Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 205
dicembre 1993 - gennaio 1994


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Eremita, no

Non c'è uno dei grandi totalitarismi del XX sec. che non si dichiari profondamente e ferocemente nemico dell'individualismo, dai campi hitleriani della morte ai Gulag, dal genocidio cambogiano, ai massacri e al fanatismo dell'Iran - Khomeinista, fino alle guerre pseudo-etniche dei nostri giorni, niente che non sia votato allo sradicamento definitivo della libertà individuale ed allo sterminio sistematico degli individui giudicati refrattari ad essere assorbiti dal grande «tutto-sociale», essendo propriamente intollerabile e dunque danno supremo, l'individuo dotato di una personalità singolare e di una coscienza di sé. Dal nazismo al sovietismo, dal fascismo al maoismo, niente che sfugga alla onnipotenza dello stato-partito, alla integrazione obbligatoria nel gruppo, alla collettivizzazione di tutti gli aspetti della vita sociale e personale.
Ma la struttura dei discorsi che legittimano queste imprese non è meno rivelatrice, e la denuncia vi appare in posizione centrale. Così Mussolini facendo la teoria del fascismo «anti-individualista»: la sua concezione antiindividualista è a favore dello stato, sognando di inglobare grandi folle sotto il suo impero. Sempre dalla parte dell'estrema destra, Hitler parlando dei fondamenti dottrinari del nazismo in questi termini impregnati di riferimenti all'ideale comunitario ed allo organicismo: «La conservazione della razza, la condizione essenziale di ogni organizzazione è che l'individuo rinunci a fare prevalere la propria opinione personale allo stesso modo rinunci ai propri interessi particolari e si semplifichi a profitto della comunità». Addirittura l'ebreo e l'individualista si ritroveranno accomunati nella stessa accusa di essere agenti distruttori della società e dell'autorità, questa era una tendenza di ispirazione paratotalitaria diffusa negli anni trenta.
La tentazione totalitaria propria dell'anti-individualismo, del personalismo comunitario, portò più di un sostenitore di queste tesi a testimoniare una irresistibile attrazione per lo stalinismo. È proprio il totalitarismo di estrema sinistra, di ispirazione marxista, la quale identificava l'individualismo come un prodotto della classe «piccolo-borghese», e per questo perseguitato dai padri fondatori dell'Urss (Stalin e Lenin), che a loro volta misero in guardia la gioventù sovietica, contro le tentazioni di cedere a questo terribile peccato contro il socialismo.
Nessuno poi meglio di Mao ha saputo spiegare in modo negativo l'individualismo giustificando con tali analisi il suo «anti-individualismo»: l'individualismo è visto come nemico del partito, del popolo, di tutto il genere umano, tanto è vero che nel famoso libretto rosso, si legge: «un comunista metterà gli interessi della rivoluzione al di sopra della propria vita e subordinerà loro gli interessi personali, si preoccuperà più del partito e delle masse, che dell'individuo». Questa concezione che si preoccupa più delle masse che del proprio sè, era già presente nel vangelo, dove si innalza la figura di un Gesù Cristo che rinuncia alla autodifesa, ma non alla difesa degli altri. Alla fine, l'anti-individualismo appare sia come effetto obbligato, sia come finalità ultima del progetto totalitario. Per la verità anche nei più moderni stati-democratici: l'individuo non esiste che per la famiglia, la società, la patria, da cui riceve tutti gli strumenti per vivere, l'individualista a loro parere riceve tutto dalla società e non le rende nulla. L'individualista si comporta da parassita. L'individualista non manifesta secondo loro virtù creative. Importante è distinguere l'individualismo della corrente anarco-libertaria da quello di tipo liberale. Nel primo lo Stato o ordine sociale è visto come arbitrario e coercitivo, esso differisce dunque in modo notevole su numerosi piani dall'individualismo liberale, civilizzato e ragionevole, nel quale non c'è opposizione tra individuo e società, ma gerarchia. Tenendo conto che l'anarco- individualismo tradizionale non condivide le posizioni economiche del liberalismo che fa della proprietà il punto fermo dell'indipendenza dell'individuo e della libera competizione mercantile uno degli spazi di realizzazione da questi preferiti.
L'anarco-individualismo tradizionale si è sempre opposto al socialismo (sinistra) e al conservatorismo reazionario (destra), per non parlare dei totalitarismi, così come la libertà si oppone all'autoritarismo. Diceva bene il Signor Devaldes quando affermava che l'individualista non è un eremita, né un animale da branco, gli individualisti conferma Stirner lottano per l'unità personalmente voluta che nasce dalle associazioni e per concludere come diceva Nietzsche «l'alta e libera intellettualità, la decisione di essere solo, la grande ragione appaiono come pericoli».

Mimmo Mannarelli (Milano)