Rivista Anarchica Online
Da Marx a Bakunin
di Giorgio Sacchetti
Carlo Cafiero rappresenta una delle figure più interessanti dell'anarchismo dello scorso secolo. Il suo
distacco da
Marx riassume i nodi più significativi del confronto tra anarchici e marxisti in seno alla Prima
Internazionale
I nuovi incontri sono talvolta i presupposti delle separazioni, e viceversa.
Ciò è vero in particolare quando si
operano scelte di campo di tipo radicale; e tali furono quelle sempre fatte dal personaggio di cui si è
da poco
ricordato il centenario della morte. Bisogna quindi ricercare le ragioni di un incontro, quello di Carlo Cafiero
con
Mikail A. Bakunin, anche nelle dissonanze che in precedenza si erano manifestate fra il rivoluzionario pugliese
ed Engels. L'Italia del XIX secolo, ed in particolare l'Italia meridionale, mal si adattava a quella sorta di
mistica proletaria
industriale che sembrava ispirare le teorie del Consiglio Generale di Londra. Gli uomini italiani
dell'Internazionale, le stesse masse dei diseredati del sud mal riuscivano ad interpretare la tipologia di referente
sociale esplicitamente richiesta da Marx e da Engels per la realizzazione del progetto comunista. "Popolo di
contadini arretrati", oppure "avvocati senza cause, medici senza malati e senza scienza, studenti di biliardo,
commessi viaggiatori, giornalisti di second'ordine...", sono questi gli epiteti poco gratificanti anzi sprezzanti
riferiti a quelli che vengono considerati gli improbabili protagonisti del cambiamento sociale in Italia. Ed a
proferirli sarà proprio lui, Engels, il corrispondente assiduo di Cafiero (1). Ma la vera
preoccupazione del Consiglio Generale deriva principalmente dalla presenza di Bakunin nella penisola,
dalla sua possibile azione di proselitismo considerata nociva nei confronti dell'Internazionale. Invano Cafiero
cercherà di rassicurare Engels da questo punto di vista in una sua lettera del 12 luglio 1871 : "(...)
Riguardo a
Bakunin io posso affermarvi, che egli ha parecchi amici qui in Napoli, che dividono molti dei suoi principi, che
hanno con lui una certa comunanza di vedute, ma che egli vi abbia una setta, un partito che discorda dai principi
del Consiglio Generale, io posso fondatamente negarlo (...)". Comunque, quasi in un'altalena di giudizi e
considerazioni contrastanti, egli conferma i timori già espressi dal suo corrispondente inglese: "mi parve
di trovare
qui una tendenza verso Ginevra" (cioè verso Bakunin, n.d.r.) ed una "freddezza di relazioni col
Consiglio
Generale" (2). Allo stesso modo, ancora rispondendo ad Engels che si complimentava per la pubblicazione
dell'opuscolo
clandestino, di indole antimazziniana Agli Operai delegati al Congresso di Roma, Cafiero
puntualizza: "Voi vi
congratulate per l'indirizzo ai delegati al congresso di Roma, che trovate un'eccellente produzione ecc.. che voi
sottoscrivereste in tutte le sue parti. Ma egli è con Bakunin che voi dovreste congratularvi e non con
me" (3). Il fatto è che il rivoluzionario pugliese, certo consapevole della grandezza dei personaggi
con i quali ha a che fare,
ma anche convinto della peculiarità della questione sociale in Italia, cerca inizialmente almeno di non
creare
violente scissioni nel movimento. Tenta l'impossibile impresa di rendere Bakunin, se non simpatico, almeno
sopportabile da parte di Engels. Ma l'unico risultato che consegue è quello di mantenere dei buoni
rapporti sul
piano personale, il che è certamente cosa diversa dall'unitarietà di intenti nell'azione e
nell'indirizzo politico. Di
ciò prenderà atto lo stesso Engels anche in momenti successivi, quando infurierà
violenta la polemica
antianarchica: "A Napoli sono tutti bakuninisti, e vi è soltanto uno fra loro, Cafiero, che è per
lo meno de bonne
volonté e sta con me in corrispondenza" (4). Fino alla fine del 1871 però nel
socialismo italiano non si palesano del tutto i contrasti fra le due anime anche
