Rivista Anarchica Online
Primo: la libertà
di Centre Experimental de Saint-Nazaire
Il centro sperimentale di
Saint-Nazaire. Un'altra esperienza concreta da conoscere e
analizzare.
Innanzitutto, cominciamo con un
bilancio di un anno di vita, che avrà la stringatezza di una
constatazione senza sforzarsi di comprendere, di spiegare o di
cercare delle soluzioni ma, beninteso, in funzione dei giudizi che la
nostra comunità scolastica ha di se stessa e dei fini
che persegue. Ecco gli aspetti positivi che hanno
attirato la nostra attenzione:
- L'esperienza non è
esplosa da sé e non ne ha corso il pericolo in nessun momento;
si può anche dire che ciò che ci ha unito di più,
talvolta in modo anche angoscioso, è il desiderio comune di
riuscire. Il gruppo educativo resta quasi al completo nonostante il
notevole impegno in tempo e persone; dal loro canto, pochi abbandoni
da parte degli studenti e un forte desiderio di ritorno.
- Al Centro stesso, malgrado
una assenza totale di sorveglianza nel senso classico liceale,
nessun vandalismo, graffiti sui muri, risse, casini, ma al contrario
un'atmosfera rilassata, un po' lassista; l'uso senza controllo
alcuno di macchinari complessi da parte degli studenti -
fotocopiatrici, ciclostili, duplicatori elettronici, macchine da
scrivere elettriche - non ha causato nessun degrado accelerato del
materiale. - Sempre al Centro, nessun furto,
ubriachezza, droga. - Nei rapporti collettivi e
individuali, una progressione di tutti verso la verbalizzazione dei
conflitti, delle opposizioni, dei blocchi. - Una formidabile evoluzione globale
individuale della maggior parte dei membri della comunità
scolastica, sottolineata da loro stessi e dai loro ambienti vicini, e
notata anche nei rapporti pedagogici: progresso nell'espressione
scritta e orale, approfondimento della riflessione individuale
autonoma, rapporti più riflessivi con la società
nonostante delle opposizioni ancora molto forti. - Le relazioni pedagogiche sono state
estremamente positive negli schemi di lavoro pur se molto
rudimentali, poiché per una serie di ragioni si è fatta
economia di una riflessione complessa sulle tecniche pedagogiche
propriamente dette. Quando c'è stato un lavoro scolastico
tipico, ci si è sempre più organizzati in uno schema
collettivo e autogestito. - Quanto ai membri del gruppo
educativo, sono sempre più usciti dalla loro specializzazione
per acquisire altre formazioni o soprattutto dei compiti educativi
più globali. Non esitiamo però a dare gli
aspetti che ci sono apparsi negativi, chiedendoci tuttavia se questi
non sono l'altra faccia di una realtà che non può
essere modificata, o meglio se corrispondono ad una tappa,
necessaria o meno, di un nostro processo sperimentale a tentoni. - Le attività dei membri del
gruppo educativo sono state spesso troppo individuali e poco
coerenti malgrado lunghe discussioni che dovevano creare il consenso
e da cui infine sembravano uscire fuori poche decisioni; e quelle
decisioni importanti erano prese rapidamente e spesso in modo poco
riflessivo. - Le preoccupazioni degli stessi membri
del gruppo educativo sono state spesso attirate dai casi limite,
certamente i più dolorosi, il che ha comportato una deriva del
Centro sempre più lontana da coloro che avevano un progetto
più "scolastico". - D'altra parte il gruppo educativo, al
quale la comunità scolastica ha più o meno abbandonato
la gestione degli affari correnti e l'informazione, ha giocato un
ruolo troppo grande, invero contestato, nella direzione politica del
Centro. - Il piccolo numero di studenti, deciso
dall'inizio e decisamente in via di diminuzione per il loro
assenteismo, ha sviluppato un circolo vizioso centrifugo contrario
alla nostra volontà di creare un centro d'attrazione
centripeto. - I membri del gruppo educativo non
hanno sempre controllato il peso che potevano avere nella
considerazione degli studenti. - Tutto ciò pertanto non ha
favorito l'autonomia individuale e l'autogestione collettiva; ci si
chiede anche a questo proposito se tutti, compresi gli stessi
studenti, non avevano sopravvalutato le capacità d'autonomia e
d'autogestione. - Altro ostacolo all'autonomia e
all'autogestione: il conflitto continuo e raramente superato, tra
gli studenti, tra il desiderio di libertà assoluta e i vincoli
imposti da ciascuna scelta individuale che impegna realmente di
fronte al Centro e a se stessi. Questo conflitto inconfessato
ha spesso condotto all'immobilismo ed alla fuga individuale. E in
fin dei conti, gli investimenti in tempo e persona su compiti
visibilmente producenti sono stati meno evidenti di quanto si
sarebbe potuto sperare. - Infine si è potuto notare un
tabagismo veramente molto forte al Centro, ed è significativo
sottolineare che se è stato possibile organizzare dibattiti
sulla sessualità ed anche sull'alcolismo e la droga, nulla di
tutto questo per quanto concerne il vizio del fumo.
