Rivista Anarchica Online
Per un lavoro diverso
di Massimo Panizza
Pochi mercanti a questa fiera di due
giorni, 18/19 marzo a Milano, sala dei Congressi della Provincia di
via Corridoni. Il tema del convegno prende spunto dalla formazione,
in quest'ultimo decennio anche in Italia, di unità produttive
(cooperative, associazioni, ditte, circoli) che stanno cercando
modalità e percorsi diversi nella gestione d'impresa, nel tipo
di aggregazione tra gli operatori e nel genere e qualità delle
merci realizzate. La costruzione di rapporti economici, e quindi
sociali, più giusti, è il punto di passaggio obbligato
per lo sviluppo di un'ecologia globale. A occhio e croce due-trecento
partecipanti in rotazione tra sabato e domenica.
L'incontro è stato dunque
ignorato dalla gran maggioranza verde e dalla sinistra ecologista.
Forse poco pubblicizzato? Forse a sottolineare differenze incolmabili
con la testata organizzatrice "AAM Terra Nuova" e la sua
area? Il convegno si è svolto in tre sezioni (teorie,
esperienze, confronto con alcune forze istituzionali) e
parallelamente in laboratori "per operatori e dintorni".
Quello su informazione/editoria, coordinato dalla nostra rivista, ha
visto la partecipazione di oltre una trentina di persone, in
rappresentanza (ed a testimonianza) di un universo assai variegato.
Tra le proposte, una fiera dell'editoria alternativa (a partire dal
'90?).
Punto forza del convegno è stata
la presentazione della carta dei lavoratori alternativi denominata
"Domino" ovvero una terza via tra dominati e dominanti.
Domino raccoglie un nutrito elenco di intenti e proposte di spiccato
segno libertario che intende, da un punto di vista strategico, non
contrapporre allo status quo quanto rivolgere a crescite parallele,
comunicanti, intrecciate che col tempo possano penetrare e
trasformare il tessuto carente. In questo senso l'area di Domino
chiede attenzione politica da parte dei pubblici poteri con un
riconoscimento del valore economico e sociale dell'area in questione.
Questo dovrà concretizzarsi in un atteggiamento costruttivo a
livello amministrativo sia sul piano delle autorizzazioni e
concessioni, sia sulla creazione di specifici luoghi di ricerca,
osservazioni, consulenza e controllo di qualità.
Cito, tra le esperienze che mi sono
sembrate più significative, a sostegno di Domino, la
cooperativa "El Tamiso" che si occupa di autogestione dei
processi di produzione, trasformazione e distribuzione alimentare, e
l'"Intermag" un circuito finanziario alternativo che opera
da dieci anni al servizio della cooperazione, della qualità
dei progetti, di uno sviluppo occupazionale più a misura
d'uomo.
Roberto Pinton nella sua relazione
traccia la storia tormentata, ma vitale di "El Tamiso"
cooperativa nata ufficialmente nel 1984, giunta a contare oggi oltre
cinquanta aziende di piccole e medie dimensioni. La cooperativa
lavora direttamente circa dieci ettari ad ortaggi, distribuisce
all'ingrosso prodotti propri e dei soci (prodotti selezionati sulla
base del criterio della biologicità conferito dal marchio
nazionale "Cos'è biologico") e gestisce punti
vendita al mercato e nel centro cittadino (Legnano, Padova). Nella
storia di questa cooperativa nata come servizio organizzativo ai
produttori agricoli e con intenti di totale democraticità,
esplodono contraddizioni, conflitti, discriminazioni che vengono
periodicamente sanate attraverso una ridiscussione della struttura
organizzativa. Difficile trarre conclusioni su questa esperienza di
trasformazione del potere poiché se la situazione attuale
sembra aver perso parte della carica utopica iniziale, presenta un
prezioso bagaglio di scelte esperte e trasformazioni vissute e volute
dagli stessi lavoratori della cooperativa.
Giovanni Acquati della cooperativa "Mag
2" di Milano (del consorzio Intermag) propone l'obiezione
monetaria - cioè il rifiuto di usare i meccanismi di risparmio
proposti dall'attuale sistema - sulla base di tre principi
fondamentali: trasparenza del circuito, finalizzazione delle risorse
e controllo possibile in ogni momento. È ciò che
garantisce Intermag attraverso sei cooperative che operano a Verona,
Milano, Udine, Padova, Torino e Reggio Emilia a sostegno soprattutto
delle realtà emarginate del circuito tradizionale, poco
considerate perché prive di garanzie, legate soprattutto ai
tre settori: ambiente, emarginazione e non violenza. I Mag sono
cooperative di risparmiatori (soci) che operano su basi di chiarezza
per quanto riguarda l'espletamento delle operazioni finanziarie e la
conoscenza della destinazione delle risorse; possono e potranno
diventare concorrenziali alle banche? Gli unici contatti con
l'esterno durante questi due giorni si sono avuti con i
rappresentanti delle liste verdi, di democrazia proletaria e dei
confederali. I sindacati concordano sull'individuazione di nuovi
obiettivi - "occorre sostituire la cultura della competizione
per avere, con quella della solidarietà per essere"
(Carlo Stelluti - CISL), non più centralità del
profitto, bensì centralità della vita, (Anna Marin -
UIL), concordano nel riconoscere una fase tormentata del sindacato
anche in relazione a tematiche come il decentramento e la
territorialità che devono tuttora sottostare a logiche e
impulsi centralistici (Mario Agostinelli- CGIL). Fiorello Cortiana
(liste verdi) sottolinea la necessità strategica per "la
via parallela" enunciata in Domino di una spinta istituzionale
perché d'altra parte rimarrebbe solo una risposta alla propria
domanda etica senza riscontri efficaci nella società.
L'impressione è che manchi
comunicativa, il pubblico ascolta, registra, non replica. E le
repliche, tre interventi finali, non sembrano dirette ai relatori: a
parte Nicolosi dell'USI (Unione Sindacale Italiana) che denuncia lo
sfruttamento brutale che riguarda moltissime cooperative: gente che
lavora per 600-700.000 mensili e in rari casi arriva al milione e
duecentomila senza ferie e contributi e senza orari. Cooperative che
assicurano cibo genuino e competenza di settore e che pertanto è
importante salvaguardare promuovendo consorzi, scambi di commesse,
unione di strumenti di lavoro.
Il nodo rimane teso, le energie, le
esperienze, i progetti emersi stonano con la marginalità,
l'impatto che queste giornate sembrano avere aldilà di queste
sale e di questa gente.
O forse è Milano che non vuole
immaginare possibilità lavorative nuove, meno slegate al
piacere, alle relazioni, al gioco, l'eden un po' provocatorio che gli
organizzatori indicano quale itinerario del convegno: il lavoro in
gioco, il lavoro-gioco, il lavoro in vista di altri giochi, in gioco
sul lavoro, un gioco per lavoro.
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