L'interesse che, alla fine del secolo scorso, si riaccese in Germania
prima e in tutta Europa ed oltre oceano
poi per Max Stirner e la sua opera principale, L'unico e la sua proprietà (1845), da allora
non è più venuto
meno. E' negli ultimi vent'anni che, soprattutto in Italia, si assiste ad una vera e propria Stirner
renaissance, od una riscoperta di Stirner, come testimoniano, dal 1970 ad oggi, decine di saggi dedicati
a questo filosofo, i convegni di studio, le sei nuove traduzioni dell'Unico e varie ristampe di
quest'opera.
Anche la ricerca accademica ed universitaria, in passato poco attenta, addirittura con atteggiamenti di
sufficienza nei confronti di Stirner, ha "scoperto" questo autore, tanto che la maggior parte dei saggi
recentemente dedicati a Stirner proviene da questi ambiti: filosofi della storia, del diritto, della politica,
pedagogisti e psicologi si sono interessati della "filosofia dell'egoismo", ne hanno evidenziato la suggestiva
originalità, la ricchezza teorica, la logica e paradossale complessità. Su questi ed altri temi
conversiamo
con Enrico Ferri, di cui in questi giorni appare in libreria lo studio su L'antigiuridismo di Max
Stirner
(p. 268, L. 28.000), edito presso Giuffré. Possiamo cominciare proprio dai motivi di questa rinascita
dell'interesse per Stirner...
I motivi sono diversi, e strettamente legati alle interpretazioni più diffuse di Stirner: il filosofo di
Bayreuth è
stato considerato come il più radicale ed estremo interprete di Hegel, che utilizza alcune parti della
filosofia di
Hegel per costruire un sistema teorico completamente diverso, con elementi di originalità e
solidarietà suoi
propri; alla fine del secolo scorso Stirner è stato descritto come colui che annuncia Nietzsche, l'"unico"
come
il profeta del "superuomo"; negli stessi anni, il pensiero di Stirner si diffonde negli ambiti intellettuali
dell'anarchismo
italiano, francese e nord-americano: individualista anarchico diviene sinonimo di stirneriano; nel 1932 Bernstein
pubblica, per la prima volta nella sua interezza, Die deutsche ideologie (L'ideologia tedesca), e
gli studiosi di
Marx scoprono, quasi per caso, che la più importante opera del "giovane Marx" è per i tre quarti
dedicata alla
critica di Stirner: critica che è allo stesso tempo una autodifesa del comunismo. In Die deutsche
ideologie è
presente il primo organico tentativo di definire il materialismo storico, e ciò avviene parallelamente
all'accoglienza di fatto, da parte di Marx, della critica di astrattezza che Stirner porta all'antropologia di
Feuerbach, da cui Marx prende le distanze dopo la comparsa de L'unico.
Vorrei ancora ricordare che, a partire dal dopoguerra, si sviluppa, principalmente in Francia, in Inghilterra e in
Italia, un'interpretazione in chiave esistenziale di Stirner: quest'ultimo è descritto come un anticipatore
delle
tematiche tipiche dell'esistenzialismo. Stirner è pure descritto, da alcuni interpreti contemporanei, come
colui
che porta alle estreme conseguenze alcuni assunti dell'individualismo e dell'utilitarismo liberali, come l'autore
di un'originale pedagogia individualista e di alcune intuizioni di psicologia sociale.
Per tutti questi motivi non deve destare meraviglia l'interesse che, ancora oggi, suscita l'opera di Stirner.
Esiste, però, una ragione ultima che ricomprende tutte le altre, e permette di cogliere
immediatamente
i motivi dell'attualità di Stirner?
È evidente, già dal titolo dell'opera principale di Stirner, L'unico e la sua
proprietà, che l'interesse principale
del filosofo è l'individuo, inteso come singolo. Questo è pure il principale motivo
dell'attualità della sua opera.
L'individualismo è dunque il filo che lega le varie parti dell'opera di Stirner: ma di
che genere di
individualismo si tratta?
E' una forma estrema e radicale di individualismo, di un primato dell'io che Stirner chiama egoismo. Martin
Buber
ha notato che là dove l'individualismo cessa di essere frivolo lì inizia la filosofia di Stirner.
Quindi, a tuo avviso, l'interesse che oggi suscita Stirner è insieme un interesse per il
senso e per il ruolo
dell'individuo nel mondo contemporaneo?
Henri Arvon, il maggiore studioso contemporaneo di Stirner, ha dichiarato quanto segue, per giustificare
il suo
interessamento a Max Stirner negli anni del dopoguerra: "La dolorosa esperienza del totalitarismo inumano ci
faceva ardentemente sperare in una rivalorizzazione della persona di cui la particolarità, lontano dal
passare
come una tara e giustificare l'oppressione, e lo stesso sterminio fisico, fosse considerata come il segno
più sicuro della sua eminente dignità".
