Rivista Anarchica Online
Banche italiane, grazie
di Gianni Sartori
Grazie alla legge 185, approvata nel luglio del '90 e attualmente "sotto tiro" da
parte delle
lobbies militari-industriali, è emersa la documentazione sulle operazioni bancarie
autorizzate in connessione con le esportazioni di armi. Una delle più significative novità
introdotte dalla legge 185 è la norma che richiede al
governo di presentare ogni anno in Parlamento una relazione sulle operazioni di
esportazione autorizzate e svolte. La relazione del Ministero del Tesoro, in particolare,
ha fornito la documentazione sulle operazioni bancarie relative all'export di sistemi
d'arma. Ovviamente i rapporti tra istituti di credito e industria degli armamenti non si
esauriscono nei dati forniti dal Ministero. Questi tuttavia rappresentano un significativo
indicatore. Da una sintesi degli anni 1991-1992-1993 elaborata dall'"Osservatorio sul commercio
delle armi" di Firenze e dal "Comitato contro i mercanti di morte" (costituito da Acli,
Mani Tese, Missione Oggi, Mlal, Pax Christi) emerge che nei tre anni presi in
considerazione le operazioni bancarie autorizzate sono ammontate a poco meno di 4.000
miliardi di lire. L'andamento tra il '91 e il '93 è stato decrescente, a seguito della
contrazione delle esportazioni italiane di armi. Ai 1.156 miliardi dichiarati nel 1993
vanno comunque aggiunti altri 539 miliardi di importi segnalati e non ancora autorizzati
e almeno 70 miliardi di "importi accessori". Questo eufemismo indica i compensi di
intermediazione per le forniture, ossia le tangenti per gli operatori che hanno reso
possibile la conclusione dell'affare. La parte del leone spetta alla Banca Commerciale,
al S. Paolo di Torino, al Credito Italiano e alla Banca Nazionale del Lavoro (recidiva
nonostante le non proprio felici esperienze del passato). Alcune banche minori si
inseriscono in buona posizione nella classifica grazie a poche operazioni (a volte singole)
di grande valore. E' il caso della Banca Popolare di Lodi che nel '93 ha provveduto
all'incasso di circa 250 milioni di sterline (oltre 580 miliardi di lire) per la fornitura della
Agusta alla Gran Bretagna di 44 set di componenti per i nuovi elicotteri navali Eh-101.
Altro esempio di singola fornitura particolarmente "fortunata". Il Credito Bergamasco
nel '91 ha emesso lettere di credito per la fornitura all'Egitto di sistemi di difesa antiaerea
dell'Oerlikon-Contraves: 185 milioni di franchi svizzeri (oltre 160 miliardi di lire). Invece le banche
maggiori sono contemporaneamente impegnate con diversi partner per
conto di varie aziende. La Banca Commerciale nel '91 ha curato il pagamento di compensi di mediazione
per
circa un miliardo di lire per esportazioni in Libia. Il Banco di Roma (ora confluito nella
Banca di Roma), sempre nel '91, si è occupato degli elicotteri Agusta per il Belgio. Al
momento non si conosce l'esatto ammontare dell'affare (e nemmeno a chi sia andata la
"tangente illegale"), ma si conosce l'ammontare della "tangente legale" pagata ad
intermediari: 2 miliardi di lire. Di nuovo la Banca Commerciale: nel '92 ha incassato 99.000.209
(novantanovemiladuecentonove) dollari dal Burundi (un paese quanto mai ridotto in
miseria) per pezzi di ricambio aeronautici. La Banca Nazionale del Lavoro (persi per le
note vicende i suoi affezionati clienti, Iraq e Iran) mantiene buoni rapporti con Pakistan
e Indonesia, regimi non propriamente democratici. Dalla documentazione emergono
anche con frequenza operazioni per conto terzi: via Francia per Arabia Saudita; via
Emirati Arabi per Uganda... Frequenti poi le operazioni con piazze finanziarie prive di controlli (come
Singapore)
dove si intrecciano i traffici più diversi. All'elenco non mancano il Banco di Santo Spirito (10
miliardi), l'Istituto Bancario
Italiano (6,8 miliardi), la Banca Nazionale dell'Agricoltura (5,8 miliardi), il Banco di
Sicilia (3,5 miliardi), il Monte dei Paschi di Siena (2,1 miliardi), il Banco Ambrosiano
Veneto (1,8 miliardi). In attesa dei dati del '94 va osservato che le banche italiane hanno risentito in questi
ultimi tempi del declino delle esportazioni dell'industria bellica made in Italy. Sia per una
certa perdita di competitività che per una, per quanto parziale, efficace azione legislativa
nel porre vincoli alle vendite indiscriminate. Non per niente negli ultimi tempi sono
aumentate in modo significativo le proposte di produttori ed esportatori di armi contro
la 185, proposte che cominciano a trovare "orecchie sensibili" negli ambienti politici.
Sembra che anche qualche "disinteressato" esponente del mondo finanziario abbia
espresso la sua comprensione. Almeno in privato.
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