Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 163
aprile 1989


Rivista Anarchica Online

Per un lavoro diverso
di Massimo Panizza

Pochi mercanti a questa fiera di due giorni, 18/19 marzo a Milano, sala dei Congressi della Provincia di via Corridoni. Il tema del convegno prende spunto dalla formazione, in quest'ultimo decennio anche in Italia, di unità produttive (cooperative, associazioni, ditte, circoli) che stanno cercando modalità e percorsi diversi nella gestione d'impresa, nel tipo di aggregazione tra gli operatori e nel genere e qualità delle merci realizzate. La costruzione di rapporti economici, e quindi sociali, più giusti, è il punto di passaggio obbligato per lo sviluppo di un'ecologia globale. A occhio e croce due-trecento partecipanti in rotazione tra sabato e domenica.
L'incontro è stato dunque ignorato dalla gran maggioranza verde e dalla sinistra ecologista. Forse poco pubblicizzato? Forse a sottolineare differenze incolmabili con la testata organizzatrice "AAM Terra Nuova" e la sua area? Il convegno si è svolto in tre sezioni (teorie, esperienze, confronto con alcune forze istituzionali) e parallelamente in laboratori "per operatori e dintorni". Quello su informazione/editoria, coordinato dalla nostra rivista, ha visto la partecipazione di oltre una trentina di persone, in rappresentanza (ed a testimonianza) di un universo assai variegato. Tra le proposte, una fiera dell'editoria alternativa (a partire dal '90?).
Punto forza del convegno è stata la presentazione della carta dei lavoratori alternativi denominata "Domino" ovvero una terza via tra dominati e dominanti. Domino raccoglie un nutrito elenco di intenti e proposte di spiccato segno libertario che intende, da un punto di vista strategico, non contrapporre allo status quo quanto rivolgere a crescite parallele, comunicanti, intrecciate che col tempo possano penetrare e trasformare il tessuto carente. In questo senso l'area di Domino chiede attenzione politica da parte dei pubblici poteri con un riconoscimento del valore economico e sociale dell'area in questione. Questo dovrà concretizzarsi in un atteggiamento costruttivo a livello amministrativo sia sul piano delle autorizzazioni e concessioni, sia sulla creazione di specifici luoghi di ricerca, osservazioni, consulenza e controllo di qualità.
Cito, tra le esperienze che mi sono sembrate più significative, a sostegno di Domino, la cooperativa "El Tamiso" che si occupa di autogestione dei processi di produzione, trasformazione e distribuzione alimentare, e l'"Intermag" un circuito finanziario alternativo che opera da dieci anni al servizio della cooperazione, della qualità dei progetti, di uno sviluppo occupazionale più a misura d'uomo.
Roberto Pinton nella sua relazione traccia la storia tormentata, ma vitale di "El Tamiso" cooperativa nata ufficialmente nel 1984, giunta a contare oggi oltre cinquanta aziende di piccole e medie dimensioni. La cooperativa lavora direttamente circa dieci ettari ad ortaggi, distribuisce all'ingrosso prodotti propri e dei soci (prodotti selezionati sulla base del criterio della biologicità conferito dal marchio nazionale "Cos'è biologico") e gestisce punti vendita al mercato e nel centro cittadino (Legnano, Padova). Nella storia di questa cooperativa nata come servizio organizzativo ai produttori agricoli e con intenti di totale democraticità, esplodono contraddizioni, conflitti, discriminazioni che vengono periodicamente sanate attraverso una ridiscussione della struttura organizzativa. Difficile trarre conclusioni su questa esperienza di trasformazione del potere poiché se la situazione attuale sembra aver perso parte della carica utopica iniziale, presenta un prezioso bagaglio di scelte esperte e trasformazioni vissute e volute dagli stessi lavoratori della cooperativa.
Giovanni Acquati della cooperativa "Mag 2" di Milano (del consorzio Intermag) propone l'obiezione monetaria - cioè il rifiuto di usare i meccanismi di risparmio proposti dall'attuale sistema - sulla base di tre principi fondamentali: trasparenza del circuito, finalizzazione delle risorse e controllo possibile in ogni momento. È ciò che garantisce Intermag attraverso sei cooperative che operano a Verona, Milano, Udine, Padova, Torino e Reggio Emilia a sostegno soprattutto delle realtà emarginate del circuito tradizionale, poco considerate perché prive di garanzie, legate soprattutto ai tre settori: ambiente, emarginazione e non violenza. I Mag sono cooperative di risparmiatori (soci) che operano su basi di chiarezza per quanto riguarda l'espletamento delle operazioni finanziarie e la conoscenza della destinazione delle risorse; possono e potranno diventare concorrenziali alle banche? Gli unici contatti con l'esterno durante questi due giorni si sono avuti con i rappresentanti delle liste verdi, di democrazia proletaria e dei confederali. I sindacati concordano sull'individuazione di nuovi obiettivi - "occorre sostituire la cultura della competizione per avere, con quella della solidarietà per essere" (Carlo Stelluti - CISL), non più centralità del profitto, bensì centralità della vita, (Anna Marin - UIL), concordano nel riconoscere una fase tormentata del sindacato anche in relazione a tematiche come il decentramento e la territorialità che devono tuttora sottostare a logiche e impulsi centralistici (Mario Agostinelli- CGIL). Fiorello Cortiana (liste verdi) sottolinea la necessità strategica per "la via parallela" enunciata in Domino di una spinta istituzionale perché d'altra parte rimarrebbe solo una risposta alla propria domanda etica senza riscontri efficaci nella società.
L'impressione è che manchi comunicativa, il pubblico ascolta, registra, non replica. E le repliche, tre interventi finali, non sembrano dirette ai relatori: a parte Nicolosi dell'USI (Unione Sindacale Italiana) che denuncia lo sfruttamento brutale che riguarda moltissime cooperative: gente che lavora per 600-700.000 mensili e in rari casi arriva al milione e duecentomila senza ferie e contributi e senza orari. Cooperative che assicurano cibo genuino e competenza di settore e che pertanto è importante salvaguardare promuovendo consorzi, scambi di commesse, unione di strumenti di lavoro.
Il nodo rimane teso, le energie, le esperienze, i progetti emersi stonano con la marginalità, l'impatto che queste giornate sembrano avere aldilà di queste sale e di questa gente.
O forse è Milano che non vuole immaginare possibilità lavorative nuove, meno slegate al piacere, alle relazioni, al gioco, l'eden un po' provocatorio che gli organizzatori indicano quale itinerario del convegno: il lavoro in gioco, il lavoro-gioco, il lavoro in vista di altri giochi, in gioco sul lavoro, un gioco per lavoro.