Rivista Anarchica Online
Oltre all'aiuto economico
Riferendomi ai vostri articoli che hanno ampiamente affrontato il problema dell'eco
nazismo, vorrei dirvi che ho
trovato, fra le cose citate e destinate alla critica, il rifiuto, da un punto di vista libertario, dei punti che, malgrado
tutto, io son portato a condividere, pur considerandomi, a torto o a ragione (a voi forse spetta... l'ardua sentenza)
di idee libertarie (per dieci anni ho collaborato con la rivista vostra consorella di Lyon, I.R.L., spedendo articoli
che riflettevano pensieri e sentimenti che erano generalmente accettati e condivisi). La pretesa dei Verdi
di non essere né di Sinistra né di Destra si è risolta in un fallimento, stando all'articolo
di
Green-Perspective da voi riportato, con l'emergere sempre più notevole di una "destra
ecologica". Probabilmente
è vero, l'emergenza estremistica di una parte, costringe generalmente a situarsi, scegliendo il proprio
campo
dall'altra parte, in questo caso a... Sinistra; pelago questo un po' vasto e non privo di ambiguità, visto
che della
sinistra si reclamano anche quelle forze politiche che con il loro politicare hanno preparato le premesse per un
risorgente Nazismo. Ma ciò che mi ha particolarmente colpito in quell'essere o pretendersi
né di sinistra né di destra, è il fatto che io
stesso vari anni fa, pur senza riferirmi a nessun movimento ecologista, ero giunto alla conclusione
dell'erroneità
"fuorviante" nel continuare a ragionare in termini di sinistra e destra. I problemi cruciali della
sopravvivenza stessa del pianeta in tutta la sua globalità, mi portavano a credere che
davanti a questa eventualità, una volta presane coscienza con tutte le sue disastrose implicazioni in
prospettiva,
ogni individuo doveva esser necessariamente portato a reagire ed agire intorno a progetti che, per cause di forza
maggiore, avrebbero dovuto fare l'umanità o quasi, e quindi il discorso ideologico tradizionale sarebbe
venuto
meno. Quanto ora apprendo sull'ecologismo d'ispirazione nazista smentisce questa visione "umanista" da
me
vagheggiata. Ma anche senza giungere a questa categoria di estremismi, resta la grande e drammatica
probabilità
che la gente in genere, le masse popolari indipendentemente dal loro credo o tendenza politico-ideale, davanti
ad
una galoppante rarificazione di spazi vitali in grado di assicurare quello che passa per... benessere, saranno
sì
disposte ad una unanimità in tal caso, ma non nel senso da me "intravisto" nel superamento della
nozione
sinistra-destra, che inglobava l'intera popolazione planetaria, ma limitata soltanto alla salvaguardia delle
situazioni
di privilegio raggiunti nell'occidente industrializzato; salvaguardia che potrebbe implicare anche l'adesione ad
una
politica di guerra direttamente rivolta contro i popoli affamati e... per fame, portati ad essere "invasori". E
questa terribile prospettiva non è necessariamente collegabile ad un eventuale ascendente del risorgente
ideologismo nazista, ma all'egoismo... "naturale" di chi sta bene o alla meno peggio e che ha paura di perdere
quel
tanto o quel poco che ha, nel dover condividere con i popoli del mondo intero le risorse vitali sempre
più limitate
e che non potrebbero esser sufficienti per tutti ferma restando la qualità della vita a cui spontaneamente
i più non
sanno e non vogliono rinunciare. A questa prevedibile tendenza generale, le idee naziste o neo-naziste che
siano, senza esserne all'origine, possono
invece agganciarsi, sicure, alla lunga, di trovare quel temibile quanto possibile ascolto. (Avrei voluto qui
riportare
i ragionamenti e le questioni che mi avevano a suo tempo portato a concludere su quel superamento
"sinistra-destra", ma considerando l'eccessiva lungaggine, del resto già avviata, penso sia meglio
sorvolare per
esprimervi altre considerazioni su quelle idee "eco-destre" che,... mio malgrado, son portato a condividere,
sempre
che io abbia capito quanto riportato dai vostri articoli "eco-fascisti" e "camerati-verdi"). L'uguaglianza di
tutti i popoli e parità di diritti non esclude una diversità tra le genti. Diversità che non
deve voler
dire superiorità e quindi "più uguaglianza" per gli uni rispetto ad altri. Ma diversità
può voler dire, e spesso è così,
incompatibilità tra modi di vivere diversi che possono sfociare in antipatie, anche esasperate, quando
soprattutto
la convivenza tra genti diverse non è scelta e maturata sulla base di una libera apertura agli altri, ma il
prodotto
forzato di situazioni di miseria o povertà che fanno affluire un numero crescente di popolazioni in
Europa o
altrove, comportando quella densità di popolazione e quella... promiscuità, che intrattiene ed
amplifica le tensioni
sociali più esasperate. Non è il promulgar decreti e leggi antirazziali che può far
venir meno attitudini e reazioni di rigetto a vari livelli