perché tutte le migliori energie vengono spese nel fronte anti-Mazzini. All'indomani della Conferenza
marxista
di Londra ed in particolare in aperta critica con la 'Regola IX' deliberata nell'occasione, gli anarchici del Giura
insorgono apertamente convocando un proprio congresso. E dall'Italia, se pure con toni più sommessi,
sarà
Cafiero ad informare Engels sulle perplessità sue e degli altri internazionalisti: "Qui c'è stata
un poco di agitazione
per questa benedetta Conferenza (...) Quella 'Regola IX' la si volle prendere come una transazione del 3°
Considerando dei nostri Statuti. L'idea di un partito politico, sebbene opposto ad ogni altro borghese,
scandalizzò
e si gridò al tradimento (...) Io poi, che nel Congresso di Roma rimbeccai un mazziniano sull'affare della
questione
politica ed economica devo confessarvi che non ne sono stato troppo entusiasmato da quella risoluzione IX che
ci accosta indiavolatamente ai mazziniani (...)" (5). E cercherà ancora, un'ultima volta, di conciliare
l'inconciliabile: la volontà cioè di costruire il partito, evidente
nella Regola IX dettata da Londra, e l'astensionismo politico bakuniniano prevalente ormai fra gli
internazionalisti
italiani. E di ciò, scriverà sul "Gazzettino Rosa" (6) sostenendo appunto la non necessaria
contraddizione fra i
diversi punti di vista. Ma durerà molto poco questa non realistica equidistanza di Cafiero fra marxismo
e
anarchismo. Dopo un anno esatto di fitta corrispondenza con Engels, 1871 -1872 da giugno a giugno, si
verificherà una brusca e definitiva interruzione del rapporto epistolare fra i due. Di tutto questo stato
d'animo sarà
spia evidente il cambiamento di linea politica che effettua "La campana", il giornale napoletano finanziato da
Cafiero, che prima si dimostra unitario, tanto da pubblicare sia le risoluzioni di Londra che quelle bakuniniane,
e che poi si schiera definitivamente dalla parte del rivoluzionario russo (7). La lunga missiva proveniente
dal consiglio di Londra e datata 29 febbraio / 9 marzo 1972, non solo resterà senza
risposta, ma il suo contenuto sarà integralmente reso noto a Bakunin. Nel "Bulletin de la
Fédération Jurassienne"
del 10 maggio successivo si potrà_leggere che: "il segretario corrispondente del Consiglio Generale
per l'Italia
si abbandona alle più odiose calunnie contro onorati cittadini appartenenti alla Federazione
Giurassiana". Così
Cafiero consuma il suo grande 'tradimento', saltando definitivamente il fosso e forse non nella maniera
formalmente più corretta. Ed è con tale gesto che prende ufficialmente corpo in Italia un
progetto di comunismo senza la tanto discussa
'dittatura proletaria'. "Cafiero a Napoli e qualcuno a Torino che non conosco ancora - scrive amareggiato Engels
- hanno tradito" (8). Ma non tarderà la replica; e sarà un atto di dedizione completa alla causa
del comunismo
antiautoritario, e a Bakunin. Da Milano, datata 12 giugno 1872, Cafiero scrive ai suoi "cari amici" di Londra:
"il
vostro programma comunista è, per me, nella sua parte positiva, una grossa assurdità
reazionaria; io ho in onore
lo Stato al pari della Chiesa (...)" (9).
Il denaro di Cafiero L'incontro
di Cafiero con Bakunin avviene il 20 maggio 1872 a Locarno; è presente anche Giuseppe Fanelli,
compagno di Pisacane. Il suo arrivo in Svizzera era stato preceduto da quelle lettere cariche di "odiose calunnie"
nei confronti degli uomini della Federazione del Giura scritte da Engels e che il rivoluzionario pugliese aveva
pensato bene di usare come credenziali. In realtà non ne avrebbe avuto bisogno dato che già
da quegli anni la sua
fama di protagonista in Italia del conflitto antimazziniano si era diffusa in tutta Europa (10). Quattro
settimane di soggiorno a Locarno si riveleranno estremamente produttive. Non foss'altro per la stesura
dell'ultima lunga lettera a Engels, quella con la definitiva presa di posizione contro il Consiglio Generale, che
Bakunin avrà così la possibilità di vedere e rivedere, affinare in tutte le sue spigolature.