Differente ma come?
Alla fine dell'anno trascorso in cui,
per le condizioni di apertura e quindi di iscrizione, si è
osservato da parte di tutti una certa deriva del progetto iniziale,
ci sembra necessario, tenuto conto dell'esperienza fatta, riaffermare
gli obiettivi. Il Centro sperimentale è un
luogo di formazione generale del tipo di secondo ciclo. Questa
formazione può condurre a un bac generale o ad un esame
d'accesso all'università, ma soprattutto deve considerare la
cultura come un fine e non come un mezzo, con la preoccupazione di un
felice inserimento sociale nel mondo per come esso è, con il
suo tecnicismo e le sue differenziazioni professionali. Questo
problema non appare immediatamente prioritario quando si vede il gran
numero di giovani abbandonati per strada dai licei e che la
disoccupazione sospinge da quella vita attiva dove li aveva inviati. Pensiamo tuttavia che promuovere e
sperimentare un liceo differente significa confrontarsi con la crisi
attuale della gioventù che non è dovuta soltanto alla
disoccupazione. La stragrande maggioranza delle testimonianze
raccolte nel corso di cinque mesi ci ha mostrato che questa crisi era
ancor più profonda di quanto pensassimo, e quali speranze la
creazione del Centro ha fatto nascere lontano in Francia. Questo
liceo deve essere differente: - nel suo approccio pedagogico: vale a
dire favorire l'emergere di un sapere e di un sapere-fare
individualizzati; - nel suo approccio istituzionale:
l'autonomia individuale e l'autogestione collettiva ci appaiono ora
come un obiettivo da ricercare e come un prerequisito sul quale si
può costituire una istituzione modello; a questo riguardo la
non-obbligatorietà non è sufficiente come principio di
funzionamento ma ci consente di mettere in piedi delle strutture che
motivano una partecipazione reale senza che ci siano sanzioni,
negoziando dei contratti di tipo differente; - nel suo approccio relazionale:
accettare gli studenti come sono, senza parzializzarli nei loro
problemi e senza confortarli nel loro comportamento dell'ora,
affinché essi prendano in mano il loro proprio cambiamento;
riconoscere i loro determinismi affinché prendano coscienza
della necessità di superarli; - nel suo approccio ideologico: una
scuola Altra per un'altra società, per rispondere al rifiuto
attuale dei giovani verso il mondo professionale e sociale. Per quali studenti? Per i motivi precedentemente evocati
(data la tardiva apertura e a popolazione coinvolta) e in vista di un
buon funzionamento del Centro per la prossima riapertura, occorre
discutere presto i problemi seguenti: - informazioni ufficiali
sull'esistenza del Centro e sui suoi obiettivi reali per prevedere le
iscrizioni; - numero di studenti suscettibili di
essere accolti; abbiamo già ufficiosamente 130 iscrizioni; - criteri di iscrizione: a) priorità
all'origine locale; b) accordo di principio sugli obiettivi del
Centro; c) un equilibrio tra diverse categorie: socio-professionali,
età, progetti, passato scolastico.
