Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 163
aprile 1989


Rivista Anarchica Online

Rogo e così sia
di Carlo Oliva

Il caso Rushdie ha dato modo ad autorevoli ed alti esponenti delle tre religioni monoteiste di fare fronte comune contro il diritto alla libertà di pensiero, riconfermando quella che è sempre stata una loro vocazione storica.

Non vorrei essere considerato un po' frivolo e poco interessato ai grandi valori della libertà e del laicismo, ma per me tutta la strana vicenda che si è sviluppata intorno ai Versi satanici di Salman Rushdie ha fatto l'impressione di quello che certi miei giovani amici, nelle aule scolastiche, chiamano talvolta, con bella icasticità, un casino pazzesco. O, se preferite un tono più austero, di un gioco in cui i pezzi siano tutti abbastanza ben definiti dal punto di vista del significato e da quello dell'importanza, ma in cui i giocatori abbiano irrimediabilmente confuso regole e ruoli.
In fondo, con l'unica eccezione dell'ottimo Khomeiny, che s'è mantenuto fedele al suo personaggio e ha dichiarato e fatto esattamente quello che tutti s'aspettavano che facesse e dichiarasse (anche se un islamista francese ritiene che abbia visto troppi film western, ricavandone il concetto di taglia), tutti hanno sballato clamorosamente la parte. Sulla stampa occidentale sono apparse lodi della tolleranza e della libertà d'espressione che avrebbero fatto onore a Voltaire, ma che stonano assai con l'atteggiamento mediamente forcaiolo che quella stampa in genere esprime. Ad ergersi più che ogni altro contro l'ayatollah in questione è stata quel campione di tolleranza che è la signora Thatcher. In Italia, poi, commentatori usi a difendere concetti squisitamente mediovali, come quello di abiura (noto, oggi, con il nome di "dissociazione") hanno scoperto, senza nemmeno manifestare un po' di stupore, che c'è stata la Rivoluzione Francese.
Gli autori delle varie perorazioni antikhomeyniste hanno evidentemente pensato che, se il nemico è un ayatollah, è ammesso e lodevole quel richiamo ai valori fondamentali della democrazia che, quando il nemico è più vicino e meno esotico, ammesso proprio non lo è. Eppure, la tolleranza e la libertà d'espressione sono valori importanti, che appunto per questo vanno trattati con cautela. Non possono essere assunti e smessi a piacere. Chi li invoca in un caso, poi dovrebbe continuare a invocarli, anche quando fanno meno comodo. Ci vuole un po' di coerenza.

Untuose deplorazioni
Naturalmente il fine giustifica i mezzi e chiunque è libero di scegliere i mezzi adeguati al suo fine, a prezzo di rischiare l'incoerenza. Liberi gli altri di criticarlo. Ma poche cose sono irritanti quanto leggere certe untuose deplorazioni in cui il vecchio imperialismo culturale eurocentrico (noi sì che siamo bravi, democratici, laici e tolleranti...) si traveste da rispetto per i diritti umani. Il regime iraniano è senz'altro dispotico e piuttosto sanguinario, ma tutti sappiamo che di despoti sanguinari è pieno il terzo mondo (per non dire degli altri due) e che gli unici che scandalizzano l'opinione pubblica occidentale sono quelli la cui politica non coincide con gli interessi degli Stati Uniti.
Altrettanto incoerente, ma per altri versi più confortante è, stato l'atteggiamento delle autorità ecclesiastiche. Confesso di essermelo goduto con genuina soddisfazione. Perché confortanti? Beh, non posso negare di avere provato un senso di autentico entusiasmo leggendo, giorni fa, la notizia che anche il Gran Rabbino ashkenazita dello Stato d'Israele si era dichiarato contrario alla distribuzione dei Versi satanici nel suo paese, motivando il suo parere con la necessità di "comprendere" le reazioni di milioni di musulmani, perché da quel libro "ogni persona religiosa si sente offesa". E analogo entusiasmo avevo provato leggendo le analoghe dichiarazioni del cardinale arcivescovo di Lione, di quello di New York, dell'Osservatore romano e di illustri esponenti di varie chiese evangeliche, riformate e ortodosse. Con commuovente unanimità, i vertici di quelle che amano definirsi le tre grandi religioni monoteiste, hanno chiesto ai rispettivi bracci secolari di impedire in qualche modo la diffusione di un'opera disdicevole.
Credo che chi ha a cuore la libertà di pensiero debba sentirsi veramente soddisfatto. Capita di rado che, di colpo, cada tutto un castello di sgradevoli menzogne e falsificazioni, che le autorità religiose (tutte le autorità religiose) smettano di pretendere di essere quello che non sono, e che in nome di quei diritti umani di cui da qualche tempo sono così sollecite chiedano che sia prontamente ristabilita la censura preventiva. Chi non riusciva a convincersi del fatto che l'unica alternativa all'oppressione secolare fosse rappresentata dalle varie Solidarnosc, può recuperare con gratitudine il senso delle proporzioni.

Il pelo non il vizio
E poi, pensate. Nel dichiarare che la (pretesa) offesa fatta al Profeta dell'Islam e a coloro che credono in lui è un'offesa portata al senso religioso di tutti, arcivescovi, rabbini, archimandriti e patriarchi, fanno proprio, al negativo, un tipico argomento laico. Siamo stati noi laici, per secoli, a dire che le religioni positive non sono altro che l'incarnazione storica di una stessa esperienza umana, che sono - in un certo senso - intercambiabili come i tre anelli che nella novella del savio Melchisedech il buon padre donava ai tre figli ugualmente amati, a ciascuno assicurando che il suo era l'unico giusto. Ma loro, loro nel senso dei capi e degli esponenti delle religioni positive, questo lo hanno sempre negato. Hanno sempre condannato, con i loro Indici e i loro Sillabi, le affermazioni di questo genere, hanno bruciato sul rogo i libri che le contenevano e sugli stessi roghi, se appena hanno potuto, ci hanno messo con entusiasmo anche gli autori relativi. E tra di loro si sono sempre combattuti, organizzando l'un contro l'altro crociate e guerre sante ed emanando editti di terrificante chiarezza.
Gli arcivescovi di Lione e di New York possono dire quello che vogliono in tema di solidarietà ecumenica con l'Islam, ma ciò non toglie che numerosi loro predecessori usavano emanare bolle che assicuravano l'ingresso libero in Paradiso a chi uccidesse un certo numero di musulmani, e che nelle loro chiese si raccolgano tuttora fondi a favore di organizzazioni ecclesiali che i mussulmani ritengono di dover convertire.
Quando gli altri si appropriano dei tuoi argomenti fa sempre piacere. Vuol dire che, nonostante tutto, si sentono sulla difensiva. Gli antichi rivali si uniscono contro un nemico comune e non si vergognano di farne propri gli argomenti. Ma naturalmente non li sanno usare: prendono un discorso di libertà e di tolleranza, come quello della compatibilità reciproca delle religioni, e lo usano per richiedere una forma di oppressione. È la loro vocazione storica.
Datemi retta: è meglio stare in guardia. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.