Rivista Anarchica Online
Biciclando, biciclando
di Alessia Di Giulio
La bicicletta rappresenta un mezzo
di locomozione più sano, più economico e consente una
presa di coscienza delle proprie possibilità di trovare
alternative alla società dei consumi.
Superati i tempi di Cesare Lombroso che
considerava delinquente chi usava il biciclo e del gen. Bava Beccaris
che lo considerava come strumento terroristico, oggi la bicicletta
dopo alterne vicende ritorna importante come mezzo di locomozione a
due ruote. Con lo sviluppo tecnologico e il turismo di massa la
bicicletta sembrava passata di moda in quanto le distanze tra un
luogo e un altro sono ulteriormente ridotte e alla portata del
turista medio. Oggi tutto è diventato più facile e,
quando tutto sembra ormai scontato, ecco arrivare la bicicletta e con
essa le distanze ritornano ad essere grandi, partire significa di
nuovo viaggiare, salire e scendere significano al tempo stesso fatica
e gioia, il tempo è ancora tempo.
Si fa strada anche la necessità
di abbandonare il turismo di massa, ingorgo a senso unico, che
soffoca e non concede quella libertà che ognuno legittimamente
desidera dopo il lavoro quotidiano. Viaggiare in bicicletta significa
riconciliarsi con lo spazio e il tempo. Ogni secolo presenta una sua
specifica fisionomia e il nostro è caratterizzato dalla
ricerca della serenità e di un proprio spazio individuale, che
sono venuti man mano a mancare nella frenesia della società
dei consumi; da un corollario di altre esigenze avanzano le richieste
di aree protette, si guardano con occhi dilatati e spaventati i mali
dell'inquinamento, è risorta la buona nausea del gettar via e
la paura del vuoto che si sta creando. La bicicletta non inquina.
Migliora le funzioni del corpo e della psiche, consente un contatto
più totale con la natura, stimola a vivere in gruppo, la
bicicletta si ferma ovunque. La bicicletta aiuta ad avere cura di sé,
a programmarsi; procura piccoli problemi e obbliga a risolverli.
Dentro un mondo in cui tutto sembra fattibile, conoscibile,
programmato e facile, il cicloturista viaggia con uno zainetto di
mistero, con la possibilità di incontrare i propri sogni.
La bicicletta vuole la strada e i suoi
elementi: l'aria aperta, il sole, la pioggia e la polvere. La
bicicletta cerca salite, curve, spazi immensi; il ciclista cerca
nuovi territori, nuove situazioni e nuove emozioni. Ha l'intima
esigenza di recuperare luoghi ancora non contaminati
dall'inquinamento, lontani dal caos quotidiano. La strada non è
stata ideata per i ciclisti; i primi fruitori furono i pedoni, poi
vennero i carri, e ora sono le automobili a fare da padrone. Fra
automobilisti e ciclisti esiste una sorta di rivalità nel
percorrere lo spazio viabile che si manifesta in scorrettezze da
ambedue le parti; per di più la mancanza di larghezza delle
nostre strade o di corsie separate per i due mezzi, aggrava
ulteriormente la situazione. Il ciclista deve sapere che di fronte
alla legislazione è ancora inerme, le strade non sono in grado
di affrontare l'afflusso in aumento di biciclette, non esistono leggi
sulla circolazione stradale che differenzino diversi tipi di strade,
le piste ciclabili sono ancora un sogno. La scelta della bicicletta è
una scelta consapevole, la sua filosofia porta a prendere coscienza
di se stessi, dei propri limiti, dei proprio corpo e dell'ambiente.
Il cicloturista deve sapere che la località e il tempo di
percorribilità devono essere legati alla propria condizione
fisica, pena la sofferenza.
