Rivista Anarchica Online
Ebraismo e anarchismo
di Furio Biagini
Dalla metà del XIX secolo fino
al 1933, le comunità ebraiche dell'Europa centrale conobbero
una fioritura culturale straordinaria, paragonabile solo a quella
spagnola del XII secolo. Questa cultura, che ha dato al mondo una
infinità di scrittori, filosofi, scienziati "ci appare
oggi come un mondo scomparso, un continente cancellato dalla storia,
un'Atlantide inghiottita dall'oceano con i suoi palazzi i suoi templi
ed i suoi monumenti". Rédemption et utopie. Le
judaisme libertaire en Europe centrale, di M. Löwy
(Parigi, Presses Universitaires de France, 1988, p. 258, 150 FF.) è
il primo serio tentativo di ripercorrere l'itinerario spirituale di
una generazione e di una corrente particolare di questo universo
culturale ebraico mitteleuropeo; una generazione di intellettuali
ebrei nati verso la fine del secolo scorso e le cui opere fanno
riferimento nello stesso tempo a fonti tedesche (il romanticismo) ed
ebraiche (il messianismo).
Fu una generazione di sognatori e di
utopisti che, partendo dall'idea cabalistica del Tikkun (il
termine indica restituzione, redenzione, ristabilimento di una
armonia perduta), aspirava ad un mondo radicalmente altro, al regno
di Dio, al regno dello spirito, della libertà e della pace. Il
loro ideale era il socialismo libertario, la comunità
ugualitaria, la rivolta antiautoritaria, la rivoluzione permanente
dello spirito. Molti erano più orientati verso la religione,
altri più attratti dalle utopie sociali, tuttavia, malgrado le
personali diversità, la sintesi dialettica dell'idea
messianica e dell'utopia rivoluzionaria ne rappresentava l'elemento
comune. Partendo da alcune osservazioni di
Karl Mannheim e Gershom Scholem, l'autore coglie le numerose analogie
che esistono tra l'utopia messianica e l'utopia libertaria.
Sia nel messianismo ebraico che nel
pensiero libertario sono presenti due tendenze allo stesso tempo
intimamente legate e contraddittorie: una utopica, che aspira
ad un avvenire radicalmente nuovo; l'altra restauratrice volta
verso il ristabilimento di uno stato ideale del passato, un'età
dell'oro ormai perduta. Questo aspetto è forse quello dove
l'analogia fra il messianismo ebraico e l'anarchismo è più
marcata e basterebbe per creare fra i due un legame spirituale
privilegiato. Ma altri aspetti concorrono ad omologare
strutturalmente ebraismo e pensiero libertario, in particolare
l'elemento apocalittico-catastrofico presente nel concetto ebraico di
Apocalisse e nell'idea anarchica di rivoluzione sociale ed infine di
rifiuto dell'autorità, che nel messianismo appare come
l'aspirazione al superamento di ogni potere temporale in un ordine
divino, che libererà gli uomini dal rispetto della Torah.
Queste corrispondenze ed analogie non
significano che l'anarchismo sia una filiazione diretta dell'ebraismo
e le teorie di un Proudhon o di un Bakunin, tra l'altro entrambi
antisemiti, non hanno alcun rapporto con la tradizione religiosa
ebraica. E' in una epoca storica determinata ed in un contesto
sociale preciso che avviene l'incontro fra queste due espressioni
spirituali: la Mitteleuropa alla svolta del secolo.
Di fronte allo sviluppo vertiginoso del
capitalismo e all'industrializzazione accelerata della Germania e
dell'Austria-Ungheria si produce in diversi ambienti sociali e in
particolare nell'intellighenzia tradizionale, una reazione culturale,
che l'autore designa come romanticismo anticapitalistico
(che non va confuso con il romanticismo come stile letterario).
Questo orientamento culturale,
dominante nei paesi di lingua tedesca, è una critica più
o meno radicale della moderna società industriale in nome di
valori sociali, etici o religiosi precapitalistici - una nostalgia
per un passato in cui l'armonia dei rapporti umani non era ancora
stata sostituita da un sistema razionale-burocratico.
Chi si approprierà di questa
Weltanschauung nostalgica e antiborghese sarà
l'intellighenzia ebraica, profondamente assimilata ed imbevuta di
cultura tedesca e cosmopolita, ma nello stesso tempo emarginata e
colpita dall'antisemitismo. Fra questi intellettuali, che
all'avversione per il mondo borghese uniscono la riscoperta della
dimensione religiosa ebraica e l'attrazione per l'utopia libertaria,
M. Löwy include:
Martin Buber, Gershom Scholem, Franz Rosenzweig (nei quali predomina
la dimensione ebraica, nazionale e religiosa); Ernst Bloch, Georg
Luckàcs, Erich Fromm (più attratti dalle utopie
sociali); Walter Benjamin e Franz Kafka (che si pongono a metà
strada tra i primi due).
Il fenomeno della fusione del
messianismo e dell'utopia libertaria è per l'autore
esclusivamente limitato all'Europa centrale. La figura del
rivoluzionario messianico-libertario è praticamente assente in
Europa occidentale dalla scena politica e culturale. Gli ebrei dei
paesi occidentali sono nazionalmente e culturalmente assimilati e dal
punto di vista sociale e politico perfettamente conformisti. Se si
escludono gli ebrei originari dell'Europa orientale, che in
Inghilterra e negli Stati Uniti diverranno un proletariato
super-sfruttato e daranno al movimento anarchico internazionale
figure di primo piano come Emma Goldman, Alexander Berkman o Saul
Yanovsky, l'unica figura di rivoluzionario ebreo è Bernard
Lazar a cui Löwy
dedica un intero capitolo. Lazar, anarchico francese sconosciuto
anche all'interno del movimento anarchico, restò comunque un isolato,
respinto e incompreso dalla grande maggioranza della comunità
ebraica francese.
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