Padre e figlio, maestro
e discepolo, il rapporto che si instaura fra questi due uomini generosi e totalmente votati all'azione
rivoluzionaria,
potrebbe essere variamente interpretato, persino con gli strumenti delle scienze psicologiche. Dall'incontro di
Locarno in poi prenderà corpo un sodalizio che, andando oltre la semplice comunanza di idee,
avrà il suo
corrispettivo nell'ansia di lottare "contro tutto ciò che inceppa il pensiero e l'azione" così almeno
ne scriverà
Malatesta, testimone d'eccezione (11). Nel suo minuzioso diario, sotto la data 21 maggio 1872 (appena il
giorno dopo l'incontro), Mikail Alessandrovic
annoterà con malcelata soddisfazione: "Tutta la giornata con Fanelli e Cafiero, alleanza perfetta". Un
rapporto
di fiducia dunque e basato su grandi entusiasmi è quello che tiene legati a doppio filo Carlo e Michele.
Ma c'è
dell'altro. Cafiero si rivelerà anche preziosissimo finanziatore della bakuniniana Alleanza. I suoi fondi,
a torto
considerati inesauribili dai compagni, messi totalmente ed evangelicamente a disposizione della causa daranno
nuovo vigore e nuove possibilità all'organizzazione: più viaggi e più libertà
d'azione, meno debiti e meno vita
grama per gli internazionalisti. "Il denaro di Cafiero - ne scrive Nettlau (12) - divenne ben presto un fattore
altrettanto utile quanto sotto certi aspetti dannoso: lo si considerava inesauribile, se ne
abusava".
Il primo dovere del proletariato Dal canto loro Marx ed
Engels, da questo momento in poi, impiegheranno buona parte delle loro energie per
distruggere l'attività dei bakuniniani, per cercare di riparare ai danni subiti e riconquistare il terreno
ormai perduto
in Spagna come nell'Italia meridionale; per vincere quella sorta di fronte libertario a predominanza latina che
stava
dando filo da torcere alla "maggioranza anglo-germanica ossequiente" del Consiglio Generale. La scelta di
campo
operata dal rivoluzionario di Barletta si rivela quindi decisiva per lo sviluppo in senso anarchico
dell'internazionalismo italiano. A Rimini nell'agosto 1872 si tiene così la conferenza costitutiva della
Federazione
Italiana che si dichiara autonoma rispetto al centro di Londra e che stabilisce di disertare il successivo congresso
marxista dell'Aia. Cafiero però, già artefice e protagonista dell'assise riminese insieme al
giovane Andrea Costa, si recherà anche
nella città olandese a titolo di osservatore e qui, al cospetto di Marx e di Engels, prenderà
ancora posizione per
Bakunin fra l'altro espulso dall'associazione proprio in quel contesto benché assente. Ed è a
partire proprio dal
congresso di Rimini che il socialismo italiano, fino a quel momento inerte e 'bloccato' prima sulla difesa della
Comune dagli attacchi mazziniani, poi dalle polemiche personalistiche contro l'autoritarismo del Consiglio
Generale, prende realmente coscienza delle opportunità rivoluzionarie che offre la peculiare situazione
sociale
italiana (13). Al congresso internazionale antiautoritario di Saint-Imier (settembre 1872) Cafiero, delegato
della neo-costituita
Federazione italiana, contribuisce in maniera decisiva all'approvazione ed alla ratifica del noto principio
bakuniniano "la distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato" (14). Ma,
come abbiamo già visto, il sodalizio fra i due rivoluzionari si sviluppa non soltanto in termini di sintonia
ideologica e di azione o di simpatia e reciproca stima personale. Ci sono di mezzo anche i denari di Cafiero.