Bella, utile, terapeutica
La bicicletta è bella, la
bicicletta è utile, la bicicletta è terapeutica, perciò
pulizia e tutela del proprio veicolo sono condizioni necessarie per
una gioiosa esperienza sulle due ruote. Praticare il ciclismo ha
vantaggi pratico-scientifici come l'ossigenazione continua e
completa, attività regolare del fegato, aumento ed elasticità
dei muscoli e del plesso cardiaco, una tonicità che risulterà
importante per la vita quotidiana. Psicologicamente, aiuta a
conoscere, ad aprirsi, ad affrontare situazioni sconosciute, a
credere ancora, a entusiasmarsi, a formare il carattere, abitua
all'autocontrollo, alle difficoltà, a non trattare tutto con
superficialità e con l'idea del consumo. La bicicletta è
fonte di salute, è sport aerobico per eccellenza, esige una
funzionalità polmonare massima, per questo incoraggia a non
fumare, a mantenere aperti tutti gli alveoli; e porta in breve a
utilizzare anche quelli mai usati, potenziando la propria capacità
polmonare, aumentando l'ossigenazione, involontariamente curandola.
Funziona come rivelatore per le varie artrosi prevenendole e
curandole, così pure per il cardiopatico a cui il movimento
motorio risulterebbe di grande efficacia nella ripresa dopo un
infarto.
La bicicletta è una macchina che
si unisce a quella umana e quindi sviluppa e sfrutta, associa e
consuma due corpi. Una buona alimentazione è utile e
necessaria per il ciclista. Utile perché gli risparmia una
fatica metabolica non indifferente, necessaria perché,
presentandosi al via colmo di spaghetti e tortellini, non troverebbe
alcun liquore in grado di rianimarlo. La bicicletta, eliminando la
frenesia e la ripetitività quotidiana, stimola a nutrirsi
meglio e rivaluta l'importanza della prima colazione, quasi
dimenticata dalle nostre abitudini alimentari. Praticando questo
sport, il ciclista riscopre il piacere del cibo, un piacere
oltretutto strettamente legato al rendimento atletico: come usare un
carburante speciale. Si arriva così a comprendere che bisogna
difendersi dal benessere, da una civiltà più prodiga
che materna, più frenetica che stimolante.
Senza fretta
Rendersi autonomi da essa significa
diventare attivi, personalizzarsi. Gli obesi che barcollano sulla
bicicletta carichi di viveri di scorta, devono sapere che al
traguardo li attendono trombosi, arteriosclerosi, infarto, diabete,
ipertensione, problemi digestivi e via dicendo. Per molti, quindi,
praticare correttamente questo sport può significare il
recupero di una condizione di salute ora compromessa. Il cycling è
essenzialmente sentirsi vivi; libertà di andare ovunque con
poco, e fermarsi ovunque, senza annoiarsi. Cycling è andare
con un amico, è fare di un mezzo un amico; è crearsi un
amico. Nei giorni del tutto programmato e prescelto, c'è
ancora chi preferisce allontanarsi dal certo e avvicinarsi
all'incerto, al mistero. Cycling è svago, è
rilassamento, è sfogo di una gioia trattenuta per cinque
giorni e per undici mesi, è salute, è autocontrollo, è
interesse, è scoperta, è comunicazione. La bicicletta è
mezzo di locomozione, di sport, di turismo.
In bicicletta si trovano ancora persone
senza fretta, persone che curano ancora i rapporti umani, che
fabbricano prodotti senza snaturarli. La bicicletta come ribellione,
come strumento di liberazione dall'obbligo della velocità, dal
caos, dall'ottusa sordità, dal pedaggio di code e maledizioni,
dall'appiattimento dei sensi, dal vuoto di interessi. La bicicletta
come celebrazione di incontri voluti, di difficoltà superate
in prima persona, di ebbrezze senza pericolo, di sensazioni
epidermiche, di sogni ad occhi aperti, di salute economica e sociale.
La bicicletta è bella di per sé,
non soltanto per i fini a cui porta di natura.
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