Rivista Anarchica Online
Bambini. Come in Brasile
di Gianni Sartori
É uno scenario di stampo «brasiliano» quello che Roberta Martha Esturo
(segretaria generale del «Consejo de
los Trabajadores Sociales» e responsabile dell'inchiesta «I bambini di strada in Argentina» ha presentato nel
mese di novembre, in varie città italiane. L'incontro ha appunto messo in evidenza come ci siano un
gran
numero di «Brasile», grandi e piccoli, sul punto di esplodere nel «Cono Sud». Sembrerebbe quasi che gli
apologeti del tanto sbandierato «mercato» (inteso come estremo orizzonte della storia
umana) abbiano in qualche modo parafrasato e riciclato, a modo loro e con intenti completamente diversi, un
vecchio slogan di Ernesto Guevara de la Serna: «Crear dos, tres muchos Brasils (Vietnam nell'originale ndr)
es la consiña...». In realtà c'é ben poco spazio per l'ironia, anche se amara: il quadro
generale è semplicemente
drammatico. Ormai il problema «de los ninos de la calle» sta per deflagrare anche in Colombia,
Perù, Guatemala, Nicaragua,
Argentina... Il Brasile, con i suoi più di 20 milioni di bambini di strada (di cui 9 milioni di bambine
costrette a prostituirsi)
resta un caso limite ma non più isolato. Stando all'inchiesta coordinata da R.M. Esturo, in Argentina
il fenomeno
si sarebbe diffuso soprattutto negli ultimi tempi, come conseguenza dell'acuirsi della crisi economica ed
occupazionale. Un fenomeno quindi che è la diretta conseguenza delle politiche economiche «liberali»
adottate
da Carlos Menem per controllare l'inflazione e riassorbire il debito estero (un metodo praticamente imposto
dal Fondo monetario internazionale). La quasi totale mancanza di ammortizzatori sociali ha fatto sì che
aumentasse in maniera vistosa la popolazione in condizioni estremamente disagiate. Il diffondersi di una
economia sommersa fa ormai da pendant ai tagli sulla sanità e sull'educazione. Questa è la vera
«novità» del
tanto celebrato «miracolo economico argentino». In particolare, sostiene R.M. Esturo, si assiste oggi ad una
quasi sistematica «proletarizzazione del ceto medio». I vari piani di ristrutturazione economica
(«privatizzazioni») dei settori potenzialmente più produttivi, non
hanno finora dato i risultati promessi: rilancio dell'occupazione e controllo della crisi. Il crollo degli investimenti
accentua la carenza di posti di lavoro e determina una vistosa contrazione dei consumi, in una spirale perversa
e pressoché infinita. Una delle conseguenze più immediate è stata la disgregazione
di molti nuclei familiari. All'interno poi delle
famiglie sono soprattutto gli anziani, le donne, i bambini a dover sopportare il peso maggiore. Secondo la
relatrice si può calcolare che ormai quasi due terzi della popolazione argentina viva ai margini del
mercato; una vera e propria miriade di «esuberi», come amano definirli certi operatori economici... Le
decine di minori intervistati nell'inchiesta condotta da R.M. Esturo sono solo una parte, per quanto
significativa, di un ben più vasto universo di emarginazione. Secondo dati della Banca mondiale nel
1991 in
Argentina c'erano già 11 (undici) milioni di poveri, il 33% della popolazione. E da allora non hanno
fatto altro
che aumentare, naturalmente. Per l'Unicef metà di questi poveri sarebbero bambini con
un'età non superiore ai 12 anni. Sempre secondo
l'Unicef la popolazione con un'età tra i 6 e i 18 anni è di 7.237.880 persone. Il 16% (1.164.000)
è ormai ridotto
in «condizioni di pura sopravvivenza». I minori con necessità di assistenza sarebbero 2.530.000.
In pratica, facendo i conti, è il 50,9% dei minori di
tutto il paese ad essere in pericolo. Pericolo comunque resta un termine troppo generico: si dovrebbe intendere,
come sottoposti a sfruttamento, a lavoro minorile, stradizzazione, criminalità, droga,
prostituzione. Si dovrebbe poi aggiungere: vendita e commercio di corpi e organi, abusi sessuali, relazioni
precoci ed
innaturali... Il tutto nella cornice neoliberista del «miracolo argentino»... Ampiamente giustificata
quindi la preoccupazione che traspare dalla inchiesta realizzata dal Consejo
Profesionale de los Trabajadores Sociales in diversi quartieri di Buenos Aires. Decine di bambini di
un'età
compresa tra i 5 e i 16 anni hanno risposto alle domande di un questionario. É risultato che nel 57,14%
dei casi
la loro permanenza in strada è dovuta a problemi economici e di sussistenza, nel 35,71% alla fuga e alla
disgregazione del nucleo di origine; il 4,28% non ha risposto. Il 94,28% lavora in strada, o per se stessi o
per aiutare la famiglia, mentre il 4,28% sono bambine costrette a
prostituirsi e l'1,42% è impiegato in lavori saltuari. Come ho detto, il governo attualmente in carica
ha ridotto all'osso le spese per la sanità, la previdenza e
l'educazione. Di conseguenza l'infanzia non è più tutelata dallo Stato. I minori sono le vittime
principali della
disgregazione sociale e familiare, di una escalation di sopraffazione e violenza dei più ricchi contro i
più poveri
e deboli. Non siamo ancora ai livelli brasiliani ma il «caso argentino» è solo agli inizi, pronto ad
esplodere in
tutta la sua drammaticità.
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