Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 20 nr. 174
giugno 1990


Rivista Anarchica Online

Ebraismo e anarchismo
di Furio Biagini

Dalla metà del XIX secolo fino al 1933, le comunità ebraiche dell'Europa centrale conobbero una fioritura culturale straordinaria, paragonabile solo a quella spagnola del XII secolo. Questa cultura, che ha dato al mondo una infinità di scrittori, filosofi, scienziati "ci appare oggi come un mondo scomparso, un continente cancellato dalla storia, un'Atlantide inghiottita dall'oceano con i suoi palazzi i suoi templi ed i suoi monumenti".
Rédemption et utopie. Le judaisme libertaire en Europe centrale, di M. Löwy (Parigi, Presses Universitaires de France, 1988, p. 258, 150 FF.) è il primo serio tentativo di ripercorrere l'itinerario spirituale di una generazione e di una corrente particolare di questo universo culturale ebraico mitteleuropeo; una generazione di intellettuali ebrei nati verso la fine del secolo scorso e le cui opere fanno riferimento nello stesso tempo a fonti tedesche (il romanticismo) ed ebraiche (il messianismo).
Fu una generazione di sognatori e di utopisti che, partendo dall'idea cabalistica del Tikkun (il termine indica restituzione, redenzione, ristabilimento di una armonia perduta), aspirava ad un mondo radicalmente altro, al regno di Dio, al regno dello spirito, della libertà e della pace. Il loro ideale era il socialismo libertario, la comunità ugualitaria, la rivolta antiautoritaria, la rivoluzione permanente dello spirito. Molti erano più orientati verso la religione, altri più attratti dalle utopie sociali, tuttavia, malgrado le personali diversità, la sintesi dialettica dell'idea messianica e dell'utopia rivoluzionaria ne rappresentava l'elemento comune.
Partendo da alcune osservazioni di Karl Mannheim e Gershom Scholem, l'autore coglie le numerose analogie che esistono tra l'utopia messianica e l'utopia libertaria.
Sia nel messianismo ebraico che nel pensiero libertario sono presenti due tendenze allo stesso tempo intimamente legate e contraddittorie: una utopica, che aspira ad un avvenire radicalmente nuovo; l'altra restauratrice volta verso il ristabilimento di uno stato ideale del passato, un'età dell'oro ormai perduta. Questo aspetto è forse quello dove l'analogia fra il messianismo ebraico e l'anarchismo è più marcata e basterebbe per creare fra i due un legame spirituale privilegiato. Ma altri aspetti concorrono ad omologare strutturalmente ebraismo e pensiero libertario, in particolare l'elemento apocalittico-catastrofico presente nel concetto ebraico di Apocalisse e nell'idea anarchica di rivoluzione sociale ed infine di rifiuto dell'autorità, che nel messianismo appare come l'aspirazione al superamento di ogni potere temporale in un ordine divino, che libererà gli uomini dal rispetto della Torah.
Queste corrispondenze ed analogie non significano che l'anarchismo sia una filiazione diretta dell'ebraismo e le teorie di un Proudhon o di un Bakunin, tra l'altro entrambi antisemiti, non hanno alcun rapporto con la tradizione religiosa ebraica. E' in una epoca storica determinata ed in un contesto sociale preciso che avviene l'incontro fra queste due espressioni spirituali: la Mitteleuropa alla svolta del secolo.
Di fronte allo sviluppo vertiginoso del capitalismo e all'industrializzazione accelerata della Germania e dell'Austria-Ungheria si produce in diversi ambienti sociali e in particolare nell'intellighenzia tradizionale, una reazione culturale, che l'autore designa come romanticismo anticapitalistico (che non va confuso con il romanticismo come stile letterario).
Questo orientamento culturale, dominante nei paesi di lingua tedesca, è una critica più o meno radicale della moderna società industriale in nome di valori sociali, etici o religiosi precapitalistici - una nostalgia per un passato in cui l'armonia dei rapporti umani non era ancora stata sostituita da un sistema razionale-burocratico.
Chi si approprierà di questa Weltanschauung nostalgica e antiborghese sarà l'intellighenzia ebraica, profondamente assimilata ed imbevuta di cultura tedesca e cosmopolita, ma nello stesso tempo emarginata e colpita dall'antisemitismo. Fra questi intellettuali, che all'avversione per il mondo borghese uniscono la riscoperta della dimensione religiosa ebraica e l'attrazione per l'utopia libertaria, M. Löwy include: Martin Buber, Gershom Scholem, Franz Rosenzweig (nei quali predomina la dimensione ebraica, nazionale e religiosa); Ernst Bloch, Georg Luckàcs, Erich Fromm (più attratti dalle utopie sociali); Walter Benjamin e Franz Kafka (che si pongono a metà strada tra i primi due).
Il fenomeno della fusione del messianismo e dell'utopia libertaria è per l'autore esclusivamente limitato all'Europa centrale. La figura del rivoluzionario messianico-libertario è praticamente assente in Europa occidentale dalla scena politica e culturale. Gli ebrei dei paesi occidentali sono nazionalmente e culturalmente assimilati e dal punto di vista sociale e politico perfettamente conformisti. Se si escludono gli ebrei originari dell'Europa orientale, che in Inghilterra e negli Stati Uniti diverranno un proletariato super-sfruttato e daranno al movimento anarchico internazionale figure di primo piano come Emma Goldman, Alexander Berkman o Saul Yanovsky, l'unica figura di rivoluzionario ebreo è Bernard Lazar a cui Löwy dedica un intero capitolo. Lazar, anarchico francese sconosciuto anche all'interno del movimento anarchico, restò comunque un isolato, respinto e incompreso dalla grande maggioranza della comunità ebraica francese.