Rivista Anarchica Online
Veleni e antidoti
di Marco Serio
Contro il veleno del razzismo è
necessario iniettare nel corpo sociale dosi sempre più
massicce di solidarietà. Andrea Infuso è uno dei
quaranta medici impegnati nelle attività del NAGA,
un'associazione che a Milano offre agli immigrati assistenza
sanitaria e aiuto concreto contro ogni discriminazione
Nella mitologia indiana, Naga è
il nome di un serpente a sette teste che può essere portatore
di morte, ma anche di vita (se il suo veleno uccide, da esso si può
anche ricavare l'antidoto).
A Milano Naga è il nome di
un'associazione di volontari che hanno scelto di essere un antidoto
contro il veleno di un razzismo strisciante che, se non è
sfociato in episodi di caccia al nero (come a Firenze), pure è
ben visibile nell'indifferenza verso le condizioni di vita degli
immigrati: Marocchini, Algerini, Senegalesi ecc. sono visti come un
appendice della merce che vendono per strada e non come individui i
cui diritti vanno rispettati. Prendiamo il diritto alla salute: agli
immigrati clandestini l'assistenza sanitaria è negata e quando
si ammalano possono rivolgersi al Naga, in viale Bligny 22; ed è
1ì che ho incontrato Andrea Infuso (medico e volontario del
Naga) che mi ha illustrato l'attività e i progetti
dell'associazione. I 40 membri del Naga (quasi tutti
medici) curano gratuitamente nomadi e immigrati (una trentina al
giorno). Sono disponibili specialisti in cardiologia, medicina
interna, ginecologia, odontoiatria e fisiatria, ma non si limitano a
prescrivere farmaci: l'assistenza offerta è, di volta in
volta, adattata alle specificità etniche e culturali del
malato... Inoltre, un dato da non trascurare è che all'origine
di una buona parte del malessere di chi si rivolge al Naga c'è
il distacco dalla propria terra, dal proprio ambiente; oltre
all'esigenza di rispondere a bisogni abitativi e lavorativi, bisogni
che l'associazione cerca di soddisfare.
Questa l'attività quotidiana,
adesso Andrea passa ai progetti: attraverso la cooperazione con
organizzazioni non-governative e con la comunità degli
immigrati, si vuole arrivare alla formazione di personale (immigrato
e non) capace di rimuovere gli ostacoli che impediscono l'inserimento
degli immigrati nella società.
Ma se questo progetto è
realizzabile nel lungo periodo, altri sono in via di attuazione:
prevenzione ed educazione sanitaria presso le comunità di
immigrati "regolari" e anche nelle case occupate (via
Mambretti, via Pitteri e Cascina Rosa); indagine ed eventuale
intervento sulle condizioni di salute e stato vaccinale dei bambini
nomadi.
Inoltre il Naga ha promosso una
raccolta di dati sull'immigrazione, che lo stesso Comune ha usato
quando voleva conoscere le condizioni sanitarie di immigrati e
nomadi. Ultimamente è stato capillarmente diffuso un
questionario allo scopo di conoscere le carenze del sistema sanitario
nazionale nei suoi primi contatti con gli immigrati. Passiamo ora a
parlare del decreto Martelli che dovrebbe "regolarizzare"
la posizione degli immigrati clandestini: dopo la sanatoria ci sarà
ancora bisogno del Naga? Andrea non ha dubbi: il Naga servirà
ancora. Infatti, vicino a chi avrà ottenuto il diritto a
vivere in Italia, ci sarà sempre chi, praticando il lavoro
nero, dovrà rimanere clandestino, ma Andrea è anche
convinto che anche i ""regolari" continueranno a
rivolgersi a strutture come il Naga, sia per le inevitabili
difficoltà di rapporto tra USSL e immigrati, sia per gli
scarsi vantaggi economici che deriverebbero dall'assistenza agli
immigrati stessi.
Infine la prospettata creazione di unità
specializzate in malattie tropicali non potrà risolvere che
una parte del problema della salute per gli extracomunitari.
Una soluzione si può trovare
solo affrontando il diverso significato della malattia in altre
culture e le ragioni sociali del malessere degli immigrati.
La nostra conversazione finisce qui.
Nel salone adiacente alla saletta dove ci troviamo, tra scatoloni
colmi di medicinali (regalati da qualche sostenitore) da sistemare
nell'ambulatorio appena restaurato, si sta tenendo un'assemblea e
anche Andrea deve parteciparvi.
Tornando a casa mi torna in mente il
serpente a sette teste, il veleno, l'antidoto. Ed è proprio un
buon antidoto quello del Naga. Solidarietà da produrre in
quantitativi sempre più grandi e da iniettare in dosi sempre
più massicce nelle vene di una società stordita,
atipica, indifferente.
Ce n'è bisogno se non vogliamo
che dallo stordimento si passi al sonno.
Al sonno della ragione.
|