Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 195
novembre 1992


Rivista Anarchica Online

Anarchismo e Polonia
di Alessio Vivo

Il piccolo volume appena pubblicato in Polonia, di Daniel Grinberg, Anarchizm w XX wieku. Szkichistoryczny (L'anarchismo nel XX secolo. Schizzo storico), storico, professore presso la filiale di Bialistock dell'Università di Varsavia (Istituto di storia), ricercatore presso l'Istituto Storico Ebraico polacco, è una sintesi molto agile ed utile, sebbene non priva di vuoti, della storia del movimento anarchico in Europa in questo secolo. Grinberg aveva già lavorato sul tema, affrontando la sua tesi di abilitazione che portava il titolo: "Il movimento anarchico nell'Europa Occidentale: 1870-1918" di prossima pubblicazione presso l'editrice polacca PWN e l'aveva trattato in alcuni articoli, fra i quali "Per la storia dell'anarchismo polacco", pubblicato nella rivista "Mowia wieki" n.11, 1981.
Pubblicato in prima edizione dalla Man Gala Press di Sopot, il volumetto di sole 22 pagine si presenta come una delle prime possibilità di far conoscere ad un largo pubblico in Polonia e nei paesi dell'Est la storia di un movimento del quale fino a poco tempo fa era impossibile sentir parlare. Grinberg riconosce innanzitutto il potenziale intellettuale del movimento anarchico, la sua tradizione, ma si limita a descriverlo all'opera nelle due grandi epopee russa (ucraina) e spagnola, che secondo lui hanno dato un volto caratterizzante al movimento internazionale libertario. L'analisi storica di Grinberg, nonostante la sintesi, si presenta ricca di dettagli e di particolari. Vengono esaminati gli anni precedenti al '17, il rientro dell'emigrazione rivoluzionaria che aveva fatto il 1905 in Russia e il peso che assunse negli anni prerivoluzionari la propaganda anarchica, spesso debole e inefficace per ottenere il consenso di larghi strati operai.
Grinberg ricorda però il quadro del movimento esistente all'epoca a Pietrogrado, il ruolo giocato da anarcosindacalisti e da anarcocomunisti e il gran numero di simpatizzanti che il movimento era riuscito a raccogliere. Prosegue poi con una descrizione incisiva delle repressioni antianarchiche di Mosca ad opera della Ceka nel 1918, con un'analisi dei problemi legati alla possibilità di ripresa del terrorismo in quella fase, con la descrizione dell'illusione degli anarcocomunisti e di quella parte del movimento anarchico che decise di combattere nell'Armata rossa. Grinberg si addentra poi nella descrizione del movimento di Machno, dell'attività di Volin in Ucraina e con obiettività sottolinea le trappole tese da Trotzki precedentemente alla sconfitta dell'armata machnovista, forte delle sue migliaia di soldati e della sua spontanea disciplina e del suo carattere autenticamente popolare. Il saggio pero' tocca punte inedite quando presenta un quadro drammatico delle repressioni antianarchiche, che riempirono i monasteri di Suzdal e delle Solovki di prigionieri e di forzati, comprendendo anche i gruppi di pacifisti tolstojani arrestati per essersi rifiutati di combattere nell'Armata Rossa. Un quadro raro, questo, soprattutto se delineato con accuratezza, per un manuale breve di storia dell'anarchismo. Viene descritta poi la delusione che fece da contrappeso agli entusiasmi suscitati nei movimenti libertari di tutta Europa dalla Rivoluzione russa.
L'esperienza spagnola viene poi seguita a partire dai fatti precedenti la rivoluzione e la guerra civile, non tralasciando i lati principali della questione della partecipazione degli anarchici alla guerra civile nelle sue diverse fasi. Per Grinberg l'esperienza spagnola ha dimostrato, soprattutto a Barcellona, che una riorganizzazione spontanea della vita civile su basi libertarie era possibile e poteva avere non poca efficacia, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello economico. L'obbiettività dello storico non può però dimenticare i costi di quella liberazione: le violenze perpetrate soprattutto dalla gioventù del movimento, le fucilazioni di preti, il saccheggio degli appartamenti dei ricchi e delle chiese.
