ricerca ci promette grandi cose!
Le prime difficoltà che si incontrano di solito quando si approccia una pubblicazione scientifica sono relative alle unità di misura. Quando si confrontano le armi nucleari con le armi convenzionali si usano i termini "chiloton" e "megaton". Che cos'è un chiloton? Un chiloton (chilo - mille; ton : tonnellata) è l'equivalente della potenza esplosiva di mille tonnellate di tritolo. La bomba che è esplosa a Hiroshima era di 12 chiloton, corrispondeva cioè a una potenza esplosiva di 12 mila tonnellate di tritolo. La bomba fatta esplodere a Hiroshima aveva una potenza esplosiva superiore 12 mila volte a quella di una delle più grandi bombe esplose nel corso della seconda guerra mondiale. Le bombe moderne sono centinaia, migliaia di volte più potenti di quella di Hiroshima. La loro potenza si misura spesso in megaton (1 megaton - mille chiloton: equivale quindi al potenziale esplosivo di 1 milione di tonnellate di tritolo).
Perché una bomba nucleare è tanto più esplosiva rispetto ad una convenzionale? Dipende proprio dal tipo di esplosione. Per capire bisogna scoprire l'intima conformazione di una sostanza. Perciò immaginiamo un esploratore di dimensioni minimali. Tra poco parleremo di fenomeni che avvengono nella centomilionesima parte di un centimetro. Tutte le sostanze sono formate dalla combinazione di un certo numero di costituenti più semplici: gli atomi. L'atomo è formato da un nucleo e da un certo numero di particelle (elettroni) in orbita intorno al nucleo. Il nostro visitatore suggerisce di pensare al sistema solare (sole e pianeti).

La A e la H
Il nucleo a sua volta è costituito da altre particelle, i protoni e i neutroni. L'esplosione del tritolo o della dinamite è una reazione chimica con emissione di calore. In una reazione chimica avvengono trasformazioni solo nella fascia più esterna dell'atomo, quella relativa agli elettroni. Mentre le esplosioni nucleari si basano su processi che avvengono nel nucleo stesso dell'atomo con emissione di energia molto più intensa. Le bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki (bomba A) erano bombe a fissione (scissione). Per la fissione sono necessari elementi con un nucleo "pesante", cioè formato da un alto numero di particelle come l'uranio che ne ha 235. Il nucleo pesante viene "spaccato" e forma frammenti più leggeri emettendo una quantità di energia milioni di volte superiore a quella liberata in una combustione chimica. Quindi anche gli effetti distruttivi di una esplosione nucleare sono milioni di volte più potenti di una esplosione tradizionale.
La rottura del nucleo si può ottenere con l'urto di un neutrone. Poiché nel corso della fissione si liberano alcuni neutroni, questi possono a loro volta "spaccare" altri nuclei ed il processo si propaga rapidamente con una cosiddetta "reazione a catena". Il processo di fusione è, in un certo senso, l'inverso di quello di fissione: due nuclei leggeri si uniscono in uno più pesante e anche in questo caso parte della materia si trasforma in energia in quantità ancora più elevata di quella liberata nella fissione. Per innescare il processo di fusione è necessaria una grande quantità di calore che in pratica viene ottenuta facendo esplodere una bomba A collocata all'interno della bomba a fusione (bomba H). I nuclei da "fondere" possono essere quelli del deuterio e del trizio, due isotopi dell'idrogeno.
Ah! Gli isotopi; cosa sono? Semplice, sono nuclei di uno stesso elemento che differiscono per il numero di neutroni. La bomba a neutroni (bomba N) si basa anch'essa sul processo di fusione. A differenza della bomba H, la bomba a neutroni viene costruita in modo tale da assicurare un minore potere esplosivo accompagnato da una più intensa emissione di neutroni, micidiali per gli esseri viventi. L'esplosione nucleare produce tutti gli effetti amplificati di una qualsiasi esplosione più gli effetti collaterali prodotti dalla ricaduta del materiale radioattivo.
Ma quante sono oggi le testate nucleari a disposizione delle due superpotenze? Esse equivalgono ad oltre un milione di bombe simili a quella fatta esplodere a Hiroshima. Per molti anni l'ampliamento degli arsenali nucleari è stato giustificato come deterrente per prevenire l'uso di armi nucleari per mezzo della dissuasione. Lo stallo che si è venuto a creare con l'equilibrio del terrore non ha dissuaso dalla preparazione di una guerra nucleare. Le cose hanno cominciato a cambiare: numerosi sistemi di armi nucleari sono stati creati per poter essere usati, per poter combattere una guerra nucleare, magari in maniera "limitata" o come parte di una risposta "flessibile" anche ad un attacco convenzionale. La stessa costruzione su vasta scala di rifugi antiatomici, o la recente proposta di Teller di costruire enormi riserve di cibo per far fronte alle conseguenze dell'"inverno nucleare", si basano sul presupposto che una guerra nucleare possa essere affrontata e vinta con costi accettabili. E in questo nuovo clima si inserisce il programma chiamato "Strategic Defense Initiative" o SDI, più comunemente noto con il nome di "guerre stellari". L'SDI è stato presentato il 23 marzo 1983 dal presidente Reagan come la creazione di un enorme ombrello protettivo, uno "scudo spaziale" destinato a proteggere la popolazione civile dalla minaccia nucleare e a rendere impotenti e obsolete le armi nucleari. In cosa consiste?

