Rivista Anarchica Online
Tra multe e pestaggi
di Maria Matteo
A Caluso, un paese ad una trentina di chilometri da Torino, c'è una
piscina di proprietà della provincia. Forse
sarebbe meglio dire che una piscina avrebbe dovuto esserci, poiché il complesso la cui costruzione risale
a 25 anni
fa non è mai entrato in funzione: i miliardi, stanziati per completarlo, sono da tempo
scomparsi. Quasi due anni or sono la piscina venne occupata da un gruppo di giovani della zona, che la
trasformarono in un
centro sociale assai frequentato, finché pochi mesi dopo non fu sgomberato. All'incirca nello stesso
periodo venne
occupato un altro stabile di proprietà della provincia a Grugliasco, nell'hinterland torinese. L'edificio,
una cascina
con annessa cappella settecentesca in rovina, era vuoto e privo di manutenzione da oltre 40 anni. Anche in
questo
caso vari progetti di riutilizzo da parte dell'amministrazione provinciale sono rimasti lettera morta. Dopo
un mese di occupazione e di trattative con la provincia, nonostante 23 consiglieri su 40 si fossero dichiarati
favorevoli a concedere in comodato la cascina del Barocchio agli occupanti, un gruppo di anarchici provenienti
dall'esperienza di El Paso che volevano installarvi un atelier grafico, Ivan Grotto, presidente socialista del
consiglio provinciale, la fece sgomberare dalla polizia. Tre degli occupanti, nel corso della manifestazione di
protesta che fece seguito allo sgombero, irruppero nella sala della provincia e al grido di "vermi ai vermi"
lanciarono manciate di larve di mosca ai rappresentanti della provincia. Processati dopo alcuni mesi i tre
vennero condannati a 7 mesi di reclusione. In questo stesso periodo si è assistito
non solo ad un restringimento pesante degli spazi fisici ma anche delle possibilità di libera espressione.
Il comune,
nella figura dei vigili urbani e dell'ufficio affissioni, ha sanzionato con pesanti multe l'attacchinaggio abusivo
dei
manifesti, ma si è ben guardato dall'impedire che i già esiguissimi spazi concessi all'affissione
politica e
ideologica fossero monopolizzati dalla pubblicità commerciale. I vigili urbani sono giunti al punto di
assegnare
loro stessi, in modo del tutto arbitrario ed illegale, la carica di "presidente" del circolo anarchico Berneri ad un
anziano compagno che, in virtù di ciò, si è visto recapitare a casa multe per parecchi
milioni. Forse convinto che
le sanzioni pecuniarie non fossero sufficienti a far tacere ogni voce scomoda, il pretore di Torino ha condannato
a 8 mesi e 20 giorni di reclusione due compagni di "Anarchici contro la guerra", un comitato sorto al circolo
Berneri all'epoca della guerra nel golfo, rei d'aver affisso un manifesto antimilitarista. Nelle ultime settimane
l'azione repressiva delle forze dell'ordine ha subito un'ulteriore accelerazione. All'inizio di novembre si
è tenuto
il processo di appello ai lanciatori di vermi, che si sono visti ridurre la pena a "soli" 5 mesi e 10 giorni
perché i
giudici hanno riconosciuto loro l'attenuante di aver agito per forti motivi morali e sociali. Al termine del
processo il gruppo del Barocchio è entrato nella sede della provincia e, affacciatosi dal balcone,
ha lanciato volantini e mortaretti. Otto di loro sono stati arrestati e incriminati per violenza privata ed "uso e
detenzione di materiale esplosivo". Chissà se con questi chiari di luna la notte di capodanno vi saranno
migliaia
di arresti tra chi, come è d'uso, festeggerà l'anno nuovo facendo uso di "esplosivi" del tutto
simili. I fatti
sicuramente più gravi si sono verificati la settimana successiva, al termine di una pacifica
manifestazione di
solidarietà con gli occupanti del Barocchio, che nel frattempo si erano nuovamente impadroniti della
cascina e
vi resistevano barricati sul tetto. Dopo lo scioglimento del corteo, poliziotti in borghese hanno afferrato e
strattonato un compagno romano allo
scopo di "identificarlo". All'accorrere di alcuni compagni è partita una carica durissima, che ha visto
i poliziotti
accanirsi selvaggiamente persino contro ignari passanti. Non paghi del pestaggio i DIGOS hanno arrestato i sei
compagni più malconci, uno dei quali non aveva nemmeno preso parte alla manifestazione.
Probabilmente solo
la presenza di un folto pubblico e di alcuni giornalisti armati di macchine fotografiche ha impedito ulteriori
pestaggi, in occasione di un blocco stradale effettuato per chiedere la liberazione degli arrestati. Il
lunedì
successivo il giudice ha formalizzato le accuse nei confronti dei sei, incriminandoli per violenza, resistenza
aggravata e oltraggio a pubblico ufficiale. Dopo la scarcerazione in attesa del processo, un compagno di Cuneo
è dovuto andare all'ospedale per farsi curare una mano fratturata.
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