Il movimento anarchico per Grinberg trasse nuove valide esperienze dalla collettivizzazione spagnola delle terre, che ebbe carattere eminentemente popolare e coinvolse più di tre milioni di persone. Il libro non sorvola nemmeno sulle questioni generate dalla necessità di scendere a patti con il potere politico e con la sua gestione, ormai oggetto di innumerevoli indagini storiche. Dei personaggi che guidarono il movimento anarchico in Spagna, l'autore ricorda soprattutto Buenaventura Durruti, ma non dimentica Camillo Berneri e la sua opera per fare uscire il movimento anarchico internazionale impegnato in Spagna dalle sabbie mobili di continue trappole tese sul suo cammino, che porteranno a quella più feroce della definitiva repressione.
E proprio in essa Grinberg individua l'analogia fra la fine di Durruti e quella di Berneri, elevandola a simbolo di un destino storico.
Dalla fine degli anni '30 a quella degli anni '60 il movimento anarchico per Grinberg è sopravvissuto ai margini, in un sottosuolo che pero' non e arrivato a significare stagnazione intellettuale. In questo lasso di tempo sono anzi apparsi nuovi indirizzi teorici di grande portata (situazionismo, neo-anarchismo e correnti ecologiste alla Bookchin) e gli ideali libertari hanno potuto propagarsi con ancora maggior vigore che in precedenza, trovando nuovi terreni fertili sui quali svilupparsi, preparando la rinascita anarchica della fine degli anni '60.
Per Grinberg non è certo un caso che molti pensatori e artisti abbiano dichiarato le loro simpatie per l'anarchismo o siano stati attratti dalle idee libertarie. Infatti, dietro l'azione del movimento libertario internazionale c'erano principi intellettuali che non possono essere ridotti a quei principi (per Grinberg non privi anche di ingenuità) proudhoniani o kropotkiniani che postulavano un certo ottimismo antropologico. Lo storico ricorda le simpatie per il movimento espresse più o meno apertamente da giganti della cultura della levatura di Robert Musil, Lewis Mumford, Bertrand Russell, Aldous Huxley (chi si è dimenticato del controllo capillare, sempre più pervasivo, esercitato mediante i mezzi informatici, descritto da questo autore?), Saul Bellow, Ursula Le Guin, Kurt Vonnegut, e da poeti quali Dylan Thomas, Herbert Read, nonché da artisti quali Diego Rivera, Wladyslaw Stazewski, il Living Theatre.
Il "neo-anarchismo" per lui ha tratto linfa vitale dalla controcultura giovanile, che ha comportato anche l'assorbimento di tendenze eclettiche, mentre le tendenze che hanno portato alla lotta armata soprattutto in Europa negli anni '70 non possono assolutamente essere ascritte alla tradizione anarchica, perché in comune con quei fenomeni non aveva nulla, a cominciare dalla terminologia impiegata, di stampo marxista. Grinberg supporta questa tesi con la prova data dalla estensione progressiva delle tendenze pacifiste nell'anarchismo europeo, manifestatesi anche nella diffusione delle lotte antimilitariste.
L'autore del volume insiste sulla purezza dell'anarchismo imputandogli però con questa anche la tendenza a rimanere ancorato sostanzialmente agli ideali dei tempi di Bakunin, che hanno fossilizzato molto spesso il movimento in un'utopia nobile che tante volte ha permesso di smascherare acutamente e coraggiosamente i vizi della società moderna e i segreti del potere, ma che sull'altare di fini elevati ha sacrificato spesso ogni cosa, senza badare alla contingenza storica. Se il movimento anarchico è stato costantemente attivo in tutte le lotte più importanti per la libertà e l'autodeterminazione, non esclusa quella locale e operaia, Grinberg non risparmia le critiche all'immutabilità delle forme organizzative assunte dal movimento anarchico nella storia (con il culto della spontaneità, l'atteggiamento negativo verso le forme di azione organizzata), ma riconosce che l'anarchismo contemporaneo ha generato forme di comunicazione politica e di critica sociale molto più espressive di quelle sperimentate a cavallo fra i due secoli.
Il volume cerca di individuare le continuità ideali dell'anarchismo del XX secolo, giungendo a descrivere perfino le esperienze comunitarie di Amsterdam della fine degli anni '60, e includendole in qualche modo organicamente e come una delle tante facce, in quel prisma dalle mille sfaccettature che alla fine del secolo appare essere stato l'anarchismo e il movimento internazionale ad esso ispirato.