Rivista Anarchica Online
Se sopravvivono al gelo
di Elisabetta Minini
Ultimamente degli immigrati si parla e
si sparla ovunque: sui giornali, nei bar, nei circoli culturali, nei
programmi di partito più che mai. Ma poco o niente si riesce a
scorgere quando questa fitta cortina di parole e polvere si dissipa
nell'aria del diffuso quieto vivere. Allora spuntano le istituzioni,
rassicuranti, per dirci cosa hanno fatto al nostro posto. Il centro stranieri di via Tadino 12 ha
un anno di vita. Organo dell'amministrazione del Comune di Milano, è
nato su iniziativa dell'assessorato ai servizi sociali e di quello
dell'Educazione per far fronte alla questione dell'immigrazione. Il
direttore Mario Pirola parla di una "filosofia di fondo"
quella di rendere flessibile la società rispetto ai flussi
migratori recenti e alle culture del sud del mondo. C'è
innanzitutto una condizione difficile da superare: quella dello
straniero in un luogo straniero che va aiutato a crescere come attore
sociale per mezzo di un'educazione a entrambe le parti, sia per gli
extracomunitari che per gli italiani. Continua Pirola: "Il centro
coordina anche gli interventi già esistenti (per esempio
quelli privati) per evitare uno squilibrio tra le zone e i settori,
ma tende a trasferire alle competenze locali i vari servizi
nell'intento di valorizzare il policentrismo". Sono stati aperti tre sportelli
corrispondenti a tre orientamenti: sociale (per l'assistenza sociale
agli immigrati), educativo (informazione sui corsi universitari, di
lingue, sui titoli di studio), di cooperazione internazionale
(rapporti tra le varie comunità straniere in Italia, contatti
con le ONG). Ogni sportello eroga un servizio e fa
promozione, nell'ottica di facilitare l'accesso alle risorse (per
esempio fornisce interpreti e materiale già tradotto in
scuole, consultori, uffici). "Nel mare di cose che bisognerebbe
fare, ci siamo proposti di privilegiare l'area materno-infantile.
Abbiamo organizzato corsi di formazione del personale di scuole
materne. Invece qui si tiene un corso di lingua e cultura d'origine
per bambini egiziani". All'entrata un pannello pieno di
annunci a affissioni, in arabo, francese, italiano. Poi la tabella
con gli orari del Ramadan. Locandine dell'extrafesta. Foto alle
pareti del corridoio. "L'unica cosa che non ci manca è lo
spazio. Per questo forniamo i locali del centro per le Assemblee,
feste, incontri delle comunità straniere. Qui inoltre c'è
la sede fisica della consulta cittadina per l'immigrazione che
riunisce le varie comunità e associazioni tra cui alcune
"storiche" come il centro islamico e la comunità
eritrea". Dopo essere stata a Cascina Rosa mi
viene in mente che forse, prima di fare cultura, bisogna sopravvivere
al gelo degli inverni milanesi. Sul problema degli alloggi Pirola può
vantare recenti risultati. Prima c'era via Vepra, che però è
stata sgomberata. Da poco hanno aperto tre centri di accoglienza per
280 persone in via Pitteri, via Giorgi e via Mambretti. Sono tre stabili del Comune gratuiti,
con orario di ingresso e uscita. Gli occupanti dovrebbero essere
provvisori per permettere una rotazione. "Ovviamente non basta
piazzare lì due comunità marocchine e ritenerle
sistemate, perché bisogna anche attivare certi servizi nel
territorio circostante, (es.: mensa). Per il resto negli ultimi due
anni abbiamo dato case popolari a 600 famiglie eritree, e non è
poco." Infine eccoci ai dati: nel giugno '88 a
Milano c'erano 67 mila stranieri residenti (stranieri dei quattro
continenti), di cui 27 mila del cosiddetto terzo e quarto modo. A
questi bisogna aggiungerne almeno altri 17 mila che fino ad oggi
hanno presentato domanda di regolarizzazione su tutta la provincia. Tanto per calmare i nuovi millenaristi
destroidi che ultimamente sparano cifre clamorose sperando di destare
rigurgiti d'arianesimo.
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