Le strutture sperimentate
Abbiamo elaborato delle strutture che
rispondono all'obiettivo che ci siamo proposti: cioè un
istituto autogestito che consenta un inserimento sociale effettivo,
ma che deve potersi sviluppare in funzione dei nuovi bisogni della
sua popolazione. 1. Una struttura
d'insegnamento comprendente tre indirizzi fondamentali: - dei seminari di formazione
privilegiati: a) la conoscenza,l'espressione, l'uso del corpo nella
presa di coscienza di sé, degli altri; b) la scoperta del
mondo della tecnica e l'approfondimento di certi suoi aspetti; c) le
acquisizioni intellettuali, che non si riducono al solo programma
scolastico del secondo ciclo; d) l'apertura sul mondo
extra-scolastico e la pratica della retorica sotto forma di dibattiti
che possono essere animati da interventi esterni; - dei seminari di produzione con
scadenze precise, cioè la realizzazione di un prodotto in un
tempo determinato; - il lavoro personale. I primi mesi di
funzionamento hanno chiaramente fatto risaltare la necessità
di esplicitare e di valorizzare l'importanza del lavoro personale
affinché i seminari raggiungano i loro obiettivi. Questo
lavoro necessita d'essere sostenuto da un legame stretto e
permanente con il Centro Documentazione, la cui organizzazione resta
uno dei compiti prioritari dell'anno prossimo. Ciò che precede è un
taglio arbitrario poiché l'acquisizione del sapere non si
frammenta in modo parcellare, sistematico e fissato. Ogni attività
è di volta in volta formativa, produttiva e impegna il
singolo. La vecchia distinzione modulo/attività lascia vivere
uno spezzettamento del sapere, precisamente rifiutato dagli studenti. Ecco perché abbiamo cercato di
elaborare delle strutture che mettono sullo stesso piano le diverse
forme di acquisizione e tentino di articolarle attorno a progetti
globali a partire da un tema determinato. 2. Per una strutturazione
politica. Il funzionamento auspicato consiste
in un funzionamento di tipo autogestionario, dove il gruppo-studenti
e il gruppo-equipe educativo si dividano il potere. Durante i primi mesi trascorsi, la
gestione e la decisionalità sono state assicurate per
l'essenziale dal gruppo educativo, che tuttavia rendeva conto del suo
operato all'assemblea generale e che piegava in funzione dei
suggerimenti o delle opposizioni degli studenti. Il gruppo educativo
ritiene che gli studenti debbano accedere a un altro livello di
responsabilità reale, e che l'istituto si avvicinerà a
una autogestione elaborata collettivamente attraverso la pratica di
un'assemblea generale ridefinita. La struttura "assemblea
generale" è d'altro canto evoluta in questo senso. Ne
derivano le due posizioni seguenti: - il gruppo educativo si costituisce in
collegio, così come gli studenti. I collegi, da un lato
designano i loro delegati ad una Commissione Esecutiva Paritaria, e
dall'altro discutono separatamente i loro specifici problemi. Gli
studenti non possono più essere auto-candidati se vogliono
partecipare a strutture miste, ciò per favorire la
costituzione di un gruppo "Studenti" politicamente
organizzato, gruppo che è ancora a uno stadio embrionale. La
Commissione Esecutiva ha per missione la gestione quotidiana, la
delega e la verifica degli impegni: gestione economica, pulizia dei
locali e conservazione dei materiali, organizzazione del tempo. Il
Centro ha già esperienza di una struttura di questo tipo: il
gruppo di coordinamento misto ha infatti garantito la responsabilità
di alcuni suoi incarichi e in particolare quello dell'impegno del
tempo. Per evitare la responsabilità unica e, quindi, il
potere unico del gruppo educativo, i delegati rispondono del loro
mandato davanti al loro collegio mentre l'insieme della CEP davanti
all'assemblea generale. Questo funzionamento a doppio livello di
responsabilità pone dei problemi teorici irrisolvibili senza
riflessione nella prassi; lo stesso per la proposta di accordare a
ciascun delegato alla CEP un diritto di veto. - L'assemblea generale deve essere uno
spazio politico, non più soltanto di discussione, ma di
indirizzo e controllo. La comunità scolastica non ha ancora
raggiunto la padronanza delle tecniche dell'assemblea generale. Per
questo motivo, bisogna renderne evidenti i fini: informazione,
comunicazione, entrambi non esclusivamente verbali, decisione.