nelle popolazioni autoctone. Ed ignorare questa realtà umana (o disumana se vogliamo) è
favorire l'accrescersi
ed estendersi di questa stessa realtà con i suoi parossismi di barbara intolleranza come già molti
esempi
"neo-nazisti" stanno a dimostrare. E' invece fondamentale l'aiuto effettivo allo sviluppo delle economie
essenziali nei paesi oggi condannati
all'emigrazione, in modo che ogni popolo raggiungendo la propria autonomia esistenziale possa sì
mescolarsi ad
altri popoli, ma non sotto la costrizione di una ricerca di lavoro che comporterà inevitabili conflitti con
i
disoccupati già esistenti e destinati ad accrescersi ferma restando l'economia capitalista che niente, allo
stato
attuale delle cose, lascia prevedere che possa essere superata. Quando l'ecologista di destra citato
nell'articolo di "A" 195, esprime il timore di fronte all'accrescersi delle
popolazioni nel mondo "per miliardi di persone in aumento" e fa altrove allusione a quegli "spazi vitali" (anche
se usando altri termini) a quelle terre fertili destinate a rarificarsi facendo venir meno le condizioni
indispensabili
alla sopravvivenza stessa, non fa altro che esprimere l'inquietudine che può risentire chiunque
soffermandosi a
riflettere sul problema reale della sovrappopolazione che coincide con una riduzione progressiva di spazi
ecologicamente intatti o per lo meno idonei alla produzione vitale in grado cioè di garantire la
continuità della
vita per il pianeta in tutta la sua globalità. Da un constatazione, gli estremisti di destra giungono
alla conclusione della salvaguardia del proprio spazio
nazionale che non esclude ed anzi prevede quel rinforzamento militaristico atto ad imporre ai "popoli inferiori"
la priorità dei propri interessi nazionali. Da un punto di vista internazionalista, o/e... libertario, queste
conclusioni
sono ovviamente inammissibili, ma il problema o i problemi sopra evocati restano, e non sono eludibili
rifiutando
o condannando le conclusioni naziste di una presunta superiorità iniziale. Si tratta, inizialmente per
lo meno, di rivendicare "le stesse cose" dunque: salvaguardia delle risorse naturali, degli
spazi vitali, ma estendendoli ad ogni paese del mondo in quanto che, come già accennato, "tutti i popoli
hanno
diritto all'eguaglianza e parità di diritti". Resta però il fatto che dei popoli la cui crescita
numerica non sembra
arrestarsi, oltre a precludere a se stessi le condizioni ottimali per il raggiungimento di un'economia in grado di
soddisfare i bisogni vitali, alimenta quell'erompente afflusso verso altri paesi, con quella conseguente
sovrapposizione e promiscuità sopra accennata che, anziché favorire la scoperta e la conoscenza
dell'altro, del...
diverso, in tali condizioni, non fa che accrescere tensioni e problemi che vengono ad aggiungersi a quelli
già
esistenti, rendendo con ciò tanto più propizio il terreno a quanti hanno interesse a sfruttare le
"spontanee"
avversioni diffuse tra la gente per alimentare ideologie fondate sulla superiorità della razza, trascinando
sulla scia
di questo razzismo anche tanta gente che inizialmente razzista non era; che era semplicemente infastidita, urtata,
insofferente alla massiccia presenza di gente diversa con la quale non è né facile né
sempre possibile, in clima
soprattutto di precarietà economica o lavorativa, stabilire quel dialogo e sviluppare quell'apertura di
spirito che
non si improvvisano né tanto meno si sviluppano in seguito a misure e/o leggi antirazziste, ma si
maturano nel
tempo, e tanto più e tanto meglio quando le condizioni generali vi si prestano. Ragion per cui, per
realizzare queste condizioni, è prioritario ed essenziale che OGNI popolo abbia la possibilità
di poter vivere in modo autonomo in casa propria e solo in un secondo tempo spostarsi, viaggiare, mescolarsi
agli
altri innanzi tutto per diletto e non perché costrettovi dal bisogno di emigrare per trovare altrove
ciò che è
impossibile nel paese di origine. E se per aiutare i popoli, ora costretti ad emigrare, a sviluppare le loro
economie
dovessimo rinunciare a gran parte del nostro superfluo, che ben venga questa diminuzione del nostro tenore di
vita che, tutto ben considerato, non si è rivelato affatto il toccasana per la felicità dei... figli
dell'opulenza. Ma oltre all'aiuto ad uno sviluppo economico sarà altrettanto necessario, e questo
non sarà mai ripetuto
abbastanza, tutto ciò che può incrementare il controllo delle nascite e l'abolizione di ogni
ulteriore produzione
e commercio di armi, senza di che ogni sviluppo economico equilibrato ed efficace è praticamente
impossibile.
Sì, lo so, tutto ciò non è che... Utopia, ma se così non fosse, non mi sarei rivolto
a voi che continuate a credere...
nell'Anarchia.
Giordano Bruno Giglioli (Colle Val d'Elsa)
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