Lo scudo di Reagan
La traiettoria di un missile si può suddividere in quattro fasi: 1) fase di spinta, accensione dei razzi principali; 2) fase di bus, raggiungimento della traiettoria suborbitale; 3) fase intermedia, traiettoria vera e propria; 4) fase terminale, rientro nell'atmosfera. Per attaccare i missili nella prima fase le armi devono operare nello spazio esterno e colpire alla velocità della luce o poco meno. Armi di questo tipo sono chiamate sistemi ad energia diretta e si suddividono in laser di vario tipo ed armi a fasci di particelle neutre, non facilmente disponibili, che si possono porre permanentemente in orbita oppure lanciare al momento dell'attacco.
Le armi laser sono però difficilmente installabili in orbita, poiché per l'energia richiesta hanno bisogno di una enorme quantità di combustibile e quindi pesano troppo. Si è pensato pertanto di ricorrere ad armi laser con base a terra. Il bersaglio si troverebbe fuori dal loro campo visivo, ma potrebbe essere egualmente raggiunto collocando in orbita specchi riflettenti. Ma considerando che i missili balistici intercontinentali da distruggere potrebbero essere più di mille e provenire da punti distribuiti su un enorme territorio, ci vorrebbe una miriade di piattaforme spaziali per un'intercettazione efficace.
Le difficoltà connesse alla realizzazione di questa flotta spaziale e la sua grande vulnerabilità sono evidenti. In un altro sistema apparentemente più semplice, l'intercettore viene rapidamente innalzato nello spazio non appena viene segnalato il missile da colpire. L'oggetto da lanciare nello spazio deve dunque essere di dimensioni ridotte e trovarsi più vicino possibile all'obiettivo.
L'unico dispositivo sufficientemente leggero e potente per adempiere a questo compito sembra essere il cosiddetto laser a raggi X. Il laser a raggi X viene portato in quota da un sistema di propulsione a razzi e orientato verso il bersaglio con un telescopio di puntamento. L'energia necessaria per "caricare" il laser è fornita da una testata nucleare da 40 chilotoni. Questi sofisticati sistemi possono essere efficacemente neutralizzati con opportune contromisure. Una delle più semplici consiste nell'"indurimento" della superficie del missile per proteggerlo dagli effetti dei raggi laser. È possibile, ad esempio, rivestire il missile con uno strato di materiale riflettente. Una superficie del missile sufficientemente lucida obbligherebbe ad utilizzare un fascio laser di intensità tale da poter mettere fuori uso lo "specchio da combattimento" prima di incrinare la corazza del missile. Assolutamente necessarie per il funzionamento del sistema SDI sono le tecnologie informatiche.

Il ruolo dell'informatica
Anche il controllo degli attuali sistemi d'arma nucleari si vale del supporto di complesse reti di computer che permettono di analizzare rapidamente un ampio spettro di dati offrendo soluzioni alternative ai capi politici e militari, ma sino ad oggi, il giudizio umano è stato decisivo per individuare con metodi artigianali gli errori del sistema di controllo. Le scelte proposte dai computer hanno potuto essere bloccate o modificate perché i tempi disponibili, pur riducendosi ormai a pochi minuti, sono stati sufficienti per l'intervento dell'uomo.
Se i progetti di armi spaziali saranno perseguiti, si dovrà compiere il salto. La rete informatica SDI dovrebbe infatti basarsi sul presupposto che i piani di battaglia scattino entro pochi secondi dall'allarme. Questi piani sarebbero programmati in anticipo e l'operatore non potrebbe che selezionare l'uno o l'altro delegandone l'attivazione e l'esecuzione al sistema di computer. Decisioni di carattere militare sarebbero così interamente automatizzate sulla base di ipotesi elaborate molto tempo prima della loro attuazione.
Non sarà possibile provare i sistemi informatici in condizioni realistiche prima del loro uso effettivo.
Poiché non disponiamo di pianeti di riserva, su cui combattere guerre nucleari di prova, è impossibile una verifica operativa globale dell'intero sistema. Il sistema dovrebbe essere in grado di funzionare sin dalla prima volta. Non è mai esistito e non è possibile esista un sistema informatico, anche di dimensioni molto inferiori a quello necessario per l'SDI, che funzioni alla perfezione sin dall'inizio del suo uso operativo.
Ancora meno attendibili saranno i risultati che potranno essere ottenuti con simulazioni globali svolte sui calcolatori. Le prove di simulazione, in condizioni ordinarie, richiedono che gli analisti forniscano al computer parametri iniziali la cui incertezza deriva sia dalla ignoranza dei dati relativi a numerosi processi da simulare, sia dal fatto che gran parte dei parametri saranno scelti dall'avversario solo al momento dell'uso.
Dicevo prima, la curiosità di milioni, di centinaia di milioni di uomini può vincere questa follia. Forse, sarà possibile quando riusciremo a guardare il cielo allontanando il nostro sguardo da questa scheggia di pietra nell'infinità dell'universo.