L'Assemblea generale dovrà funzionare secondo delle regole da
definire collettivamente ma già intraviste o sperimentate al
Centro; verranno inoltre formati alcuni seminari di formazione sulla
pratica delle tecniche di riunione. Infine, ogni assemblea generale
dovrà tirare il proprio bilancio. Le assemblee generali come
le riunioni dei collegi sono incluse nel tempo bimestrale. 3. Il progetto
individuale. Il ruolo dell'istituto è dare
gli strumenti a ciascun giovane per elaborare e formulare il proprio
progetto individuale, assicurarne la continuità e le
rettifiche e infine permettergli di inserirsi nel tessuto sociale
circostante. È l'insieme dell'istituto che
gioca questo ruolo ma molte altre strutture rispondono
prioritariamente a questo fine: - ogni studente, al suo arrivo, avrà
un lungo colloquio con uno o più membri del gruppo educativo; - si riuniranno regolarmente dei gruppi
di progetto, con una dozzina di studenti e alcuni membri del gruppo
educativo; è il luogo dove si precisano i progetti, si
valutano i dati acquisiti e si equilibrano i coinvolgimenti di
ciascuno; - anche se quest'anno non abbiamo avuto
il tempo di farli sistematicamente, svilupperemo gli "stages"
di studenti in iniziative, come per quello "giovani"; va da
sé che il progetto individuale verrà confrontato al
progetto globale, ma anche al mondo esterno. In un secondo momento,
ogni studente farà un contratto: contratto di presenza e di
partecipazione alle attività del Centro 4. L'organizzazione del
tempo. La strutturazione del tempo si fa
sugli assi seguenti: - Riequilibrio tra le diverse strutture
d'apprendimento; le forme di attività non sono più
concorrenti; questa fascia oraria è riservata ai seminari sul
"corpo", quell'altra ai seminari sulla "produzione",
quell'altra ancora al funzionamento dell'istituto. - Necessità della partecipazione
al funzionamento dell'istituto; fasce orarie sono riservate alle
assemblee generali, ai collegi "Studenti" e "Gruppo
educativo", che si riuniscono contemporaneamente, ed ai gruppi
di progetto. Questa strutturazione si fa su base
bimestrale, per mezze giornate raggruppabili, secondo un calendario
seguente: - seminari di formazione: 12 mezze
giornate, di cui "corpo" 3-4, "tecniche" 1-2,
"intellettuali" 7-8, "dibattiti" (con interventi
esterni); - seminari di produzione: 4 mezze
giornate; - assemblea generale: 1 mezza giornata; - collegi: 1 mezza giornata; - gruppi di progetto: 1 mezza giornata. La libertà di scelta resta un
principio fondamentale. Per gli studenti come per i membri del gruppo
educativo, impiego nel tempo comunitario e impiego nel tempo
individuale combaciano senza sovrapporsi. La strutturazione del tempo
proposta è razionale: costringe ognuno a valutare la propria
scelta in una discussione del proprio progetto e consente una
discussione ragionevole di questa scelta. Consente egualmente
d'accedere all'autonomia personale attraverso la coscienza del tempo
e dei vincoli collettivi. Rimane da riconoscere la necessità
del tempo di lavoro personale, sia fuori istituto, sia staccato dalle
scelte individuali all'interno dello schema temporale proposto. Ciò
vale per gli studenti come per i membri del gruppo educativo.
Quest'ultimo ha la necessità da parte sua di svincolarsi dai
tempi di concentrazione psico-pedagogica e pluridisciplinare per
preparare i propri interventi di gruppo e la propria auto-formazione. Il gruppo educativo ha avuto la
responsabilità della strutturazione del Centro; da qui
l'importanza di una analisi costante delle nostre azioni e di una
coerenza nel suo intervento.
