Rivista Anarchica Online
Coatti e baldi
a cura della Redazione
Nelle varie isole di confino gli anarchici costituirono una vivace comunità, secondi per numero solo
ai
comunisti.
L'8 novembre 1926 fu pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale" il decreto che istituiva
il "Tribunale Speciale
per la Difesa dello Stato" e le "Commissioni provinciali per l'assegnazione al Confine di Polizia". Ma fin da
prima di quel decreto, molti anarchici furono relegati su quelle isole sperdute nel Mediterraneo che già
erano state utilizzate alla fine del secolo scorso per tenervi raccolti (ed isolati dal mondo esterno) i
sovversivi. Al confino, gli anarchici costituirono sempre un gruppo compatto e battagliero e seppero
combattere la
dittatura fascista anche in quelle dure condizioni. Basti pensare alle condanne al carcere subite da 152
confinati politici che nel 1933 organizzarono a Ponza le proteste contro i continui soprusi della direzione
della Colonia; numerosi, fra questi condannati, gli anarchici (Failla, Grossuti, Bidoli, Dettori, ecc.). L'anno
successivo l'anarchico Messinese, confinato ad Ustica, prese a schiaffi il direttore della Colonia che voleva
obbligarlo a fare il saluto romano. La ribellione contro simili soprusi si estese progressivamente ad altre
isole, in particolare a Ventotene ed a Tremiti, portando a nuove condanne contro compagni nostri. Uniti da
stretti vincoli di solidarietà, gli anarchici riuscirono a far giungere e circolare clandestinamente fra i
compagni, alcuni testi anarchici e sostennero nel contempo vivaci polemiche con gli altri confinati.
Particolarmente tesi furono sempre i rapporti fra confinati comunisti ed anarchici poiché i primi, ligi
alle
direttive politiche provenienti dal Partito e da Mosca, fecero sempre di tutto per ostacolare l'attività
politica
dei libertari. Ad acutizzare questa polemica giunsero, a partire dal 1936, le notizie dal fronte spagnolo che,
seppur senza precisione, riferivano di scontri armati fra anarchici e stalinisti. Ribelli ad ogni
autorità, gli anarchici tennero costantemente un comportamento fiero e deciso e furono
sempre ritenuti i più pericolosi e sediziosi dalle autorità del confino; questa pessima (e meritata)
fama
presso le alte gerarchie fasciste fu causa di nuove persecuzioni e condanne e spesso dell'allungamento della
pena di confino, senza neppure una parvenza di processo. Accadde così che alcuni compagni, pur
condannati inizialmente a pochi anni, dovettero restare sulle isole fino al 1943 quando, con la caduta del
fascismo in luglio, esse furono "smobilitate". Significativa al riguardo la liquidazione del confino di
Ventotene, dove era stato concentrato un numero
elevato di anarchici. Quando giunse la notizia della caduta del fascismo, i primi ad essere liberati furono i
militanti di "Giustizia e Libertà", cattolici, repubblicani e Testimoni di Geova; per cui in un primo
tempo
rimasero a Ventotene solo comunisti, socialisti ed anarchici. Quando però il maresciallo Badoglio
chiamò al
governo Roveda per i comunisti e Buozzi per i socialisti, questi pretesero ed ottennero la liberazione dei
carcerati comunisti e socialisti, trascurando gli anarchici ed i nazionalisti sloveni. Si ruppe così quel
vincolo
di solidarietà che, al di là delle accese polemiche, aveva pur sempre legato le varie
comunità politiche di
confinati di fronte al comune nemico fascista. Nonostante alcuni militanti dei partiti di sinistra cercassero di
rifiutarsi di partire per non lasciar soli gli anarchici, il grosso dei confinati se ne andò libero, noncurante
di
quelli che erano costretti a restare sull'isola. Gli anarchici, dopo una decina di giorni dalla partenza degli
altri, furono trasportati, per nave e poi in treno, fino al campo di concentramento di Renicci d'Anghiari
(Arezzo). Durante questo lungo viaggio di trasferimento molti compagni cercarono di fuggire, eludendo la
stretta vigilanza di poliziotti e carabinieri, ma solo uno riuscì nel suo intento. Appena giunti nel campo
gli
anarchici ebbero a scontrarsi con le autorità e due compagni nostri furono immediatamente segregati
in
cella; questo diede l'avvio alle proteste ed alla continua agitazione degli anarchici (fra i quali ricordiamo
Alfonso Failla) che giunsero a scontrarsi violentemente con le forze dell'ordine del campo.
Successivamente, comunque, alcuni riuscirono a fuggire ed andarono a costituire le prime bande partigiane
delle zone circostanti. Solo nel settembre le guardie se la squagliarono ed i compagni lasciarono il campo,
appena prima che arrivassero i tedeschi.
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