Rivista Anarchica Online
A nous la libertè diario a cura di Felice Accame
Film storici da lasciar perdere
Come quelle barzellette che, di per sé, la dicono lunga su chi le racconta, ci sono storie che non
lasciano scampo.
Nel cinema, il regista che vi incappa, quasi sempre fa una brutta fine. Facciamo il caso di Ridley Scott
regista emerito (gli si deve film come I duellanti, Blade Runner, Alien,
Legend,
etc.), che si mette in testa di celebrare a modo suo l'anniversario del viaggio di Cristoforo Colombo (1492
- La
conquista del Paradiso). Comincia con il presentarlo al suo pubblico come una sorta di opposizione
libertaria al
potere della Santa Inquisizione - e già da lì uno capisce che sarà dovere di questo
pubblico farsene un'idea tutta
positiva e festante. Poi, non contento, prosegue col fargli trovare in mano un'arancia di quelle che chiamerei
"da metafora pronta"
- un'occasione d'oro perché il nostro eroe esprima la propria fede nella rotondità della Terra.
A queste promozioni
di empatia per il gusto d'oggi non sono estranei, ovviamente, i tratti fisionomici (esuberante naso incluso) di
un
attore furbesco come Depardieu. Quando si tratta di abbandonare le metafore propiziatorie e passare alla
vicenda, le cose si fanno, al contempo,
maledettamente semplici e maledettamente complicate. Maledettamente semplici per decidere quali e
maledettamente complicate per decidere come - perché un narratore di cinema deve sia selezionare gli
eventi da
narrare che selezionare i modi per rappresentarli, questi eventi. Allora eccoci al viaggio di Colombo canonico
articolato nelle dieci sequenze cruciali: 1. La partenza. Addii. Lacrime. Fazzoletti. 2. Alacrità
a bordo. Tutti che lavorano con tonicità e convinzione. 3. Scene di vita quotidiana extra-lavorativa.
Quello che dorme. Quello che canta. Il mozzo. Quello che si sbuccia
una mela. Colombo che punta gli strumenti qua e là e annota. 4. Pieno nervosismo in mezzo al
mare. Qualche mugugno. 5. Colombo nei suoi alloggi. Disordine e faccia la dicono lunga sul suo umore.
6. Visita preoccupata di nostromo. Del tipo, "Comandante, sa, la ciurma è un po' nervosa". 7.
Riduzione del tentativo di ammutinamento all'insegna del "siamo tutti sulla stessa barca, compagni, speriamo
bene e presto". 8. Fame. Prostrazione. Sfinimento. La protesta ha lasciato il posto alla rassegnazione.
9. Terra! 10. Il primo uomo che scrive la Storia che conta sbarca nel Mondo Nuovo, Nessun dei
tanti Colombo che mi son toccati in vita mia è mai sfuggito alla "necessita" di queste sequenze. Mi
par di capire che la differenza tra un regista di serie B ed uno di serie A possa consistere nel modo in cui si dice
"Terra!": quello di Serie B lo fa urlare ai quattro venti, quello di serie A - come Ridley Scott - lo fa dire
così
sommessamente che quasi non gli si fa caso. Oppure nelle riprese dello sbarco: quello di serie A riprende i piedi
nella battigia, quello di serie B il volto irradiato da luce mistica. Pena il venir esiliato dalla categoria dei
film storici, un regista potrebbe abolire le ultime due sequenze - i
personaggi morirebbero tutti e la vicenda riserverebbe salutari sorprese agli spettatori. Ma di queste
libertà, a
quanto pare, non si può prenderne. C'è, allora, una Storia trita e ritrita che pone vincoli ferrei
al narratore, tanto
ferrei che, a mio avviso, un buon narratore farebbe bene a saltare del tutto le sequenze in questione e darle per
implicite al proprio spettatore. E' come se tutte le sere, tornato a casa e interrogato su come mi siano andate le
cose
durante la giornata, cominciassi con il dire che al mattino ho preso il tram. Il tram lo prendo tutti i santi giorni
e
ciò fa parte del patrimonio di conoscenze implicite di coloro con i quali convivo. Gli parlerò
dei tram solo se sul
tram è accaduto qualcosa di particolarmente inusuale - in caso contrario non lo nomino neppure. Chi
accetta di
misurarsi con i vincoli di una Storia trita e ritrita, invece, va incontro a un sacco di guai: da un lato, la sua
creatività espressiva da questi vincoli viene seriamente compromessa - l'invenzione, se ci sarà,
sarà sempre "entro
certi limiti", cioè entro i limiti dettati dal paradigma naturalistico consensualmente condiviso -,
dall'altro, come
reazione ai vincoli subiti, tenderà ad un eccesso di stilizzazione, ad un linguaggio più ricercato,
ad enfatizzarsi
nella metafora, cercando di aggiungere significati laddove le cose e gli eventi gli sembrano troppo poveri - per
cui quel "primo piede", nel Mondo Nuovo è visto epicamente da noi spettatori del 1992, ma non ha
più nulla a
che fare con quel più modesto piede storico cui vorrebbe riferirsi. Noia e retorica, insomma, come
risultati. Il che
dovrebbe esser sufficiente per consigliare agli amici di stare alla larga da certi film storici.
P.S. - Dicevo che farebbe bene, il regista, a saltare a piè pari le sequenze ovvie e implicite di una
vicenda storica.
Farebbe bene, voglio dire, se avesse qualcos'altro da dire. Che non è il caso di Ridley Scott e del suo
tentativo
riabilitatorio al giudizio di oggi del Colombo irreparabilmente di ieri. Al di là delle sequenze ovvie,
infatti, al film
non rimane che quanto il Mission di Joffe, e altri, hanno già detto accuratamente e con
profondità di analisi anche
più convincente.
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