Come
socialista e come anarchico egli ha già rinunciato al titolo di barone e a tutte le ricchezze ereditate dalla
famiglia
devolvendole per la causa. La vendita, dopo la morte dei genitori, della tenuta di S. Pietro a Barletta al fratello
Nicola frutta 215.000 lire. Si tratta di una cifra enorme che verrà immediatamente investita nell'acquisto
di una
villa in campagna alla periferia di Locarno: la Baronata. Sarà questa la nuova base per Bakunin
sessantenne che
coglierà l'occasione per richiamare in Svizzera tutta la sua famiglia. La Baronata ha una grande
estensione
comprendendo un bosco e persino un lago da dove si può arrivare dall'Italia senza controlli. La
situazione che si
crea in questa improbabile isola di comunismo anarchico viene impietosamente descritta dai biografi di Cafiero
(15): "La Baronata diventò in quel periodo il comodo ospizio di profughi spagnoli, francesi, russi,
polacchi,
inglesi, tedeschi, italiani e fu la beata cuccagna di fabbri, falegnami, pittori, capimastri, ai quali Bakunin
profondeva larghe mercedi senza controllo; di contadini profittatori che fingevano di coltivare con grande
vantaggio dei padroni quel roccioso e brullo terreno; di bifolchi e cocchieri che governavano a loro agio
scuderie,
cavalli, mucche, guidando a tempo perso birocci e carrozze; di barcaioli che avrebbero dovuto far copiosa pesca
a beneficio degli esuli con le barche gratuitamente fornite dagli ingenui e corbellati amministratori. E come se
tutto ciò non bastasse, di tanto in tanto, specialmente all'arrivo di personaggi autorevoli, girandole e
bengali
irradiavano di luci multicolori lo splendido panorama alpino e le azzurrine acque del lago, mentre i compartecipi
del falansterio inneggiavano al sole dell'avvenire, che sembrava per loro una presente e concreta realtà".
Lo sperpero della Baronata, il rimpianto e la rabbia di Cafiero per le occasioni rivoluzionarie mancate,
getteranno
l'amico ormai vecchio Bakunin nella depressione più nera. Ed anche il loro pluriennale rapporto di
comunanza
ideale e personale ne risentirà profondamente. Nel 1875 Cafiero lascia la Baronata per tornare a
dedicarsi ai
tentativi insurrezionali in Italia, non senza però essersi riconciliato con il grande vecchio. Bakunin
muore il 1
luglio 1876 invocando il nome del giovane amico pugliese, così lontano ma che gli aveva dimostrato
nel corso
di quegli anni completa devozione. "Ti abbraccio Michele. Ti abbraccio forte. Ti abbraccio ancora", era l'ultimo
messaggio che aveva da lui ricevuto a conferma del perdurare di quell'affetto filiale, malgrado tutto (16).
Per l'ottobre successivo era convocato il 3° Congresso della Federazione italiana dell'A.I.L., a Firenze. Poi
l'ondata
repressiva, che coincide fra l'altro con l'avvento della Sinistra al potere farà dirottare
provvidenzialmente di alcuni
chilometri dal capoluogo toscano il luogo della riunione, ormai clandestino, a Tosi di Vallombrosa nell'impervia
montagna di Pratomagno. Qui i delegati giungeranno dopo ore di marcia forzata sotto la pioggia battente. Qui,
prima di discutere i punti all'odg concernenti: l'azione insurrezionale e le lotte contro la tattica elettorale,
l'applicazione pratica del comunismo anarchico riferita sia agli strumenti che ai prodotti del lavoro, Cafiero,
appena sfuggito alla cattura dei carabinieri di Pontassieve, commemora davanti agli altri delegati l'amico e il
vecchio compagno russo appena scomparso, Mikail Alessandrovic Bakunin. Nel medesimo congresso di Tosi
si riaffermeranno inoltre quei principi comunistici che forse alla Baronata non avevano ben funzionato: "(...)
tutti
i delegati si trovarono d'accordo nell'opinione che in una società veramente solidale, le nozioni del mio
e del tuo
non avranno ragion d'essere (...)" (17).
1) Cfr K. MARX, F. ENGELS, L'Alleanza
della Democrazia Socialista e l'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Rapporti e
documenti sul congresso internazionale dell'Aia (1873); cit. in P.C.MASINI, Cafiero, Rizzoli Milano 1974, pp.
50-1. 2) In M. NETTLAU, Bakunin e
l'Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, prefaz. di Errico Malatesta, Edizioni del Risveglio Ginevra
1928. pp. 177 e 221-2 3) Ivi, p. 256, lettera
a Engels del 29 novembre 1871. 4) Lettera
a Paul Lafargue. Parigi, dell'11 marzo 1872 cit. in G.M.BRAVO, Cafiero Carlo; sta in: F. ANDREUCCI, T.
DETTI (A cura
di), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853 - 1943, vol. I. Editori Riuniti Roma 1975
5) Lettera a Engels del 17 novembre 1871:
sta in K.MARX, F. ENGELS, Corrispondenza con italiani. a cura di G. DEL BO, Milano
1964. 6) Ivi del 20 dicembre 1871: ora in A.
