Rivista Anarchica Online
Ancora Bookchin
di Salvo Vaccaro
The modern crisis (Agalev,
Bologna 1988, pagg ,141, lire 13,000) raccoglie i testi di alcune
conferenze tenute da Murray Bookchin nel corso degli anni '80,
incentrate sui temi dell'ecologia sociale, che è l'oggetto dei
suoi studi più importanti e del libro più noto ai
lettori italiani, L'ecologia della libertà, già
arrivato alla terza edizione (Elèuthera). In sede recensiva, è
inutile risoffermarsi sulle tematiche elaborate da Bookchin intorno
all'ecologia sociale; meglio sottolineare due tensioni
particolarmente presenti in questo libro: la volontà tutta
teoretica di pervenire ad un concetto sostantivo di bene (comune),
e l'introduzione di considerazioni morali nel tessuto
epistemico-razionale della scienza e della prassi economica.
Poter identificare e nominare un bene
che valga universalmente per tutti, tramite una discussione razionale
che dalle singole argomentazioni soggettive possa pervenire
all'oggettività sia pure storicamente contingente, è un
sogno forte ricorrente in coloro che non vogliono rassegnarsi
all'idea di relativismo immanente in sede di elaborazione
storico-materiale di idee.
Certo, essere d'accordo sul bene
sarebbe un vantaggio, forse, per tutti, ed infatti conflitti e
trappole d'ogni genere sono all'ordine del giorno per poter
egemonicamente dirne la verità. Il tentativo è
naufragato sempre, forse perché viziato alla radice: la
pretesa di universalità. Comunque, da una sua dicibilità
ne deriverebbe una catena fortemente gerarchica che discriminerebbe
inevitabilmente ed in modo pregiudizievole tutto ciò che non
rientrerebbe nei canoni dell'identità con il bene così
presupposto tale. Un gelido paradiso terrestre.
Alcuni hanno ripiegato su una
definizione formale, liberale, pure naufragata quando il relativismo
dispiegato si è esteso a dismisura fino al cinismo che
consente una efferata spietatezza a legittimare qualsiasi condotta o
qualsiasi idea solo perché non può esistere un'idea di
bene universale che sia comune a tutti e attraverso cui, pertanto,
filtrare parole e azioni. Da un eccesso all'altro, verrebbe voglia di
dire se si potessero semplificare così le cose.
Tra la Scilla di un relativismo
egoistico (nel senso antitetico alla solidarietà) che
giustifica Auschwitz, direbbe Adorno, paradossalmente solo perché
"ciò che è reale è razionale", e la
Cariddi di un'universalità piatta che sovrasta le differenze
piegate e sussunte sotto una ferrea identità rivelata, si
muove fragilmente l'idea di un'etica, di etiche soggettive ispirate a
sistemi di valori asimmetrici rispetto alle ingiunzioni prescritte
dalla totalità odierna.
Se Machiavelli aveva fondato la
separazione tra politica ed etica, dalla quale discende il divorzio
della morale sia dagli affari mondani (politica, economia e macchina
del sapere scientifico) per relegarla sul piano ineffettuale e
indiretto delle idee soggettive, sia da se stessa, in una
biforcazione tra etiche in quanto bussole per condotte e stili di
vita scelti, e morale in quanto sistematizzazione razionale delle
motivazioni di vita, oggi Bookchin tenta di introdurre istanze morali
nei giochi dell'economia.
Tentativo lodevole, in quanto la
sottomissione ad imperativi morali quali la solidarietà, la
tutela ecologica, la salute umana, ecc, dei meccanismi in grado di
generare e far circolare ricchezza e beni (socialmente utili, di
consumo, oltre che produttivi), servirebbe da fattore di freno e
riequilibrio per una macchina economica che sembra aver vietato
l'idea della possibilità di un modo non capitalistico di
produzione, distribuzione e dissipazione di ricchezza (che poi è
oggetto della scienza e della prassi economica).
La nobiltà di tali imperativi
etici è al di sopra di ogni sospetto, o la loro applicazione
sicuramente concorre ad inceppare una economia capitalistica
vincolata alla ricerca del profitto per il profitto (e indirettamente
per il progresso di tutti, come pensava il padre del liberalismo
economico Adam Smith) ; inoltre, la loro applicazione apre spazi per
economie che si vogliono alternative, ma che spesso sono soltanto
marginali, dove situazioni e condizioni specifiche possono ben
conciliare una macchina economica con scelte di carattere etico.
Tutto ciò è, grossomodo,
patrimonio anche dell'Arcivescovo di Milano, il gesuita cardinale
Martini, vale a dire di una certa cultura cattolica "popolare"
che convive conturbata con i padroni brianzoli del capitalismo
lombardo.
In effetti, a scanso di equivoci ed
illusioni, il divorzio tra etica (le buone intenzioni) ed economia
capitalistica è nelle cose, e non nelle volontà dei
singoli; in altri termini, come un padrone può ben essere una
"brava persona", che condivide morale ed etica da "buon
pastore" andando a messa la domenica, non violentando i sabato
sera, non bestemmiando i santi per ogni politica fiscale del governo
ed evitando omicidi bianchi, così il capitalismo può
opportunisticamente profittare dell'etica ecologica, sfruttandone il
relativo business per alimentare la propria riproduzione.
Già Marx dimostrava a ragione
che il "male" del Capitale è la sua stessa esistenza
fisiologica, e non una sua degenerazione "soggettiva"
imputabile a singoli capitalisti particolarmente sadici e malvagi
(pur registrandone a iosa) oppure ad isolate sfere di produzione (gli
armamenti, ad esempio).
Così, il tentativo di conciliare
etica della solidarietà con forme di economia deve
innanzitutto articolarsi fuori dai confini del Capitale; in secondo
luogo, non è affidabile, se non marginalmente, al campo delle
buone intenzioni, giacché tale proposito, in pratica, si salda
immanentemente con una progettualità, tutta ancora da pensare
e inventare, di una economia non capitalistica, che deve sorgere non
tanto sul piano "astratto" dei sistemi di valore
intersoggettivamente intesi e costituiti, quanto sul piano
storico-materiale della sfera della produzione non
capitalistica, della circolazione di ricchezza non
capitalistica, della socializzazione di beni non
capitalistica.
Ma qui siamo in una dimensione appena
sfiorata da Bookchin, sebbene la sua ecologia sociale offra spunti di
riflessione notevoli per un approfondimento progettuale collettivo.
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