L'individuo di Stirner, "l'unico", è stato però considerato non solo un antidoto
contro il totalitarismo,
ma lui stesso portatore di una forma di volontà di potenza, addirittura un anticipatore del fascismo e
del
nazismo.
Questa tesi non è stata elaborata né dal fascismo né dal nazionalsocialismo.
Mussolini nominò solo due volte, seppure con un giudizio favorevole, Max Stirner; ed i teorici del
nazismo si riferirono solo raramente e per inciso a Stirner. La tesi di uno Stirner precursore del nazismo
proviene dalla storiografia marxista, è un argomento di
polemica teorica e politica spesso esteso all'anarchismo, descritto come fenomeno "piccolo borghese". Il culto
dello stato, fatto proprio dal fascismo, e quello della nazione tedesca, ripreso dal nazismo, sono aspramente
contrastati da Stirner: basta leggere L'unico per rendersene conto.
La concezione stirneriana dell'individuo è indubbiamente interessante, ma tanto
complessa da poter
divenire fuorviante. Parliamo piuttosto delle forme associative e relazionali di questo "unico". Tu dedichi
più della metà del tuo libro a questi due aspetti, mi riferisco alla "proprietà egoistica"
ed alla nuova
forma associativa che Stirner chiama "unione degli egoisti".
La questione della proprietà era al centro del dibattito politico, giuridico e filosofico della prima
metà
dell'Ottocento. Stirner rifiuta la "proprietà sociale" così come la teorizza Proudhon,
perché "proprietaria è la
società, non sono io", od estende questa critica a Weitling e ai comunisti.
Stirner rifiuta pure la proprietà borghese, la "proprietà legale", perché la considera una
forma di usufrutto: il proprietario reale ed assoluto è lo stato, che concede al singolo un uso limitato
di alcuni beni, la "proprietà
legale" in cambio del suo asservimento politico.
Nessuna forma storica di proprietà è accettata da Stirner.
La proprietà egoistica in che modo si distingue da queste altre forme
di proprietà?
La "proprietà egoistica", a differenza di quella borghese e/o comunista, è illimitata ed
esclusiva, auto-garantita
dalla potenza del singolo: e regolata non dalla società o dal diritto, ma dalle dinamiche, anche
conflittuali, tra
singoli.
Ma può il singolo, da solo, avere e garantirsi una sua proprietà: può
farlo ogni singolo?
Secondo Stirner ognuno ha sufficienti capacità per "farsi valere", in ogni caso può unirsi
ad altri nell'"unione
degli egoisti," per moltiplicare la sua forza, le sue capacità.
Quindi, l'"unione" ha pure una funzione sociale, cioè coesiva. Stirner presenta
l'"unione" anche come
una società alternativa a quelle tradizionali?
L'"unione degli egoisti" è un'alternativa alla società, non è un'alternativa "sociale".
E' una nuova forma di
relazione e di associazione libera, non vincolante, che ha di mira la soddisfazione degli interessi di quanti ne
fanno parte, non di un interesse "sociale" che trascende quello dei singoli.
Generalmente si sottolinea il carattere astratto dell'"unione"; tu, invece, avanzi un'originale
proposta
interpretativa: l'"unione degli egoisti" assomiglia ai Vereine, le libere associazioni fra privati, assai
diffuse
in Germania al tempo di Stirner.
Gli interpreti di Stirner sono andati a cercare il modello dell'unione stirneriana nelle unioni dei "germani
semibarbari" descritte da Tacito, oppure in Fichte. Marx, o sua volta, dice che Stirner si rifà al modello
delle
libere associazioni proposto da Fourier.
Stirner viveva in una società, quella tedesca della prima metà del secolo scorso, dove erano
diffusissime migliaia
e migliaia di associazioni tra privati su base volontaria, che intervenivano in tutti i settori della vita sociale.
Quegli
anni sono chiamati dagli storici Zeit der Vereine, "il tempo delle unioni".
Ci sono elementi comuni al Verein der Egoisten e ai Verein
tedeschi?
Sono molti e rilevanti. L'unione stirneriana e le unioni tedesche sono associazioni tra privati, al di fuori
dello stato; l'associazione è libera, come pure il diritto di recesso; i singoli, d'accordo tra di loro,
possono modificare
i fini originari dell'unione, adeguarli a nuovi bisogni o interessi. Le unioni sono svincolate dal controllo esterno,
si danno da sole le regole del loro funzionamento: esse nascono da presupposti individualistici e mirano a
favorire la partecipazione individuale e diretta alle dinamiche sociali
La tua tesi fa venire meno l'accusa, spesso rivolta a Stirner, di cadere nell'astrattezza quando
vuol definire un'alternativa alla società, così come è concepita dai liberali e dai
comunisti?
Io mi limito a far presente, con alcuni argomenti che mi sembrano meritevoli di una qualche
considerazione,
l'utilità di un confronto tra l'"unione degli egoisti" e le libere associazioni tra privati che, al tempo di
Stirner,
erano assai diffuse in Germania.