ROMANO. Storia del Movimento Socialista in Italia, Bari 1966. vol. III p.21. 7) Cfr P.C. MASINI. op.cit.. pp 58-61. Per una scheda de "La
Campana", cfr L. BETTINI. Bibliografia dell'anarchismo, vol. I, tomo
1, Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), CP editrice Firenze
1972, pp. 1-3. 8) Cfr M. NETTLAU, op. cit.,
p.317; e P.C. MASINI. op. cit., pp. 60-1. 9)
Il testo di questa lettera in M. NETTLAU, op. cit. pp. 333 e segg. e in "Volontà" n. 5/1972.
10) Cfr N. ROSSELLI, Mazzini e Bakounine,
Milano 1927. 11) In "Pensiero e
Volontà" Roma. 1 luglio 1926, articolo commemorativo nel cinquantenario della morte di Bakunin.
12) Cfr M. NETTLAU, op. cit., pp. 330; e
Ibidem per la descrizione dell'incontro di Locarno. 13) Cfr R. HOSTETTER. Le origini del socialismo italiano, Milano 1963: e R. MICHELS, Storia
del marxismo in Italia. Compendio
critico con annessa bibliografia, Roma 1909. Sulla conferenza di Rimini si veda "Volontà", cit.
14) Cfr G. WOODCOCK, L'Anarchia. Storia
delle idee e dei movimenti libertari. Feltrinelli 1971. p. 215. 15) Cfr A. LUCARELLI, Carlo Cafiero. Bari-Trani 1947, pp. 36-7;
e V. EMILIANI, Gli anarchici. Vite di Cafiero, Costa. Malatesta.
Gori, Berneri, Borghi, Bompiani Milano 1973, p. 16. 16) Ivi, p.21. 17) Il resoconto
del congresso di Tosi in "Il Martello" Jesi, 19 novembre 1876: e in P.C. MASINI (a cura di), La Federazione
Italiana
della Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti ufficiali 1871/1880, Milano 1964, pp.
135-41.
Michail Aleksandrovic Bakunin (1814 - 1876) Figlio di un aristocratico
russo, abbandona ben presto la Russia per frequentare l'università di Berlino, dove
subisce l'influenza di Hegel. Condannato da più parti a morte per aver partecipato ai moti che nel '48
sconquassarono l'Europa, viene estradato in Russia, dove è rinchiuso per ben sei anni nelle segrete della
fortezza
di Pietro e Paolo a Pietroburgo. Graziato, viene deportato in Siberia da dove finalmente riesce a fuggire. In
Svizzera nel 1868 fonda l'"Alleanza della Democrazia Socialista" e, nello stesso anno, aderisce alla Ia
Internazionale rafforzando la linea proudhoniana presente. Ancora nel 1870 è presente ai moti di Lyone
dove, dal
municipio occupato, dichiara "abolito lo Stato". E' nel 1872 che le tesi di Bakunin, sulla distruzione dello Stato,
trionfano su quelle marxiste trovando ampia conferma nel Congresso di Saint-Imier. L'insurrezione di Bologna
(agosto 1874) è l'ultima rivolta a cui partecipail gigantesco anarchico russo; le malattie contratte nei
lunghi anni
di segregazione alla fine riescono a piegare il suo pur eccezionale fisico, fino a portarlo alla morte nel
1876.
Carlo Cafiero (1846 -
1892) Figlio della ricca borghesia terriera pugliese, che l'aveva indirizzato verso la carriera diplomatica,
aderisce, dopo
aver conosciuto a Londra Carlo Marx, alla Sezione napoletana, costituita da poco da Fanelli, dell'Internazionale.
Per un anno esatto è l'inviato italiano di Engels dell'Internazionale, ma nel '72, dopo aver conosciuto
Bakunin,
aderisce alla tendenza libertaria dell'AIL, ed è uno dei maggiori organizzatori del congresso di Rimini
dell'agosto
'72. Compagno inseparabile di Malatesta, che conosce a Napoli fin dall'inizio della sua militanza, Carlo Cafiero
è considerato da molti il primo teorico dell'anarchismo italiano. Ricchissimo, dà tutti i suoi averi
per la causa,
partecipando ed organizzando quasi tutti i congressi e tentativi insurrezionali italiani fino al 1882, anno della
sua
inaspettata adesione alla linea parlamentarista di Costa, e anno della sua quasi contemporanea pazzia. Muore
nel
manicomio di Nocera Inferiore il 17 luglio 1892.
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