Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 163
aprile 1989


Rivista Anarchica Online

Biciclando, biciclando
di Alessia Di Giulio

La bicicletta rappresenta un mezzo di locomozione più sano, più economico e consente una presa di coscienza delle proprie possibilità di trovare alternative alla società dei consumi.

Superati i tempi di Cesare Lombroso che considerava delinquente chi usava il biciclo e del gen. Bava Beccaris che lo considerava come strumento terroristico, oggi la bicicletta dopo alterne vicende ritorna importante come mezzo di locomozione a due ruote. Con lo sviluppo tecnologico e il turismo di massa la bicicletta sembrava passata di moda in quanto le distanze tra un luogo e un altro sono ulteriormente ridotte e alla portata del turista medio. Oggi tutto è diventato più facile e, quando tutto sembra ormai scontato, ecco arrivare la bicicletta e con essa le distanze ritornano ad essere grandi, partire significa di nuovo viaggiare, salire e scendere significano al tempo stesso fatica e gioia, il tempo è ancora tempo.
Si fa strada anche la necessità di abbandonare il turismo di massa, ingorgo a senso unico, che soffoca e non concede quella libertà che ognuno legittimamente desidera dopo il lavoro quotidiano. Viaggiare in bicicletta significa riconciliarsi con lo spazio e il tempo. Ogni secolo presenta una sua specifica fisionomia e il nostro è caratterizzato dalla ricerca della serenità e di un proprio spazio individuale, che sono venuti man mano a mancare nella frenesia della società dei consumi; da un corollario di altre esigenze avanzano le richieste di aree protette, si guardano con occhi dilatati e spaventati i mali dell'inquinamento, è risorta la buona nausea del gettar via e la paura del vuoto che si sta creando. La bicicletta non inquina. Migliora le funzioni del corpo e della psiche, consente un contatto più totale con la natura, stimola a vivere in gruppo, la bicicletta si ferma ovunque. La bicicletta aiuta ad avere cura di sé, a programmarsi; procura piccoli problemi e obbliga a risolverli. Dentro un mondo in cui tutto sembra fattibile, conoscibile, programmato e facile, il cicloturista viaggia con uno zainetto di mistero, con la possibilità di incontrare i propri sogni.
La bicicletta vuole la strada e i suoi elementi: l'aria aperta, il sole, la pioggia e la polvere. La bicicletta cerca salite, curve, spazi immensi; il ciclista cerca nuovi territori, nuove situazioni e nuove emozioni. Ha l'intima esigenza di recuperare luoghi ancora non contaminati dall'inquinamento, lontani dal caos quotidiano. La strada non è stata ideata per i ciclisti; i primi fruitori furono i pedoni, poi vennero i carri, e ora sono le automobili a fare da padrone. Fra automobilisti e ciclisti esiste una sorta di rivalità nel percorrere lo spazio viabile che si manifesta in scorrettezze da ambedue le parti; per di più la mancanza di larghezza delle nostre strade o di corsie separate per i due mezzi, aggrava ulteriormente la situazione. Il ciclista deve sapere che di fronte alla legislazione è ancora inerme, le strade non sono in grado di affrontare l'afflusso in aumento di biciclette, non esistono leggi sulla circolazione stradale che differenzino diversi tipi di strade, le piste ciclabili sono ancora un sogno. La scelta della bicicletta è una scelta consapevole, la sua filosofia porta a prendere coscienza di se stessi, dei propri limiti, dei proprio corpo e dell'ambiente. Il cicloturista deve sapere che la località e il tempo di percorribilità devono essere legati alla propria condizione fisica, pena la sofferenza.

Bella, utile, terapeutica
La bicicletta è bella, la bicicletta è utile, la bicicletta è terapeutica, perciò pulizia e tutela del proprio veicolo sono condizioni necessarie per una gioiosa esperienza sulle due ruote. Praticare il ciclismo ha vantaggi pratico-scientifici come l'ossigenazione continua e completa, attività regolare del fegato, aumento ed elasticità dei muscoli e del plesso cardiaco, una tonicità che risulterà importante per la vita quotidiana. Psicologicamente, aiuta a conoscere, ad aprirsi, ad affrontare situazioni sconosciute, a credere ancora, a entusiasmarsi, a formare il carattere, abitua all'autocontrollo, alle difficoltà, a non trattare tutto con superficialità e con l'idea del consumo. La bicicletta è fonte di salute, è sport aerobico per eccellenza, esige una funzionalità polmonare massima, per questo incoraggia a non fumare, a mantenere aperti tutti gli alveoli; e porta in breve a utilizzare anche quelli mai usati, potenziando la propria capacità polmonare, aumentando l'ossigenazione, involontariamente curandola. Funziona come rivelatore per le varie artrosi prevenendole e curandole, così pure per il cardiopatico a cui il movimento motorio risulterebbe di grande efficacia nella ripresa dopo un infarto.
La bicicletta è una macchina che si unisce a quella umana e quindi sviluppa e sfrutta, associa e consuma due corpi. Una buona alimentazione è utile e necessaria per il ciclista. Utile perché gli risparmia una fatica metabolica non indifferente, necessaria perché, presentandosi al via colmo di spaghetti e tortellini, non troverebbe alcun liquore in grado di rianimarlo. La bicicletta, eliminando la frenesia e la ripetitività quotidiana, stimola a nutrirsi meglio e rivaluta l'importanza della prima colazione, quasi dimenticata dalle nostre abitudini alimentari. Praticando questo sport, il ciclista riscopre il piacere del cibo, un piacere oltretutto strettamente legato al rendimento atletico: come usare un carburante speciale. Si arriva così a comprendere che bisogna difendersi dal benessere, da una civiltà più prodiga che materna, più frenetica che stimolante.

Senza fretta
Rendersi autonomi da essa significa diventare attivi, personalizzarsi. Gli obesi che barcollano sulla bicicletta carichi di viveri di scorta, devono sapere che al traguardo li attendono trombosi, arteriosclerosi, infarto, diabete, ipertensione, problemi digestivi e via dicendo. Per molti, quindi, praticare correttamente questo sport può significare il recupero di una condizione di salute ora compromessa. Il cycling è essenzialmente sentirsi vivi; libertà di andare ovunque con poco, e fermarsi ovunque, senza annoiarsi. Cycling è andare con un amico, è fare di un mezzo un amico; è crearsi un amico. Nei giorni del tutto programmato e prescelto, c'è ancora chi preferisce allontanarsi dal certo e avvicinarsi all'incerto, al mistero. Cycling è svago, è rilassamento, è sfogo di una gioia trattenuta per cinque giorni e per undici mesi, è salute, è autocontrollo, è interesse, è scoperta, è comunicazione. La bicicletta è mezzo di locomozione, di sport, di turismo.
In bicicletta si trovano ancora persone senza fretta, persone che curano ancora i rapporti umani, che fabbricano prodotti senza snaturarli. La bicicletta come ribellione, come strumento di liberazione dall'obbligo della velocità, dal caos, dall'ottusa sordità, dal pedaggio di code e maledizioni, dall'appiattimento dei sensi, dal vuoto di interessi. La bicicletta come celebrazione di incontri voluti, di difficoltà superate in prima persona, di ebbrezze senza pericolo, di sensazioni epidermiche, di sogni ad occhi aperti, di salute economica e sociale.
La bicicletta è bella di per sé, non soltanto per i fini a cui porta di natura.