Rivista Anarchica Online
Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)
Blackbird
«( ... ) La musica è una forma di intrattenimento, ma non è necessariamente questo, o
soltanto questo. Potrebbe
essere, e dovrebbe essere, un qualcosa che fa star meglio il tuo animo, un abbellimento dell'intelletto. La musica
ha il potere di ispirare, e perciò di modificare il corso degli eventi, il mondo che ci sta intorno e, alla
fine, la
nostra vita. La musica è anche un modo di celebrare il fatto d'essere vivi...». È stato con
queste premesse che, alla fine degli anni Settanta, Guo e Cassi hanno deciso di dar vita a un gruppo
musicale, i Blackbird. Attorno ad essi si sono stretti molti amici. La vita per i Blackbird non è mai
stata facile: invece di seguire l'ispirazione e i modelli proposti dalle stelle del
rock internazionale, hanno cercato di costruire qualcosa di loro, di originale, fondendo musiche diverse,
gestualità e teatro nei loro spettacoli. Può sembrare una cosa comune a tanti gruppi di
giovani musicisti. Di problemi, chi è che non ne ha avuti? Prima di andare avanti, forse dovevo
specificare che Guo e Cassi sono
cinesi, e che hanno sempre messo dentro alle loro canzoni e ai loro spettacoli frammenti della filosofia in cui
credono. Nel 1984, parteciparono al meeting anarchico internazionale di Venezia. Sono stati sempre loro
a far pervenire
in occidente delle videoregistrazioni inedite dei fatti di Tien An Men. Anarchici e cinesi, quindi, e in un paese
come Hong Kong. Penso che adesso abbiate meglio focalizzato quello che, poche righe fa, intendevo
genericamente come «problemi» ... «People have the power» è il loro più recente album,
registrato (come tutti
i precedenti) su cassette, un mezzo che, secondo quanto si legge in un loro comunicato, «( ... ) porta di fatto
alla
democratizzazione della proprietà della musica e alla diffusione libera dell'informazione. È un
prodotto
semplice, economico e maneggevole, un mezzo completamente diverso da altri formati che richiedono potere
economico e tecnologico per essere utilizzati». Si può guardare a questo nastro da due punti di vista
diversi,
lontanissimi tra loro. Proviamoci da entrambi. Primo atteggiamento: generico ascoltare «occidentale» di
musica rock. Ci si potrebbe scandalizzare, e magari
rabbrividire al sentire quel monumento che è «People have the power» di Patti Smith cantata in cinese
(e non
è la prima volta, i Blackbird fecero una loro cover anche di «Because the night»!). Ancora, si
potrebbero fare chissà quali smorfie nell'ascoltare certi suoni fuori moda, ci si potrebbe soffermare
sulla dinamica della registrazione piuttosto che sui contenuti (conosco gente che sarebbe capace di misurare la
distanza tecnologica ed il talento musicale in termini di becero evoluzionismo, quasi in odore di razzismo...).
Certo, c'è un'altra strada. Un atteggiamento che potremmo definire da ascoltatore occidentale
«critico».
Proviamo a pensare ad un modo di rapportarsi alla musica (e alla creatività, alla vita, alla
comunicazione...)
molto più spontaneo, più semplice di quello a cui siamo abituati. Proviamo a pensare a tutti i
segnali che
arrivano dall'estero, e lasciamo che questi parlino da soli, senza che ci sia la pubblicità, la moda, le
tendenze
a fare delle traduzioni. Lasciamo che, tanto per continuare nell'esempio, sia Patti Smith a parlare per
sé stessa. Si potrà capire, allora,
che le parole di «People have the power» hanno un senso speciale, che da qualche parte in questo mondo, e
anche dentro a questo nastro, esiste ancora un qualcosa che si chiama «rispetto» diverso da quello che, da queste
parti, è solo uno spettro che i rappers invocano dai palchi dei nostri centri sociali quando si ha paura
dello
sgombero. Immagino che questa cassetta sia assolutamente impossibile da rintracciare in questa parte del
mondo. Se vi va,
scrivete direttamente a: P.O. Box 25244, Harbour Building, Hong Kong. Per favore NON fate riferimento a
Guo, Cassi o Blackbird sulla busta: i motivi ve li lascio immaginare.
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