1. Analisi dell'azione
del gruppo educativo. L'esperienza ha mostrato l'assoluta
necessità di un confronto permanente delle pratiche, delle
interpretazioni, dei progetti. Se il gruppo arriva meglio a compiere
delle analisi pure conflittuali della realtà del Centro,
questo sguardo introspettivo non è sufficiente; il
coinvolgimento dei membri falsa la loro valutazione. Occorre allora
uno sguardo esterno: interventi, visitatori, equipe di lavoro in
collaborazione (quest'anno, il gruppo Desgenettes di socio-analisi),
organizzazioni (genitori, sindacati), esperti hanno apportato degli
elementi preziosi d'interpretazione e fornito temi di riflessione. 2. Coerenza dell'intervento
di gruppo. Il gruppo ricerca un consenso che
permetta un funzionamento più decentralizzato:
riunioni-dibattiti di gruppo sull'analisi e l'orientamento, delega di
incarichi a individui (il che alleggerisce il lavoro di gruppo
riunito in assemblea). Il consenso non può che
evolvere; deve essere costantemente messo in discussione, confrontato
alla realtà che rivela l'analisi elaborata in gruppo. È
pure attraverso un lavoro di gruppo che i membri interiorizzano il
consenso; interiorizzazione e volontà d'assunzione del
consenso sono garanti della coerenza nell'intervento. L'esperienza ha mostrato che, sebbene
assetati di una libertà definibile peraltro difficilmente, gli
studenti avvertono un bisogno di strutture. Il consenso
interiorizzato nel gruppo educativo come negli studenti, deve
divenire il quadro di riferimento ideologico del Centro; essa è
una struttura che tutti possono accettare perché la
discussione vi è sempre possibile e fruttifera; serve da punto
di orientamento ma non come riferimento definitivo. È su questa base che si
edificano progetti individuali e progetto globale; è utile
allora sottolineare l'importanza di questo processo permanente:
analisi, confronto, elaborazione, che pensiamo essere democratico per
definizione. 1. La
popolazione del Centro. È
costituita soprattutto da non-nazairiani e molti studenti con un
esame tra cinque mesi (circa il 75% per l'anno scolastico 1981/82, e
la scuola ha aperto nel febbraio '82): - la vita in alloggi di non nazairiani
ha creato dei rapporti molto stretti tra gli studenti che vivono
negli stessi luoghi, ma ha anche posto dei problemi per quei giovani
che, avendo lasciato l'ambiente familiare, non erano preparati a
questa autonomia di vita. - L'esame a breve termine ha orientato
l'insegnamento verso una certa approssimazione, che ha un po'
trascurato il gruppo dei più giovani, la loro strutturazione,
e anche l'organizzazione del progetto educativo al di là della
corsa all'esame; sembrerà meglio orientare l'iscrizione su
studenti di terza abitanti a Saint- Nazaire: avranno così tre
anni per costruirsi un loro progetto prima dell'esame finale, ed il
loro inserimento a Saint-Nazaire non porrà alcun problema di
vita extra ambiente familiare; non si tratta di limitare
l'iscrizione a questo tipo di studenti, ma di avere una ripartizione
equilibrata sui tre livelli del secondo ciclo. - Molti studenti erano esclusi da altri
istituti e rifiutavano il sistema scolastico tradizionale, la
società, e non si davano alcun obiettivo preciso a breve o
medio termine. Non si tratta di limitare l'iscrizione ai soli
esclusi dal sistema tradizionale, ma di accogliere anche studenti
che mal tollerano la scolarizzazione tradizionale. 2. La partecipazione degli
studenti al Centro. C'è stata partecipazione al
Centro da parte di tutti gli studenti, anche se la partecipazione
alle attività è stata fluttuante. In questo periodo di
rodaggio, il Centro ha funzionato come uno spazio di socializzazione,
non soltanto entro i limiti del Centro ma anche nella vita a
Saint-Nazaire oltre il Centro, e entro gli ambienti familiari e
sociali d'origine. È un
punto che risalta tanto dalle osservazioni del gruppo educativo che
da quelle dei genitori che hanno risposto a una nostra circolare.
Centre Experimental de Saint-Nazaire Foyer du Travailleur, 30 rue du Soleil Levant BP 272 - 44606 SAINT-NAZAIRE (da "Autogestions", n.
12/13, inverno 1982/83, pp. 57-65)
|